5x14 - Nuova vita a New York

Già il titolo, “New New York” promette bene e, posso dirvi che stavolta Ryan ha fatto centro. Ma davvero, davvero centro. Andiamo però per gradi, altrimenti gli episodi migliorano e le recensioni cominciano a non avere più un filo logico.

La puntata si apre (e ci resta per tutti i 40 minuti) su New York, come annuncia il titolo. Rachel va cantando cantando a prendere Artie e Blaine, appena giunti nella Grande Mela, a bordo della sua auto nuova fiammante, completa di autista. La canzone è “Downtown” e le voci di Rachel, Kurt, Blaine, Artie e Sam mescolate insieme ci fanno sperare, ci fanno agognare disperatamente che tutto fili liscio, almeno questa volta.

Finalmente, FINALMENTE, si innalzino i cori dell’Alleluia, squillino le trombe, rullino i tamburi, abbiamo un’adorabile squarcio di vita semi-coniugale Klaine. Se qualcuno ha sentito urla da fangirl depravata probabilmente erano le mie. Chiedo venia. La mia OTP. LA MIA OTP CHE CONDIVIDE UN LETTO, UNA CASA E TUTTO IL RESTO SANTO DIO AIUTO VOGLIO MORIRE E ROTOLARE NELLA MIA BARA PER SEMPRE.

SCUSATEMI. SCUSATEMI.


Insomma, Kurt e Blaine ci deliziano con un duetto adorabile almeno quanto loro, “You Make Me Feel So Young”. Nessuno gli farà notare che loro sono giovani, ma vabbè. Sono così carini che potevano cantare anche “nella vecchia fattoria ia ia oh” e avrei comunque vomitato cuoricini e arcobaleni.

Ma torniamo alla realtà! Scopriamo che Sam vive ancora con Rachel e Kurt (e adesso Blaine, quindi la teoria del portale spazio-temporale/stanza delle necessità cross-over DoctorWho/Harry Potter è ancora valida) e a nessuno va bene. Oltretutto abbiamo la triste impressione che Sam abbia smesso di lavarsi e di sembrare un essere umano normale. Lui dice che è perchè non trova lavoro. Sam, piccola testa bacata, forse non trovi lavoro perchè non ti lavi e non il contrario. Blaine CuccioloDiLabrador Anderson lo porta in giro per New York per tirargli su il morale e in una stupenda e allegra Times Square cantano “Best Day of My Life”. Dopo questa giornata illuminante, Sam deciderà di tagliarsi i capelli e di tornare ad essere un figo della Madonna un essere umano normale. Riuscirà così ad ottenere un ingaggio in una pubblicità di intimo per culi più sodi. Insomma, delle mutande imbottite. Per favore, tralasciamo questa parte. Insomma, il biondo acchiappa le mutande, acchiappa la valigia e si trasferisce in un appartamento per modelli per culi, dove incontra una certa Sam, una drogata di medicinali che mangia ovatta per restare magra. Grazie a dio il nostro meraviglioso Sam decide di fuggire e tornare a casa da mammà e papà Kurt e Rachel.

Nel mentre Artie se la comanda pensa di comandarsela a New York: mette sotto le vecchiette con la sedia a rotelle e fa il bullo con la gente fino a quando uno zoppo non gli frega lo zaino con dentro il portatile. Triste. Tristissimo. Non ho mai visto una scena più patetica in vita mia.

Non so quanti di voi la aspettavano con ansia (IO IO IO!) ma assistiamo finalmente ad una scena alla NYADA. Ed ecco il comedy, quello che ci ha fatto innamorare di Glee anni fa, che qui torna prepotente e ci fa ridere. Ridere veramente. Ci si presenta una lezione inquietante fatta da un francese (il che la rende solo più inquietante) sui mimi. Kurt e Blaine vestiti di nero che tentano di tirare funi invisibili, raccogliere fiori morti e stare chiusi in una scatola. Fantastico. Un po’ meno fantastico è il fatto che Kurt comincia a sentirsi oppresso dalla presenza costante di Blaine nella sua vita. Ovviamente un po’ di illogicità ci sta sempre (that’s Glee!): Blaine, una matricola, frequenta una masterclass per quelli più avanti negli studi. Classico di Blaine.

