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Autore: Vanessa1995    12/06/2017    1 recensioni
Ned Stark, dopo la fine della ribellione, torna a casa con una bambina e sua madre.
Anni dopo Theon e Robb chiedono ad Emily di scegliere uno dei due, ma questa non vuole scegliere tra di loro e passa una notte con entrambi.
Poco dopo il corteo reale arriva a Grande Inverno ed Emily deve partire con loro, ma otto mesi dopo la ragazza dà alla luce una bambina, la cui nascita rischia di far crollare il regno nel caos.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 9

Il re stava morendo e lord Eddard si chiedeva cosa sarebbe accaduto in seguito alla sua dipartita. Tuttavia di una cosa era sicuro: doveva assolutamente dichiarare Joffrey, Myrcella e Tommen illegittimi, in modo che il vero erede di Robert Baratheon, ovvero suo fratello minore Stannis, salisse sul trono che gli spettava di diritto, in quanto suo fratello maggiore non era riuscito a generare dei figli legittimi. I suoi bastardi non possedevano alcun diritto, sempre se lui non decideva di legittimarli come aveva fatto con il figlio non ancora nato di Emily e Aerys con Alicia. Alcuni re in passato lo avevano fatto, a volte provocando anche qualche problema. Non se l’era sentita di dire al suo amico la verità sui suoi tre presunti figli per evitare di ferirlo.
Una volta finito di parlare con Emily e averle comunicato la bella notizia, si precipitò nel suo ufficio e scrisse diversi documenti in cui attestava che Joffrey e i suoi fratelli non erano altro che il risultato della relazione incestuosa tra la regina e il suo gemello Jaime Lannister. A quanto sembrava l’uomo aveva violato ancora il suo giuramento, siccome questo implicava che non avrebbe dovuto avere discendenza, oltre al fatto di non uccidere il sovrano che aveva giurato di proteggere una volta entrato nella Guardia Reale diversi anni prima. Quei documenti avrebbero fatto il giro dei Sette Regni e la verità sarebbe arrivata in ogni angolo più nascosto e remoto del regno, o almeno così sperava.
Aveva appena finito di scrivere i documenti, quando la porta del suo ufficio si aprì. Petyr Baelisch entrò nella stanza con passo deciso e con quel suo solito sorriso fastidioso sul volto e si chiuse la porta di legno alle spalle. Quel giorno indossava una casacca di colore arancione, sotto una camicia di colore scuro e dei calzoni dello stesso colore. Alla vita portava una cintura di pelle, dove teneva un coltello a destra e a sinistra portava legato un sacchetto che tintinnava mentre camminava diretto verso il tavolo, dietro al quale era seduto Eddard.
« Per quale ragioni mi avete convocato? » chiese curioso.
« Joffrey e i suoi fratelli non sono davvero figli di Robert, perciò il suo vero erede è suo fratello Stannis Baratheon. » spiegò senza giri di parole. L’uomo non parve sorpreso dalla sua rivelazione, evidentemente pure lui doveva aver notato che i principi non assomigliavano in alcun modo al re ed erano invece molto più simili al loro presunto zio e vero padre. Si domandò quanti lo avevano notato e magari, per non inimicarsi i Lannister, non avessero mai detto nulla.
« Fossi in voi terrei per me questa scoperta. » affermò con tono tranquillo Petyr, poggiando le mani sul tavolo. In realtà anche Ned si rendeva conto quanto fosse pericoloso, ma il suo orgoglio lo spingeva a comportarsi secondo giustizia e quindi avrebbe raccontato a tutti come stavano veramente le cose. Si sarebbe garantito che, una volta che Robert fosse morto, il suo vero erede sarebbe salito sul trono che gli spettava di diritto.

