Visto il 21/04/2021
Trama: 1864, Guerra di Secessione. In posto sperduto in Virginia, il caporale John McBurney rimane ferito e viene soccorso da un gruppo di collegiali, al cui comando vi sono la direttrice Martha e la maestra di francese Edwina.
Pregi: L'ambito principale in cui eccelle "L'Inganno" - film scritto, diretto e prodotto da Sofia Coppola - è sicuramente quello dei costumi: una gradevole riproduzione delle vesti che si sposa discretamente con le strutturazioni di alcune scenografie. Alcuni momenti del film risultano abbastanza carini dal punto di vista fotografico e registico, due fra i tanti la scena in cui Martha ricompone i filamenti della gamba di McBurney, ma anche la rapida scena di sesso che vede come protagonisti McBurney ed Edwina, sequenza molto simile a quella presente in "A History Of Violence" di Cronenberg.
Difetti: Il film inizia, NON si sviluppa e finisce apaticamente, non lasciando nulla di significativo sia nella storia che nei suoi ruoli. Un elemento frequente che si nota nei recenti film della regista è la difficoltà degli sviluppi delle sotto trame, che spesso e volentieri non funzionano per via del fatto che non riescano a combaciarsi l'una con l'altra, ma non solo: verso neanche la metà, il film prende la tortuosa strada della noia, non valorizzando la scrittura dei personaggi - le cui gesta risultano incomprensibili e intollerabili a fini della trama - e mantenendo la sospensione dell'incredulità fino a diventare prevedibile in quello che definisco uno dei finali più spenti che abbia mai visto, poiché anticlimatico e senza risvolti narrativi interessanti. Infine, diciamocelo: Colin Farrell, Nicole Kidman, Elle Fanning e Kirsten Dunst. Dico io... con un cast così intrigante e spettacolare, come fai a non sfruttare bene l'occasione?
Voto: 5
Visto il 21/04/2021
Trama: David Marks è un uomo seducente, figlio di un immobilista molto ricco. Un giorno incontra Katie, una ragazza di cui si invaghisce sin da subito. I due si conoscono e, in pochissimo tempo, si innamorano: arrivano al matrimonio ma, nonostante tutto, Katie nota in David un qualcosa che le fa storcere il naso, ovvero un'insolita rabbia nei suoi confronti. Turbata da ciò, Katie farà in tutti i modi per capire cosa c'è che non va in lui.
Pregi: Tramite l'espediente del mockumentary, il regista Andrew Jarecki si ispira ad un fatto di cronaca nera avvenuto a New York nel 1982. I due protagonisti Ryan Gosling e Kirsten Dunst si giostrano molto bene, soprattutto il primo dei due, che riesce ad immedesimarsi perfettamente nel ruolo di individuo imprevedibile e raccapricciante.
Difetti: Il pretesto per raccontare una storia vera c'era, ma la confusa narrazione e caratterizzazione dei personaggi tende a sviare molto lo sviluppo della trama nel contesto filmico, non dando lo sfizio di chiudere per bene certe sotto trame, tra le quali ricordiamo quella del personaggio di Lily Rabe, Deborah, il cui ruolo viene leggermente più approfondito nella seconda parte di film. Come detto la narrazione è confusa, ma anche discontinua poiché se la prima parte ha un clima più registico e cinematografico, la seconda è più vicina al contesto di finto documentario, e il film assimila molto la regia televisiva.
Voto: 5
Visto il 22/04/2021
Trama: 1968. L'attivista Fred Hampton diventa vicepresidente delle Pantere Nere della sezione di Illinois, ed è proprio qui che per il movimento cominciano i guai seri: difatti, le Pantere Nere diventano motivo di scontri razzisti per la polizia e l'FBI, che spesso e volentieri fanno irruzione nella sede.
Pregi: Così come per "Il Processo ai Chicago 7", il film prende in considerazione la complicata storia delle Pantere Nere: seppur al limite del raro, vi sono delle scene nel film che prendono un certo spessore nel momento in cui il contesto si rafforza, proprio come nella scena dell'uccisione di Hampton, che sottolinea la drammaticità di fondo con il primo piano di Dominique Fishback, che interpreta Deborah Johnson.
Difetti: A mio malgrado, devo ammettere che si fatica un po' prima di arrivare alle due ore di film, non tanto perché sia impegnato quanto il già citato "Il Processo ai Chicago 7" - che in confronto è un film di tutt'altro livello - ma per un suo spirito anti-adrenalinico che va in netto contrasto con i vari momenti morti, o di sospensione, che esso ha da offrire. Inoltre, la pellicola gioca molto in casa, portando un argomento che mischia politica, razzismo e morale e, di conseguenza, porta con sé una moltitudine di nomination agli Oscar.
Voto: 6 1/2
Visto il 24/04/2021
Trama: 1993, San Francisco. Il giornalista Daniel Molloy intervista il vampiro Louise de Pointe du Lac, il quale racconta della sua vita da vampiro e delle tre esperienze che lo hanno segnato, ovvero quella con il giovane Lestat, con la piccola Claudia e il misterioso Armand.
Pregi: Lotta fra sex symbol. "Intervista col vampiro" è diretto discretamente dalla furba mano di Neil Race e sceneggiato dalla scrittrice Anne Rice, autrice dell'omonimo romanzo a cui si ispira la pellicola. Devo essere sincero: vedere Antonio Banderas in versione vampiro è stato parecchio inquietante, però dopo che ci si è abituati non si fa più caso a queste cose, anzi: è molto interessante vedere come si riescano a giostrare attori del calibro di Tom Cruise, Brad Pitt (la cui popolarità stava crescendo notevolmente all'epoca), ma anche della simpatica e capace Kirsten Dunst - quest'ultima alle prime armi - in un contesto simile. Dunque, avendo un cast notevole, il film regna nelle scenografie, nel trucco e nei costumi, entrando a far parte di quella categoria di film tipici dell'epoca come "Frankenstein di Mary Shelley" o, più esattamente, "Dracula di Bram Stoker".
Difetti: Forse l'atmosfera del film è attorniata da episodi fin troppo teatrali ed enfatizzati, il che spezza un po' i momenti meno seri ai quali il ritmo si atteggia. Tuttavia, la pellicola risplende davvero tanto nella sua estetica, risultando ottima su quel punto di vista.
Voto: 7+
Visto il 25/04/2021
Trama: Dopo la morte della madre, quest'ultima malata terminale, Theresa ritorna a vivere dal suo fidanzato Nick, che lavora in un negozio di vendita legale di erba. Theresa non è più solare come prima e trova nella droga il suo rifugio personale.
Pregi: Il finale, non tanto per com'è stato girato quanto per il fatto che esista.
Difetti: Senza ombra di dubbio, "Woodshock" è annoverato fra i peggiori film che abbia mai visto. Scritto e diretto dalle sorelle Mulleavy, si tratta di un debutto registico e scritturale che vede come protagonisti Kirsten Dunst e Joe Cole: la pellicola è inutilmente lenta, pretenziosa, imprecisa narrativamente parlando e riempitiva. Siamo dinnanzi al ruolo più brutto mai affidato alla Dunst, che qui risulta fin troppo silenziosa e meccanica in tutto ciò che fa e le situazioni dei personaggi secondari sono infime e nulle, così come la trama scellerata e fintamente pomposa di questo film. Il montaggio è disgustoso, le musiche improponibili e inascoltabili, la fotografia vomitevole - anche perché cerca di creare degli effetti riconducibili allo stato della droga, non riuscendoci però - e il finale insensato e forzatissimo, seppur con la migliore resa di tutte le altre sequenze e scene del film. Quest'ultimo parte già stanco e, arrivati alla fine, si sente di aver sprecato un'ora e quaranta, non essendo neanche giunti ad una conclusione degna di tale nome, il che sembra a sua volta parodizzare le atmosfere e i simbolismi del "Melancholia" di Lars Von Trier, ma sarebbe stupido anche solo paragonarli; "Melancholia" schiaccia "Woodshock" dalla terraferma al nucleo terrestre.
Voto: 2 1/2
Visto il 27/04/2021
Trama: Dopo essersi perso in una selva oscura, il poeta Dante incontra Virgilio, che lo dirige verso le porte dell'Inferno. Qui avverrà l'incontro con i dannati, protagonisti delle dieci bolge del luogo.
Pregi: Quella di Francesco Bertolini è un'operazione incandescente, che vede in primo piano una personale estensione della mimica teatrale sotto un rigido profilo cinematografico. Ciò che meglio si nota ne "L'Inferno" è l'enfasi delle gestualità dei personaggi: riconoscenti del fatto di star guardando un film senza dialoghi dove, però, le didascalie servono come espediente per la narrazione, l'aspetto estetico del film si evolve sempre di più, portando ad un susseguirsi di scene allegoriche e fantastiche, che vengono ancor più risaltate nella scelta raffinata delle imponenti scenografie, di grande importanza per lo sviluppo della trama. A proposito di quest'ultima: il film sembrerebbe viaggiare senza una meta durante la sua unica ora di visione, ma intanto riesce a spaziare geometricamente negli effetti speciali e in alcune tecniche di regia e di montaggio (es. il gioco della prospettiva, lo sdoppiamento e la sovraimpressione), che qui risulta più espositivo che esplicativo in termini narrativi. Ultime ma non meno importanti sono le ambientazioni. Dal grande impatto, il loro essere naturali, eleganti, sobrie, bellissime e inconfondibili, le rende tra le più belle che si possano vedere in un film simile.
Difetti: Il film contiene poco più di cinquanta scene girate, ciò vuol dire che la regia sia particolarmente statica; e infatti lo è. La direzione di Bertolini è efficace, ma la gestione della macchina da presa lo è un po' meno, proprio perché vi è poco dinamismo (es. assenza dei primi piani) e quel poco di movimento viene espresso durante le scene in cui viene evidenziato un leggero uso del montaggio. La staticità della regia, inoltre, va a braccetto con la lentezza del ritmo, che pesa allo spettatore, fortunatamente non così tanto da togliere la curiosità nel proseguimento della storia.
Voto: 7
Visto il 28/04/2021
Trama: Carlos, uno studente messicano emigrato a Los Angeles, conosce casualmente Nicole, una ragazza dalle difficoltà sociali e relazionali.
Pregi: Questo è un film giovine per giovini! Scherzi a parte, si tratta di un teen movie sentimentale senza grandi pretese, che dimostra una non indifferente scorrevolezza nella sua semplicità.
Difetti: "Crazy/Beautiful" è invecchiato un po' male. Si sente l'influenza di una colonna sonora un po' datata e ripetitiva, e la storia in sé è risentita, il che va a scontrarsi con la piattezza della caratterizzazione psicologica dei personaggi. Kirsten Dunst se la cavicchia e, nonostante la tenerezza del suo personaggio ribelle, il suo ruolo non riesce ad essere al cento per cento credibile, così come quello di Jay Hernandez, sottoposto a incastri narrativi che ci dirigono ad un happy ending facilotto, portato avanti dalla forzatura degli eventi e dei "buoni sentimenti". Ultimo appunto sulla regia, al limite dal rasentare l'ambito televisivo (non a caso ci troviamo dinnanzi al debutto cinematografico di John Stockwell, che ha esordito con un film-tv).
Voto: 5-
Visto il 30/04/2021
Trama: Il giornalista londinese Sidney Young viene chiamato a New York per lavorare alla rivista Sharp Magazine, che il suo "maestro" Clayton Harding dirige in maniera ferrea. Riconosciuto come uno scellerato, Sidney inizia pian piano a farsi strada nel mondo del gossip cinematografico e non.
Pregi: "Star System" è un film quasi passibile. Ha molte idee e riesce a sfruttare bene certe situazioni, soprattutto nel contesto della splapstick comedy, che regna sovrana grazie alle gag di Simon Pegg, che interpreta il ruolo del protagonista Sidney. Il regista Robert B. Weide inscena selvaggiamente un modo di relazionarsi molto superficiale, tipico degli ambienti altolocati, ai quali il film si rivolge in termini pungenti e satirici.
Difetti: La prima parte di film è messa fin troppo in soprassalto dalle numerose gag di Pegg, che non funzionano quasi mai poiché troppo forzate, ripetitive, sconclusionate e fuori contesto in certi punti; inoltre tolgono spazio alla trama in sé. Le dinamiche col personaggio di Kirsten Dunst sono un po' tirate per aria, il tutto sottolineato da uno scarso approfondimento del suo personaggio, che risulta abbozzato e poco preparato per il finale, che ancor prima di esser presentato risulta un po' prevedibile, seppur guardabile nella sua interezza. Sarebbe stato più furbo dare un po' più di spazio al ruolo di Jeff Bridges, non solo perché alla fine risulta forse quello meno importante di tutti gli altri personaggi, ma perché non si spiega come il protagonista lo consideri un "mito", vista la sua poca presenza in scena.
Voto: 6-
Visto il 02/05/2021
Trama: Oscar Pettinari è uno stuntman, aspirante attore, con un carattere strafottente e burino. Dopo aver tentato di prendere parte ad un film, fallendo miseramente, Oscar conosce l'avvocato Pigna Corelli che è intento a vendicarsi del produttore che ha negato la parte a Oscar nel film in cui si era proposto. In seguito, quest'ultimo incontra Nancy, un'attrice italoamericana famosa che perde il suo contratto di lavoro e si ritrova, momentaneamente, a dover convivere con Oscar.
Pregi: Dove? Ce ne sono?
Difetti: Che tamarrata. Mal diretto, mal interpretato, mal scritto, mal montato e soprattutto mal fotografato, "Troppo Forte" è la pecora nera dell'enorme gregge di pellicole che Verdone realizza intorno agli anni 80', e vari sono i rimandi ai personaggi e alle atmosfere di "Borotalco" e "Acqua e Sapone", a cui la sceneggiatura si rifà sicuramente, quest'ultima scritta a otto mani dallo stesso Verdone, Sergio Leone, Rodolfo Sonego e Alberto Sordi, il cui personaggio è fin troppo sopra le righe e risulta, così come lo stesso protagonista, il peggiore mai interpretato dall'attore, che prende la palla al balzo per rappresentare tutto il secondo tempo del film, allungandolo e annoiandolo più di quanto non lo sia già. Il film cerca anche di essere un cult: i fan verdoniani lo conoscono a memoria, ma in fondo non si salva nulla se non il ricordo di una commedia datata sin dalla sua uscita, che cerca di strappare forzatamente una risata, ma il cui scopo è quello di annoiare a morte lo spettatore, trascinando quel poco di ritmo che ha nell'oblio.
Voto: 4-
Visto il 03/05/2021
Trama: Lo scrittore Richard Harland incontra su un treno una ricca ereditiera di nome Ellen: dopo essersi conosciuti meglio, i due decidono di sposarsi, ma sarà proprio la frettolosità del matrimonio a causare in Ellen un progressivo declino psicologico, che la porterà a diventare molto più ossessiva nei confronti del marito.
Pregi: Candidato a 3 Oscar nel 1946, "Femmina Folle" è un piccolo capolavoro noir che descrive perfettamente la gelosia come malattia mentale e, di conseguenza, come la rovina del protagonista e dei ruoli secondari, a loro volta. Colei che ha dato il meglio di sé in assoluto è stata sicuramente Gene Tierney, che col suo ruolo ha dimostrato eccellenti doti recitative, approfondendo le tematiche del narcisismo e dell'ossessione. Ogni piano reso dal suo personaggio per coprire qualsiasi giustificazione - materiale o emotiva - è geometricamente e malvagiamente studiato, il che rende onore alla delineata scrittura dello sceneggiatore Jo Swerling, che a sua volta si ispira all'omonimo romanzo di Ben Ames Williams. Le ambientazioni, la vividezza dei colori, la fotografia e le scenografie sono tra gli elementi più caratteristici, sorprendenti e forti che il film ha da offrire: non da meno alcune scelte registiche, che dimostrano una sapiente gestione dei movimenti della macchina da presa, seppur l'ultima mezz'ora sia costituita da svariate sequenze con rari cambi di inquadratura (fissa).
Difetti: Visto lo svolgersi degli eventi, sarebbe stato più snervante l'espediente per un finale alternativo, differente da un "happy ending", sempre presente nei film hollywoodiani. Ciò non toglie la potenza di tale finale, condito da una grande emotività.
Voto: 8+
Visto il 04/05/2021
Trama: Una serie di complicazioni vede come protagonista Claudio, figlio di un'anziana alla quale è stato proposto un orologio da mille euro. Intanto, ci viene mostrata la differenza tra una famiglia radical chic e una di borgata, con non poche evidenti origini fasciste.
Pregi: Nulla da dire riguardo gli attori. Davvero molto bravi, soprattutto Montanini e Mandracchia.
Difetti: Arrivato alla fine, mi è bastato esclamare un enorme "mah" per dissolvere tutto l'alone di dubbi che ho avuto durante la visione. Davvero, non so cosa cogliere da questo film se non un gigantesco punto di domanda. Pietro Castellitto - regista, sceneggiatore e interprete del film - cerca di sperimentare al suo esordio registico su una sceneggiatura che pende molto dagli sviluppi narrativi. Tuttavia, questi hanno come punto debole la disconnessione degli eventi, il che rompe grevemente la continuità della pellicola, che a lungo andare diventa sempre più noiosa, non dando neanche tanto risalto a certi colpi di scena durante il secondo tempo. Il finale, d'altronde, vorrebbe ricondurre ad un aspetto iniziale di poco conto, ma passa così tanto in secondo piano da risultare quasi irrilevante ai fini della trama, così come è sottotono la caratterizzazione dei personaggi, ridotti a stereotipi fino al midollo. Nel lato tecnico, non mi ha colpito più di tanto la regia di Castellitto, un po' troppo scomposta e sbilanciata per i miei gusti (un esempio è la messa in scena dei primissimi piani), per non parlare della discutibile fotografia e della colonna sonora che viene e va a piacimento, risultando pacchiana e superficiale in certi punti.
Voto: 4
Visto il 05/05/2021
Trama: Simone Segre, un dottore ebreo specializzato, assiste all'incidente di un uomo che, per via di una svastica tatuata, decide di non soccorrere. In seguito, Simone rintraccia la famiglia dell'uomo, il cui unico figlio è una "giovane marmotta" fascista.
Pregi: Esordio di Mauro Mancini, ci troviamo di fronte ad una pellicola che inscena la diatriba dei pensieri politici e sociali controverse. La regia di Mancini si rivela forse l'unico punto positivo del film: ogni tanto l'autore ci delizia con piani sequenza e inquadrature molto curate. Carine le scenografie.
Difetti: "Non Odiare" ha molti difetti. E' un film nato stanco sin dall'inizio: il ritmo parecchio lento porta alla ridondante noia e quelli che dovrebbero essere risvolti di trama, si rivelano essere neanche così tanto sorprendenti. A livello attoriale, devo bocciare un'attrice in particolare, ovvero Sara Serraiocco - che interpreta il ruolo della co-protagonista - la quale, a differenza del modesto Gassman, non mi ha detto molto. Inoltre, alcune scene sono fin troppo enfatizzate, e la seriosità circostante di qualsiasi azione di ciascun personaggio non fa altro che rendere kitsch ogni sequenza e, infatti, verso il finale la noia regna sovrana senza lasciare nulla in più a livello narrativo.
Voto: 5
Visto il 06/05/2021
Trama: Emmet Ray è un eccentrico chitarrista jazz, secondo al mondo per bravura dopo il francese Django Reinhardt, che teme più del dovuto. Per via di una scommessa con un amico, si approccia ad un'innocente ragazza muta di nome Hattie che, in poco tempo, diventa la sua anima gemella. Donnaiolo di natura, in fondo a sé Emmet pensa di aver un ego troppo grande per includere un'altra persona nella sua vita.
Pregi: Sean Penn e Uma Thurman nello stesso film? Ma cos'è questo, un episodio crossover? Scherzi a parte, "Accordi & disaccordi" è una sorprendente pellicola dell'Allen di fine anni novanta: uscito prima dello scanzonato "Criminali da Strapazzo", ci troviamo di fronte a un falso documentario, che per certi versi riprende gli stilemi di "Zelig", con un ritmo e una storia più che convincenti e scorrevoli. Samantha Morton, che interpreta Hattie, l'ho trovata molto speciale e portata nel suo ruolo e - sarà una mia impressione - personalmente mi ha ricordato Mia Farrow in "La Rosa purpurea del Cairo" nella sua incredibile dolcezza e spensieratezza. Il film esterna un'appassionata colonna sonora e, infatti, probabilmente ci troviamo di fronte a una delle pellicole più fresche e dotate del regista, sotto questo punto di vista. Non meno importante il protagonista! Uno Sean Penn in grandissima forma, con un personaggio stralunato ma sostanzialmente malinconico, che porta con sé uno dei finali più atroci e realisti che si possano trovare in un film simile, seppur la storia raccontata sia di per sé non vera.
Difetti: Nonostante abbia particolarmente apprezzato i colori del film, molto tendenti allo sprigionare quelli caldi (es. giallo, arancione), ho trovato impreciso l'uso della fotografia in certi punti. Ogni tanto, difatti, essa risultava piuttosto sovraesposta e tendeva alla dispersione dello sguardo nei confronti della scena in questione; per fortuna accade raramente durante la visione.
Voto: 7 1/2
Visto il 08/05/2021
Trama: Mort Rifkin è un insegnante di cinema che, da una vita intera, è intento a scrivere un libro che lo rappresenti appieno. Con la moglie Sue, si reca al festival del cinema di San Sebastian in Spagna dove nota Philippe, regista emergente che si innamora a prima vista di Sue. Tramortito per questa cosa, Mort fa conoscenza con una dottoressa di nome Jo, che gli rivela il suo amore per il cinema francese, di cui Mort va pazzo.