Ma torniamo al nostro povero Kurt: il gay più gay del circondario va a confidarsi con l’altro gay più gay del circondario (alias Starchild alias Elliott alias la creatura più bella del creato). Tutto finisce (o sembra finire) a tarallucci e vino e, nella solita Glee logic, se la cantano allegramente. “Rockstar” per la precisione. In un negozio di dischi. E nessuno li caccia via con la scopa.

Questa cosa terribile e sconvolgente *inserire sarcasmo qui* arriva alle orecchie di Blaine che, in una scena esilarante, si trasforma in “psycho Blaine” e tartassa Kurt sulla natura della sua amicizia con Elliott. I due si urlano addosso per un po’, facendo soffrire tutte le Klainers che sono già instabili normalmente e alla fine Blaine si presenta a casa di Starchild, urlano e strepitando al tradimento come una donnicciuola impaurita. Anche in questo caso finisce a tarallucci e vino e i due improvvisano una canzone che dovrebbero incidere, “Glitter rock vampire”. Blaine torna a casa e abbiamo un’altra scena super adorabile, un bacio che stermina tutte le Klainers ma anche una brutta notizia: i due decidono di non vivere più insieme. Ma poi fanno sesso. Non lo vediamo ma lo sappiamo. Tanto ci basta.


Ultime scene un po’ frenetiche: Artie si riprende il PC dal ladro dopo aver cantato con Rachel “Don’t sleep on the subway” in metropolitana, con tutti che cantavano e ballavano (vi assicuro che le metropolitane non sono così); Mercedes arriva nell’appartamento/portale/stanza delle necessità e tutti urliamo al sovraffollamento e cominciano a sentirci mancar l’aria per loro. Grazie a Dio scopriamo che non ha intenzione di vivere anche lei lì, bensì si prende Blaine e Sam e se li porta a casa sua, in centro. Scena epica del trasloco dove ho amato Rachel più che mai.


Ultima scena alla Glee: Rachel che canta la bellissima “People”, da Funny Girl, con la solita carrellata di immagini degli altri nuovi newyorker e un finale adorabile: tutti nell’appartamento di Rachel e Kurt a cenare.

Non so voi, ma io ho adorato questa puntata. Davvero. C’era tutto: belle canzoni, battute, un po’ di Klaine drama che non ci sta mai male, tutti i vecchi membri insieme… chiudo quasi sempre allo stesso modo, ossia ricordando la mancanza di Cory/Finn… non riesco a fare a meno di pensare a “come sarebbe stato se”. Ma non può essere e, ora come ora, lo show si sta magicamente riprendendo e io spero continui su questa strada!

Mi trovo a recensire il quattordicesimo episodio della quinta stagione di “Glee”, il numero 102. Eppure mi pare di recensire il pilot di una nuova serie TV. Come mai? Perché devo parlarvi di “New New York” il primo episodio dopo la chiusura del Glee cub di Lima e della serie così come finora l’abbiamo conosciuta. “Per me Glee finisce qui”, questo è il commento che ho sentito fare ad alcuni dopo aver visto la puntata “New Directions”; come a dire, tutto è compiuto, voglio conservare questo ricordo, voglio che questa sia la parola “fine”. E’ una tentazione che (credo) ha preso un po’ tutto noi, ma chi come me è troppo curioso non può fare a meno di offrire alla serie una chance continuando a guardare per scoprire se non altro “cosa tirerà fuori dal cilindro” Ryan Murphy questa volta. E’ una puntata strana: come ogni “prima” puntata che si rispetti non si capisce bene dove la storia andrà a parare.

Ma cosa rendere Glee così nuovo e incerto?

