Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    05/04/2017    0 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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VENTISETTE




Jorah seguiva alla perfezione le cure di Sam, voleva guarire e voleva guarire in fretta, da troppo tempo non affiancava più Daenerys, la sua amata Khaleesi, voleva tornare da lei, doveva farlo, glielo aveva ordinato quando si erano salutati.
«Non puoi lasciare la tua regina Jorah l’Andalo, non sei stato congedato.»
Ogni giorno si sentiva meglio, le forze stavano tornando e anche se il suo braccio sarebbe rimasto per sempre in quel modo almeno era vivo, avrebbe potuto toccarla se lei glielo avesse permesso senza contagiarla.
Avrebbe potuto lottare al suo fianco per riprendere i Sette Regni, l’avrebbe vista sedere sul Trono di Spade, il trono dei suoi avi.
Erano passati quasi dieci giorni da quando si era svegliato, all’inizio si sentiva confuso come se non riuscisse a capire cosa stesse succedendo, ora invece era quasi pronto per il viaggio, presto sarebbe andato da lei a Roccia del Drago.
Presto Khaleesi, presto sarò di nuovo con te.



 

I giorni senza Jon erano trascorsi lenti, cupi e noiosi.
Spettro era rimasto con lei e con Arya e Bran, per proteggerli, così aveva detto Jon.
Era lì quando i suoi incubi tornavano a terrorizzarla, affondare la mano  nella pelliccia del Metalupo la riportava alla realtà, si svegliava sudata e tremante, ma ripeteva a se stessa che era solo un incubo, come faceva Jon quando gridava nel cuore della notte.
Ma lui non era lì a confortarla, le sue braccia non erano lì a stringerla, sapeva che doveva essere forte, sapeva che prima o poi sarebbe tornato da lei, ma Daenerys Targaryen la preoccupava più di quanto non avesse detto ad Arya.
Quel pomeriggio erano nel cortile d’armi, indossava i soliti pantaloni e ancora ci si sentiva un po’ strana, lei era sempre stata abituata agli abiti ricamati e colorati, tranne quelli che indossava ultimamente, scuri proprio come sentiva di essere diventata dentro di se, si sentiva scura e sporca, un’assassina.
«Basta così per oggi» le disse Arya prendendole l’arco.
«No, voglio continuare.»
«E’ inutile Sansa, non sei abbastanza concentrata.»
«Mi dispiace Arya.»
«E’ per Jon, vero?»
«Si, sono preoccupata per lui e per il suo incontro con Daenerys Targaryen.»
«Andrà bene, Jon saprà farsi ascoltare» disse Arya cercando di convincere anche se stessa oltre che la sorella, aveva paura che la nuova regina non avrebbe dato il suo aiuto.
«A quale prezzo ci darà il suo aiuto? Arya io non voglio perderlo.»
Gli occhi blu di Sansa si riempirono di lacrime, sembravano come il cielo durante una tempesta, una lacrima cadde dai suoi occhi e la sorella la asciugò, la prese per mano e la portò a sedere nel posto dove un tempo ricamavano, mentre i loro fratelli si allenavano con le spade e al tiro con l’arco, le sembrò quasi di sentire le risate di Robb e Jon mentre Bran sbagliava a tirare, e anche quella di Rickon.
Quel posto era una fonte infinita di ricordi dolorosi, nonostante fosse ancora casa sua.
La mano di Sansa tremava, non riusciva ad evitarlo, Jon le mancava ed era come se le avessero strappato un pezzo, il pezzo più importante, la parte migliore di lei, era questo Jon Snow.
Sansa riusciva a dare il meglio quando era con lui, era in grado di ritrovare la parte di se che credeva che Joffrey e Ramsay avessero ucciso, la bambina che credeva alle ballate e sognava di diventare una regina.
«Non lo perderai, nessuno di noi lo perderà. Quando tornerà vi sposerete, mi ha detto che avrebbe voluto sposarti nel Parco degli Dei.»