Pregi: Allen omaggia l'estetica bergmaniana ancora una volta, esaltando molto i richiami a un certo tipo di cinema, che riterremmo "passato", ma il cui valore storico e sostanziale non fa altro che farcelo rimpiangere. Un aspetto molto intenso, dove l'autore sperimenta spesso, sono numerose sequenze oniriche di Mort, quest'ultimo interpretato da un sublime Wallace Shawn: filmati in 4:3 (e non solo), luccicante fotografia in bianco e nero, citazioni spudorate a "Il Settimo Sigillo" e "Persona", quali non fanno altro che erigere la pellicola ancora più in alto di quanto già non lo sia. Gli interpreti sono stati essenziali e vitali per lo svolgimento narrativo: dal già citato Shawn alla discreta Gina Gershon, dal modesto Louis Garrel alla ottima Elena Anaya, per non dimenticare il piccolo ruolo di Christoph Waltz, da colpo di scena!
Difetti: Le direzioni che prende il film - soprattutto in ambito strettamente sentimentale/relazionale - oltre che a risultare prevedibili in certi punti, non fanno altro che far risentire alcune esperienze alleniane antecedenti: personalmente, ho colto molto di "Stardust Memories", che già di suo prendeva molta ispirazione da "8 1/2" di Fellini, regista molto citato nelle ambientazioni, ma anche di "Hannah & Le Sue Sorelle" e "Broadway Danny Rose" in termini narrativi e di scrittura dei personaggi.
Voto: 7
Visto il 09/05/2021
Trama: Lo scienziato Kris viene incaricato di raggiungere Solaris, una sorta di stazione spaziale che si scopre essere una parte essenziale dell'universo, dove l'essere umano può riscoprirsi nei suoi ricordi.
Pregi: Paragonato a "2001: Odissea nello Spazio", "Solaris" è un filmone di fantascienza che risalta la grandissima potenza visiva ed estetica del regista, che punta - soprattutto nel primo tempo - alla continua alternanza fra colori e bianco e nero. La cosa che più colpisce, ammirando a primo impatto le scene e gli elementi portanti del film, è la suggestiva e rocciosa regia dell'autore, che mette in mostra la fragilità esistenziale dell'essere umano in tutto il suo sconforto, enfatizzando di molto le interpretazioni e i dialoghi dei protagonisti e co-protagonisti. Ancor più incredibile è l'inquietudine e al contempo magistralità del finale, che erge una colonna sonora minacciosa e per nulla fuori luogo.
Difetti: Chi non sa masticare bene le tempistiche di Tarkovskij, difficilmente potrà apprezzare la sua narrativa. Così come per "Stalker", penso che l'unico problema che si va a palesare nei film del regista sia la pesantezza con la quale il ritmo scorre durante la prima visione. Tuttavia, il film riesce a risultare lo stesso assolutamente guardabile, e dopo quasi tre ore ci si rende conto di quante miriade di informazioni si è accumulati.
Voto: 8+
Visto il 10/05/2021
Trama: USA, 1945. Dopo essere ritornato dalla Seconda Guerra Mondiale, Frank Harris assiste alla morte della madre durante un incidente in moto in cui anche lo stesso è coinvolto. Poco dopo tale avvenimento, Frank si ritrova catapultato nel Mondo Furbo, un universo sotterraneo dove i cartoni animati sono i padroni assoluti, e dove alcuni leggi vietano rapporti consensuali fra umani, riconosciuti come "carnosi", e cartoni.
Pregi: Conosco molto poco della filmografia di Bakshi. Tempo fa vidi il suo esordio "Fritz Il Gatto" e lo apprezzai. La comicità grossolana, spinta, e a volte superficiale, dell'autore qui viene mescolata con stile grazie alle discrete animazioni che, seppur non perfette, dimostrano una loro scorrevolezza, ma anche di alcuni movimenti di macchina.
Difetti: "Fuga dal mondo dei sogni" non è invecchiato bene per nulla al mondo, ma rimane una perla del trash assoluta e sottovalutata! Tralasciando il dibattito che lo ha visto comparato col filmone di Zemeckis "Chi ha Incastrato Roger Rabbit?", dibattito che condivido in parte, purtroppo il film si lascia trasportare da una trama zoppicante in termini descrittivi, un'atmosfera non originale, musiche già sentite e un comparto tecnico un po' imbarazzante e datato, soprattutto dal punto di vista della fotografia e delle scenografie. Potrei dire che Brad Pitt c'entra come i cavoli a merenda ma, nonostante tutto, l'ho apprezzato come interprete, un po' meno come ruolo. Inoltre, il film presenta un'insolita discontinuità: inizia come un film scanzonato, irriverente e a tratti parodistico, ma finisce per risultare pretenzioso e cupo alla fine: peccato che la struttura narrativa con cui è partito non riesca a serializzare con l'happy ending presente sul finale, che tende a schernire tutto ciò che c'è stato presentato in precedenza.
Voto: 5-
Visto il 11/05/2021
Trama: 1989. Il segretario del Partito Socialista Bettino Craxi, conosciuto come il Presidente, inizia il suo decadimento politico e stilistico, venendo in primo luogo accusato di aver tradito gli ideali del socialismo. A distanza di dieci anni il Presidente, gravemente malato, si stabilisce in Tunisia.
Pregi: Come dicevano le vignette umoristiche sui fumetti degli anni sessanta, "senza parole".
Difetti: Io sono allibito. Ma davvero qualcuno della produzione non ha notato che il film fosse di una noia tale da avere un effetto migliore rispetto a quello dei sonniferi? Non riesco a credere che un regista come Gianni Amelio si sia ridotto alla messa in scena della puntata di una fiction rai allungata inutilmente di due ore. Orrido. Orrido come nessun personaggio si salvi, come la storia non abbia una particolare rilevanza e/o spessore neanche puntando una pistola in fronte e, soprattutto, come si voglia creare un espediente di finzione narrativa (mi riferisco a un personaggio in questione) in un film biografico; un paradosso! Reduce dal successo del notevole "Il Traditore" di Marco Bellocchio, per me qui Favino è sprecatissimo: il suo ruolo non ha quasi mai una presa di posizione preponderante, e il trucco che gli è stato affidato personalmente non l'ho trovato convincente, seppur meglio della trama e della regia messe assieme. Quest'ultima è di una lentezza indescrivibile ed inimmaginabile: pare che abbiano messo un gatto morto a fare le riprese, neanche un professionista che sa fare bene il suo lavoro. La cosa ancora più sconcertante è che questo film sia stato candidato a ben quattordici David di Donatello. Il mio enorme "mah" è dedicato alla critica cinematografica che lo ha lodato, o che ha cercato di salvare qualcosa da questo pattume.
Voto: 3
Visto il 12/05/2021
Trama: Sin da bambino, Stefano ha tante ispirazioni ma, oramai diventato quarantenne, si rende conto solo ora di aver assecondato le scelte del padre, perché venivano comodo a lui: ed è così che nasce una storia ingarbugliata che riesce, nel suo intreccio, a dispiegarsi come nulla fosse.
Pregi: Lo vediamo fare il carabiniere, l'insegnante, il musicista e altro ancora. Qui il nostro Nichetti si distacca dal suo precedente successo "Volere Volare" per narrare una delle sceneggiature più geniali della sua filmografia. Quante volte nella nostra vita ci siamo chiesti cosa saremmo diventati o avremmo fatto da grandi e l'autore, celebre del suo infantilismo narrativo che si sposa perfettamente con una lucidità più unica che rara, mette in scena una sequela di storie che riescono incredibilmente ed eccellentemente a formarne una soltanto. Il che mi dispiace, poiché "Stefano Quantestorie" è forse il film più sconosciuto di Nichetti, considerando che sia stato dimenticato da tutti, e la messa in scena di una sceneggiatura così furba e ben scritta in un film preso dal pubblico in maniera indifferente, fa molto pensare, ma qui lo dico e lo confermo: Maurizio Nichetti, con questo film, ha fatto davvero un ottimo lavoro, così come Feiez e il maestro Rocco Tanica con la potente e memorabile colonna sonora!
Difetti: L'unico difetto che tende a distrarre il più delle volte gli occhi dello spettatore è, probabilmente, l'eccessiva esposizione della fotografia. Spesso presente anche in scene importanti, visto che l'autore lavora soprattutto con la luce (o illuminazione) d'ambiente, tale problema tende a sminuire il reparto tecnico del film che, a sua volta però, si avvale di un modesto controllo della regia e del reparto sonoro.
Voto: 7+
Visto il 13/05/2021
Trama: Questo metadocumentario racconta della degenerazione umana, causata dai continui sviluppi tecnologici che ne rivelano una monotonia quotidiana non indifferente.
Pregi: "Tutto è dimostrabile / soprattutto il contrario", scriveva un grande poeta ed è con questo verso che vorrei presentare uno dei film estetici più importanti della storia del cinema. Diretto da Godfrey Reggio, stiamo parlando di una pellicola visivamente potente, che mette in chiara luce il trionfo della produzione, tanto che il film ha avuto sei anni intensi di lavorazione. Un film sperimentale in cui la cosa più palese che il regista vuole dare in pasto al pubblico è il degrado, la sofferenza e la ripetitività delle azioni quotidiane che ogni essere umano compie e svolge: le stesse metropoli rappresentate risaltano l'aspetto più crudo, esistenzialista e decadente dell'umanità, basata sull'elevare l'essenza di grandi e grossi edifici, capanne delle metropoli stesse. Lo sfruttamento stesso della natura non fa altro che dividere l'uomo da questo ambito, tanto da creare vaste barriere. Della pellicola va assolutamente citata la colonna sonora minimalista di Philip Grass, probabilmente una delle migliori che sentirete mai in un film.
Difetti: Se la prima parte di film prende quasi d'assalto lo spettatore con l'improvvisa invasione della colonna sonora, la seconda parte risulta un po' più lenta poiché rende omaggio alle immagini della natura, senza l'aggancio dinamico della regia, che nella prima parte era particolarmente impegnata, lucida e rapida nella messa in scena.
Voto: 8 1/2
Visto il 14/05/2021
Trama: Tre amici fanno in continuazione scherzi goliardici ad un loro collega di lavoro. Scoprono che egli ha un tumore e, in preda alla confusione, decidono di inscenare una finta vacanza per fingere di farlo stare bene.
Pregi: Bah... Anna Foglietta è l'unico personaggio femminile che si salva, prettamente dal lato attoriale, e ciò fa riflettere riguardo la bassezza della psicologia sulle donne degli ultimi film verdoniani.
Difetti: Sempre più in basso, Verdò. Non credo che il nostro riuscirà mai a battere il record di peggior film della carriera, premio vinto dal precedente "Benedetta Follia": eppure, il modesto Carluccio non sa più che pesci pigliare, poiché non c'è partecipazione, soddisfazione e pathos in tutto quello che fa nella messa in scena, nel lato tecnico e, soprattutto, nella trama, che a parer mio è di una banalità e di uno squallore sconcertanti. Sarebbe stato avanguardista proporre una sceneggiatura simile negli anni venti del secolo scorso, sicuramente non in questo. Il problema fondamentale del film è mettere in secondo piano le cose più importanti, lasciando spazio a gag improponibili, datate e imbarazzanti. Il plot twist finale, invece, ti fa cadere le braccia come se nulla fosse, dando un senso di inutilità a tutto il contesto filmico antecedente. Avrò riso a due-tre battute in almeno un'ora e quaranta... un brutto colpo per una commedia, eh?
Voto: 4
Visto il 16/05/2021
Trama: Tre amici anziani, stufi della loro situazione degradante, cercano di cambiare il loro stile di vita provando a viaggiare.
Pregi: La fotografia, ben costruita, e qualche ambientazione.
Difetti: Dopo aver visto "Lontano Lontano" si cade in un vortice di inutilità e inconcludenza pazzesco. L'idea di base, ovvero quella di rappresentare il punto di vista degli anziani in maniera ribelle e verace, sarebbe stata anche interessante se ci fosse stata una scrittura meno riempitiva e più contenutistica. Invece no: nonostante un buon impatto iniziale, il film scopre sin da subito le sue carte e decide di abbandonare i giochi al primo quarto d'ora, mettendo in scena una serie di eventi che non faranno altro che ripetersi inutilmente per un'ora e mezza. L'unica sotto trama sviluppata, e anche quella venuta meglio, è sicuramente quella di Abu, interpretato da Salih Saadin Khalid, seppur non abbia del tutto apprezzato la scelta politica forzata alla quale si è applicato il finale, anch'esso forzato, veloce e privo di enfasi. Infine, la regia di Gianni di Gregorio è lenta, scialba, da televisione potrei dire - visto che il film è prodotto anche da Rai Cinema - e parecchio monotona in certi punti.
Voto: 4
Visto il 18/05/2021
Trama: Enn è un ragazzo punk convinto. Dopo una serata passata con gli amici, egli conosce Zan, una ragazza parecchio confusa di cui si invaghisce sin da subito. Col passare del tempo, Enn scopre che ella fa parte di una setta che le impedisce di avere rapporti con altri individui: è proprio l'incontro fra i due a suscitare in Zan un insolito istinto ribelle.
Pregi: Definire strano un film come "La ragazza del punk innamorato" sarebbe riduttivo, specialmente per l'irriverenza della sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista John Cameron Mitchell e da Philippa Goslett. Il punto forte del film è rappresentato, in particolar modo, da un'aura grottesca che si mischia con un'idea sci-fi interessante, seppur non del tutto riuscita.
Difetti: Nonostante qualche proposito buono, il film cade su alcune banalità: tra le tante bisogna citare gli stereotipi scontati sull'essere punk, ma anche alcune forzature che non lasciano quel senso di curiosità che il film dovrebbe trasmettere allo spettatore, soprattutto contando l'aspetto fantascientifico, che non viene per nulla approfondito in termini di scrittura. Brava la Falling, ma sia il suo ruolo che il suo finale risultano abbastanza inconcludenti.
Voto: 5+
Visto il 19/05/2021
Trama: Anna convive con Alessio, il suo compagno di vita. Un giorno, ella conosce Domenico: gli incontri casuali di ambedue faranno nascere una scintilla che si sprigionerà ben presto in sporadiche scappatelle.
Pregi: Soldini sa gestire bene i suoi attori. Troviamo una Rohrwacher in grandissima forma, un Favino discreto e un Battiston modesto. La particolarità del regista è la messa in scena delle scene di sesso, carnali e suadenti al punto giusto.
Difetti: Il regista tira fin troppo alle lunghe una storia romantica, il cui sviluppo era palese sin dai primi dieci minuti di visione. Andare per ben due ore di film a scoprire le varie vicissitudini dei personaggi protagonisti è un po' sia un tormento, sia una forzatura poiché alternati da un primo ed un secondo tempo che arrancano molto prima di arrivare ad una conclusione, a parer mio insoddisfacente. Inoltre, la marginalità e svogliatezza del personaggio di Battiston rendono quest'ultimo fin troppo passivo, e in totale contrapposizione rispetto al contesto ansioso del film.
Voto: 5-
Visto il 21/05/2021
Trama: Arthur e Eve hanno tre figlie di nome Renata, Flyn e Joey. Passa il tempo e un giorno, in preda alla fine dell'amore, Arthur decide di lasciare Eve, la quale tenta spudoratamente il suicidio. Le sorelle - le cui spaccature relazionale si amplia sempre di più - cercano in tutti i modi di far stare bene la madre.
Pregi: "Interiors" è un film tetro, sadico, lugubre e profondamente pessimista. Allen se ne frega e, dopo il successo di "Io e Annie", decide di realizzare questo drammone indipendente che vede come protagonista l'illusorietà che accompagna, da sempre, l'evoluzione di questo regista-artista. Se "Io e Annie" è un capolavoro immane che unisce la comicità antecedente del nostro ad un aspetto più colto, pensante e psicoanalitico, "Interiors" risulta essere una fitta allo stomaco che perdura per ben un'ora e mezza. La teatralità, la scomposizione materica e l'assenza di musiche (eccetto per una scena) rendono sostanziosa e paradossale quest'opera che, forse meglio dei successivi "Settembre" e "Un'Altra Donna", riesce meglio ad incanalare l'ispirazione bergmaniana che permea all'interno della pellicola, intrisa di suo da un'esistenzialismo e un pessimismo più scioccanti che mai, specie se contiamo il trascorso filmico altalenante del regista.
Difetti: Come avrete intuito, "Interiors" è un film per stomaci forti e, infatti, penso che il punto debole più riconducibile di esso sia la pesantezza che aleggia in qualsiasi cosa, dall'atmosfera ai ruoli dei protagonisti, e ancora dalle loro interpretazioni per finire ai risvolti narrativi tragici. Quando Allen prende spunto da Bergman differisce leggermente nel suo personale modo di raccontare una storia, non dimenticando - però - la delicatezza, il buon gusto e la ferrea mano in termini di regia che lo contraddistinguono.
Voto: 8-
Visto il 22/05/2021
Trama: Katie è una ragazza che vorrebbe fare la regista. Riesce ad iscriversi ad una scuola di cinema ma, durante la partenza, i genitori e il fratello minore decidono di accompagnarla. Questo viaggio ha un colpo di scena nel momento in cui spuntano dei robot intenti a catturare gli esseri umani per spedirli nello spazio.
Pregi: Devo essere sincero: non sapevo cosa aspettarmi riguardo la trama e lo svolgimento di questo film. Il motivo? Mesi fa era stato presentato un teaser dal titolo "Superconnessi" in cui si dava una visione totalmente opposta di ciò che è effettivamente il film. Gli sceneggiatori di "I Mitchell contro le macchine" sono dei geniacci: è diventato di interesse comune il fatto che nei film d'animazione odierni i linguaggi citazionistici, in ambito cinematografico e "internettiano", possano essere sfruttati nella giusta maniera, senza sbavare troppo in una certa eleganza. Ho adorato i vari riferimenti alla cultura pop dell'internet (es. "Nyan Cat", video vari di YouTube), quali danno anche un tocco vintage al contesto, ma anche la palese citazione legata a "Kill Bill", dando un senso potenziale di Easter Egg. Genio! Ho apprezzato, soprattutto, i colori vivi e accesi che rimbalzano nella pellicola e nei personaggi protagonisti, simpaticissimi nella loro caratterizzazione psicologica.
Difetti: Si potrebbe discutere riguardo lo stile di disegno e dell'animazione ma, considerando che il film sia stato prodotto anche dalla Sony Pictures Animation, di cui si salvano "Piovono Polpette", "Hotel Transilvania" e "Spiderman: Un Nuovo Universo", ci troviamo dinnanzi ad una delle migliori produzioni di questo studio.
Voto: 8
Visto il 24/05/2021
Trama: Rimasto cieco per via di un incidente, l'ex capitano Fausto Consolo viene accompagnato a Napoli da un giovane soldato, di nome Giacomo, per visitare l'amico Vincenzo.
Pregi: Era da tempo che volevo vedere questo film e, dopo tante attese, devo ammettere di essere rimasto soddisfatto durante la visione. Colui che è riuscito al meglio ad affascinarmi, anche per via di una certa eleganza e stile, è stato proprio il protagonista interpretato da Vittorio Gassman: un personaggio mistico, suadente e pieno di sé che ha la meglio su tutto e tutti grazie ad un'insolita fortuna con le donne. La colonna sonora, poi, riesce ad inglobare un'atmosfera agrodolce che, più avanti nella la storia, riesce a stendersi su una messa in scena e delle ambientazioni spettacolari, raffinate e lucenti. La mano di Risi è evidente: il suo modo di raccontare riesce ad essere riconducibile sin dal primo "sintomo" drammatico, seppur vi sia un discreto comparto comico.
Difetti: Talvolta il film scade in certe banalità che lo involgariscono più del dovuto. Il tutto probabilmente ha a che fare con un certo tipo di comicità grezza che va a netto contrasto con la dolcezza che il film, così come i suoi personaggi, ci propongono a inizio della storia.
Voto: 7 1/2
Visto il 25/05/2021
Trama: I coniugi Larry e Carol Lipton conoscono i vicini Paul e Lilian House. La sera dopo essersi conosciuti, i Lipton vengono a sapere che la signora House è morta per infarto. Essendo rimasta particolarmente colpita e stranita, Carol decide di investigare sul caso assieme all'amico e scrittore Ted.
Pregi: Niente da fare. Quando la coppia Allen-Keaton riemerge dopo tanto tempo, l'unica cosa che può fare è solo un enorme, vasto e consapevole piacere agli occhi! I due sono adorabili e dimostrano come, nonostante sia passato tanto tempo, riescano ancora a dire e fare molto, soprattutto in un contesto nuovo per loro quale il noir. E Allen dirige benissimo: mette in scena una sequenza dopo l'altra di gag ben salde, tenute a bada dalla vigliaccheria del protagonista da lui interpretato, quali vanno in continuo contrasto con la sapienza ed eleganza del personaggio della Keaton. La scena finale, dove Allen omaggia sia Hitchcock che Welles, è di uno splendore più unico che raro: trovarsi dinnanzi ad una scenografia così ben costruita, ed una macchina da presa con movimenti così gestiti bene è un'inaspettata goduria, specie se contiamo i rari momenti di macchina a mano, quali ricordano l'esperienza registica avuta nel precedente "Mariti e Mogli".
Difetti: Durante la prima parte, il personaggio di Allen rischia di risultare un po' troppo marginale per via di un leggero coinvolgimento sul personaggio della Keaton. Tale fatto avrà una migliore gestazione durante l'intero secondo atto, dove Allen coglie spesso la palla al balzo per colpire a fondo nei tempi delle battute.
Voto: 8
Visto il 26/05/2021
Trama: Essendo rimasta orfana sin da piccina, Estella fa i primi passi all'interno di una grande azienda gestita dalla baronessa Von Helmann, la quale - pian piano - le permetterà di farsi un nome tutto suo, ovvero "Cruella", una ribelle ed alternativa costumista in cerca di vendetta.