Prima di tutto la location: NY! Niente Mckinley, niente choir-room, niente auditorium. Fa tristezza a scriverlo. E quindi? E quindi i protagonisti diventano una sorta di “versione canterina” di “Friends”: un gruppo di amici ben affiatato ma che deve ri-calibrarsi all’interno di un contesto sociale completamente diverso. Non esiste più un collante (Mr. Shue o il Glee club) a tenerli uniti ma, come in un sistema di forze, devono essere uno a controbilanciare l’altro… possibilmente senza implodere.

Il cambiamento comporterà un’ evoluzione o un’ involuzione (ed è ancora presto per dirlo) ma certamente ha già causato una grande selezione naturale: non ci sono più i personaggi nuovi né ahimé Sue Silvester. Per quanto le dinamiche amore-odio tra lei e Will avessero un po stufato, è pur sempre una certezza in meno per uno show già traballante. Quanto ai nuovi alunni invece, non se ne sente la mancanza. Che ne sarà di Marley Jack e Ryder? Come gestiscono Kitty e Artie il loro rapporto a distanza? Boh, tutto è lasciato nel limbo. Ma non posso certo dire di non dormirci la notte. La serie è in assestamento, lo sono i personaggi stessi “fisicamente” instabili, impegnati a spostarsi qua e là per trovare un loro equilibrio all’interno della Grande Mela. La serie, s’è detto, non ha ancora una direzione ben chiara. Quello che però risalta da questi primi 40 minuti di “nuovo Glee” è la qualità musicale, che è nuovamente schizzata in alto. Bene, benissimo, solo per questo mi ritorna voglia di guardarlo. Se mi ero approcciata alla puntata preparata ad una boiata di dimensioni colossali, perché si “100” e “New directions” sono state commoventi, ma avevano un chiaro bollino-di-unicità a contraddistinguerle. Sono rimasta invece piacevolmente sorpresa. “Glee” è certamente stanco, le news ci dicono che Murphy ha accorciato la serie e non sa che pesci prendere tanto che la sesta è a rischio, ma quando si mettono i pezzi giusti in bocca a Rachel, Kurt e Blaine, si ha la riprova di come loro tre una puntata la farebbero pure da soli cantando sotto alla doccia. “Downton” di Petula Clark come primissimo pezzo è un regalo meraviglioso a tutti i nostalgici di “Lost”.

Lo confesso: io da fan sfegatata della serie di J.J. Abrams, l’ho cantata tutta in clamoroso playback davanti allo schermo, esaltatissima. Rachel in limo, Sam con in nuovi fighissimi capelli, Mercedes super-elegante, Artie in carrozzina tra le vie di NY: questi ragazzi non sembrano più nemmeno loro, sembrano passate ere dai tempi in cui scorrazzavano insicuri nei corridoi del McKinley High. Il resto dell’episodio è un dipanarsi piacevole e quasi avvincente delle (dis)avventure che incontrano al loro primo approccio a questa metropoli vissuta “da grandi”. Una città che respinge e deruba il povero Artie e rischia quasi di soffocare Kurt&Blaine.

In mezzo a tutto ciò un fiume di canzoni d’altri tempi, in tutti i sensi! Una su tutte “You make me feel so young” di Frank Sinatra. I duetti Blaine e Kurt ci erano mancati, questi due con un po’ di swing sono fenomenali. I fidanzatini sono i protagonisti di questa puntata, più volte si ha l’impressione che la serie possa abbandonarsi a trovate di bassa lega (Kurt con un debole per Elliot, Blaine gelosone) ma queste avvisaglie fortunatamente rientrano e la problematica “oppressione” viene affrontata con maturità e risolta in modo plausibile. Perfino Starchild, mia “bestia nera”, risulta più piacevole in questo contesto: se non poteva reggere da solo il futuro della serie, può certamente dare un contributo significativo al suo svolgersi. In questo primo approccio con il mondo esterno, tutto, nonostante i primi problemi pratici, pare pervaso da un ottimismo a 360°. Perfino la metro, da teatro di furto, viene poi sfruttata per un’impraticabile ma bellissima esibizione con coreografia. La canzone è “Don’t sleep in the subway” e l’inedita coppia Rachel&Artie è davvero piacevole.