Nel frattempo alla Barriera

Jon Snow si trovava ormai da diverso tempo in quel posto dimenticato dagli dei, dove la parola calore risultava quasi sconosciuta agli occhi dei membri dei Guardiani della Notte. Ben presto il bastardo si era pentito della decisione presa, però non intendeva tornare a casa. Orgoglio? Forse era il famoso orgoglio degli Stark che tutti decantavano quando parlavano della sua casata? In realtà non poteva chiamarla in quel modo, siccome non era altri che il figlio bastardo di Ned e spesso si era domandato chi fosse sua madre. Non intendeva in alcun modo permettere che un altro bambino patisse le sue sofferenze e pure per questo aveva deciso di unirsi ai Guardiani della Notte.
Quel giorno si trovava seduto nella grande sala dove i suoi futuri fratelli consumavano i loro pasti. Si trovava su una sedia di legno con lo schienale mezzo rotto, seduto vicino ad un lungo tavolo di legno rettangolare. Alcuni bracieri ardevano nella grande sala, sebbene questa di sicuro non poteva competere con quella del trono ad Approdo del Re e neppure con quella di Grande Inverno. Le finestre alle pareti apparivano sempre bianche per via della neve e del freddo perenne in quel posto.
Sentì una delle porte aprirsi e una folata di veto anticipò l’entrata di maester Aemon Targaryen, un parente di Aerys che aveva deciso diversi anni prima di unirsi ai Guardiani della Notte. Da diverso tempo era cieco, tuttavia grazie ai suoi attendenti riusciva ancora a svolgere i suoi doveri di maester.
« Ho fatto come mi hai chiesto Jon Snow. » affermò l’anziano e a fatica camminò verso il tavolo aiutato da uno dei suoi servitori. Questi gli diede una mano ad accomodarsi su una sedia al cospetto di Jon. L'uomo annuì e lo fissò con gratitudine, peccato che l’altro non potesse vedere neanche il gesto che aveva appena fatto con il capo. « Ho richiesto che il tuo caro amico Sam Tarly divenisse il mio nuovo attendente. » aggiunse.
« Vi ringrazio maester Aemon. » rispose, lanciando un’occhiata alla catena composta da diversi anelli che portava al collo e che era il simbolo del suo ordine e delle sue conoscenze.
« Come mai hai deciso di unirti ai Guardiani della Notte? Sento che il fatto di essere un bastardo e non avere un futuro non è l’unico motivo. » commentò curioso.
« Non penso che siano cose che vi riguardano. » rispose Snow, al cui giuramento non mancava molto ed era distrutto dal dolore per la perdita di suo zio Benjen Stark.
« Allora ho ragione. Fammi indovinare: una donna. » disse Aemon. « Le donne, le donne... Una molto affascinante immagino, si trattava di una nobile? » domandò e il bruno tirò un sospiro.
« No, è una bastarda come me, ma amava mio fratello Robb Stark. » lo sospettava e la notizia della gravidanza della rossa per il ragazzo ne era stata la conferma.
« Mi dispiace, tuttavia questo non mi sembra un valido motivo e mi chiedo quanto resisterai. » osservò il vecchio. « Sii saggio e vattene finché sei in tempo: non hai ancora fatto il giuramento, anche se mancano poche ore. » lo avvertì.
Jon lo fulminò con lo sguardo, ma non osò ribattere sapendo bene che in fondo non aveva poi tutti i torti. « Una volta una veggente mi disse che il prossimo re Targaryen sarebbe stato il figlio di una bastarda. » raccontò.
« Il figlio di una bastarda che diventa re? » esclamò sorpreso Jon e i suoi occhi si spalancarono per lo stupore a causa della rivelazione. Ai suoi occhi tutto ciò sembrava piuttosto irreale.
« Un bastardo re? Impossibile! » ribadì l’attendente di Aemon.
« Può darsi. Me lo disse una veggente e fino a quel momento non aveva mai sbagliato una predizione. Non ricordo il suo nome, solo che era nata al di là del Mar Stretto. » spiegò. « Per quanto ne so, potrebbe essere già morta e la predizione non potrà in ogni caso mai avverarsi. » aggiunse.
« I Baratheon regnano sui Sette Regni e Joffrey succederà a suo padre quando sarà morto. I Targaryen non torneranno facilmente al potere. » realizzò il bruno, intuendo quello che voleva dire il maester.
« Giusto. Alicia Targaryen era stata legittimata e mi sono sempre chiesto se fosse lei quella bastarda, ma comunque è morta e non avrà dei figli, tanto meno uno che possa salire al trono. » realizzò Aemon. « Sono un Targaryen e non mi importa chi governa i Sette Regni, basta solo che lo faccia con saggezza e pensi al bene del proprio popolo prima che al suo. » tirò un sospiro dopo aver pronunciato quelle parole.
« Sarà difficile trovare un sovrano con simili caratteristiche. » notò il bastardo, scuotendo il capo contrariato.