Pregi: Si possono criticare molte cose attorno al film "Crudelia", eccetto il lato estetico. La messa in scena del regista propone ambientazioni gradevoli, costumi spaziali e folgoranti e, infine, un discreto uso del trucco che - ironicamente - risulta essere l'elemento visivamente più bello del film.
Difetti: C'era davvero bisogno di realizzare un film simile? Ma in realtà questa domanda sarebbe da proporre alla Disney, che da un bel po' di anni propone spin-off e/o live action di cui nessuno sentiva la necessità: per altro, la cosa che fa più indignare è l'uso sprecato del cast, orientato dall'affascinante Emma Stone alla rigida Emma Thompson, per arrivare al marginale e poco sfruttato Mark Strong. Sebbene ogni tanto il regista tenti un approccio sperimentale in termini di riprese, il tutto viene stroncato dalla scioltezza e prevedibilità della sceneggiatura che conserva, paradossalmente, un finale demenziale che risulta fallace da ogni punto di vista, il che fa presupporre un evidente buco di trama irrisolto. Ma, tolto questo, il problema più grande è proprio il ritmo che la pellicola si porta dietro: la prima parte è godibile per certi versi, ma la seconda trascina con sé un grosso carico di noia che non da la giusta carica per la conclusione che, appunto, risulta inconcludente, così come l'idea di questo film. Un'occasione sprecata, anche se un po' me l'aspettavo.
Voto: 5-
Visto il 27/05/2021
Trama: 1936. Al federale Giovanni Comini viene affidato il compito di controllare la figura controversa di Gabriele d'Annunzio.
Pregi: La regia, seppur nella maggior parte statica, ogni tanto da il meglio di sé in certi primi piani molto descrittivi. Carine le ambientazioni e i costumi.
Difetti: Fin troppo lento. "Il Cattivo Poeta", primo lungometraggio del regista e documentarista Gianluca Jodice, propone alla base una trama stuzzichevole, seppur non eccelsa, ma non la sfrutta per nulla bene. Se il primo atto è noioso, il secondo è molto riempitivo: la pellicola non propone spunti narrativi alcuni, scorre e basta dando, però, una notevole - sebbene retorica e un po' tirata per i capelli in certi punti - interpretazione di Sergio Castellitto che, come sempre, da sempre il meglio di sé, ed è effettivamente l'unico attore salvabile in ambito recitativo. Il contesto storico, seppur ben risaltato sotto le vesti estetiche, è tenuto sottotono per via della mancanza di pathos. Si poteva fare davvero molto di più.
Voto: 5
Visto il 29/05/2021
Trama: Anna Fox è una psicologa che soffre di agorafobia. Un giorno conosce la vicina Jane Russell, che la soccorre dopo uno svenimento dovuto ad un attacco di panico. Nei giorni successivi Jane scompare e Anna scopre che è stata assassinata dal marito, ma tutto non le è chiaro.
Pregi: Il comparto tecnico del film è micidiale. Regia godevole e ben impostata, buon montaggio, fotografia sostanziale e un ottimo cast con attori da paura, ma sfruttati in maniera discutibile.
Difetti: "Aspetta che tu crolli per dire agli altri / << L'avevo detto io >>" cantava Cristicchi, e con questo verso si ha la perfetta metafora per rappresentare questo film, ovvero un continuo rimuginarsi su se stesso con svariate citazioni hitchcockiane che non rendono certamente altolocata la sceneggiatura. Però: Amy Adams, Julianne Moore e Gary Oldman... visto che sono lì, perché non dirigerli bene?! Purtroppo non è la prima e non sarà neanche l'ultima volta che un cast potenziale, come quello presente in questo film, venga sfruttato malissimo, e il problema principale è dato da una struttura psicologica dei personaggi scritta male e/o poco adeguata ai fini della trama, e quest'ultima alla fine diminuisce quel poco spessore che poteva avere, lasciando un senso di inutilità, scontentezza e apatia unico, dando allo spettatore l'input per domandarsi "embè?". Questo dubbio varrebbe più dell'ora e quaranta sprecata a guardare una serie di vicissitudini - poco originali, tra l'altro - che fanno continuamente da tira e molla, distruggendo una continuità che avrebbe potuto portare a veri ed enigmatici colpi di scena che, a mio malgrado, banalizzano e non poco il contesto visivo e narrativo della pellicola.
Voto: 4 1/2
Visto il 30/05/2021
Trama: Al pavido impiegato di nome Kleinman viene proposto di andare a caccia di un'oscura figura che si imbatte di notte nelle strade di un'anonima città europea. Intanto, dall'altra parte della città, una povera circense di nome Irmy riesce a rimediare settecento dollari dopo essere stata a letto con un universitario.
Pregi: Un Allen così anarchico - tecnicamente parlando - difficilmente lo si vede. Si tratta di un film potenzialmente visionario che dimostra, nel suo estro artistico, un evidente omaggio al cinema espressionista tedesco (es. "Il Mostro di Dussendolf") e ad alcune atmosfere che hanno formato un certo tipo di cinema. Allen è liberissimo e in grandissima forma, sia in ambito recitativo che, soprattutto, registico: piani sequenza magistrali, campi lunghi strabilianti, scenografie lussuose e fotografia grottesca! Come sempre, la sceneggiatura da il meglio di sé, trascinandoci in un contesto quasi surrealista, che va a braccetto con il finale. Ci troviamo, inoltre, dinnanzi ad uno dei migliori film del regista sotto il punto di vista di messa in scena, ma anche in termini scenografici e di location se vogliamo essere sinceri.
Difetti: In maniera insolita, Allen non dimostra un'eccellente padronanza dei ritmi, soprattutto nel primo atto, dove i dialoghi passano in secondo piano per via di un'illustrazione scenica fuori dall'ordinario, quale i vari piani sequenza.
Voto: 8
Visto il 31/05/2021
Trama: L'estate sta terminando, così come le vicissitudini di Lane, una donna in continuo conflitto con la madre. Ella passa l'estate con alcuni amici fra i quali Peter, Howard e Stephanie, fra tormenti e incomprensioni.
Pregi: La fotografia di Carlo Di Palma è sicuramente l'elemento culmine e più riconoscibile di quello che potremmo considerare come uno dei film meno conosciuti del regista. L'atmosfera pesante, schiacciante e profondamente triste di "Settembre" incrementa una celebrazione registica (Bergman) che diviene, al contempo, spirituale nei confronti dello stesso Allen, che - seppur male - gestisce attori, quel poco di trama e, soprattutto, dialoghi in una maniera così drammatica che difficilmente lo ritroveremo in queste vesti in successivi film, seppur in rare occasioni.
Difetti: Incredibilmente presuntuoso. Penso di trovarmi dinnanzi ad uno scivolone molto netto di uno dei miei autori cinematografici preferiti (se non il mio preferito in assoluto): questo perché "Settembre", seconda prova di immedesimazione scenografica e scritturale bergmaniana, dopo "Interiors", costituisce un altissimo castello di carte che, però, cade rovinosamente dopo neanche dieci minuti di pellicola. Cosa c'è che non va in questo film? Un po' tutto, direi. Al di là dalla noia personale che ho tratto dalla prima visione, il tutto lo si evince dalla costituzione ridondante dei rapporti umani, dalle location spoglia e rude, così come dalla pochezza della colonna sonora, che va a viene senza trasmettere un minimo di pathos. La Farrow riesce a dare il meglio di sé esclusivamente nella parte finale - un po' come la trama stessa - ma finisce per risultare seconda alla meravigliosa e credibile Dianne Wiest, che ha interpretato il suo ruolo in maniera eccellente. Ma i due punti cardine che collegano tutti questi elementi sono sia il fatto che l'opera penda dalle labbra di metà "Interiors", considerato il contesto "melò", sia il menefreghismo con il quale il ritmo scorre, il che non da il tempo di cogliere momenti interessanti, di stucco o persino memorabili (eccetto una scena comprendente quasi tutto il cast e con la Farrow sopra tutto e tutti). E infatti ciò che ci rimane di "Settembre" è un eterno dolore che svanisce lentamente nella sua amarezza, quale si discosta sia dalla freddezza di "Interiors", sia dallo sconcerto di "Un'Altra Donna".
Voto: 5 1/2
Visto il 01/06/2021
Trama: Il paranoico scrittore e autore comico Jerry Falk non riesce a fare sesso da ben sei mesi con l'attuale compagna Amanda, aspirante attrice molto seducente e appariscente. Jerry si confida con una sorta di stand up comedian di nome David Dobel, che lo esorta a migliorarsi sia in ambito lavorativo, sia privato.
Pregi: Molti fan di Woody Allen considerano questo "Anything Else" un film mediocre, deludente e insapore. Sebbene ritenga importanti i pareri altrui, non vi nascondo che sia rimasto incredibilmente sorpreso dinnanzi a questa pellicola, che dimostra come il nostro caro regista possa dare il meglio di sé con molti long take e piani sequenza anche nei film minori (es. "Alice", "Criminali da Strapazzo", "Tutti dicono I Love You"), o apparentemente deboli. Troviamo due protagonisti azzeccatissimi, ovvero un notevole Jason Biggs e una sorprendente Christina Ricci, accompagnati a loro volta da due discrete spalle quali lo stesso Allen, che realizza una delle scene più belle della sua filmografia, ovvero quella in cui il suo personaggio si vendica contro due teppisti - il che sembra rimandare alla scena di un cult assoluto quale "Il Grande Lebowski" - e un modesto Danny DeVito, seppur il suo ruolo non spicchi particolarmente.
Difetti: La forza di "Anything Else" è il fatto di poter empatizzare facilmente con i protagonisti, un po' meno con i loro retroscena. Quello del personaggio della Ricci è un po' ambiguo, confuso e forzato sotto alcuni punti di vista mentre, con dispiacere, devo ammettere che il ruolo di DeVito perde di credibilità: seppur si cerchi di evidenziare la seriosità quasi inesistente del personaggio, risulta fortemente sopra le righe col suo finale. Inoltre, il film sarebbe potuto durare una ventina di minuti in meno, poiché per certi versi risulta riempitivo, nonostante la buona scorrevolezza del ritmo.
Voto: 6 1/2
Visto il 02/06/2021
Trama: Dopo lo scioglimento del gruppo musicale Alta Definizione, il cantante Romeo si ritrova a condividere la sua passione per la musica con Marguerite, una donna di mezza età che propone al suo pubblico una ridondante esibizione del brano "Ne me Quitte Pas" di Jacques Brel. Un giorno, in Belgio, conosce una cameriera di nome Iris: i due hanno un colpo di genio e costituiscono un duo elettropop.
Pregi: E dai! Dopo un bel po' di tempo finalmente vedo un film di Verdone che coglie i momenti giusti ma, specialmente, che inscena un finale ben strutturato, amaro e paradossalmente nostalgico, molto lontano dai banali happy ending, che fungono da rimedi di chiusura narrativa facilotta. Qui il nostro dirige una delle scene di lite più energiche e drammatiche della sua carriera, quasi al pari di quella con Mario Brega sul finale di "Borotalco": la realisticità e naturalezza della Gerini mi porta a considerare l'accoppiata dei due protagonisti molto azzeccata, tra le migliori della filmografia del regista, probabilmente. La bellezza di un grande estimatore della musica come Verdone, il quale ci aveva deliziato precedentemente con il già citato "Borotalco", ma anche con "Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato", è proprio il saperne a pacchi di musica e di rendere omaggio ad essa con una buona e sostanziosa colonna sonora, i cui brani principali sono cantati genuinamente dalla stessa Gerini, che riesce a coglierne lo spirito.
Difetti: Sotto certi punti di vista, riterrei questo "Sono Pazzo di Iris Blond" un film passabile, lontano dai capolavori e cult movie del regista romano. Infatti, la trama in sé per sé è già stata "spacchettata" in tutti i modi e Verdone cerca anche di sperimentare su di essa, coinvolgendo i personaggi in gag poco divertenti, soprattutto quelle del primo atto, che si vanno a scontrare col cospetto totalmente ribaltato e agrodolce che invece troviamo nel secondo atto, a sua volta molto più schematico, cupo e diretto. Essendo alla continua ricerca di elementi che riempiano il film, Verdone allunga il brodo con alcune scene ripetitive e non utili ai fini della trama, scene che - però - trovano comunque un loro senso nella continuità della stessa.
Voto: 6 1/2
Visto il 03/06/2021
Trama: Il giornalista defunto Joe Strombel torna nel regno dei vivi per diffondere uno scoop circa un certo "killer dei tarocchi", un criminale londinese che avrebbe ucciso una serie di prostitute. Sulla Terra, Strombel parla a due individui completamente diversi, ovvero la giornalista americana Sandra Pransky e il mago ed intrattenitore Sid Waterman, noto al suo pubblico come Splendini.
Pregi: Allen dirige modestamente questa pellicola leggera, che traspare di gran lunga un'aura comica che si imbatte particolarmente sui due protagonisti, interpretati da due splendidi Scarlett Johansson e Woody Allen, al contrario del personaggio di Hugh Jackman, il cui aspetto da Don Giovanni e la cui trama lo rendono più serioso del solito.
Difetti: Gli ingredienti per creare il dolce "Scoop" sono un chilo di "Match Point", un cucchiaino de "La Maledizione dello Scorpione di Giada" e un grammo de "La dea dell'amore". In poche parole, ci troviamo dinnanzi ad un un film prettamente debole e mediocre. Partendo dal presupposto che tale film succeda quella mostruosità di "Match Point", la cui regia moderna era la cosa che più sottolineava la sconfinatezza del genio del regista, il problema più grave di questo film è privilegiato sia da un enorme distacco registico, che riporta il nostro Allen ad abbandonare certi spunti interessanti, sia da una regressione dell'evoluzione contenutistica dell'autore nei generi affini, che ricordano alcune pellicole antecedenti quali "Criminali da Strapazzo" o la già citata "La dea dell'amore", adorabili nella loro semplicità, ma considerati da molti come film minori del regista. Oltretutto, il film presenta ben altre diatribe. La Johansson ha un ruolo fintamente energico, il che non si sposa quasi per nulla all'estetica dell'attrice: e non solo, proprio perché Allen stesso cerca di risultare fastidioso - anche se non ci riesce del tutto - riproponendo più volte una battuta che evidenzierebbe l'aspetto ruffiano del suo personaggio, ma il reiterare tale battuta non porta a nulla se non ad un insensato autocompiacimento dell'averla pensata e scritta (pensiero demenziale, ma dovuto). Nulla da dire, poi, sul finale... abbozzato, veloce, sconclusionato e prevedibile per via dell'attesa stessa dello spettatore di un colpo di scena, che altro non poteva fare che arrivare prima o poi.
Voto: 5 1/2
Visto il 05/06/2021
Trama: Ian e Terry sono due fratelli in crisi economica che, durante la monotonia giornaliera, decidono di chiedere aiuto allo zio Howard - noto come il self-made man della loro famiglia - il quale propone loro di uccidere Burns, un suo rivale che lo ostacola da tempo.
Pregi: Ultimo film della trilogia londinese, che parte con "Match Point" e prosegue con "Scoop", Allen conclude questo piccolo viaggio portando a casa un film ben diretto, seppur non eccelso per quanto riguarda certi escamotage quali ad esempio la varietà dei movimenti di macchina, che qui sono parecchio limitati. Anche il cast è buono, nonostante la scrittura dei personaggi sia discutibile.
Difetti: Se "Scoop" poteva essere considerata una commedia deludente, "Sogni e Delitti" va direttamente al fondo senza neanche guardare giù prima di saltare dal trampolino di lancio, la cui rotta è dirottata in partenza. Un grande peccato se si considera la presenza di attori discreti quali Colin Farrell ed Ewan McGregor, ma anche la marginale Clare Higgins. Se in ambito registico il nostro avrebbe qualcosa da dire, nonostante si palesi in maniera insolita una regia al limite del televisivo in certi punti - e dove viene abbandonata ogni tipo di sperimentazione - la sceneggiatura risulta di un banale, ma di uno scontato che non ce lo si aspetterebbe da un commediografo come Allen, che inscena delle idee fin troppo lineari, fin troppo chiare al pubblico. Proprio lui, che col tempo ha ridimensionato non solo al suo pubblico, ma soprattutto ai suoi stessi detrattori, la concezione di ammirare i propri film tramite la concatenata stesura dei dialoghi. Qui gli stessi dialoghi, di cui Allen si fa portatore, danno un senso di noia, prevedibilità e disimpegno unico. Davvero un peccato, ripeto, anche perché l'autore si sarebbe potuto risollevare da quello spirito decadente ("Scoop") che lo aveva regredito sotto il punto di vista scritturale e cinematografico.
Voto: 5-
Visto il 06/06/2021
Trama: Tre coppie completamente diverse decidono di trascorrere il fine settimana in una campagna sperduta nel New Jersey. Una delle coppie, formata dall'inventore Andrew e la moglie Adrian, rivela di essere in crisi, soprattutto nel momento in cui Andrew rivede Ariel, una sua vecchia fiamma.
Pregi: Allen fotografa perfettamente questo film, rendendoci partecipe di un'opera certamente minore, ma prevalentemente di costume. I colori naturali della pellicola affiorano nella natura e ci regalano uno spettacolo visivo pieno di ambientazioni splendide e ben rappresentate.
Difetti: "Una commedia sexy in una notte di mezza estate" è il primo passo falso di Woody Allen durante la sua carriera registica. Dopo essere riuscito nella propria realizzazione personale con opere assolute del cinema quali "Il Dormiglione", "Amore e Guerra", "Io e Annie" e "Manhattan", il nostro si blocca e decide di realizzare una commedia diversa, scanzonata, leggerissima e senza pretese che viene ideata, tra l'altro, in contemporanea con uno dei tanti capolavori del regista, ovvero "Zelig". Qui il nostro scrive dei personaggi e dei dialoghi molto acerbi, dando in pasto al pubblico probabilmente una delle commedie meno sincere del suo operato: uno dei tanti esempi che mi vengono in mente è proprio il personaggio di Allen, la cui maschera da imbranato - diversa da quella del solito vigliacco - gli da un'aura più spocchiosa e meno spiritosa del solito, facendocelo rendere antipatico in alcuni momenti. Tuttavia, come detto, siamo dinnanzi ad un film senza pretese che, nonostante ciò, riesce comunque a regalarci qualche risata in rari momenti. E inoltre, ci troviamo di fronte al primo film con co-protagonista Mia Farrow, il cui sodalizio con Allen durerà per quasi altri dieci anni, ovvero sino a "Mariti e Mogli", del 1991.
Voto: 5+
Visto il 07/06/2021
Trama: 1928. L'autore newyorkese David Shayne inizia a produrre una commedia. Quest'ultima, però, viene improvvisamente stravolta dal produttore Nick Valenti, un boss mafioso che gli permetterà la realizzazione di essa solo se accetterà un compromesso.
Pregi: Che meraviglia! Probabilmente si tratta di una delle opere più satiriche, graffianti e scenograficamente più perfette di Allen (soprattutto per quanto riguarda il contesto storico), il tutto condensato da un cast notevole e, quindi, da attori in gambissima: troviamo una magnifica Diane Wiest, che nell'edizione del 1995 degli Oscar vince il Premio per Migliore Attrice non Protagonista, ma anche un ottimo John Cusack, Joe Viterelli, Jennifer Tilly e un simpaticissimo Jim Broadbent. La struttura della sceneggiatura è molto particolare e delineata, ed essa mette in scena personaggi schizzinosi, superbi e intelligentemente fastidiosi: in particolare il personaggio della Wiest, che ha un fascino legato sentimentalmente ad una Norma Dormand dei suoi tempi, è forse il suo meglio riuscito nella carriera con Allen, assieme a quello di "Hannah e Le Sue Sorelle" e "Settembre", dove spicca particolarmente. Le dinamiche noir hanno un loro perché e sono costruite eccellentemente: dopo l'esperienza con il piccolo capolavoro "Crimini e Misfatti", il nostro Allen ha la meglio, realizzando un film all'altezza del suo operato, il che mi stupisce visto che non lo si sente spesso nominare, e che alcuni tendano a considerarla un'opera minore al pari di un "Criminali da Strapazzo"; pff.
Difetti: L'unico aspetto negativo che posso sollevare su un film come questo è la mancanza di battute memorabili o "sane": non fraintendentemi, si ride molto ma, rispetto ai precedenti e successivi film del regista, dove in alcuni sarà lo spirito comico di una battuta a padroneggiare nel contesto filmico (es. "La dea dell'amore"), qui la comicità è tenuta a bada, seppur al contempo in molti punti si dia spazio a gag interessanti, stuzzichevoli e goliardiche, che vanno in netto contrasto con l'atmosfera noir e seria ai termini del grottesco.
Voto: 8+
Visto il 08/06/2021
Trama: La numerosa famiglia di un bambino qualsiasi si sorprende per l'arrivo in casa di una principessa austriaca, dal lungo ed impronunciabile nome, che rinominano in seguito Uma, in onore di Uma Thurman.
Pregi: "Bah", "boh", "mah", "meh", "eh?".