Per la serie coppie non-inedite, ma improbabili, tornano sui nostri schermi Sam e Mercedes. Lei pare risoluta a non voler intraprendere di nuovo una liaison amorosa con il bel biondo ma lui sembra ostinato a non mollare la presa. In fondo lui e tutti gli altri ragazzi non vogliono fare altro che trovare il loro posto in questo universo caotico, tanto da poter finalmente vivere i “best days” of their life.

Concludo con un interrogativo che non otterrà mai risposta: ma in quell'appartamento può entrare chiunque, anche senza chiavi?

Come sempre, miei cari Gleeks, facciamo un focus sui numeri. Questo episodio di Glee è uno dei meno visti di sempre, si contende il posto per “risultato rating più basso.” New New York ha intrattenuto 2.59 milioni di telespettatori ed ha ottenuto 0.9 di rating nella fascia 18-49. Glee continua la sua spirale degenerativa nel campo degli ascolti, ma non dobbiamo preoccuparci per quanto riguarda il rinnovo. La sesta stagione dello show è stata già confermata.

Chiudi una porta si apre un portone. Chiudi Lima si apre New York. Una nuova New York.

“New New York” è il titolo di questo episodio scritto nientepopodimenoche da Ryan Murphy. E lasciatemelo dire, questa è davvero una nuova New York. L’atmosfera, le interazioni, le storyline, sembra un chiaro discostamento dalle storie della grande mela che solevamo vedere prima del taglio definitivo con Lima.

In modo parallelo, fino a qualche episodio fa, scorrevano le storie di Lima e New York, ma ora che quest’ultima ha preso il sopravvento si respira un’aria nuova, è un Glee nuovo, sembra quasi uno spin-off, una continuazione, un sequel, Glee 2.0. In qualche modo, pur mantenendo, in modo sottile e non (alcune volte) lo stesso cuore, la stessa anima, questo nuovo Glee si discota prepotentemente da quella che era la premessa iniziale dello show: i losers, il Glee Club, il liceo e le sue caste, le granite in faccia.

È un Glee cresciuto, è un Glee più adulto, è un Glee che avanza nel percorso “coming of age” che aveva iniziato nella prima stagione.

Molti show che hanno affrontato la transizione dal liceo, e quindi da storie “teen” al college e alla vita dopo il liceo hanno fallito nel tentativo di mantenere la stessa verve, vedi Beverly Hills, 90210, vedi The O.C, vedi One Tree Hill che ha volontariamente saltato la parte del College.

In realtà è interessante esplorare quella parte della gioventù, quella subito dopo il liceo. Non ci sono molte serie che lo fanno, in televisione ci sono teen-dramas e poi ci sono i drama che esplorano le vite degli adulti, è spesso mancata una voce per coloro che escono dal liceo ed iniziano ad entrare nel mondo reale. Felicity è un bellissimo esempio di questi tipi di show che mancano in tv, e guarda caso, era anche ambientato a New York.

Gli esterni — In questo episodio ho molto amato le riprese esterne, ci sono state molte inquadrature di New York City ed è sempre un piacere per gli occhi. La serie è girata a Los Angeles, negli studi della Paramount, quindi immagino che sarà difficile rivedere spesso questi luoghi, ma è stato bello. Inoltre credo che ogni serie ambientata a NYC, debba fare della città un personaggio, perché la grande mela ha un’anima sua. Un po’ alla Sex and the City, un po’ alla Felicity, un po’ alla Friends.

Rachel e Artie — Vediamo una Rachel completamente immersa – e a suo agio direi – nella vita da Newyorkese, non solo fischia ai taxi come un camionista, e a New York, credetemi, serve, ma fa anche da Cicerone ad Artie, mostrandogli come va vissuta la vita nella Città che non dorme mai.