Qualche tempo dopo

Lord Stark aveva commesso l’errore di mettersi contro la regina e fidarsi delle persone sbagliate e quel giorno avrebbe pagato con la vita il prezzo del suo tradimento. Di questo sua figlia Sansa ed Emily ne erano consapevoli, sebbene la serva non aveva capito come mai non era stata uccisa insieme al resto degli uomini fedeli agli Stark. La ragazza era stata tenuta lontana dalla sua padrona e non l’era stato permesso di uscire dalla sua stanza; due guardie fuori dalla sua porta fedeli ai Lannister si assicuravano che non potesse uscire. Dalla sua stanza non poteva vedere la fine dell’uomo che per lei era stato come un padre. I leoni non avrebbero avuto pietà, se lo sentiva. Accarezzò teneramente il gonfiore del suo ventre ormai visibile, nonostante non ancora particolarmente appariscente. Si trovava seduta sul suo letto e si voltò verso la finestra chiedendosi se per caso fosse ancora vivo o gli avessero già tagliato la testa.
« Emily Waters. » sentì una voce maschile chiamarla al di là della porta e si alzò dal letto, sistemandosi la gonna del vestito di colore blu che indossava. Le maniche in fondo erano di colore nero e intrecciò le mani davanti al ventre gonfio.
« Avanti. » disse augurandosi che chiunque fosse portasse qualche bella notizia, però lo dubitava. La porta si aprì e nella camera entrò una persona che non si aspettava: l’eunuco Varys. Era un uomo grosso, completamente pelato, che indossava sempre una veste, di solito di colore grigio chiaro.
« Emily Waters, come state? » chiese gentilmente, avvicinandosi al tavolo presente nella stanza. Senza chiedere il permesso afferrò la brocca d’acqua che si trovava sopra di esso e se ne versò un po’ in un calice.
« Bene, anche se preferirei che l’uomo che per me è stato come un padre non morisse oggi. » ammise, cercando di mascherare la tristezza nel suo tono e apparire serena.
« La vostra deve essere una situazione difficile, lo capisco. » affermò l’eunuco con un tono comprensivo dopo aver bevuto dal calice e averlo riposto sul tavolo.
« Non mi fido di voi, non mi fido più di nessuno qua ad Approdo del Re dopo quanto accaduto al mio padrone. » esclamò sincera senza giri di parole e con tono aspro. L’altro non apparve sorpreso dalle sue parole e le si avvicinò.
« Vostro figlio vi tiene in vita Emily, è un lupo e la regina sa bene che due lupi sono meglio di uno. » spiegò e allungò una mano verso il suo ventre. « Posso? » chiese gentilmente. La giovane annuì e Varys le accarezzò lo stomaco, poi alzò lo sguardo verso di lei e la fissò attentamente negli occhi.
« A chi siete fedele voi? » domandò socchiudendo gli occhi e fissandolo con aria sospettosa. L’eunuco ritirò la mano.
« Io sono fedele a chi garantisce la sicurezza del reame e siede sul Trono di Spade, sebbene le due cose non coincidano sempre. » notò con rammarico. « Un tempo ero fedele ai Targaryen ed è un vero peccato che voi non siate davvero Alicia Targaryen, altrimenti sarei fedele anche a voi. » osservò e lei tirò un sospiro.
« Andatevene e non avvicinatevi più a me o al mio bambino. » lo intimò e indicò con decisione la porta. L’uomo non ribadì ed uscì fuori dalla stanza senza protestare.

Quando Sansa tornò non lasciarono nemmeno che la vedesse. Nei giorni seguenti Cersei venne a farle visita occasionalmente e le dava tutto ciò che voleva, eccetto la libertà. Voleva tornare a casa sua al Nord, però sapeva bene che sarebbe stato inutile chiederlo perché tanto non l’avrebbero mai accontentata. In compenso trovò un amico in Tyrion Lannister, il fratello minore della regina, l’unica persona, senza contare Sansa, che però non poteva vedere, che la trattava con sincera gentilezza e sembrava preoccuparsi davvero per lei e la sua creatura.
Le notizie dal Nord non erano particolarmente rassicuranti. Credeva che Robb stesse diventando davvero uno stupido e pregava che facesse la pace con la famiglia reale prima che finisse per fare una brutta fine, insieme ai suoi fratelli e alla madre.
Quando era ormai al settimo mese, le arrivò la notizia che Robb era stato proclamato re del Nord e non la lasciarono più uscire dopo quell'evento.
Una sera si trovava nella sua stanza coricata sul letto. Stava bene, però maester Pycelle le aveva imposto di stare a letto. Sentì bussare alla porta e si voltò verso di essa con aria speranzosa, sebbene sapesse perfettamente che non poteva essere Sansa che non vedeva da mesi.
« Avanti. » disse con aria rassegnata e infatti, quando la porta si aprì, non apparve la rossa.
   
 
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