Difetti: Signore e signori, ci troviamo di fronte alla bazzecola italiana-cinematografica del 2021! "Tutti per Uma" è uno dei film con la sceneggiatura, i dialoghi, i ruoli dei personaggi e la regia più disconnessi che abbia visto in tutta la mia vita in sala. Opera prima della regista Susy Laude, forse è meglio se quest'ultima tornasse a fare l'attrice, visto che con questo "film" ha creato un guaio dopo l'altro. A livello di regia vi è l'inettitudine suprema, dovuta ad una mal gestione della macchina da presa e delle inquadrature, gli attori sono sfruttati malissimo, in più le loro battute sono al limite dell'imbarazzante e, il fatto che il film debba essere una "fiaba odierna", ma che non ci riesca per nulla, rende totalmente inconcludente la storia e le sottotrame ad essa connesse, o meglio, disconnesse. Tuttavia, nonostante i gravissimi difetti tecnici riguardanti le tantissime forzature di un'opera degna di una nomination al Giffoni Film Festival, devo ammettere che ho riso. Ho riso, sì, ma amaramente e in maniera abbastanza incompresa,, goliardica e funeraria: da una parte ci stanno le pochissime gag di Sermonti e di Lillo che, sebbene non mi stia particolarmente simpatico, riesce a strapparmi qualche risata, dall'altra il nulla cosmico, una storia che nasce vecchia e troppo datata sin dal primo minuto di pellicola. Le fiabe odierne lasciatele fare a chi le sa fare, grazie.
Voto: 4-
Visto il 09/06/2021
Trama: Nana lavora in un negozio di dischi e aspira a diventare un'attrice. Avendo una relazione fallimentare con Paul, inizia a disperdersi nel mondo della prostituzione, venendone completamente trascinata e affascinata.
Pregi: "Questa è la mia vita" è uno dei ritratti più amari, melanconici e disperati della "Nouvelle Vague". Premetto che questo è il primo film di Godard che vedo e, devo essere sincero, mi ha spiazzato e non poco: suddiviso in dodici atti, il film illustra una regia anticonvenzionale, innovativa certamente per l'epoca (es. continue carrellate laterali / movimenti di macchina rapidi e descrittivi) considerando la scena iniziale del primo atto, che vede i protagonisti di spalle, cosa che andava e va "di traverso" allo spettatore medio. Lo struggimento emotivo, però, viene portato avanti dalle musiche di Michel Legrand, che col tema principale rompe materialmente e metaforicamente la continuità del contesto musicale e filmico, facendoci immergere in uno stato di ansia e paranoia unico, rapportato a quello della protagonista, interpretata da un'ottima Anna Karina. Il bianco e nero adottato in ambito fotografico, poi, è perfetto (con un'aura quasi bergmaniana): la fotografia, per nulla patinata e/o "violentata" da sovraesposizioni campate per aria - come accade spesso nel cinema odierno - è curata nei minimi dettagli e risulta essere l'elemento visivamente più energico del film.
Difetti: Nonostante duri poco più di ottanta minuti, il film ha un ritmo parecchio serrato, portato avanti dalla suddivisione in capitoli della storia. Seppur a primo impatto essi possano risultare disconnessi, in realtà il tutto ruota nell'evoluzione della protagonista che, da un punto all'altro, si ritrova cresciuta sia interiormente che esteriormente.
Voto: 8
Visto il 11/06/2021
Trama: Il terribile gangster Victor Costa è ricercato per omicidio dall'agente di polizia Jeanne che, contemporaneamente, sta facendo delle ricerche su un ladro di nome Nico. Jeanne non sa, però, che quest'ultimo ha un compagno di avventure che lo aiuta nelle sue imprese ovvero Dino, il gatto della figlia Zoé.
Pregi: Candidato come Miglior Film d'Animazione agli Oscar 2012, "Un Gatto a Parigi" è la dimostrazione di come una piccola storia possa fare grande una pellicola d'animazione del genere. Trama lineare e ben descritta, animazioni fluide e compatte, colori visivamente magnifici e colonna sonora sopraffina. Il film conserva anche due colpi di scena che rendono nota di alcuni momenti di follia, soprattutto nella parte finale.
Difetti: Avessero approfondito un po' di più le figure di Claudine, ovvero il secondo villain, e di Zoé avrei apprezzato di più.
Voto: 7 1/2
Visto il 12/06/2021
Trama: Il produttore Hal Jaeger da un incarico al famoso, ma dimenticato, regista Val Waxman, il quale dovrà girare un film ambizioso. Val ha avuto una relazione molto importante con l'attuale fidanzata di Hal, ovvero Ellie, e con lei dovrà condividere lo spazio sul set durante la realizzazione del film. Poco prima di iniziare le riprese, però, Val diventa cieco tutto d'un tratto.
Pregi: Non è la prima volta che Allen dirige un film dall'aspetto meta-cinematografico (es. "Stardust Memories", "Mariti e Mogli", "Harry a Pezzi"), ma diamine... ogni volta che lo fa, rimango sempre colpito da come e cosa possa uscire fuori. Il risultato di "Hollywood Ending" è differente dalle personali aspettative che avevo antecedentemente alla visione: visivamente spettacolare, con una fotografia coi fiocchi (nonostante ogni tanto vi sia qualche sfasatura con le luci, soprattutto ad inizio film), un cast notevole e, infine, una trama che combacia discretamente con il periodo scanzonato di Allen, che va da "La dea dell'amore" a "Melinda e Melinda", con eccezioni varie - il già citato "Harry a Pezzi", ma anche "Tutti dicono I Love You" e "Accordi e Disaccordi". Sicuramente non è stato facile impersonare un protagonista cieco, soprattutto perché si temeva che Allen potesse sfruttare l'occasione per ritornare alla mera comicità splapstick che ha contraddistinto il suo primo periodo filmico e, sebbene una buona parte di film accolga tale umorismo, dall'altra esso non si perde per nulla in congetture che possano raffreddare l'atmosfera, tantomeno la comicità stessa. Non meno importante, comunque, è la prova della sostanziale Tea Leoni, che ha dato davvero un ottimo contributo interpretativo, e credo che soltanto grazie a lei funzionino magnificamente due scene in particolare del film: una prima in cui Val riacquista la vista ed esprime il suo stupore ricoprendo di amore e complimenti Ellie - a parer mio la scena più commovente del film - e una seconda relativa al finale, che racchiude saggiamente lo spirito libero e creativo di Allen in quegli anni.
Difetti: Un difetto che ho notato è che forse il film tardi a introdurre le dinamiche che poi andranno a costituire il suo sviluppo, nonostante la prima mezz'ora di pellicola sia ben salda. Un altro fattore, minore rispetto a quello precedente, dei difetti è sicuramente il rapporto del protagonista col figlio Tony: poco approfondito, superficiale, buttato sul finale senza una reale partecipazione nelle vicende ma che, al contempo, come messa in scena riesce a risultare credibile fino ad un certo punto.
Voto: 8
Visto il 13/06/2021
Trama: Insoddisfatti della loro vita monotona, i quattro professori, amici e colleghi Tommy, Martin, Nikolaj e Peter si ritrovano a condividere la teoria di uno psichiatra secondo cui l'uomo sarebbe nato con un deficit che solo l'alcool può curare. Sebbene gli amici ci scherzino a primo impatto, il collega Martin - succube di una situazione relazionale e familiare fallimentare - coglie la palla al balzo per sperimentare.
Pregi: "Un altro giro", scritto e diretto dal regista danese Thomas Vinterberg, è un film notevole, intimista e parecchio profondo. Uno dei punti più alti, se non il più alto, è sicuramente la sottotrama del personaggio Martin, invigorito dalla grandissima interpretazione di Mads Mikkelsen, che nonostante lavori per una buona parte di mimica facciale, riesce lo stesso a tralasciare un eccellente lavoro, che rende tantissimo la sua serialità nel ruolo da egli interpretato. Il film ha un reparto visivo stupendo, con una fotografia limpida e che risplende nei suoi colori saturi e vitali, e infine delle scenografie e ambientazioni carinissime. Ho molto apprezzato anche, grazie all'ottimo montaggio, la scelta di inserire delle didascalie che fanno quasi il verso ai film muti e che - quelle poche volte che spuntano sullo schermo - lasciano un senso di apatia e disillusione, ma anche di descrizione e sottolineatura circa dei momenti particolarmente più importanti della pellicola, molto trasportata in essi.
Difetti: Il primo tempo è incredibilmente più coinvolgente, spietato e scorrevole del secondo, che sebbene ci regali momenti registicamente e narrativamente molto alti, risulta leggermente sottotono per la mancanza di quell'esplosione emotiva iniziale che aveva coinvolto l'introduzione.
Voto: 8
Visto il 14/06/2021
Trama: Danielle è una studentessa del liceo che lavora come babysitter. Un giorno viene invitata ad un funerale, ma qui ritrova sia il suo compagno di giochi - in termini strettamente sessuali - Max, accompagnato dalla moglie e dalla figlia neonata, sia la sua ex fidanzata Maya.
Pregi: "Shiva Baby" è un gioiellino low-budget che andrebbe visto anche solo per il suo coraggio, in termini registici e scritturali. Opera prima della regista Emma Seligman, siamo dinnanzi ad un film discreto che, nella sua imperfezione, riesce lo stesso a risultare godibile, ansioso e particolare in una serie di punti. Le tematiche affrontate rimandano al senso di claustrofobia e oppressione provato dalla protagonista Danielle, interpretata da una bravissima e convincente Rachel Sennott, portatissima per la parte. La colonna sonora ogni tanto da il meglio di sé e riesce a rispecchiare certe sensazioni di disagio, risultando quindi di spicco e anche di notevole interesse. La regia della Seligman è ottima: c'è una cura maniacale per i primissimi piani, la cui messa in scena risulta caratteristica e longeva ai fini della trama, ma anche per alcuni long take a cui la regista ci abitua durante il corso della storia.
Difetti: A mio malgrado, questo esordio registico riserva alcuni difetti che personalmente non avrei voluto vedere in un'opera prima, ma che evidentemente ci sono e sembrano un po' evidenti. Innanzitutto, il film barcolla su se stesso durante il secondo atto, dimostrando un attaccamento morboso per l'ambiente che lo circonda, in particolare per la location principale in cui molti dei personaggi presenti si ritrova. La tematica LGBT, che in parte ha pubblicizzato l'opera, passa molto in secondo piano, risultando quasi irrilevante, come nulla fosse. Inoltre, sembra che il finale sia campato per aria, gestito poco bene ed inconcludente, poiché non porta a dei risvolti particolarmente innovativi, ma che chiude in maniera un po' forzata la storia e le sue sottotrame, queste ultime non del tutto chiuse (es. Max e sua moglie).
Voto: 7-
Visto il 15/06/2021
Trama: Un gruppo di comici deve preparare in una sera uno spettacolo di stand-up comedy per fare bella figura sul capo di un'agenzia di comici.
Pregi: Tralasciando qualche inquadratura ben curata, nulla da dire in ambito registico e narrativo. Ogni tanto si ride, ma proprio ogni tanto.
Difetti: "Comedians" è un film senza capo né coda. Ispirato dall'omonima piece teatrale di Trevor Griffiths e in parte dal secondo lungometraggio diretto dallo stesso Salvatores, "Kamikazen" del 1988, siamo dinnanzi ad un'opera anti-cinematografica, dove nulla è interessante, nemmeno il coinvolgimento emotivo che qui sembra inesistente. In ambito recitativo si salva esclusivamente Natalino Balasso che però, nonostante la sua bravura, riempie un'intera scena con i suoi discorsi astrusi e dilungati, al contrario degli altri attori che cercano di sostenersi con delle gag assolutamente non divertenti. Il personaggio di Giulio Pranno è sicuramente il peggiore: incompreso letteralmente, poiché ha una storia aggrovigliata che viene a galla solo verso fine film e che non porta a nessun risvolto di trama neanche con una pistola puntata alle tempie.
Voto: 4-
Visto il 16/06/2021
Trama: Lo stato europeo della Freedonia sta subendo un radicale cambiamento. Il motivo? Per via di un compromesso economico, è stato appena eletto il nuovo e provocatore capo di governo Rufus Firefly, con cui la Freedonia cade in un groviglio che la porta paradossalmente ad una guerra lampo contro lo stato nemico Sylvania.
Pregi: Incredibile, meraviglioso e adorabile. Cosa dire riguardo uno dei film più conosciuti del gruppo di comici Fratelli Marx? E' la prima volta che vedo un loro film e devo ammettere di essere rimasto folgorato dalla dinamicità dei tempi comici e delle gag loro in generale, di cui ricordo assolutamente quella dello specchio, quale verrà continuamente citata nella settima arte negli anni a venire. Potremmo considerare "La guerra lampo dei Fratelli Marx" come un film di transizione tra il cinema delle origini e quello classico, tutto ciò per via della recitazione pantomima che va a scontrarsi con la dinamicità di due tipi di linguaggi più edulcorati ovvero quello registico, formato da inquadrature rapide e frenetiche, e quello umoristico, basato su battute fredde, secche e molto d'impatto. Non me ne vogliate, ma il mio preferito fra i fratelli è e resta Groucho: non so perché, ma tra loro lo reputo il più interessante, quello più di spicco e col personaggio meglio costruito. Il bello di vedere un film con protagonista un gruppo simile è proprio vederlo in scena per carpire il proprio modo di vedere ed intendere la satira - qui trattata divinamente - verso la guerra e le istituzioni.
Difetti: La coppia comica dei personaggi di Chico e Harpo Marx è simpatica e funziona molto, ma ogni tanto le gag che ambedue riservano si prolungano un po', togliendo spazio alla trama.
Voto: 7 1/2
Visto il 18/06/2021
Trama: Anni 40', Queens. Joel è un ragazzino che vive in un periodo in cui la radio risente di una certa influenza culturale. La zia Bea è in continua ricerca dell'anima gemella, mentre Sally - che lavora in un night club - viene rapita da un mafioso che, in cambio della sua libertà, comincia a farla lavorare alla radio come cantante di spot pubblicitari.
Pregi: Nostalgia, scuola, primi amori, lavoro, crisi esistenziali, violenza fisica e musica. Queste sono le parole chiave per cominciare a vedere "Radio Days", uno dei tanti piccoli capolavori del regista che, in questo caso, riversa in pellicola il suo amore viscerale per la musica jazz, condita a sua volta da melodie spagnole e con influenze easy listening. Chi ha letto "A proposito di niente", libro autobiografico del regista, sa a priori che l'aspetto apparentemente autobiografico dell'opera sembra essere ripresa dall'immaginario collettivo di Allen, che da un senso quasi unico di famiglia, affetto ma anche di terrore e tristezza. Il tutto viene condensato dalla presenza di una sequela di attori e attrici micidiali e perfetti per i loro ruoli: ritroviamo un sagace Jeff Daniels, di cui ricordo lo splendido lavoro fatto nel precedente "La Rosa Purpurea nel Cairo", ma anche la fantastica Dianne Wiest, il mitico Wallace Shawn e una Mia Farrow impressionante. Impressionante perché questo ruolo, assieme a quello inusuale ma convincente di "Broadway Danny Rose", lo trovo il suo migliore proprio per la spontaneità, efficacia e congruenza del personaggio con l'attrice. Che dire poi della bellissima, seppur breve, presenza della splendida e intramontabile Diane Keaton, che qui sembra rievocare il brivido provato nella performance di "Seems Like Old Times" in "Io e Annie"? Tanto amore e rispetto per questa donna, solo questo.
Difetti: L'unica cosa che mi sento di dire riguardo questo film è l'impatto iniziale incredibilmente "amarcordiano". Essendo un film che si basa più sulle storie dei personaggi che sulla trama in sé - perlomeno nel primo atto - ho trovato questa scelta un po' strana, nonostante poi Allen si riprenda in seguito nello svolgersi della storia, che va alla lunga per il meglio.
Voto: 8+
Visto il 18/06/2021
Trama: Barry Egan è un imprenditore nevrotico. Avendo sette sorelle, egli è cresciuto con una mentalità che lo ha portato all'insicurezza totale sia per sé stesso che per tutti gli altri che gli stanno attorno. Un giorno prova a sfogarsi facendo una chiamata erotica ma, dopo uno scivolone improvviso, decide di metterci una pietra sopra, prestando più attenzione ad una donna che la sorella Elizabeth gli presenta sul posto di lavoro, ovvero Lena.
Pregi: Io davvero non so che cosa dire. Dire di essere stato travolto durante la visione è riduttivo, così come è riduttivo affermare che "Ubriaco d'amore" sia un'innocente commedia romantica. Quello di Paul Thomas Anderson è cinema puro, d'espressione e totalmente legato a degli stilemi di natura kubrickiana - potremmo dire: sono sicuro che se mi approfondisco un regista del genere, sicuramente me ne innamoro più del previsto. Ho considerato fondamentale l'apparenza legata alla casualità del cast, che vede come protagonista un disinvolto, seppur convintissimo, Adam Sandler che qui interpreta il ruolo migliore di tutta la sua carriera... nulla da aggiungere, e devo ammettere che mi ha trasmesso molto. Per non parlare dell'azzeccatissimo ruolo per Philip Seymour Hoffman, il cui carisma spicca più di ogni altra cosa. Però, la cosa che più mi ha colpito di tutto il film è la tristezza emanata tramite le gestualità teoriche e tecniche: tralasciando la schizofrenia di certe inquadrature, che cercano in tutti i modi di far risaltare l'anomalia del disagio sociale ed esistenzialista presente nel personaggio protagonista, ci sono attimi in cui il film spicca il volo grazie ad alcune immagini cosmiche - letterali e non - che prendono di rado il sopravvento, e che illustrano una personalissima poetica innata da parte del regista, che non banalizza per niente la validità dei sentimenti, rendendo questa commedia una delle più belle, visionarie e studiate dei primi anni 2000'.
Difetti: Anche se non sono sicuro del fatto che la scelta di tale contrasto sia autoriale, penso che la sovraesposizione delle immagini riprese, che tende a bruciare alcuni ripiani delle inquadrature, sia il difetto più facilmente riscontrabile che possa evidenziare.
Voto: 8
Visto il 19/06/2021
Trama: Lee è uno scrittore in bilico tra due sogni ovvero scrivere sceneggiature per vivere e scrivere un romanzo per realizzarsi. Il primo di questi è più accessibile e infatti il nostro descrive i suoi rapporti sentimentali e sociali tramite una serie di incontri con vip e non.
Pregi: Dopo aver realizzato quel piccolo capolavoro che è "Harry a Pezzi", Allen allestisce una delle messe in scena più precise, articolate e funzionali della sua carriera, difatti "Celebrity" vince parallelamente sul piano estetico, dimostrando una grandissima padronanza della fotografia - non a caso ritroviamo Sven Nykvist, celebre direttore della fotografia di molti film di Bergman - ma anche delle scenografie e delle ambientazioni. La presenza di celebrità (appunto) come Kenneth Branagh, Melanie Griffith, Winona Ryder, Charlize Theron e Leonardo DiCaprio non può esser altro che la raffigurazione visiva di un'eiaculazione, per quanto la goduria sia alle stelle.
Difetti: "Celebrity" fallisce nel momento in cui si rifà ad un certo tipo di cinema, ovvero quello tipicamente felliniano. Se la prima parte di film è completamente pervasa da un linguaggio personale, e quindi riconosciuto, del regista - che rende il primo tempo molto autoriale - la seconda si lascia andare e si dilunga come non mai, facendo confusione nei dialoghi, distorcendosi e risultando a mio malgrado parecchio insapore. Il motivo di ciò è sicuramente derivato da una scrittura piatta, che viene portata avanti da interpreti che vanno in forte contrasto con i ruoli alleniani stessi, basti pensare all'imbarazzante scena di come si fa un pompino che, fortunatamente, finisce nel modo in cui l'Allen dei primi tempi l'avrebbe fatta finire, ovvero a mo' di battuta slapstick. Come capiterà in seguito con Will Ferrell in "Melinda e Melinda", anche qui Allen non fa un granché per quanto riguarda il suo alter ego, impersonato dal simil don giovanni che è Branagh, fisicamente opposto al tipico personaggio alleniano, non per questo da buttare anzi.
Voto: 5 1/2
150a ANALISI:
Visto il 20/06/2021
Trama: Italia, anni 60'. Luca è un mostro marino che vive nei bassifondi della Liguria: un giorno incontra Alberto, un suo coetaneo che lo porta alla superficie. Grazie ad Alberto, Luca non solo scopre un mondo che disconosceva, ovvero quello degli umani, ma anche di potersi mutare in umano.
Pregi: Enrico Casarosa ha fatto davvero un ottimo lavoro. Con questo "Luca", ha finalmente reso omaggio ad un ambiente più che italiano, risaltando la naturalezza delle ambientazioni che vanno, di conseguenza, a scontrarsi (in positivo) con l'immaginario fantastico del film. Il regista è noto per essere lo storyboard artist di alcuni lungometraggi animati, datati Pixar e Blue Sky Studios, fra i più popolari degli ultimi vent'anni, per cui menziono assolutamente il primo film de "L'Era Glaciale", i due degli "Gli Incredibili" e dei primi due "Cars", e infine "Up" e "Ratatouille". Con una carriera così espansa altro non poteva uscire se non un grande film: il character design è probabilmente il pregio che più spicca all'interno di questo film, proprio per via della sua personalizzazione e della bellezza che sprigiona durante ogni animazione. Non dimentichiamo, poi, la suadente e sublime colonna sonora firmata da Dan Romer, che allestisce un comparto molto preimpostato, ma che al contempo si distacca dalle precedenti produzioni Pixar per via di un effetto nostrano molto palese, non a caso vengono inseriti molti brani noti degli anni 50'/60': sentiamo Mina, Gianni Morandi, il Quartetto Cetra, Rita Pavone e persino Edoardo Bennato che, sebbene possa risultare un po' fuori luogo, rientra perfettamente nel contesto.
Difetti: I film Pixar devono fare un grosso passo in avanti. La sceneggiatura non è per nulla male, ma sarebbe più carino - e soprattutto innovativo - dare spazio a nuovi orizzonti per non cadere in certe banalità di stampo disneyano e, dunque, per evitare di continuare a fare i regressisti persino in ambito animato. Fortunatamente non ci troviamo a che fare con le solite e scontate principesse, ma il nemico da sconfiggere qui presente dopo un po' diventa un concetto ripetitivo. Non è un problema che vale solo per "Luca", anzi. Tuttavia, il film è strepitoso e rende nota alle grandi qualità visive, come sempre, della Pixar che continua a rivelarsi come una delle migliori case di produzione in circolazione.