In New New York non c’è un vero e proprio avanzamento della storyline per la nostra amata Berry, diciamo che la sua caratterizzazione è ferma da un po’ di tempo. Vorrei vederla fare qualcosa, oltre che la diva e la camionista, che per carità, è un bellissimo accostamento. Amo Rachel, in questa stagione, a livello di personaggio, è stata abbastanza statica.

Purtroppo gli autori mi odiano. L’ho sospettato quando hanno rovinato tutto con i Jarley, ho avuto qualche conferma quando hanno deciso di trasferire Artie a New York. Voglio dire, se avessero trasferito anche Tina avrei iniziato a contattare i miei avvocati. Non ho mai sopportato Artie, forse è un mio difetto, forse è una mia mancanza, l’ho sempre trovato un personaggio così fine a se stesso. Non mi fa piacere averlo in questa nuova versione di Glee, sono sincero.

Tuttavia, ciò che la storia voleva dire, ciò che Murphy voleva spiegare, ovvero la difficoltà dell’ambientarsi in una città così grande, poteva essere un buon spunto per una piacevole storyline – autoconclusiva, ovviamente.

Klaine — Quando ho visto la routine mattutina dei Klaine avevo gli occhi a cuoricino… poi mi è venuta anche fame e voglia di una versione Master Chef con Darren Criss, quando ho iniziato a notare che Blaine ERA ovunque fosse Kurt ho bisbigliato “Stalker,” quando ho visto Kurt spaventato e terrorizzato all’idea di averlo sempre attorno ho sbuffato con un “Oh, non di nuovo!” Quando Blaine è andato da Elliot ero tipo:

Sniffare Gel FA MALE.

E alla fine, quando i due hanno deciso di non convivere ero “ok, ci sta.”

Sono stato il primo a dire che il fidanzamento fosse troppo affrettato. Non per mancanza di amore, attenzione, credo davvero che Blaine e Kurt si amino moltissimo e che siano “meant to be,” ma perché sono così giovani e devono affrontare così tante cose. La vita è imprevedibile, voglio essere sicuro che facciano le scelte giuste con la maturità giusta.

Decidere di non vivere insieme, paradossalmente, è stata una scelta matura e giusta, quindi un passo in avanti per confermare questo fidanzamento.

Sam — Sam ci regala la dose settimanale di “WTF?” e sorrisi. Ho un debole per questo personaggio, Trouty Mouth mi ha rubato il cuore e non posso che fare il tifo per lui, nonostante le sue strambe storyline… e l’apparente e assolutamente insensato istinto di riavvicinarsi a Mercedes.


Comunque, PUNTI per il taglio di capelli. Felicity, ancora una volta spunta fuori, ci ha insegnato che non è sempre un ben darci un taglio, ma Chord sta veramente bene così. Spero che nella sua strada ci sia più di “son figo, son bello, so un fotomodello.”


Esibizioni:

Downtown: 9
Ho un debole per questa canzone, soprattutto perché mi ricorda Juliet in LOST. Ottima esecuzione, bellissime scene outdoors.
You Make Me Feel So Young: 8
Una fantastica performance vocale per Darren Kriss.
Best Day of My Life: 8
Ancora una volta New York protagonista + The Power of Blam
Rockstar: 7,5
Adam Lambert è meraviglioso in tutto ciò che fa. Un bellissimo duetto, una canzone davvero orecchiabile.
Don’t Sleep in the Subway: 7
New York è il focus assoluto delle scelte musicali di questo episodio. Una scelta azzeccata.
People: 9,5
Lea Michele in tutto il suo splendore.

Questa è una nuova New York. Questo è un nuovo Glee? Uno show migliore? Sì, rispetto all’andamento generale della quinta stagione. Lo show di una volta? No. Questo è un qualcosa di diverso, il cambiamento spesso fa paura, ma molte volte bisogna abbracciarlo e in questo caso direi di poter fare un primo passo ed aprire le braccia.

Voto complessivo: 8