Sansa sollevò lo sguardo verso la sorella, i suoi occhi grigi come il mare in tempesta, non riusciva a credere che Arya la stesse consolando, non era mai stato così in passato tra loro.
«Te lo ha detto davvero?»
«Si. Nelle Cripte, prima ancora di sapere la verità.»
«Arya, tu saresti d’accordo?»
«Voglio solo che siate felici. Lo meritiamo tutti, no?»
«Si. E Bran? Lui accetterà il nostro matrimonio?» chiese con una voce che sembrava quella di una bambina spaventata.
«Lo farà, è nostro fratello. Quindi basta lacrime, tu sei Sansa Stark di Grande Inverno e Jon non accetterà mai di sposare un’altra donna.»
«E tu?»
«Io cosa?» domandò confusa Arya aggrottando le sopracciglia scure.
«Cosa pensi di fare con Gendry? Arya, quel ragazzo è pazzo di te.»
«Non esagerare Sansa…»
«Non sto esagerando, ti sto dicendo ciò che vedo. Cosa provi per lui?»
Arya abbassò lo sguardo e iniziò a mangiucchiarsi nervosamente un labbro, cosa provava per Gendry?
Amore.
«Ho paura di ciò che sento per lui.»
«Perché?»
«Guardati intorno Sansa. Tutto ciò che amavamo è stato distrutto, devastato e bruciato. Siamo rimaste solo noi, Bran e Jon. Non voglio amare Gendry perché non voglio perderlo di nuovo.»
«Arya non rinunciare ad amarlo per paura di perderlo. Senza di lui starai molto peggio. Non allontanarlo da te.»
«Non voglio più soffrire.»
«Nemmeno io, ma ho provato a non amare Jon e ti assicuro che è stato peggio il rimedio della malattia. Non lottare contro i tuoi sentimenti.»
«Approveresti Gendry? La Sansa di un tempo nemmeno gli avrebbe rivolto la parola.»
«E’ vero, ero solo una sciocca bambina che non voleva vedere la realtà finché un mosto non mi ha costretta a guardare la testa di nostro padre infilzata su una picca, allora ho capito quanto fossi stata stupida e cieca. Per tutta la vita non ho pensato ad altro che a me stessa e a lasciare Grande Inverno, non avrei mai dovuto farlo. E tutto il tempo che ho perso con Jon…»
«Quello che è accaduto ad Approdo del re non è stata colpa tua, Cersei Lannister pagherà per ciò che ha fatto, li vendicheremo una volta finita la guerra con gli Estranei. Forse è un bene che tu e Jon siate stati lontani per tanto tempo, altrimenti ora non riusciresti ad amarlo così, lo vedresti come me, come un fratello.»
«Sono stata terribile con lui e anche nostra madre.»
«Se solo avesse saputo la verità… Jon presto sarà di ritorno da Roccia del Drago e tu diventerai sua moglie e la regina del Nord.»
«Mi basta che ritorni sano e salvo, perché se lei dovesse fargli del male non basteranno i suoi draghi e proteggerla da me» disse Sansa, i suoi occhi - notò Arya - sembravano quasi bruciare, ardere da una rabbia che anche lei aveva provato e in parte continuava a provare
«E da me. Ma andrà tutto bene, vedrai» le rispose scostando una ciocca di capelli che era uscita dalla sua severa treccia.
«Promettimi che parlerai con Gendry» Sansa vide Arya indugiare sulla risposta, «Arya…»
«Lo farò, a tempo debito. Al ritorno di Jon.»
«Non allontanarlo da te, dammi ascolto almeno questa volta.»
Arya le sorrise, era vero, non aveva mai dato ascolto a Sansa prima di allora; la trovava noiosa, antiquata, troppo perfetta ma era così diversa, a volte le ricordava la loro madre, aveva il suo stesso comportamento materno nei suoi confronti e anche verso Bran e soprattutto sapeva che questa volta era lei ad avere ragione.
Mentre stavano parlando dal cielo iniziarono a cadere altri fiocchi di neve che si ammassarono su quella che già ricopriva la terra marrone e l’erba fresca e verde.
Nessuna delle due aveva mai visto tanta neve.
«E’ meglio rientrare» disse Arya alzandosi, Sansa la seguì e insieme tornarono dentro il loro caldo castello.