Voto: 7 1/2
Visto il 21/06/2021
Trama: Un vecchio copista narra la storia di un oratorio trasformatosi in un auditorium. Qui vengono a fare le prove un gruppo di musicisti che, accompagnati da un irritante direttore d'orchestra, vengono intervistati dalla televisione in maniera documentativa riguardo il loro legame con lo strumento che suonano.
Pregi: Passati tre anni da "Il Casanova", Fellini allestisce una moltitudine di immagini che si distaccano nettamente dal suo cinema, sia per la durata stessa del film (un'ora e dieci minuti), sia per le tematiche trattate. Troviamo un regista politicamente più aperto e paradossalmente ermetico che - sebbene l'opera sia stata destinata al piccolo schermo - riesce a far uscire un lungometraggio dignitoso, risaltando ciascuna delle storie (o sottotrame) dei personaggi, e rinvigorendo la trama con uno spirito ribelle, tipico del sessantotto, che va a compensare gli ultimi venti minuti anarchici di pellicola. Inoltre, tutto si può dire del film tranne che la sua colonna sonora, firmata da Nino Rota, sia inascoltabile.
Difetti: Fellini stesso definì questo "Prova d'orchestra" un filmetto e personalmente sono d'accordo. Il motivo? Credo che un buon 50/60 % delle scene abbia un ritmo molto lento, quasi macchinoso e che i dialoghi - tipici della scrittura felliniana - non riescano a risultare importanti, fondamentali o retrospettivi, bensì banali, stupidi e dimenticabili. Fortunatamente il finale si salva, dimostrando le doti registiche di Fellini che riesce ad incupire un'opera minore senza troppe sbavature.
Voto: 6+
Visto il 22/06/2021
Trama: Kun è un bambino di quattro anni che assiste finalmente alla nascita della piccola Mirai. Il padre e la madre, dunque, non gli danno più particolari attenzioni e, di conseguenza, si sente allontanato. Improvvisamente, nel giardino di casa sua, Kun viene a conoscenza di alcune presenze, apparentemente indesiderate, che gli serviranno a capire meglio il rapporto con la sua famiglia.
Pregi: "Mirai" ha una sua poesia, di natura. Scritto e diretto dal regista Mamoru Hosoda per lo studio Chizu, il film è stato candidato agli Oscar 2019 come Miglior Film d'Animazione e vanta lungimiranti animazioni, una storia carina - per nulla banale - e un sottotesto molto cupo, trattato incredibilmente bene. Il tema della fanciullezza è trattato sapientemente: il personaggio di Kun è fastidioso, egoista e immaturo ma lo capiamo proprio perché è un bambino e non riesce a sopportare l'enorme gelosia nei confronti di Mirai, considerata la nuova arrivata. Quest'ultimo è un personaggio ammirevole che, nella sua parte adulta, si rivela essere ancora più interessante e audace del protagonista stesso, tanto da sembrare una guida per egli.
Difetti: Purtroppo "Mirai" soffre del fenomeno del filler, elemento narrativo che fa da riempitivo per una buona parte della trama, il che non da una particolare valenza a certe scene e, quindi, finisce per risultare fine a se stesso in alcuni punti. Un esempio è la scena molto prolungata di Kun che vede per la prima volta il bisnonno in moto, seguita dalla scena in stazione.
Voto: 7
Visto il 24/06/2021
Trama: Henry Roth è un veterinario che incontra, casualmente un giorno in una tavola calda alle Hawaii, un'insegnante di nome Lucy che soffre di una grave forma di amnesia, derivata da un incidente stradale, che la porta a dimenticare tutto e a ripetere la stessa giornata.
Pregi: Non ne vedo tanti in giro per il film.
Difetti: "50 volte il primo bacio" è una commedia banalissima che ha sin da subito un palese difetto di scrittura che potrebbe smontarla in un secondo. Lo stilema della "giornata ripetitiva" è stato introdotto alle masse con il film "Ricomincio da capo", che ha portato alla nascita di varie commedie di serie B che hanno ulteriormente distrutto tale concetto, per via di una ridondanza di fondo che ne ammaliava la forma (basti pensare al recente "Auguri per la tua morte"). Qui, se non fosse stato per il simpatico - anche se non troppo - Adam Sandler, non avrei per nulla continuato la visione fin troppo lenta di questo film, che cerca in continuazione di arrampicarsi sugli specchi pur di cercare una soluzione o delle alternative. Difatti, il finale parla da sé e fortunatamente non poteva finire in altro modo: avessero messo un happy ending a caso, avrei urlato al "ridicolo" e al politicamente corretto. Tralasciamo poi il comparto comico, costellato da battute insensate, volgarotte e da "barzelletta", battute che altro non si meritano se non lunghi secondi di silenzio, grilli in sottofondo e palle di pelo che rotolano nel grande deserto che è la sceneggiatura di questo film.
Voto: 4
Visto il 26/06/2021
Trama: La vita monotona di Hutch prende una svolta durante una rapina notturna che, fortunatamente, non ha un risvolto spiacevole. Hutch viene preso dall'adrenalina e comincia a fare a pugni con i "nemici della società", arrivando a scontrarsi con un trafficante di droga.
Pregi: Qualche movimento di macchina gestito bene, la scena di violenza sul bus e la presenza demenziale, e paradossalmente incredibile, di Christopher Lloyd.
Difetti: Prodotto da Tobey Maguire, "Io Sono Nessuno" è l'ennesimo prodotto cinematografico con il protagonista duro e - in questo caso - reazionario che mette in mostra i cazzotti e le armi da fuoco per la beltà del pubblico medio. La storia e la regia sono più piatte di un tavolo da ping pong, il montaggio è troppo veloce e fastidioso in certi punti, il protagonista e i personaggi secondari sono assurdamente noiosi e, dopo un po', il film stesso crolla dalle sue stesse radici e decide di autocelebrarsi mettendo i dialoghi, e la possibilità di un risvolto finale interessante, in secondo piano ed evidenziando le scene cruente che, a mio modesto parere, perdono di qualità subito dopo la prima vera scena di violenza, ovvero quella sul bus che reputo la più geniale di tutto il film (vorrei anche dire che ci sia qualcosa di "kickassiano", ma forse sto esagerando). Ridicola, poi, la scelta di inserire il solito contrasto tra una musica allegra con una scena che va in completa contrapposizione: non è neanche questione di originalità, ma la nonchalance con la quale viene eccessivamente ripetuto tale gesto lo rendono fondamentalmente prevedibile e banale.
Voto: 4
Visto il 27/06/2021
Trama: L'oscuro signore di Mordor, Sauron, realizza una ventina d'anelli, di cui uno quello assoluto - ovvero l'Unico Anello. Chi lo possiede diventa invincibile, potente ma anche irrecuperabilmente pazzo. Col passare del tempo, l'anello viene ereditato di secoli in secoli da più individui, fino ad arrivare nelle mani di Bilbo Baggins, un hobbit della Contea che, dopo i festeggiamenti del suo compleanno, rivela al nipote Frodo che il saggio Gandalf, suo amico, gli ha consigliato di abbandonare il possesso dell'anello per affidarlo allo stesso Frodo: quest'ultimo, accompagnato dagli amici Sam, Pipino e Merry, dovrà condurre un viaggio per andare a bruciarlo nel Monte Fato, trovatosi nella terra di Mordor.
Pregi: Il "Signore degli Anelli" di Bakshi è uno dei film d'animazione che più mi è interessato conoscere nel profondo. Tra gli animatori di questa perla troviamo un giovanissimo Tim Burton, che aiuta nella realizzazione di quest'opera bizzarra che riesce, con tutta la buona volontà del mondo, a ricostruire il mondo immaginario e fantastico di J.R.R. Tolkien e (probabilmente) penso che sia stato di ispirazione per la trilogia firmata da Peter Jackson, che ha avuto effettivamente molto più successo e clamore rispetto a questo film, il cui finale fa presagire un sequel, purtroppo mai realizzato per via dell'insuccesso del film alla sua uscita.
Difetti: Questo lungometraggio animato si distacca complessivamente dall'immaginario satirico di Bakshi, poiché tocca tematiche prevalentemente fantasy, e infatti penso che in certi punti il film sia limitato. Già raccontare in due ore metà della trama di Tolkien non è un'impresa facile - e per questo si apprezza lo sforzo - ma credo che una buona parte di scene di guerra avrebbe potuto servire per l'arricchimento del racconto, o per un suo probabile sviluppo.
Voto: 6
Visto il 28/06/2021
Trama: Joe è una ninfomane che decide di raccontare gran parte della sua vita a Seligman, un uomo che, avendola vista sanguinante e in fin di vita in un vicolo, ha avuto il buon gusto di soccorrerla. Sin dall'età di due anni, infatti, la piccola Joe è sempre stata affascinata dal corpo umano e, in particolar modo, dai genitali: da qui fino alla perdita della verginità in età adolescenziale, per poi arrivare a fare gare sessuali con l'amica Betty.
Pregi: Primo capitolo dell'omonima duologia, "Nymphomaniac" tratta la controversa tematica dell'ipersessualità dal punto di vista di una donna. L'idea di base non è male, anzi è gestita discretamente, e - infatti - il regista Lars Von Trier ci regala momenti magici, contornati da scene crude e a talvolta fascinosamente sensuali; insomma, ci sa fare con il sesso a livello cinematografico. In questo primo capitolo abbiamo la prima apparizione cinematografica dell'attrice Stacy Martin, che impersona la protagonista da giovane, Charlotte Gainsbourg, un sorprendente Shia LaBeouf, una marginale Uma Thurman e un'altra sequela di attori e attrici che rendono grande - fin ad un certo punto - questo film. Come avrete intuito le scene di sesso sono il punto più alto della pellicola: con tali scene, Von Trier riesce a descrivere sia la passione di fondo che, paradossalmente, l'agonia con la quale Joe è costretta a vivere.
Difetti: Che "Nymphomaniac" sia un film provocatorio nessuno ci mette mano. Il problema di film come questi è il sapersi facilmente disperdere con poco: dopo un'ora salda e per nulla stancante, il film abbandona quell'aspetto carnale, micidiale, sferzante e incredibilmente coinvolgente che aveva partorito nel primo tempo, lasciando spazio ad una sequela di situazioni melò poco originali, e ogni tanto sconclusionate, durante il secondo. Tuttavia, tali scene non sono scritte per nulla in maniera banale o superficiale e lasciano un enorme spazio allo sviluppo dei personaggi, i quali arricchiscono di gran lunga la storia.
Voto: 6 1/2
Visto il 30/06/2021
Trama: Il regista Woody Allen compra i diritti di un film giapponese, parodia dei film di spionaggio. Lo scopo dell'autore è quello di decostruire la struttura filmico/scritturale del film originale, rendendolo un'innocua commedia in cui il protagonista è alla ricerca disperata di una ricetta che gli è stata precedentemente rubata.
Pregi: Con "Che fai, rubi?" termina il mio viaggio nella filmografia alleniana. Mi sono detto "finiamo dove tutto è iniziato". E' ironico vedere come il primo film di Allen sia autoreferenziale, critico e talvolta satirico nei confronti dello stesso sistema cinematografico che lo produce: basti pensare alla scena di nudo a inizio film che viene ricoperta da scritte che censurano la "qualità" dell'immagine.
Difetti: Nonostante si tratti di un debutto cinematografico - anche se la prima apparizione di Allen sul grande schermo la si vede in primo luogo nel film "Ciao Pussycat", che aveva scritto e interpretato nel 1966 - e nonostante una discreta verve dello stesso autore nei confronti della goliardia che il film esprime, "Che fai, rubi?" si rivela sin da subito un film stanco, datato, relegato strettamente alla sua epoca e noioso in una maniera più unica che rara. Forse si tratta del film più noioso del nostro, proprio perché non diretto da lui. Andare a stampare in faccia al pubblico (che apprezzò il film all'uscita) una sequela di situazioni casuali e sgangherate può andar bene per uno sketch di cinque minuti a teatro, ma un'ora e un quarto sul grande schermo, lasciatemelo dire, è una noia mortale. Gli intermezzi in cui spuntano Allen e l'intervistatore, che sarebbero due, sono i momenti più memorabili del film che, oltre ai vari difetti elencati, è soprattutto dimenticabile, perché i vari tagli assunti nel montaggio circa le scene da ricostruire non fanno altro che confondere lo spettatore, che già di per sé non ha una trama da seguire. E' davvero un peccato, perché la base teorica su cui si fondava la sinossi del film era anche interessante da trasporre al cinema, di meno il suo portamento tecnico-pratico. Ultima nota: il finale, che vede Allen disteso su un divano con una modella giapponese intenta a spogliarsi, è la raffigurazione metaforica di "Che fai, rubi?": svogliato, pacchiano, superficiale, pigro, stolto e ignorante ma, nonostante l'incredulità, sa di esserlo e su ciò costruisce la sua breve e inconcludente storia.
Voto: 4
Visto il 02/07/2021
Trama: La famiglia Abbott, che è stata antecedentemente attaccata da alcune creature mostruose, vive ancora nel silenzio ma scopre che c'è qualcuno fuori pronto ad aiutarli.
Pregi: John Krasinski è un regista moderno e molto intrigante dal punto di vista tecnico. In questo sequel di "A Quiet Place" - film che vedeva delle dinamiche thriller mischiarsi con il genere fantascientifico/horror - il nostro da il meglio con delle carrellate laterali notevoli, inquadrature mozzafiato, movimenti frequenti di camera a mano, interpretazioni magistrali e leggermente più pompose rispetto al primo, ma sempre gradevoli. In termini di trama, è molto carino il pretesto per cui certi personaggi (giustamente) si evolvano: basti pensare all'ormai non più bambina Millie Simmonds, il cui ruolo diventa molto più rilevante qui che nel primo film.
Difetti: "A Quiet Place II" non è perfetto. In molti punti - soprattutto nel secondo tempo - il film è costernato dall'abuso immotivato di jumpscare, il che va in completo contrasto con l'ideologia del primo film, quale aveva una suspense di suo che non si limitava a quel tipo di suoni fatti esclusivamente per "far saltare" o "sussultare" lo spettatore dalla sedia. Inoltre, noto che un ruolo molto limitato sia quello di Emily Blunt: se del primo film ci ricordiamo la famosa scena del parto (probabilmente una delle migliori di tutto il film), qui ricordiamo quello di una madre costretta in tutto e per tutto a proteggere i suoi figli, ma questa limitazione la porta ad avere azioni meno memorabili rispetto al film precedente.
Voto: 6 1/2
Visto il 03/07/2021
Trama: Il documentario racconta di un certo tipo di narrazione cinematografica che coinvolge e vede la Sicilia, assieme i suoi personaggi più caratteristici, come protagonista.
Pregi: Vediamo Mastroianni, Volonté, Sordi, Giannini, Allen, Pacino, Brando, Keaton, Vitti, Melato e molti altri nello stesso documentario - e questo può essere considerato un perfetto pretesto per iniziare a vedere questo lungimirante documentario! Nel pieno del suo periodo più noto, ovvero quello post-"Nuovo Cinema Paradiso", Giuseppe Tornatore propone la scrittura e la direzione di quest'opera particolarmente impegnata, che mette in mostra un'ottima abilità del montaggio, quest'ultimo realizzato sapientemente da Massimo Quaglia. E' stato parecchio esaustivo, inoltre, vedere il film restaurato alla 67esima edizione del Taormina Film Festival, che ha visto in collegamento lo stesso Tornatore, il quale ha rilasciato un'elegante e simpatica intervista.
Difetti: Purtroppo dopo un tot il film rivela una pesantezza di fondo derivata dall'eccessiva durata dei capitoli, questi ultimi suddivisi in quattordici.
Voto: 7
Visto il 04/07/2021
Trama: Alice è una farmacista parigina con la fissa di Woody Allen. Guarda i suoi film sin da quando è piccina e cresce con i suoi insegnamenti: incurante riguardo la sessualità e le relazioni amorose, un giorno incontra due uomini che le fanno la corte, ovvero Victor e Vincent.
Pregi: La regista francese Sophie Lellouche scrive e dirige questo lungometraggio di neanche ottanta minuti che omaggia il cinema alleniano. Vengono citati dialoghi e scene inerenti a "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere)", "Match Point", "Pallottole su Broadway", "Misterioso Omicidio a Manhattan", "Prendi i Soldi e Scappa" e molti altri titoli ancora. Insomma, si vede che la regista è un'appassionata del cinema del regista che va ad omaggiare, e il fatto che lo stesso Allen vi abbia partecipato dovrebbe essere considerato un onore.
Difetti: Tralasciando l'omaggio fine a se stesso, del film rimane ben poco se non un'innocua commedia sentimentale che poco ha a che fare, sotto certi aspetti, con un certo tipo di cinema autoriale. Ci sono risvolti di trama che personalmente reputo insensati, uno dei quali davvero il più demenziale: nel momento in cui la protagonista realizza che nella vita si possa cambiare, abbandona momentaneamente gli standard e i modus operandi alleniani con le quali è cresciuta, e ciò fa perdere di credibilità non solo il personaggio, ma la sua intera trama. L'happy ending era abbastanza prevedibile, ma il come è stato gestito - con tanto di Allen che passa e saluta - devo ammettere che mi ha divertito, ma solo perché è lui e perché era calzante in quel momento. Per il resto, ripeto, nulla rimane se non una sorta di situation comedy per nulla innovativa, il cui unico espediente è lo stesso Allen, che viene eccessivamente e inutilmente mitizzato.
Voto: 5-
Visto il 05/07/2021
Trama: Hinako è una nuotatrice di surf che, un giorno, incontra un pompiere di nome Minato, di cui si innamora a prima vista. Purtroppo Minato subisce un incidente in mare che gli causa la morte: in realtà Hinako non sa che, cantando la canzone con cui lo ha conosciuto, può rievocare sotto forma acquatica lo spirito di Minato.
Pregi: Prodotto dalla Science Saru, "Ride your wave" è il quarto lungometraggio del regista, sceneggiatore e animatore giapponese Masaaki Yuasa, che qui inscena una storia con personaggi molto simpatici - seppur non tutti - e con una trama ben strutturata. Carina la colonna sonora, quale riserva un forte impatto emotivo presso lo spettatore.
Difetti: "Ride your wave" parte spedito ma difficilmente decolla. La trama in sé non sarebbe affatto male, se non fosse per il fatto che il regista abbia - a quanto pare - già sfruttato alcuni espedienti di trama in precedenti film, una cosa che ricorda molto il lavoro fatto da Makoto Shinkai per "Your Name". Questo è anche il film dove appare uno dei personaggi con il carattere più fastidioso mai apparso in un lungometraggio anime, ovvero quello della sorella di Minato: un personaggio facilmente odioso, spregevole e di cui trovo totalmente casuale e campato per aria il cambiamento emotivo durante la seconda parte di film, quest'ultima poco sviluppata e fin troppo macchinosa rispetto alla prima, a sua volta più scorrevole e guardabile.
Voto: 6-
Visto il 07/07/2021
Trama: Natasha Romanoff, in arte Black Widow, fa parte degli Avengers. La domanda è: com'era la sua vita prima di far parte del gruppo di supereroi più famoso al mondo? Semplicemente ella era all'interno del corpo di polizia russo KGB, assieme alla sorellastra Yelena e, dopo ben ventuno anni da quegli eventi, si ritrova improvvisamente da sola e in preda a nuovi pericoli.
Pregi: "Black Widow" parrebbe essere l'ultimo film del MCU con la presenza di Scarlett Johansson. Effettivamente vedere un'attrice molto brava e fin troppo portata come lei continuare a fare la supereroina per anni e anni - così come gli altri - stava diventando abbastanza ridicolo. Il film si propone come semplice e innocuo intrattenimento filmico che si distacca fortemente dalle atmosfere intense e cruente di "Endgame".
Difetti: Inizia a carburare molto lentamente questo "Black Widow", ma il suo problema più riconducibile è la non credibilità delle scene d'azione. Che il personaggio protagonista non sia una vera e propria supereroina lo abbiamo capito, ma vederla incappare in continui incidenti mortali, esagerati e forzatissimi non fa altro che annoiare lo spettatore, visto che egli stesso non ci crede più. Un altro difetto che possiamo riscontrare è la continuità: ho trovato orrendi una buona parte degli stacchi effettuati nel montaggio, stacchi che evidenziano problemi di regia e di messa in scena non da meno. Come se non bastasse, il film cerca di inserire dei drama di fondo che alla fine risulteranno inconcludenti, così come la storia e il suo essere autoconclusiva, con tanto di scena post-credit che fa presagire un sequel collegato con la serie televisiva su Occhio di Falco. Mamma mia, se si continua così non si potrà più vedere nulla collegato a questo universo cinematografico che, a mio avviso, ha già dato il suo meglio e comincia a scemare.
Voto: 5
Visto il 09/07/2021
Trama: 1916, San Pietroburgo. La dinastia Romanov riceve una maledizione dal temibile Rasputin, il quale suscita sia l'esplosione della Rivoluzione Russa che, allo stesso tempo, la scomparsa della principessa Anastasia, nipote dell'imperatrice Maria Fedorovna. A distanza di dieci anni, non ricordandosi più dei fatti accaduti in passato, Anastasia - sotto lo pseudonimo di Anya - incontra Dimitri e Vlad, due truffatori in cerca di una sosia della vera principessa Anastasia, e con loro viaggia a Parigi per incontrare l'imperatrice Fedorovna.
