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LA SACRESTIA VECCHIA (FILIPPO BRUNELLESCHI), CHI VOLESSE AGGIUNGERE APPUNTI PUò DARMELI IN CLASSE ED IO LI STRASCRIVERò NELLA DESCRIZIONE,INVIARMELA VIA EMAIL O POSTARLI IN UN COMMENTO SOTTO.

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joshua veronesi
view post Posted on 3/11/2011, 18:32




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ARCHITETTURA:
La sagrestia venne concepita come un ambiente autonomo, anche se in comunicazione con la chiesa. L'architettura è impostata
su valori chiari e limpidi della geometria solida, con uno spazio cubico sormontato da cupola, schema che si ripete, in dimensioni minori, nella
scarsella, movimentata però da nicchie. L'esterno è estremamente semplice: a forma di parallelepipedo coperto dal cono rovesciato del tiburio
con tegole a squame (con la leggiadra lanterna a colonnine e copoletta a bulbo spiraliforme), con uno zoccolo in basso e una semplice
trabeazione superiore.

L'ambiente maggiore è a pianta quadrata, con una scarsella pure a base quadrata sul lato sud, col lato di base ampio 1/3 di quello del vano
principale, a fianco della quale si trovano due piccoli ambienti di servizio accessibili da due portali simmetrici che danno sul vano principale.
I due portali sono un'aggiunta successiva, dell'epoca delle decorazioni di Donatello e sono una delle più antiche tracce di elementi architettonici
rinascimenatli ripresi dall'architettura romana: si tratta infatti della copia di un portale del Foro di Traiano conosciuto tramite un disegno di
Giuliano da Sangallo. Brunelleschi non apprezzò l'inserimento che, secondo il suo biografo, giudicò troppo massiccio e non in sintonia con
l'architettura della sagrestia. Janson attribuì i portali a Michelozzo, che li avrebbe riprodotti nella chiesa di Sant'Agostino a Montepulciano.

L'aula principale ha il modulo del lato di base pari a 20 braccia fiorentine, che diviso per cinque determina anche la luce (ampiezza) degli archi
a tutto sesto nella scarsella. La copertura è una cupola a ombrello, cioè divisa in spicchi costolonati, per la precisione dodici, alla base di ciascuno
dei quali si trova un oculo che, insieme alla lanterna, garantisce l'illuminazione interna. La scarsella è composta nella stessa maniera, con una
propria cupoletta, che però è emisferica e cieca, mentre i suoi lati sono dilatati da nicchie. I vani laterali invece sono voltati a botte: si tratta di
una delle più antiche applicazioni di questo tipo di copertura nell'architettura rinascimentale.

Le pareti sono scandite da grandi archi a tutto sesto, che nelle zone al di sotto della cupola formano agli angoli quattro vele, dove vennero poi
inseriti i medaglioni di Donatello e gli stemmi Medici. All'altezza della linea d'imposta degli archi corre una trabeazione in pietra serena con la
parte centrale policroma e decorata da tondi con cherubini; essa corre senza soluzione di continuità per tutto il perimetro, compresa la scarsella.
Agli angoli si trovano paraste scanalate di ordine corinzio, che raddoppiano in spessore nella parete dove si apre la scarsella, così come lo
spessore dell'arco centrale.

Le pareti sono intonacate di un colore chiaro, sul quale spiccano le membrature architettoniche in pietra arenaria, secondo una delle caratteristiche più
facilmente riconoscibili dell'architettura brunelleschiana.

Anche in questa opera Brunelleschi si ispirò a elementi dell'architettura medievale toscana, rielaborandoli con soluzioni tratte dall'arte classica
romana con un risultato di grande originalità. Per esempio la volta costolonata era già presente nell'architettura gotica, mentre è innovativo l'uso
dell'arco a tutto
sesto. Anche la commistione tra linee dritte e cerchi è tipica del romanico toscano, come ad esempio nelle tarsie marmoree della facciata di San
Miniato al Monte.

Ma rispetto all'architettura medievale Brunelleschi usò un metodo più razionale e rigoroso, studiando il modulo del cerchio inscritto nel quadrato,
che si ripete nella planimetria e nell'alzato. Tutti cerchi sono tangenti tra loro o con i lati dei quadrati che scandiscono l'architettura.

In verticale la Sagrestia è divisibile in tre parti di uguale altezza: la prima all'altezza dell'osservatore, che arriva fino alla cornice sotto gli archi,
la seconda con gli arconi, i tondi, le finestre e i pennacchi, e la terza della cupola maggiore.


STORIA:

Nel 1420 Giovanni di Bicci de' Medici chiamò Filippo Brunelleschi, l'architetto più in vista della città che in quegli anni
aveva iniziato lo Spedale degli Innocenti e stava dimostrando la fattibilità della cupola senza armatura, per costruire una
cappella funeraria familiare. Giovanni, che quell'anno aveva lasciato il Banco Medici alle cure del figlio Cosimo, si ispirò al progetto
architettonico del rivale Palla Strozzi nella sagrestia di Santa Trinita, commissionata a Lorenzo Ghiberti nel 1418 come mausoleo
familiare. La sagrestia di San Lorenzo venne dedicata a San Giovanni Evangelista, protettore omonimo di Giovanni de' Medici.
All'architetto venne affidata anche la costruzione della cappella dei Santi Cosma e Damiano (protettori della famiglia Medici)
adiacente alla sagrestia, nel transetto sinistro.

La sagrestia fu denominata Vecchia in seguito alla costruzione della Sagrestia Nuova ad opera di Michelangelo.

Brunelleschi vi lavorò tra il 1421 e il 1428 e si tratta dell'unica opera pervenutaci portata integralmente a compimento dal grande architetto.
In un periodo imprecisato poi, dopo il 1421, all'architetto venne affidata la ricostruzione dell'intera chiesa di San Lorenzo su proposta
dello stesso Medici, che fu uno dei principali finanziatori del progetto. La data di conclusione dei lavori fu il 1428, come testimonia l'iscrizione
nel pergamo interno della lanterna della cupoletta.

Nel 1429 vi si celebrarono le esequie di Giovanni di Bicci, per l'esorbitante costo di 3.000 fiorini d'oro.

La decorazione scultorea di Donatello è posteriore alla fine dei lavori e forse venne commissionata dallo stesso Giovanni, o dal figlio Cosimo.
Nel 1433 venne collocata sotto il tavolo centrale di marmo la tomba di Giovanni e di sua moglie Piccarda Bueri, scolpita da Donatello e dal Buggiano,
figlio adottivo di Brunelleschi.
 
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