C’era quasi, Roccia del drago era lì, d’avanti a lui.
Ser Davos provò nostalgia per i tempi passati e sopratutto per la piccola principessa che Melisandre aveva fatto uccidere, nostalgia per l’uomo che lo aveva fatto diventare un cavaliere così da poter rendere migliore la vita di suo figlio e poi suo figlio era morto nella baia delle Acque Nere, ucciso dall’Altofuoco.
«Roccia del drago» disse Davos a voce alta guardando Jon Snow.
Era la prima volta che lo vedeva, sapeva che Rhaegar era chiamato anche il principe di roccia del drago, e ora era lì, difronte a quel grande castello circondato dall’acqua.
«Fermiamoci qui stanotte, domani andremo a parlare con Daenerys Targaryen.»
«Come ordini maestà.»
Davos preparò un fuoco per poter mangiare la selvaggina cacciata da Tormund.
Jon sedeva e fissava quel castello mentre la sua mano tormentava Lungo Artiglio.
Quante cose non sapeva di suo padre ancora, e quante di sua madre.
Non restava nulla di loro, nulla, a parte lui.
Si domandò quanto quella giovane ragazza potesse assomigliare a suo fratello, aveva sentito dire della sua bellezza, dei suoi capelli argentei e dei suoi occhi viola, tipici dei Targaryen, ma lui… Jon non aveva nulla di loro.
«Bene, perché se fosse stato il contrario saresti morto e non sopporto l’idea che possa accadere ancora.»
Sansa gli aveva detto quelle parole quando lui le aveva parlato della visione di Bran, delle differenze che c’erano tra lui e il suo vero padre.
Sansa presto tornerò a Grande Inverno e da te.
«Mangia qualcosa, devi essere in forze per domani» disse Tormund porgendogli un pezzo di carne.
Jon lo prese e lo addentò ma la verità era che non aveva fame, voleva solo che quell’incontro terminasse presto, voleva solo fare ritorno a casa e sposare Sansa.
In quel momento un’ombra scura oscurò la luna, in cielo riecheggiarono dei suoni che nessuno di loro aveva mai sentito.
Tormund mise subito mano alla spada lasciando cadere il pezzo di carne che aveva in mano, Davos lo imitò ma Jon rimase immobile ad osservare quella grande creatura volare sopra di loro, le sue ali erano giganti, era un drago.
Il drago atterrò difronte a loro senza smettere di emettere i suoi suoni.
«Merda!» esclamò Tormund senza sapere bene cosa fare, era la prima volta che vedeva un drago, oltre la Barriera di cose ne aveva viste ma un drago…
Jon aveva paura come loro, ma il suo istinto gli diceva di avvicinarsi a lui e così fece con passi incerti e con mano tremante, si avvicinò al grande drago rosso e nero che era difronte a lui, le sue squame risplendevano illuminate dal piccolo fuoco che i tre avevano acceso per la loro cena.
«Jon!» lo chiamò Tormund, lo sentiva ma non poteva e non voleva arretrare.
Il drago allungò la sua testa, Jon vide bene i suoi denti aguzzi e se avesse sputato fuoco probabilmente sarebbe morto all’istante.
«Buono» gli disse, mentre con la mano tentava di avvicinarsi, di toccarlo, era così tanta la voglia che aveva.
Il drago gli ricordò quello del suo sogno di bambino, lo aveva raccontato a suo padre e anche alla vecchia Nan, ma nessuno gli aveva creduto.
«Jon, i draghi si sono estinti da tempo» aveva risposto Ned Stark poco prima di dargli la buonanotte.
«Era vero padre, lo stavo cavalcando» ricordò di aver detto con voce entusiasta.
Si era appena ripreso dal vaiolo, ma il sogno che aveva fatto era vivido nella sua mente, era quasi più vero di lui sul letto e del padre accanto a lui.
«Devi riposare ora, non sai lo spavento che ci hai fatto prendere. Basta draghi» lo aveva ammonito Eddard Stark.
Poi gli aveva dato un bacio sulla fronte ed era rimasto al suo fianco finché non si era addormentato.

La sua mano riuscì ad arrivare alla pelle squamosa e ruvida quanto la corteccia degli Alberi Diga, si posò sopra e il drago restò fermo a fissarlo per un po’.
Daenerys era stata informata dell’arrivo dei tre, Verme Grigio era andato personalmente ad avvisarla mentre si trovava con Tyrion e Melisandre, la sacerdotessa rossa.
«E’ qui» disse Melisandre osservando il capo degli Immacolati.
Jon Snow sarai tu la nostra salvezza, sei tu il prescelto dal Signore della Luce.

  
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