Pregi: Visivamente parlando, questo "Anastasia" diretto da Don Bluth, è un film indubbiamente bello, e riserva nelle animazioni delle caratteristiche particolari ovvero la vivacità e nitidezza dei colori, la spettacolarità degli scenari e il modesto character design.
Difetti: Che non sia un film disneyano non è che me ne fossi tanto reso conto, vista la presenza smisurata di canzoni, degli innumerevoli cliché della protagonista e della storia parecchio revisionista. Ci sono più incongruenze storiche in questo film che in molti film biografici, ma il tutto è "salvato" dal fatto che si tratti di un musical fantasy. Peccato! "Anastasia" è probabilmente uno dei film d'animazione meno creativi e più lenti che abbia mai visto: manca di ritmo, di una trama forte, di caratterizzazione psicologica dei personaggi... è molto superficiale nella scrittura, la quale si rifà moltissimo all'omonimo film del 1956 con protagonista Ingrid Bergman, ma tutto ciò non basta. Un'ora e mezza noiosa quasi priva di gag, tra l'altro, che poco hanno a che fare con lo spirito (a sua volta morente) della pellicola, che parte a bomba con centomila canzoni al secondo, manco fossimo in un qualsiasi film alla "Frozen". Ultima nota: Rasputin, il cattivo, è molto banale e ricorda tantissimo (non solo per fattezze) Jafar e Ade direttamente da "Aladdin" ed "Hercules", non da meno il suo assistente Bartok assomiglia casualmente a Iago dello stesso "Aladdin". E' tutto un visto e rivisto che annoia dopo neanche mezz'ora di film.
Voto: 5-
Not Rated | 192 min | Documentary, Biography, History
Visto il 10/07/2021
Trama: La vita di Woody Allen raccontata dallo stesso e dai suoi collaboratori.
Pregi: "Woody" è un documentario monumentale, realizzato in maniera eccellente e con spunti interessanti legati all'ambito del montaggio, quest'ultimo analitico e cronologico (come è giusto che sia quando si parla di biografie e/o documentari). La particolarità di questa pellicola è la perfetta fluidità del ritmo: non da meno sono le interviste degli attori e delle attrici, dei produttori e dei personaggi dello spettacolo che hanno avuto a che fare col nostro amato regista. Il punto di vista molto personale legato alla performance di ognuno di loro rispecchia un qualcosa in comune con egli, ovvero il fatto che lavorare con un autore simile induca a dare il meglio di sé sul set, senza tirare troppo in alto l'asticella però. La modestia da parte di Allen, poi, è un qualcosa che scalda il cuore, soprattutto se si va a confrontare con l'incredibile impatto emotivo e culturale che hanno avuto i suoi film più memorabili e non solo (es. "Io e Annie", "Manhattan", "Stardust Memories", "Hannah & Le Sue Sorelle") col pubblico, il che porta il nostro alle varie considerazioni sui premi. Un artista in toto raccontato magnificamente in questo documentario consigliatissimo!
Difetti: Avendo visto la versione ridotta, ovvero quella da quasi due ore, ho notato il fatto che abbiano omesso il periodo che va da fine anni novanta fino ai primi anni duemila, seppur si citino sporadicamente opere come "La Maledizione dello Scorpione di Giada" ed "Anything Else", finendo a parare verso "Match Point".
Voto: 8
Visto il 12/07/2021
Trama: Quattro amiche festeggiano l'addio al nubilato di Jess, un'aspirante imprenditrice. La serata, però, finisce molto male proprio perché una delle amiche uccide accidentalmente uno spogliarellista, e dunque l'intero gruppo è coinvolto nell'omicidio.
Pregi: ...
Difetti: Che film ignobile, squallido e senza pudore. Tralasciando la piattezza e la non originalità massima della trama, vista e rivista in migliaia di milioni di pellicole, ci troviamo dinnanzi uno dei film più brutti, lerci, noiosi, pacchiani, volgari e vomitevoli che abbia mai visto. I personaggi protagonisti sono fra i più irritanti e fastidiosi che abbia mai visto in una "commedia" statunitense e non solo: la Johansson è fuori luogo e mi ha fatto molto pena vederla in un ruolo simile, le altre (sì, tendo a sminuirle) sono di un banale unico. L'evidente espediente femminile e family friendly che la regista ha voluto inserire a forza è stupido di su e, inevitabilmente, tende a regredire l'evoluzione del ruolo della donna nella società, sputandoci sopra come se niente fosse. State lontani da "Crazy Night": film come questi sono il cancro del cinema e lo dico senza vergogna.
Voto: 2
Visto il 14/07/2021
Trama: Theresa fa due vite alternative. Il giorno l'insegnante delle elementari in una classe di bambini sordomuti, la notte l'amante ideale in un bar. Infatti, dopo aver avuto una relazione fallimentare, Theresa è alla disperata ricerca dell'anima gemella.
Pregi: Film con protagonisti Diane Keaton e Richard Gere (al suo primo ruolo cinematografico), "In Cerca di Mr. Goodbar" è un'opera discreta diretta modestamente da Richard Brooks e ispirata dall'omonimo romanzo della scrittrice Judith Rossner. Brooks gestisce benissimo gli attori e ha una particolare e sagace gestione per le scene di sesso, che risultano essere il suo massimo per quanto riguarda la messa in scena nel film. Anche le musiche danno il loro meglio: sentiamo la disco mischiarsi alle ballad e il jazz con il pop.
Difetti: "In Cerca di Mr. Goodbar" riserva dei difetti belli e buoni. Uno in particolare è proprio il ritmo: se il primo tempo è ben coordinato e dimostra una discreta gestione dei tempi, il secondo è molto più lento e si trascina appresso delle sottotrame poco interessanti che vanno a svilire la trama. Non a caso il colpo di scena finale ha un impatto minore e poco credibile per via della non dinamicità delle scene precedenti.
Voto: 7-
Visto il 15/07/2021
Trama: Da anni la povera Sophie, madre di Rebecca e Martin, vive nel completo disagio mentale. Il tutto è derivato dalla scomparsa dell'amica di infanzia Diana, il cui spirito nel tempo si è insidiato dentro la casa di Sophie.
Pregi: Tratto da un cortometraggio divenuto sin da subito noto sul web, "Lights Out" parte da un'idea carina che viene, però, sfruttata molto male.
Difetti: Già dai primi dieci minuti si vede come questo "Lights Out" non voglia produrre altro che sterco fumante. Lasciando stare il fattore jumpscare, che qui è pompato alla stragrande, questo film ha la pretesa di essere sia preso sul serio che originale quando, in realtà, non è nessuna delle due: i personaggi sono di una banalità sconcertante - per quanto privi di una vera e propria caratterizzazione psicologica - e antipatici a pelle, la storia è rubata da almeno una cinquantina di film (specie se si coglie il sotto testo del demonio, o dello spirito, in casa) e la paura non esiste, ma neanche a chiederla. Come già detto, i jumpscare sono l'unica cosa di lontanamente avvicinabile all'horror o, comunque, a qualcosa che dovrebbe farti paura d'impatto ma qui altro non c'è che quello e qualche scena in CGI fatta veramente male, per quanto superficiale. Il film non si sforza di essere creativo dal punto di vista registico, credibile nei dialoghi e sufficiente nel risultato: l'unica cosa che dimostra di essere è quella di una pellicola noiosa che, nella sua ora e venti, non dice molto se non ripetere gesta viste e riviste in film antecedentemente copiati.
Voto: 4
Visto il 17/07/2021
Trama: Un gruppo di conoscenti viaggia per la Calabria. Una notte, durante il viaggio, un incidente li porta in un luogo abbandonato abbastanza misterioso e lugubre.
Pregi: Le aspettative che mi ero creato sulla regia di Roberto de Feo.
Difetti: Se non fosse stato per qualche gioco di luci decente, questo film l'avrei tranquillamente messo nell' "angolino della depressione" per sempre. Il perché? "A Classic Horror Story" è uno dei peggiori film italiani che abbia mai visto, sia in ambito "horrorifico", sia di trama: la produzione della Colorado Film, della Rainbow (ma che, davero?) e di Netflix è pessima e, davvero, non capisco perché si creda tanto ad un progetto così spento e privo di originalità come questo da produrlo senza neanche rivedere qualcosa nel copione. Mettendo da parte l'assenza di originalità nella trama, che cerca in qualche modo di prendersi in giro da sola inutilmente più e più volte, il film ci presenta dei personaggi talmente stereotipati da far perdere sin da subito la credibilità del contesto filmico, già scaduto con le pessime prove attoriali dei suddetti. Il plot twist verso il secondo tempo, poi, è così sconclusionato e tirato per i capelli da risultare fallace sotto ogni punto di vista, così come il finale del film, pomposo e terribilmente odioso, con tanto di "Il Cielo in Una Stanza" in sottofondo, che mi porta ancora di più ad odiare il fatto che i registi italiani (spesso emergenti) tendino a fare i patriottici e/o tradizionalisti per convenienza - sia mai inserire qualcosa di contemporaneo, eh. Una monnezza sotto ogni punto di vista, anche registico: un gran peccato viste le evidenti capacità con la macchina da presa che il nostro de Feo aveva preservato con il suo debutto "The Nest" che, seppur ritenga un'opera mediocre, a rivederlo risulta dieci molte meglio questo "film".
Voto: 3
Visto il 18/07/2021
Trama: Il vandalo Tom Cooper irrompe nella vita di Rachel Hunter nel momento in cui quest'ultima, per strada, suona il clacson dinnanzi ad egli al semaforo verde. Tale evento strugge così tanto Tom, appunto, da invogliarlo a farle passarle una delle peggiori giornate della sua vita.
Pregi: Diretto discretamente da Derrick Borte, "Il Giorno Sbagliato" è un thriller scorrevolissimo che mette in mostra le ottime capacità interpretative di Russell Crowe, che qui vediamo interpretare un vendicatore - com'è ormai noto al pubblico amante di "John Wick" e compagnia bella che copia spudoratamente questa saga.
Difetti: Il film di Borte ci crede anche fin troppo. Dal trailer ufficiale, pensavo di ritrovarmi di fronte la solita americanata e invece "Il Giorno Sbagliato"... è LA solita americanata che però mette in evidenza elementi carini a parer mio sfruttati male: uno fra tutti il personaggio di Crowe, che ha una buona rilevanza, ma che riserva uno sviluppo forzatissimo, quale porta a banalizzarne il ruolo stesso, mentre quello della Pistorius non è per nulla credibile, probabilmente per via dei dialoghi irrealistici affidatele. La trama, poi, in se per sé è stata in parte vista e rivista con storie come "Io Vi Troverò" (senza risvolti di trama), quindi pecca molto di originalità. Il motivo per il quale non mi sento di voler bocciare quest'opera è la piega di seriosità che prende a metà film che, incredibilmente, non lo rende tamarro.
Voto: 5-
Visto il 19/07/2021
Trama: Din e Li Na crescono assieme felicemente in un quartiere povero. Arriva il momento, però, in cui Li Na è costretta a trasferirsi col padre imprenditore: in pochi anni ella diventa un'aristocratica mentre Din lavora come corriere, sebbene voglia proseguire gli studi - anche non ci si impegna più di tanto. Tutto d'un tratto, Din entra in possesso di una teiera contenente un drago "genio", che esaudisce i desideri: uno fra i tanti del ragazzo è proprio quello di poter finalmente rincontrare la sua amica di infanzia.
Pregi: Film come "Il drago dei desideri" scaldano i cuori di ogni età: la tecnica d'animazione utilizzata rende nota delle eccellenti capacità del neonato studio d'animazione Base Animation, al quale il film si è sottoposto come cavia da l'esperimento, tanto da decretarne un ottimo risultato. Ma come mai ho così tanto adorato questo film d'animazione? Non saprei spiegarlo in poche parole. Sarà l'avermi incredibilmente coinvolto sin dall'inizio, per cui andrebbe risaltata la continuità? Sarà la caratterizzazione psicologica, ma anche in termini di character design, dei personaggi? O sarà la rivisitazione del mito di "Aladdin" al quale ovviamente gli sceneggiatori si sono ispirati? Ci sono stati momenti in cui, addirittura, mi son commosso: basti pensare - SPOILER - alla scena della morte cruenta del padre di Li Na, momento particolarmente toccante, cupo ed inaspettato. La cosa che più mi fa rosicare dei film d'animazione odierni (non tutti fortunatamente) è il non poterli vedere in sala: basti pensare all'episodio di "Luca", film della Pixar che, per motivi (non) logistici, è stato rilasciato esclusivamente sulla piattaforma Disney+. Mannaggia.
Difetti: Il plot de "Il Drago dei desideri" non è per nulla innovativo e, difatti, in una buona parte di film si hanno dei sensi di dejavù continui, ma ciò non toglie la qualità visiva e scritturale che esso ha da proporre.
Voto: 7 1/2
Visto il 20/07/2021
Trama: La Principessa Zeila sta per festeggiare ben tredici primavere ed è in procinto di sposarsi: colui che vorrebbe incastrarla è Jafar, il gran visir del califfo di Bagdad - padre di Zeila - il cui piano è di impossessarsi del regno di Bagdad comprando l'amore di Zeila. Intanto, il maestro di musica della principessa, Amin, si invaghisce di lei.
Pregi: Assieme a "I Fratelli Dinamite", "La Rosa di Bagdad" è riconosciuto come uno dei primissimi lungometraggi animati mai realizzati in Italia. Dopo aver visionato il debutto di Disney "Biancaneve e I Sette Nani", il regista e produttore Anton Gino Domeneghini ne rimane così tanto affascinato da sviluppare una vera e propria perla animata senza tempo. La storia riprende la favola di Aladino, mettendo più a risalto l'innovazione delle animazioni, a loro volta coinvolte da una narrazione ben lineare e strutturata.
Difetti: E' certamente senza tempo il film di Domeneghini, ma i mezzi con cui è stato realizzata l'opera filmica sono evidentemente invecchiati male, sotto certi punti. L'utilizzo frequente del reverse nelle animazioni rende nota di tale difetto, così come la discontinuità del ritmo.
Voto: 7+
Visto il 21/07/2021
Trama: Nino è un farmacista in pensione che sta passando un brutto periodo. La moglie Riina è appena passata a miglior vita e, dopo non pochi ripensamenti, la figlia Elisabetta - facente parte di un'agenzia editoriale - chiede allo scrittore Amicangelo di realizzare un romanzo che ravvivi i ricordi di Nino e della vita passata con Riina.
Pregi: Scataclunc.
Difetti: Non sono un amante di Pupi Avati, anche se ho visto relativamente poco della sua filmografia, ma diamine se questo film - scusate il termine - fa cagare. La pellicola è tratta dall'omonimo romanzo autobiografico di Giuseppe Sgarbi, il quale lo ha scritto a ben novantatré anni di età. Cosa decide di fare Pupi Avati? Ovviamente di distruggere quel poco salvabile, infarcendo il tutto con delle sottotrame drammatiche imbarazzanti, vecchie, spoglie, insopportabili e tremendamente agghiaccianti. Già il fatto che abbiano scelto Renato Pozzetto, non una star qualsiasi, per impersonare il protagonista fa riflettere sull'altissima qualità della produzione: nientemeno la struttura del cast che evidenzia nomi storici quali Alessandro Haber e Stefania Sandrelli, qui sprecatissimi e talvolta fuori luogo per quanto inadatti - mi dispiace ammetterlo, soprattutto per Haber che glie voglio bbè. Senza spirito, seppur ci abbia provato in tutti i modi, è anche il personaggio di Fabrizio Gifuni, anche lui sprecato e con delle potenzialità sfruttate molto male. Ma vogliamo parlare della regia? Piatta, inconsistente, banalissima, futile, da soap opera, accompagnata a sua volta da un montaggio lento, smisurato e incredibilmente monotono; da sonno, in pratica. La cosa inquietante è che il film sia stato candidato a ben due David di Donatello fra cui Miglior Sceneggiatura Adattata e Miglior Attore Protagonista a Renato Pozzetto... se vogliono prenderci in giro, possono farlo tranquillamente. L'importante è che non "piscino" sopra i reali talenti, risaltando paradossalmente delle mummie datate. E dai, su.
Voto: 3-
Not Rated | 115 min | Animation, Adventure, Drama
Visto il 21/07/2021
Trama: Maquia vive tra i Lorph, una popolazione in grado di vivere per l'eternità. Un giorno, il loro regno subisce l'attacco di un esercito che porta, in poco tempo, al suo disfacimento. Maquia è costretta a fuggire con un neonato: il suo compito sarà quello di amarlo e accudirlo, come è suo destino fare.
Pregi: "Maquia" è un'opera molto toccante che mette in rilevanza l'affetto e accudimento materno, che va in concomitanza con la metafora fantasy del contesto in cui si ritrova. E tra battaglie e scontri molto cruenti, "Maquia" trova la sua pace proprio nell'atto umano della crescita di un figlio, raccontando il realismo in maniera più che soggettiva.
Difetti: Quest'opera d'animazione giapponese è un po' pesantuccia, sia per i temi trattati che per i plot twist in essa contenuti, per cui consiglierei la visione ad un pubblico maturo.
Voto: 8
Visto il 22/07/2021
Trama: Professore e preside dell'università di Huxley, Quincy Wagstaff cerca in tutti i modi di rimettere in piedi la squadra studentesca di football, ingaggiando due strani individui che tutto sanno fare fuorché giocare a football. Mentre Wagstaff fa questo, il figlio Frank si innamora di Connie.
Pregi: Con "I Fratelli Marx al college" il regista Norman Z. McLeod, che aveva già collaborato con il gruppo comico in passato, porta a casa un film discreto che riserva momenti e spunti molto interessanti: basti considerare le parti musicali che, a mio modesto parere, superano di poco (a livello qualitativo) quelle del film più famoso del gruppo, ovvero "La Guerra Lampo dei Fratelli Marx". Se in quest'ultimo film abbiamo come riferimento la scena di culto dello specchio, quale verrà riproposta all'infinito nel cinema classico e moderno, qui abbiamo una serie di gag che costituiscono quasi interamente l'integrità del film, che mette in mostra ancora una volta la sapienza di Groucho Marx nelle interpretazioni e nella perfetta padronanza ritmica delle battute ma anche, da parte di Chico, Harpo e Zeppo una buona gestione dello slapstick.
Difetti: L'unico difetto che ho notato è il prolungamento di certe scene. Mi vengono in mente le parti da musicali che durano poco più di tre minuti e, considerando la durata del film, ciò va a rallentare lo sviluppo della trama, già di per sé ridotta.
Voto: 7
Visto il 24/07/2021
Trama: Gepy Fuxas è un viscido conduttore che sfrutta il trash televisivo e le notizie clou per fare sciacallaggio e, di conseguenza, più ascolti. Dopo aver fatto una figura barbina che lo ha portato alla chiusura del suo programma "Terrazza Italiana", decide di fare un passo indietro e di rimediare con colei che lo ha mandato in rovina, ovvero Arianna, una ragazza paraplegica con cui ha avuto un dibattito acceso.
Pregi: Molto dolceamaro questo lungometraggio scritto a quattro mani da Verdone e Francesca Marciano, la quale lavora anche sul soggetto. Verdone smaschera l'ipocrisia giornalistica e televisiva, risaltando il poco pudore dell'espressionismo televisivo, che cerca di vivere quotidianamente su argomenti molto discutibili pur di avere ascolti. A distanza di oltre trent'anni non è cambiato molto, anzi.
Difetti: Non saprei, quest'opera di Verdone non mi convince tantissimo. Parte benissimo, facendo una satira di stile ma paradossalmente cade in preda al moralismo e si focalizza fin troppo su una trama romantica vista e rivista in commedie antecedenti, il che evince un grande problema di scrittura, che porta a considerare una scadente originalità di fondo. Inoltre, Asia Argento nella parte di co-protagonista ci sta ma fino ad un certo punto, un po' come il cast in generale, meno memorabile del solito.
Voto: 5
Visto il 25/07/2021
Trama: Un boss mafioso, un pianista in guerra, un paroliere drogato e una rockstar in preda al riscatto sociale. Tramite quattro storie di vita, vengono narrate le vicende di una famiglia di origine ebraica che, col passare dei decenni, trapassa una curiosa passione per la musica ma, in particolar modo, per lo spettacolo.
Pregi: Forse è un po' presto dirlo, ma penso che "American Pop" sia il film più maturo di Bakshi. Uscito tre anni dopo il flop della prima versione cinematografica de "Il Signore degli Anelli", il film narra - tramite delle personalissime animazioni - gran parte del secolo scorso, dagli anni del Proibizionismo sino all'ascesa del movimento punk. Partiamo dal presupposto che alcune scene del film mi abbiano ricordato un corto della Looney Tunes dal nome "Una Serata a Hollywood", probabilmente per i tratti dei disegni e per certi contesti: il come l'autore riesca a descrivere in un'ora e mezza il tutto affascina e non poco, e non a caso "American Pop" si erge molto di più rispetto ai precedenti film, i quali erano alla continua ricerca di un'identità propria, compreso l'esordio "Fritz Il Gatto", più spronato alla provocazione che ai contenuti. La colonna sonora, poi, oltre ad essere memorabile risulta come uno degli apparati che più ravviva il film nella sua interezza, dimostrando un'accuratezza storica precisa anche sotto questo ambito.
Difetti: Che il film viva di stereotipi sulla mafia, sull'evoluzione della musica novecentesca e sui fenomeni sociali che hanno caratterizzato il secolo scorso è abbastanza ovvio, il che - però -non lo banalizza per nulla, anzi. Proprio perché le scene di violenza presenti in "American Pop" risultano fresche, d'impatto e agghiaccianti agli occhi dello spettatore.
