Valdivia Cile Propagazione Max High 1960 Il 22 Maggio del 1960, il Cile fu colpito da un forte terremoto che generò uno tsunami di dimensioni globali. L'immagine mostra la simulazione del campo delle ampiezze massime raggiunte dallo tsunami del 22 maggio 1960. 

Valdivia 1960 500X350 Effetti dello tsunami del Cile (Before and After)

 

Il 22 Maggio del 1960, il Cile fu colpito da un fortissimo terremoto. Si tratta probabilmente di uno dei più grandi sismi avvenuti sulla Terra. In un intervista dello scorso anno (2021), Stefano Lorito, ricercatore INGV, ci spiega che:

"le stime di magnitudo presentano solitamente una forte variabilità, in particolare per un terremoto così grande accaduto tempo fa. In questo caso, le stime della magnitudo ottenute con diversi tipi di osservazioni a diverse frequenze dello scuotimento causato dal terremoto, dello spostamento permanente del suolo e dello tsunami variano tra Mw 9.2 e 9.6".

Il terremoto - avvenuto in mare a largo della costa Sud del Cile, dove la placca tettonica di Nazca incontra la placca del Sud America e si immerge al di sotto di essa in corrispondenza della fossa oceanica - fu seguito da un violento tsunami, con onde alte oltre 20 metri (marea esclusa) sulle coste di Isla Mocha, Cile, vicino all’epicentro.

Lo tsunami si propagò in tutto l’Oceano Pacifico sotto l’azione della forza di gravità, che tende a riportare il livello del mare all’equilibrio. Le onde più alte hanno colpito le coste del Cile dopo circa 20 minuti con altezze di inondazione superiori ai 20 metri.

Le onde di tsunami raggiunsero le isole Hawaii dopo circa 15 ore, con onde superiori ai 10 metri di altezza; la Nuova Zelanda, dopo 22 ore circa raggiungendo altezze comprese tra i 5 e i 10 metri. Lo tsunami dopo circa 24 ore lambì le coste del Giappone.

La variazione del livello del mare, causata dallo tsunami, fu registrata anche ai mareografi inglesi, dalle isole Bermuda fino in sud Africa e in Australia rendendo questo, il primo tsunami globale.

La vastità dello tsunami di Valdivia, diede un nuovo impulso agli studi e all’implementazione dei sistemi di allertamento rapido da tsunami.

Basti pensare al caso del Giappone dove, per lo tsunami del Cile, la scossa di terremoto non fu avvertita (ci sono oltre 17.000km di oceano tra le due nazioni) e il JMA non diramò l’allerta, tuttavia le onde di tsunami generate dal terremoto viaggiarono per molte ore lungo tutto il Pacifico, e il loro arrivo sulle coste giapponesi la mattina successiva, con altezze comprese tra i 3 e 6 metri, colse totalmente di sorpresa gli abitanti, causando danni economici molto ingenti.

L' evento del Cile, così come altri eventi di forte magnitudo e vaste dimensioni, ha lasciato con sé un bagaglio di conoscenze indispensabili alla gestione degli tsunami che gli anni successivi avrebbero interessato le coste di continenti differenti (ad es. lo tsunami del Oceano Indiano del 2004 e lo Tsunami di Tohoku 2011).
In Cile ci sarebbe stato, in teoria, il tempo per diramare un’allerta ed evacuare le zone costiere minacciate, soprattutto a grande distanza, riducendo così il numero di vittime dello tsunami. Questo ci dimostra inoltre che dobbiamo sempre mettere in conto, la forte variabilità e la significativa imprevedibilità rispetto a dove, quando e come questi terremoti possano avvenire.