Davide Oldani: l’aspirante calciatore diventato chef stellato

Se dal 2003 Davide Oldani è sull’onda più mastodontica del successo, ci sarà un fluttuante motivo, anzi due: la sacralità del lavoro e il rispetto delle regole.  Ambrogino d’Oro a 42 anni, scrive libri e collabora da lustri con decine di riviste nazionali, inventa e disegna oggetti di food design per facilitarsi la vita professionale e facendo pure guadagnare le aziende, è a 360° anche testimonial intelligente di innumerevoli brand, è Ambasciatore di Expo Milano 2015, ha il suo ristorante D’O sempre pieno, e ora è anche marito e padre di famiglia.

È stato pure studiato alla Harvard University come case history sul metodo e sull’arte dell’accoglienza. Svegliarsi presto per ottemperare ai doveri, per rispettare le regole del buon vivere, per poter somatizzare la potenza dell’impegno e della conseguente ricompensa: Davide Oldani ha appreso fin dall’infanzia in famiglia il valore delle regole.

Il suo modo di cucinare e creare “accoglienza” arrivano proprio da lì, dagli exempla familiari che lo chef cerca ora di tramandare a sua volta anche ai suoi colleghi, al suo team del D’O, anche a quei giornalisti che lo vogliono intervistare, magari invitandoli al ristorante alle ore 7.30 del mattino per coinvolgerli maggiormente nel vortice del suo lavoro.

«Io volevo fare il calciatore, però mi distrussi la gamba e dovetti ripensare al mio futuro, re-inventarmi. Nella vita bisogna sempre avere due sogni nel cassetto: il sogno di riserva è quello che aiuta a ristabilirsi e ricominciare dopo essere inciampati. In quel momento si è palesata in me la classica situazione da “sliding doors”, e quell’altra “porta” mi condusse al mondo della cucina. Iniziai dunque con lo chef Gualtiero Marchesi, che mi ha pestato ben bene per mettermi sul sentiero giusto, poi è scoppiata la vera passione e il desiderio di diventare cuoco professionista.

Per me lui è stato di sicuro un punto di riferimento, poi sono arrivati anche Alain Ducasse, Albert Roux e Pierre Hermé tra Londra e Francia, che hanno costruito la parte specialistica del mio lavoro, ma soprattutto dandomi delle regole». Le regole sono imposte e formattate universalmente per il rispetto degli altri, per la convivenza elaborata di più individui di fronte a un pensiero, a un luogo, a una comunità ben precisa.

Le 5 vocali del cuoco (Amore, Educazione, Intraprendenza, Obbedienza, Umiltà) rimarcano l’etica e l’approccio al lavoro, come nella cucina del D’O vengono rispettati i prodotti, i produttori, i contadini e gli allevatori, le stagioni, i clienti, tutti quanti indifferentemente dalla loro posizione e dalla loro mansione in questa prelibata filiera gourmet.

Oggi ha 47 anni ed è davvero in gran forma per la vita turbinosa che lo avvolge, da mane a sera; per lui un’esistenza s’imbruttisce e s’incartapecorisce quando la si trascorre inerte davanti alla tv, la sera, senza attivare il cervello. Perciò è sempre presente al ristorante e in cucina, per gestire tantissime comande tutti i giorni, cascasse la terra dalle spalle del titano Atlante.

Il suo D’O è sempre pieno perché si mangia bene e per l’accoglienza d’eccellenza, non perché sia un ristorante piccolo. Davide Oldani: un uomo di cucina contemporaneo dalla vita rilassata, lucida e felice, ma tra mille impegni, evoluzioni, sponsor, prenotazioni e la costante meditazione positiva su presente, passato e futuro.

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