Voto: 8
Visto il 26/07/2021
Trama: Un gruppo di liceali decide di passare una serata tra gli alcolici. Essendo minorenni, però, non possono comprarli: decidono, dunque, di chiedere ad una signora di nome Sue, il cui pseudonimo è Ma, di comprarli al posto loro e lei, dopo ciò, fa in tutti i modi pur di avere i liceali giornalmente a casa loro. Ma un oscuro segreto è dietro l'angolo.
Pregi: Vai a trovarli.
Difetti: Ma... ma... ma che film di merda! Per citare il Frusciante, il titolo dice tutto: un vasto ed enorme "Ma(h)" sintetizza l'esteriorità e la non vasta cultura espressiva di questa ciofeca scritta e diretta da Tate Taylor, regista di "The Help". Ci sono tante cose che non vanno, tra queste l'imposizione che l'antagonista, interpretata da Octavia Spencer, assume in maniera presuntuosa. Tutto fa tranne che sembrare minacciosa: sarà un problema della Spencer, poiché l'abbiamo vista interpretare sempre ruoli da "buona" e quindi fa un po' ridere forzare il tutto per poi ottenere un risultato contrario. Del film non te ne frega nulla: i protagonisti sono anonimi quanto una domenica, la storia è trita e ritrita, la suspence non c'è perciò leviamo - per favore - il target "thriller" a questo film, se così lo vogliamo chiamare. Le poche scene horror / di violenza sono superficiali, sbagliate, fatte male e non vi è una reazione naturale da parte dei personaggi, il che ti fa vedere il film da una prospettiva del tutto fantasy, dove nessuno ragiona col proprio cervello. Una vera monnezza che spero di non rivedere più per quanto faccia ribrezzo.
Voto: 3 1/2
Visto il 27/07/2021
Trama: Ben è un ragazzo introverso. Indottrinato dalla madre cristiana, fa un po' fatica a innamorarsi e a fare nuove conoscenze. Dovendo imparare a guidare per affrontare l'esame della patente, la madre gli consiglia un lavoro per l'estate: in poco tempo, Ben fa da badante all'eccentrica attrice di nome Evie Walton, che diviene presto sua amica.
Pregi: Dal successone della saga di "Harry Potter", Rupert Grint e Julie Walters vengono catapultati in questa commedia inglese che, indubbiamente, si sono divertiti a fare. Il film è l'opera prima, e attualmente unica, del regista Jeremy Brock, specializzato anche in sceneggiature.
Difetti: Verso il primo tempo il film ci stordisce con il suo moralismo cristiano da quattro soldi e, contemporaneamente, ci presenta un Grint non del tutto convincente, che fa molta fatica a sostenere un'ora e mezza di film il ruolo da protagonista; tuttavia, impariamo ad apprezzare i suoi sforzi.
Voto: 5
Visto il 30/07/2021
Trama: Il piccolo Piedino nasce e cresce in un mondo in cui i colli lunghi non possono relazionarsi con dinosauri di diversa specie, come ad esempio i tri-corni o i boccagrande. Un giorno, sulla Terra accade un fenomeno naturale che scompone la superficie terrestre: in un incidente, vi muore la madre di Piedino e quest'ultimo, assieme ai suoi amici Topps, Tricky, Petrie e Spike, dovrà riuscire a realizzare il sogno di poter cercare la valle incantata, un luogo di culto tanto bramato sia da Piedino stesso che dalla madre.
Pregi: Prodotto da George Lucas e Steven Spielberg e diretto magnificamente da Don Bluth, "Alla Ricerca della Valle Incantata" altro non può essere che una meravigliosa perla d'animazione rara, che nulla ha da invidiare alla Disney dell'epoca e di adesso. La cosa che più mi inorridisce quando guardo opere di una casa differente dalla sovrana Disney è sentire quella puzza di plagio che quest'ultima riserva in film specifici (non a caso questo film mi ha ricordato tantissimo metà plot de "Il Re Leone" e quel nulla cosmico di "Dinosauri") ma, tralasciando l'amore e odio che provo per la Disney, il film è stupendo a dir poco. Parlare di vita, morte, fobie, razzismo, discriminazione e solitudine in poco più di un'ora di lungometraggio è un tocco unico e da maestro: inoltre, il film ha delle animazioni affascinanti, melanconiche e profondamente infossate nella tecnica del 2D, il che lo rende - a mio modesto parere - un perfetto esempio di come fare un film con questa tecnica. Ed è inutile dire che questo sia uno dei film d'animazione più belli che abbia mai visto: avendolo conosciuto da bambino con il terzo capitolo, se non sbaglio, quale non aveva nulla a che fare con l'atmosfera di questo film, ne sono rimasto parzialmente incuriosito e, verso la fine, mi sono reso conto di cosa mi sia perso in tutti questi anni. Ma meglio tardi che mai!
Difetti: Bah, l'unico difetto probabilmente è la cortezza della storia. Fosse durato anche mezz'ora o un'ora in più, lo avrei apprezzato ugualmente.
Voto: 8 1/2
Visto il 30/07/2021
Trama: Una famiglia composta da marito, moglie, figlio e figlia fa una vacanza in un resort. In una spiaggia scoprono della morte di una ragazza: incredibilmente, non riescono a scappare da quella spiaggia, che ha un campo magnetico che impedisce di uscirvi.
Pregi: Scritto (anche se tratto dal soggetto dell'omonima graphic novel), prodotto, diretto, "storyboardato" e interpretato da M. Night Shyamalan, "Old" è un'opera sicuramente interessante che dimostra ancora una volta la maestria del regista, che ci delizia con dei piani sequenza e delle panoramiche uniche nel suo genere. Il cast è ben azzeccato, così come la scelta delle ambientazioni.
Difetti: Cade a picco sin dal primo tempo questa pellicola che cerca di stupire in ogni modo, ma fa spesso il passo più lungo della gamba, non dimostrando l'arricchimento nella scrittura. Le vicende che capitano ai protagonisti e ai personaggi secondari sono fin troppo veloci: difatti, sarebbe stato più interessante se Shyamalan avesse approfittato di dirigere una serie tv della suddetta, magari approfondendo qualche spunto narrativo. Infine, la parte finale del film è poco chiara e molto superficiale e l'happy ending illustrato personalmente l'ho trovato poco originale e quasi fuori contesto.
Voto: 5
Visto il 31/07/2021
Trama: New York, anni 80'. Il piccolo gatto Oliver si ritrova a dover inseguire l'astuto cane Dodger, il quale gli ha appena rifilato il pranzo. Inconsapevolmente, Oliver entra a far parte di un gruppo di cani capitanati da Fagin, un senzatetto indebitato con un gangster di nome Sikes.
Pregi: Il doppiaggio di Gigi Angelillo e la parte finale.
Difetti: E' tutto fin troppo stereotipato e sdolcinato. "Oliver & Company" è senza ombra di dubbio uno dei film peggiori mai prodotti dalla Disney. Il carisma e la caratterizzazione psicologica della co-protagonista Jenny rimandano fortemente a quello di Penny de "Le Avventure di Bianca e Bernie" e di Robyn di "Tom e Jerry - il Film", che funge da espediente narrativo differente rispetto ad una principessa da salvare. Il film ha delle musiche insopportabili, terribilmente anni ottanta, e che coprono almeno tre quarti di storia. I personaggi sono privi di originalità sotto ogni loro forma: uno dei peggiori è sicuramente Georgette, una cagnetta vanitosa e narcisista che si scopre essere - scusate il termine - anche un puttanone. La trama è noiosa, così come il suo sviluppo e il fatto di dover ridurre il tutto a un'ora lo rende ancora più lungo di quanto non lo sia.
Voto: 4 1/2
Visto il 01/08/2021
Trama: Confinati nella cittadella di Buffalora, Francesco Dellamorte e il suo amico fidato Gnaghi lavorano ad un cimitero. Francesco fa il becchino, mentre Gnaghi è nell'ambito delle sepolture. Strani avvenimenti accadono nel cimitero: da routine, infatti, Francesco uccide i cosiddetti morti viventi, ovvero dei cadaveri che in poco tempo tornano in vita nella speranza di uccidere nuovamente. Un giorno, Francesco si innamora perdutamente di una vedova, quale lo porterà ben presto alla follia.
Pregi: Giuro su Dio (e non ci credo). In vent'anni di vita non ho mai visto un film italiano così sfrontato, provocatorio, violento, energico e grottesco, e ne ho visti - anche se mi ritengo un inetto in campo horror. Da poco ho cominciato a leggere Dylan Dog, ed era da un po' di tempo che mi andava di visionare questa bellissima opera di Michele Soavi, regista che ha dato anima e corpo pur di realizzare questo film puro e folle allo stesso tempo. Dovessi pensare ad un lungometraggio che rappresenti appieno il connubio perfetto tra la formalità della regia e del montaggio, la vividezza delle scenografie, la meraviglia della fotografia, l'impatto d'orrore e la profonda oscurità del delineamento dei personaggio penserei sicuramente a questo: non solo perché mi ha stupito più e più volte durante la visione, ma perché mi ha fatto capire che alla sperimentazione e alla fantasia non vi è limite. Se osassi solo immaginare come sia stato possibile produrre quello che definirei un fulmine a ciel sereno del cinema italiano negli anni novanta, rabbrividerei, soprattutto se penso alla fine che ha fatto lo stesso Soavi negli ultimi anni, realizzando quella ciofeca di "La Befana vien di notte", ma anche ad Anna Falchi, la quale interpreta una stupenda "Lei", che è ricordata per aver partecipato a quella monnezza di "Box Office 3D", merda d'artista diretta da Ezio Greggio. Qui la Falchi è splendente, quasi irriconoscibile, così come è in grandissima forma Rupert Everett, che interpreta saggiamente un protagonista cupo, informe, disagiato ma al contempo intelligente e terribilmente crudele. Azzeccatissime le musiche di Manuel De Sica, che ha lavorato molto sui sintetizzatori e su un'atmosfera funebre, così come le sensazionali scenografie - non a caso ai David di Donatello il film è stato premiato proprio per queste. Senza parole, davvero. Lo dico tranquillamente: è uno dei migliori film italiani che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Difetti: Al momento non riesco a trovarne.
Voto: 8 1/2
Visto il 02/08/2021
Trama: Rachel è una professoressa di economia statunitense. Il suo amico Nick si sta per sposare a Singapore, la sua città natia: improvvisamente Rachel scopre che egli fa parte di una famiglia aristocratica, che la addita come inferiore per evidenti differenze sociali.
Pregi: Il cameo di Ken Jeong è stata l'unica cosa che più mi abbia fatto ridere all'interno del film.
Difetti: Un po' razzista questo filmetto diretto in due minuti da Jon M. Chu. Ogni scusa è buona per fare stereotipi sugli asiatici, ma anche sulla classe sociale alla quale gli aristocratici ambiscono a padroneggiare. Produrre un film così vecchio in anni così recenti è molto stupido di suo, soprattutto se ci metti l'assenza di regia, la piattezza del montaggio, la fotografia patinata e illusoria di una Singapore che sembra più americanizzata che altro e l'irritabile caratterizzazione dei personaggi. Un film falso, mite e terribilmente moralista, intrinseco di quel moralismo da quattro soldi che non ti fa neanche ragionare, bensì ti fa chiedere come mai tu stia perdendo tempo con personaggi le cui trame sono già state viste e riviste in centinaia di migliaia di film, per quanto palesemente copiate. Una cosa totalmente casuale, inoltre, è l'uso sproporzionato della colonna sonora. Sentiamo jazz e opera mischiate come fossero Coca Cola e Chinotto, due cose che vanno in forte contrasto (negativo, ovviamente) con la messa in scena in generale, putrida di suo.
Voto: 4-
Visto il 04/08/2021
Trama: La topolina Brisby è rimasta vedova dopo l'improvvisa scomparsa del marito Jonathan, che si è sacrificato per salvare la specie dei topi. Essendo madre di quattro figli, un giorno Brisby si reca dal signor Agenore - che conosceva Jonathan - per via del figlio Timothy, che si scopre avere una polmonite. La famiglia Brisby si dovrebbe trasferire dalla casa di campagna per via dell'aratro, che spesso e volentieri arreca danni gravissimi al terreno e alla natura, ma...
Pregi: Assieme ad "Alla Ricerca della Valle Incantata", "Brisby e Il Segreto di Nimh" è l'opera più matura del regista, animatore e produttore statunitense Don Bluth, che qui dimostra di avere un animo più sensibile del solito, riuscendo a unire delle animazioni mostruose e sopraffine, oltre le qualità disneyane, con una trama che ha di suo del terrore e che si realizza grazie a molte scene che incupiscono e danno il meglio dell'animazione bluthiana e statunitense in generale. Penso che gli ultimi venti minuti di film siano epocali per quanto intrisi di uno spirito unico, energico e potenzialmente magico, tanto da ricordare le atmosferiche carrolliane e visionarie di un "Alice nel Paese delle Meraviglie". In questa pellicola ogni personaggio funziona al cento per cento: dalla protagonista Mrs Brisby, quale incarna l'immenso amore di una madre, alla spalla comica incarnata nello stolto e goffo corvo Geremia, e ancora dal saggio Grande Gufo allo spietato Cornelius, la cui morte (scusate lo spoiler) è una delle più crude che abbia mai visto in un film animato. Da non dimenticare la colonna sonora, che include un brano scritto da Paul Williams e Jerry Goldsmith, "Flying Dreams", interpretato da Sally Stevens, la quale sembra echeggiare il canto della madre di Dumbo nell'omonimo film disneyano. Una perla indistinguibile nella filmografia di Don Bluth e, a parer mio, il suo miglior film.
Difetti: Al momento non ne trovo.
Voto: 8 1/2
Visto il 05/08/2021
Trama: Sette strani individui del carcere di Belle Reve, guidati da Rick Flag, vengono mandati in missione per risolvere un ambiguo caso dell'isola di Corto Maltese, al cui governo vi sono il dittatore Silvio Luna e Matteo Suarez, suo braccio destro.
Pregi: Ok. Siamo arrivati ad un punto in cui finalmente James Gunn ha potuto realizzare un film che decretasse le sue enormi potenzialità registiche. Con i film de "I Guardiani della Galassia", prodotti dalla Marvel, aveva trovato un posticino nell'enorme universo del cinefumetto, ma non vi era ancora un vero e proprio ridimensionamento. Avendo avuto carta bianca con questo lungometraggio prodotto dalla DC, eterna rivale della Marvel, Gunn ha diretto uno dei migliori film di questa casa, se non il migliore. Il cast è fantastico: troviamo una Margot Robbie con un personaggio di Harley Quinn molto migliorato rispetto alle passate pellicole, Idris Elba nel ruolo di Robert DuBois, un improbabile ma convincentissimo John Cena nei panni di Peacemaker, Joel Kinnaman nelle vesti di Rick Flag ma anche Viola Davis nella temibile direttrice Amanda Weller e David Dastmalchian con Polka-Dot Man. Nel doppiaggio, invece, troviamo Sylvester Stallone nel ruolo di King Shark, uno squalo umanoide trattato da freak, un po' come tutti. Il film propone sia uno humour nero molto vivido sia molte scene splatter in quello che dovrebbe essere un mero contesto supereroistico, ma che non ha per nulla eguali con recenti produzioni DC come, ad esempio, quelle di Zack Snyder che - ironia della sorte - ha prodotto il film! Ultimo appunto da dire sulla regia di Gunn: a livello visivo è dinamicissimo e molto sperimentale, non a caso vorrei citare la scena in cui Harley Quinn è protagonista di una sparatoria che rende nota dell'universo inespresso del personaggio. Fantastico!
Difetti: Il film si basa in un buon settanta per cento di citazioni, linguaggio parodistico e grottesco e ciò lo caratterizza, ma in alcuni punti durante il secondo tempo arranca nella seriosità, poiché enfatizzato dall'aspetto comico e demenziale con cui è iniziato.
Voto: 7
Visto il 06/08/2021
Trama: Beavis e Butt-head sono due adolescenti statunitensi medi, incredibilmente volgari e ossessionati dal media televisivo. Un giorno, dopo aver rotto un paio di televisori, vengono a contatto con uno strano individuo di nome Muddy, che li assume per uccidere la moglie Dallas e, consecutivamente, per rubarle della droga. In poco tempo, Beavis e Butt-head finiscono sotto i riflettori.
Pregi: Ancor prima di "South Park", a incendiare gli animi per la sua satira pungente - seppur lontanamente paragonabile a quella intelligente e sopraffina di "South Park" - vi era la serie di "Beavis & Butt-head", il cui lungometraggio animato è una chiara risposta al successo del franchise. Troviamo vari sfottò alla società americana, non solo per la raffigurazione dei due grezzi protagonisti e per il loro linguaggio discutibile, ma anche nei confronti della polizia e dei mezzi fascisti con il quale si pone violentemente sulla gente. Esilaranti anche gli intermezzi demenziali, o semplici gag forzate, dei due protagonisti nei momenti vuoti, fatti appositamente per riempire quello spazio: in una buona parte di queste gag vi sono espliciti riferimenti al sesso e alla masturbazione.
Difetti: Il film vive esclusivamente di gag. Della trama, in realtà, vi è ben poco ma, nonostante ciò, riesce discretamente a sostenere settanta minuti di visione.
Voto: 7-
Visto il 07/08/2021
Trama: Taron è un ragazzino che fa il guardiano a dei maiali. Aspirante sognatore, un giorno egli si trova a che fare con la maialina Ewy, della quale scopre avere dei poteri magici che le permette di avere delle visioni mistiche: Ewy, infatti, vede richiamata una pentola magica, per cui chi la possiede ha il mondo alle sue mani, perciò Tauron, con l'aiuto delle profezie che Ewy sfrutta tramite i suoi poteri, si incammina per trovare la pentola.
Pregi: "Taron e la pentola magica" è considerata la pecora nera del periodo più brutto, oggettivamente parlando, della Disney. Spesso e volentieri il film è stato criticato per alcune scene con espliciti riferimenti alla violenza e al sesso ma, ironicamente, tali scene risultavano essere il poco salvabile dell'intera pellicola.
Difetti: Film come "Taron e la pentola magica" mi lasciano a dir poco basito. L'assenza delle scene crudeli della versione uncut rende il fine del lungometraggio parecchio approssimativo, sconclusionato e privo di ogni originalità. Personalmente, il film mi ricorda tantissimo, nei disegni e nelle animazioni, il "Signore degli Anelli" di Bahski ma senza il carisma e lo spessore che possedeva sin dalla nascita quell'opera: il tutto è caratterizzato da una prospettiva fantasy ed un reparto comico non del tutto convincenti, stessa cosa per quanto riguarda la credibilità della storia e dei suoi personaggi, i cui sviluppi risultano piatti, banali e del tutto empatici. Insomma, è un film che sa molto di già visto (es. "La Spada Nella Roccia", "La Bella Addormentata nel Bosco") ma, incredibilmente, è il primo classico Disney a introdurre l'elemento della CGI che - devo essere sincero - non è usata neanche tanto male.
Voto: 4 1/2
Visto il 08/08/2021
Trama: 1897, Londra. La piccola topolina Olivia viene sconvolta dalla scomparsa del padre Hiram, che viene rapito da un pipistrello mandato dal Professor Rattigan, un malefico ratto intento a prendere il posto della Regina dei Topi, conquistare Londra e farne la sua città. Intanto Olivia cerca aiuto e incontra per strada il chirurgo e dottore Topson, che la conduce dall'acuto e intelligente investigatore Basil.
Pregi: Assieme a "Gli Aristogatti", "Basil l'investigatopo" è il film più furbo e meglio scritto dell'epoca di bronzo della Disney, che ricordo essere il periodo più buio della Disney, in termini di produzione e di incassi. Il film è una parodia dei romanzi di Conan Doyle riguardanti "Sherlock Holmes": non a caso vi sono svariate citazioni, che siano immagini o frasi di riferimento, alle opere in questione - lo stesso Topson è una storpiatura di Watson, compagno fedele di Sherlock. Il film ha un comparto comico spaziale e in continua crescita, e riesce a non essere eccessivamente serioso neanche quando dovrebbe: ciò che ne vien fuori, dunque, è un film modesto, che ha una delle parti finali meglio raccontate nella storia dell'animazione disneyana. Poi, sarò io, ma credo che una buona parte di film dell'epoca d'oro abbiano ispirato lungometraggi dell'epoca rinascimentale: ad esempio, la scena in cui il Professor Rattigan ha la sua prima canzone rimanda tantissimo al momento de "La Bella e La Bestia" in cui Le Tont riempie l'orgoglio di Gaston, e ancora una volta, la scena della morte di Rattigan ricorda molto quella di Gaston - entrambi muoiono da una rupe altissima, seppur in maniere differenti.
Difetti: Una cosa che accomuna i film dell'epoca di bronzo disneyana è la durata e diamine se avessi voluto vedere qualcosina in più. E' vero, anche, che il film in certi punti è un po' velocizzato per via della mancanza di scene particolarmente fondamentali, ma tant'è.
Voto: 7 1/2
Visto il 09/08/2021
Trama: Al piccolo Eddy viene raccontata la storia del gallo Chanticleer, la cui leggenda narra che facesse sorgere il sole col suo canto. Nel giorno in cui questa leggenda viene sdoganata, Chanticleer fugge dalla fattoria che gli aveva creduto cecamente, per andare a costruirsi una carriera da cantante solista. Incredibilmente, Eddy entra letteralmente a far parte della storia, venendo a conoscenza del fatto che Chanticleer soffra di solitudine, derivato dal troppo successo e la mancanza di amicizie.
Pregi: C'hanno provato, ma neanche tanto in fondo.
Difetti: "Eddy e la banda del sole luminoso" è il film di più brutto mai realizzato da Don Bluth. Non me la prendo neanche troppo con un autore maturo che, nel corso del tempo, si è fatto conoscere con capolavori quali "Alla Ricerca della Valle Incantata", "Brisby e il Segreto di Nimh" o "Charlie - anche i cani vanno in paradiso", ma qui si sente sin da subito che qualcosa non va e, soprattutto, che l'influenza disneyana appresa dall'autore per molti anni è paradossalmente forzata a pressione, cosa che non è successa in film precedenti del regista. Questo "Eddy e la banda del sole luminoso" è insapore, frettoloso, bambinesco e oltretutto stupido: già il fatto che il film si basi sulla vita di Elvis Presley ti fa capire come la scrittura cerchi di rifarsi alla cultura pop e alcune opere ci riescono, ma questa totalmente no. La storia è dimenticabilissima, i personaggi completamente anonimi e disinvolti, le musiche banali e ridondanti, il ritmo non esiste, le animazioni sono al limite del ridicolo e un po' datate (i film citati antecedentemente sono mille volte girati e realizzati meglio). Non so come mai Bluth abbia voluto far parte a questo scivolone, visto che nella regia di questo filmaccio vi è anche Dan Kuenster che, assieme all'autore, ha lavorato alla Disney e ha collaborato nella co-regia.
Voto: 4-
Visto il 10/08/2021
Trama: Australia. Il piccolo Cody fa amicizia con un'aquila rara dopo averla salvata da una trappola: successivamente Cody scopre, però, che essa è minacciata dal temibile bracconiere McLeach, che la vuole a tutti i costi. In poco tempo, viene inviato un segnale ai topolini Bianca e Bernie che, da New York, vengono a sapere del fatto e viaggiano, assieme al loro amico pennuto Wilbur, per salvare Cody e la sua amica aquila.
Pregi: Qualche animazione fluida.
Difetti: Mamma mia, meno male che questo sequel di "Le avventure di Bianca e Bernie" sia stato dimenticato in tutto e per tutti dai fan della Disney. Totalmente inutile, stanco, monotono, scialbo, sconsiderato e insensato: non riesco a capacitarmi il motivo di un sequel di un film modesto come quello del '77, che aveva anche dei messaggi positivi e una buona storia, seppur non innovativa. Qui uno dei problemi principali è la sottotrama del villain sulla quale ruota tutta la storia: un villain con motivazioni davvero troppo imbarazzanti, che finisce col fare per tutto il tempo la figura dell'idiota, il che sminuisce qualsiasi azione egli compia. Nonostante il film duri neanche ottanta minuti, il ritmo cerca in tutti i modi di rallentare i tempi, facendo si che duri il doppio.
Voto: 4
Visto il 12/08/2021
Trama: L'antiquario Alfredo Martelli viene accusato dalla polizia di aver ucciso la sua ex amante Adalgisa De Matteis. Sebbene cerchi di risolvere la situazione, egli viene fin da subito messo in prigione, costretto tra l'altro a condividere la cella con due detenuti, che non migliorano per nulla la sua situazione.
Pregi: Elio Petri esordisce nel 1961 con una pellicola freschissima. Il film, dal punto di vista estetico, ha poco e nulla da invidiare ai lungometraggi odierni: dalla fotografia incredibilmente fulminea di Carlo Di Palma al montaggio frenetico di Ruggero Mastroianni, con tanto di musiche solide e pompose di Piero Piccioni, che ancora una volta dimostra di essere uno dei migliori compositori di colonne sonore italiane di sempre. Marcello Mastroianni già allora ha dimostrato di padroneggiare nel ruolo di protagonista Alfredo, rendendoci partecipe delle sue disavventure e dei suoi flashback ammalianti, ma ancor meglio è trattato il ruolo delle donne: interessanti, stucchevoli e radiosi i ruoli di Cristina Gaioni nella parte di Nicoletta, attuale compagna di Alfredo, e soprattutto di Micheline Presle in quella di Adalgisa. Da sottolineare la partecipazione di Pasquale Maria Campanile nella scrittura della sceneggiatura, assieme allo stesso Petri, Tonino Guerra e Massimo Franciosa: fa rabbia vedere come, nel giro di una ventina di anni, quest'autore si sia ridotto a commediole inguardabili e funeree come "Rugantino", "L'Emigrante", "La Sculacciata" e "Bingo Bongo", segno della fine della commedia all'italiana durante gli anni 70'/80'.
Difetti: Dopo un'ottima partenza, il film rallenta durante la metà poiché si concentra molto sull'essenzialità dei flashback, diluendo poco a poco il corrispettivo dell'unica giornata nella quale si svolge il film (nella storia si intende). Nonostante ciò, non mancano colpi di scena e, in poco tempo, il ritmo del film si riprende e torna in sella bello carico.
Voto: 7 1/2
Visto il 13/08/2021
Trama: Il chitarrista Andrés e il circoletto Vivo sono due artisti di strada per le strade di Havana, in Cuba. Durante una delle tante giornata passate assieme, ad Andrés arriva una lettera in cui viene avvisato della data dell'ultimo concerto della cantante Marta, una sua cara e vecchia amica della quale si era invaghito da giovane, ma il cui destino l'aveva portata a prendere una strada diversa dalla sua. Nella notte in cui dice di volerle dedicare, tramite una canzone, tutto il suo amore, Andrés muore improvvisamente e Vivo, disperato ma non per questo demotivato, decide di portare avanti ciò che Andrés non è riuscito a fare, arrivando a conoscere la bis-nipote Gabi e la nipote - sua madre - Rosa.
Pregi: "Vivo" è il primo musical realizzato dalla Sony Pictures Animation in collaborazione con la Columbia Pictures. Dopo il successo di "Wish Dragon", la cui trama riprendeva la favola di "Aladino", questo lungometraggio mette in scena delle atmosfere alquanto disneyane, non solo per l'amarcord legato esclusivamente alle musiche, ma anche per la mole di eventi che accadono e che, con semplicissimi risvolti di trama, si risolvono. Insomma, quella del film è un'idea di base molto carina e viene proposto un discreto character design, con personaggi eccentrici e per nulla banali.
Difetti: Film come "Vivo" prendono molto alla sprovvista lo spettatore, specie per il fattore musical. Una buona parte delle canzoni è imbarazzante, ma questo sarà un problema di gusti mio (ne salvo proprio una o due). Poi, non so voi, ma le tematiche ricorrenti mi hanno ricordato "Coco" di Disney Pixar, anche se con una trama totalmente diversa: sarà la ricorrenza dei paesi latino-americani che mi da un senso di dejavù, boh...
Voto: 6 1/2
Visto il 15/08/2021
Trama: New Orleans. L'ex indagatore dell'incubo Dylan Dog viene contattato da una ragazza di nome Elizabeth, la quale presume che suo padre sia stato vittima di un mostro. Assieme al suo amico zombie Marcus, Dylan cercherà di risolvere il caso.
Pregi: Ma mi state prendendo in giro?
Difetti: E' tutto così sbagliato. Già dare la regia a Kevin Munroe, regista del film sulle tartarughe ninja "TMNT", fa molto capire gli elevati livelli produttivi, ma ciò che fa rabbia nel vedere film gretti come questo è la spocchia con la quale si cerca di evidenziare il titolo, la marca, ma del tutto il suo contenuto, privo di ogni originalità e carisma. Manca la caratterizzazione basica dello stesso Dylan, la presenza di Groucho (qui ingiustamente sostituito da un comic relief) e di una storia degna di tale nome. Una delle cose più gravi è sicuramente la scelta del cast: vedere un personaggio fisicamente gracile come il già citato impersonato da un bestione tutto muscoli come Brandon Routh fa ridere al sol pensiero, soprattutto se lo si infarcisce di un linguaggio e delle battute totalmente squallidi. Il montaggio è incredibilmente brutto e insostenibile, la regia è completamente inetta, e la fotografia è così tanto sovraesposta e confusa da colpirsi da sola. Da una parte, mi fa piacere come un film costato 20 milioni di dollari, di cui una buona parte spesi solo ed esclusivamente per gli effetti speciali, abbia floppato alla grande, ma dall'altra mi intristisco per via della grande occasione sprecata compiutasi con tale evento, che banalizza e scimmiotta uno dei fumetti italiani più belli di sempre, rovinandone di conseguenza l'estetica e americanizzando contesti, dialoghi, luoghi e quella nullità di trama che si ritrova.
Voto: 2 1/2
Visto il 16/08/2021
Trama: Guy lavora come cassiere alla banca di un videogioco open world chiamato "Free City". Egli vive di continuo la stessa giornata e muore in maniera differente: un giorno, però, incontra una femme fatale che lo rapisce sin da subito. Questa donna è Millie, un personaggio sviluppato dalla programmatrice e co-fondatrice del gioco. Tramite ciò, Millie e l'amico co-fondatore del gioco Keys, intuiranno come Guy rappresenti una vera e propria intelligenza artificiale all'interno del gioco.
Pregi: "Free Guy" è un eterno elogio alla scrittura di "The Truman Show". Tanto di cappello, devo ammetterlo, soprattutto per un film commerciale come questo con protagonisti Ryan Reynolds e Jodie Comer: il primo è stravagante, eccentrico e molto portato per la parte, mentre la seconda riesce a risultare molto più interessante e avvincente. L'uso della CGI è notevolmente gestito e il film, anche e soprattutto grazie al protagonismo di Reynolds, riesce a non prendersi sul serio del tutto e da un'aria di spensieratezza unica.
Difetti: Il film sembrerebbe elogiare, se non prendere spunto o "copiare" direttamente film con protagonista Jim Carrey. Dal già citato "The Truman Show", io metterei in mezzo anche "Una Settimana da Dio", o un film con una trama simile rilasciato per Amazon Prime quest'anno, "Boss Level". Si capisce, dunque, che quello della sceneggiatura non sia il punto di forza del film: ciò non toglie l'intrattenimento fornito da esso.
Voto: 6+
Visto il 16/08/2021
Trama: Due turisti americani decidono di visitare una casa sprofondata in un lago disperso nella Francia meridionale. Grazie all'aiuto di un uomo che conosce il luogo, riescono sin da subito ad arrivare ma, perlustrando la dimora, vi trovano dei segreti terribili.
Pregi: Il nulla.
Difetti: Film come "La casa in fondo al lago" farebbero allontanare qualsiasi persona appassionata al genere horror. Dove andremo a finire? Ancora si utilizza questo cliché alla "The Blair Witch Project", in questo caso misto in maniera molto banale a "Eden Lake", con tanto di telecamerina, go pro, Satana, l'Anticristo, bambole inquietanti e chi più ne ha, più ne metta? Questo non è un film. Questo è la noia fatta ad immagini in movimento. Nulla è saldo: la regia e il montaggio sono di una bruttezza irrimediabilmente immonda, i due protagonisti sono incredibilmente svogliati, la trama e la tensione sono spoglie, la fotografia è sparata come se nulla fosse e il finale è così tanto apatico, mal scritto e indigesto da farti sussultare interiormente "perché?". I movimenti di macchina sono la cosa peggiore, poi: non si riescono a capire i movimenti dei protagonisti che, essendo sott'acqua e senza luce, devono necessariamente evidenziare ogni loro azione ma, considerati i mezzi, non ci riescono neanche con una pistola puntata alle tempie. Pellicola sconsigliata agli amanti del genere horror, ma consigliata al massimo per chi non riesce a dormire neanche con i sonniferi: questo audiovisivo - perché "film" non riesco più a chiamarlo - vi aiuterà a soddisfare le vostre mancanze e, per una volta nella vostra vita da atei, cercherà di farvi avere pietà di Gesù. Chi ha visto il film, mi capirà.
Voto: 3
Visto il 17/08/2021
Trama: Shangai, 1962. Il direttore del giornale Chow Mo-wan si trasferisce in un appartamento dove vi trova Su Li-Zhen, una segretaria appena trasferitasi. Conoscendosi a poco a poco, viene a galla che i corrispettivi partner di ambedue siano infedeli, il che li spinge ad avvicinarsi l'un con l'altro.
Pregi: Wong Kar-wai dirige una pellicola sensibilissima, toccante, suadente e magistrale dal punto di vista tecnico e visivo. Troviamo una regia tiepida e inconfondibile, un montaggio pregno di ogni tipo di essenzialità materiale e stilistica, una fotografia pazzesca sotto ogni punto di vista - il che fa da rimando alle pellicole di riferimento (cinema europeo anni 60') - dei costumi sopraffini e una ricostruzione storica creata coi fiocchi per quanto potenzialmente verosimile. Le interpretazioni dei due protagonisti, i cui ruoli sono affidati a Maggie Cheung e Tony Leung Chiu-Wai, sono eccezionali - perfetti per le parti, dunque: ciò che il regista vuol trasmettere è il senso platonico che costituisce la relazione fra i due, coadiuvata da questa impossibilità di realizzarsi sotto quel punto di vista. Non a caso il film diventa ancora più interessante soprattutto per via della sublime colonna sonora, tra cui spicca la composizione "Yumeij's Theme". Uno degli aspetti fondamentali del film, e probabilmente dello stile del regista, è la dolce lentezza con la quale ci fa subentrare nei luoghi, nelle menti dei personaggi e nelle azioni quotidiane che compiono. Una vera poesia senza fine.
Difetti: "In the Mood for Love" è sicuramente un film ottimo dal punto di vista estetico, ma pecca nella sua digeribilità. Sebbene il soggetto del film a chiunque possa risultare una sciocchezza, il regista riesce a incrementare un senso di vuotezza e tristezza incredibile che, però, va a contrasto con il ritmo, che risulta spesso altalenante.
Voto: 7 1/2
Visto il 18/08/2021
Trama: Yuki, conosciuta come Smile, è un'influencer di successo ma con un difetto fisico ai denti, che la porta a sfoggiare giornalmente una mascherina. Un giorno, perde il cellulare in un supermercato: questo viene recuperato da un ragazzo introverso di nome Cherry, il cui hobby è scrivere haiku, ovvero composizioni poetiche.
Pregi: La cosa che più salta agli occhi durante la visione di questo lungometraggio animato è la freschezza dell'animazione e l'uso viscerale dei colori, molto saturi. Promettono bene gli studio Sublimation e Signal.MD, quali hanno collaborato per la realizzazione tecnica del film.
Difetti: Davvero uno spreco tralasciare la parte scritturale di un film simile, che colpisce molto sul lato estetico. Difatti, la sceneggiatura di "Words Bubble Up Like Soda Pop" è molto piatta, già vista e con personaggi le cui caratteristiche sono davvero poco interessanti e del tutto innovative. Già dopo venti minuti capisci come deve andare, ma durante il secondo atto il film ha un arresto e cerca di inserire dei filler per costituire un terzo atto ancora più scarno, noioso e melenso dei primi due. Il finale, poi, è di un innaturale cosmico e porta avanti la retorica degli anime giapponesi, secondo cui i finali forzati non riescono - e non devono mai - a risultare credibili, un po' come certi film hollywoodiani. Spero soltanto che gli studio che hanno collaborato non inciampino nuovamente in questo grave difetto, perché hanno il potenziale.
Voto: 5-
Visto il 20/08/2021
Trama: LeBron James è un famoso cestista che sogna, per il figlio Dom, un futuro da campione di basket. Quest'ultimo, però, è più interessato al mondo del game design e, avendo realizzato un gioco, viene preso per i fondelli da Al-G Rhytmn, un'entità che vuole il rispetto di tutto e tutti. LeBron, infatti, viene spedito da egli in un multiverso della Warner Bros, in particolar modo in quello dedicato ai cartoni animati della Looney Tunes.
Pregi: Non bastano le palle di pelo volanti che rotolano nel deserto per dimostrare la vuotezza di pregi in questo film.
Difetti: "Space Jam - New Legends" è il risultato di quando prendi un prodotto potenzialmente valido e lo fai cascare volontariamente a terra manco fosse un sacco di patate da 200 kg. Sin dal teaser rilasciato tempo fa, mi ero reso conto che fare un sequel di un film come "Space Jam", mediocre di suo ma ricordato molto ben dai fan di vecchia data, non sembrava un'idea così tanto calzante e, dopo averlo visto, devo ammettere che mi sbagliavo. Questo film è peggio di quel che sembri... è il male. Non ha nulla di interessante o di comico, semplicemente è una noiosissima palla al piede lunga anche fin troppo, con una dozzina di moraline messe lì alla berlina che ti fanno proprio - scusate il termine - scivolar le palle a terra. Almeno il film precedente aveva l'accortezza di durare mezz'ora in meno, ma questo con le sue due ore distrugge l'anima e il quoziente intellettivo dello spettatore, il quale è soggiogato anche dalla spartizione dei pochi neuroni rimasti. La CGI e gli effetti speciali sono così invasivi da far sembrare "Looney Tunes: Back In Action" e lo stesso "Space Jam" dei capolavori senza pari. Lo spessore dei personaggi è pari a quello di un comò e la regia non solo è piatta, ma totalmente fuori luogo: una regia da serie tv, ma di quelle fatte davvero tanto male, senza un minimo ritegno per i tempi dello stacco, con un montaggio assestante e che non aggiunge nulla nella continuità, assente di suo. L'autocelebrazione della Warner Bros, poi, è qualcosa di così tanto osceno e sconnesso che mi fa rabbrividire anche solo l'idea. Un monnezzaio pieno di colori saturissimi, una fotografia vomitevole e una storia che più abbozzata, lenta e anti-consequenziale di così non si può. Film da buttare, soprattutto perché rovina inutilmente dei personaggi a cui mi sono affezionato da bambino, e che qui diventano momentaneamente dei pagliacci e delle marionette sui quali lanciare pomodori per via della ciofeca di CGI applicatagli. Per fortuna, il film è considerato come uno dei peggiori anche su IMDB, il che mi fa pensare che al mondo ci stia ancora qualcuno che pensa quando guarda lerciume, cosa sconsigliata ma vabbè.
Voto: 2
Visto il 22/08/2021
Trama: Un illusionista cresce nell'ambiente francese con i suoi spettacoli teatrali. Passa il tempo e l'illusionista, ormai anziano, è costretto a emigrare in Scozia per avere un riscontro positivo col pubblico e continuare a lavorare. In un villaggio conosce una ragazzina che, colpita dalla sua magia, decide di passare la sua vita con lui, crescendo con la convinzione dell'esistenza effettiva della magia.
Pregi: "L'illusionista" è sicuramente uno dei film d'animazione francesi più belli mai realizzati. La bellezza che esprime tale pellicola è la perfetta sincronia tra personaggi e storia: il protagonista si rende conto del passare del tempo più di chiunque altro, mentre la ragazzina che cresce con lui vive nella scoperta dell'amore, indicando la dolcezza, spensieratezza e innocenza del suo personaggio. Il regista Sylvain Chomet, che ha precedentemente realizzato "Appuntamento a Belleville", riesce a creare un'opera ancor più matura, abbandonando un po' la pesantezza dell'esistenzialismo di quest'ultima e sostituendola con un costante presentimento agrodolce che lascia l'amaro in bocca allo spettatore, soprattutto verso il finale, che riesce a risultare particolarmente potente non solo a livello di immagini, ma soprattutto per l'impatto con la storia, che raggiunge un livello superiore, dimostrando una maturità incredibile nella rappresentazione acida della crescita e l'idea ottima di dualismo tra infanzia e vecchiaia.
Difetti: Tutto si può dire sui film francesi, in particolar modo il ritmo. Il ritmo è un simbolismo che essi trattano in maniera più che naturale: parte molto lento per poi sfociare in un fluire incredibile, trasportandoci in un contesto crudo, sensibile e umanamente realistico.
Voto: 8
200a ANALISI:
Visto il 23/08/2021
Trama: Blake è un musicista di successo. Nonostante ciò debba - in teoria - renderlo la persona più felice del mondo, in realtà lo distrugge dentro. Infatti, Blake si isola in una casa vicino ad una folta e sinistra foresta, assieme ai suoi amici Luke e Asia.
Pregi: "Last Days" è un esperimento interessante, che mette in scena un curioso connubio tra una regia ferrea, solida e priva di virtuosismi, e una storia scarna, fallace ma sorprendentemente creativa. Film come questo rimangono sia per l'espressionismo marchiato sin dalla prima scena, che mette in pratica le grandi capacità registiche dell'autore, sia per l'essere riuscito ad osare a raccontare una storia non da tutti i giorni riuscendoci - cosa che ricorda un po' "This Must Be The Place" e altri film con protagonisti rockstar. Gus Van Sant scrive e dirige discretamente questa pellicola: i pianisequenza applicati sono geniali, fini e soddisfacenti nella resa, così come lo è l'ottima scelta delle ambientazioni, che rendono tristemente esistenzialista il luogo in cui il nostro, interpretato da Michael Pitt, regna sovrano. Ovviamente la storia si ispira alla tragedia che ha visto come protagonista Kurt Cobain, frontman dei Nirvana ma - tuttavia - non si fanno riferimenti a brani della band anzi, si cerca quasi di omettere il tutto sebbene il fatto che sia palese per la storia stessa, i costumi, gli scimmiottamenti della figura, eccetera.
Difetti: Chi ha visto questo film o è rimasto particolarmente deluso dal fatto che non si trattasse di un biopic su Cobain, o l'ha reputato brutto perché non avrebbe una trama. "Last Days", in realtà, una trama ce l'ha eccome, ma la discontinuità del ritmo, che fino al primo tempo era piuttosto scorrevole, si diffonde piano piano durante il secondo, dove i dialoghi disconnessi fanno da padrone alle varie scene madre, e dove nient'altro vi è se non la rappresentazione del decadimento psicologico del protagonista, tematica trattata anche fin troppo bene, ma che va fin troppo a contrasto con la consequenzialità delle scene, a volte un po' troppo sopra le righe e/o fuori luogo. Nonostante tutto, apprezzo lo sforzo di Van Sant, soprattutto per quanto riguarda la regia, le ambientazioni e le scenografie.
Voto: 6-