Toxo Test: Cos'è e Come Leggere i Risultati? Test Toxoplasmosi Gravidanza

Toxo Test: Cos'è e Come Leggere i Risultati? Test Toxoplasmosi Gravidanza
Ultima modifica 13.01.2021
INDICE
  1. Cos’è e Perché si Esegue
  2. Toxoplasmosi: Cosa Sapere
  3. Quando Viene Prescritto?
  4. Come Si Interpreta il Risultato
  5. Prevenzione in Gravidanza

Cos’è e Perché si Esegue

Cos'è il Toxo Test?

Il Toxo test è un esame finalizzato a scoprire lo stato di immunizzazione nei confronti della toxoplasmosi che, se contratta in corso di gravidanza o nelle settimane che immediatamente precedono il concepimento, espone al rischio di aborto, parto pretermine o danni visivi e cerebrali a carico del feto.

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In Cosa Consiste il Toxo Test?

Il Toxo test si esegue con un prelievo di sangue per ricercare e quantificare gli anticorpi IgG e IgM contro il parassita mediante immunofluorescenza indiretta (IFA) o dosaggio immunoenzimatico (EIA).  Il riscontro delle immunoglobuline specifiche consentirà di avere una possibile diagnosi di malattia.

  • Le IgM anti-Toxoplasma si formano nella prima fase dell'infezione acuta (in genere, entro 2 settimane dal contagio), quindi segnalano che la malattia è in atto; raggiungono il picco tra la quarta e l'ottava settimana, prima di diventare indeterminabili in 3-4 mesi;
  • Le IgG anti-Toxoplasma compaiono, invece, più lentamente e rimangono in circolo, segnalando che l'organismo ha già incontrato il parassita in passato.

In un soggetto sano, l'infezione pregressa produce un test negativo per le IgM e una positività delle IgG.

Toxoplasmosi: Cosa Sapere

In gravidanza, la toxoplasmosi può essere responsabile di gravi complicanze per il nascituro, soprattutto se occorre in epoca gestazionale precoce. Un'infezione congenita da Toxoplasma gondii può causare patologie all'occhio ed al sistema nervoso centrale. L'infezione di una donna in gravidanza può comportare anche un aborto spontaneo o lo sviluppo di difetti congeniti del nascituro.

Cos’è la Toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una fra le più comuni parassitosi contratte dall'uomo. Questa malattia infettiva è causata dal protozoo Toxoplasma gondii, un parassita intracellulare obbligato, il cui ospite definitivo è il gatto, nonostante possa infettare anche gli uccelli e altri mammiferi (ospiti intermedi). Il toxoplasma invade il citoplasma delle cellule e si moltiplica asessualmente all'interno di esse, portando alla produzione di oocisti. Solo nel tratto intestinale del gatto, invece, si verifica una riproduzione sessuata: le oocisti prodotte vengono emesse con le feci e restano infettanti nel terreno per mesi.

Le manifestazioni cliniche più o meno gravi della malattia sono strettamente correlate allo stato delle difese immunitarie dell'individuo e alla virulenza del Toxoplasma gondii. Nei soggetti immunocompetenti, l'infezione acuta passa quasi sempre inosservata o provoca sintomi lievi (febbricola, ingrossamento dei linfonodi, stanchezza), senza sequele significative.

Come ci si infetta?

L'ingestione diretta del parassita con cibo o acqua contaminati dalle feci di gatto è la più frequente modalità di infezione. Tuttavia, il contagio può verificarsi anche cibandosi di carni crude o poco cotte (specie di agnello e maiale; raramente, di manzo) o portando alla bocca le mani che hanno manipolato vegetali, terriccio o altri materiali infettati dalle oocisti del T. gondii. La toxoplasmosi può essere trasmessa, inoltre, per via transplacentare (se la madre è stata infettata durante la gravidanza o se, a causa di un'immunosoppressione, si riattiva una precedente infezione).

Decorso dell’infezione

Nell'infezione da Toxoplasma gondii è possibile distinguere due fasi successive:

  • Toxoplasmosi primaria: nell'infezione acuta, il parassita si può ritrovare nel sangue e nei linfonodi in forma direttamente infettante; questa prima fase risulta generalmente asintomatica, poiché il sistema immunitario reagisce rapidamente impedendo lo sviluppo della malattia. Quando nell'ospite si sviluppa la risposta immunitaria protettiva al Toxoplasma gondii, la moltiplicazione del parassita cessa, ma si formano cisti tissutali che persistono nell'organismo in uno stato inattivo per anni (soprattutto nel cervello e nei muscoli).
  • Toxoplasmosi riattivata: se le difese immunitarie vengono meno, il T. gondii presente in forma latente nell'organismo può riattivarsi, tornare a riprodursi e indurre nuovamente la toxoplasmosi.

Concludendo, quindi, la possibilità di sviluppare la malattia è molto bassa per le persone immunocompetenti; il rischio è, invece, alto per il feto e per i soggetti che sono o diventano immunodepressi a causa di una malattia o di un trattamento medico.

Toxoplasmosi in Gravidanza: quali rischi?

La toxoplasmosi rappresenta un problema rilevante se viene contratta per la prima volta durante la gravidanza. Nella gestante, l'infezione è spesso asintomatica o, al massimo, provoca linfoadenopatia, astenia e cefalea, senza febbre.

Il pericolo maggiore è la trasmissione del parassita per via verticale al feto, che può esporre al rischio di danni a carico del sistema nervoso e degli occhi. La gravità dell'infezione fetale (toxoplasmosi congenita) dipendono dall'epoca della gestazione in cui avviene il contagio materno. In particolare, il rischio di conseguenze gravi per il feto è maggiore se la toxoplasmosi viene acquisita nel primo trimestre di gravidanza. Se l'infezione viene contratta entro il sesto mese di gestazione, il bambino alla nascita può presentare una triade di anomalie caratteristiche, ossia: corioretinite bilaterale, calcificazioni intracraniche e idrocefalo (o microcefalia). A questi segni di carattere neurologico possono associarsi eruzioni cutanee, atrofia del nervo ottico, ittero, miocardite, polmonite, epatosplenomegalia e ritardo psicomotorio. Inoltre, possono verificarsi aborto spontaneo e parto pretermine.

I bambini con infezioni meno gravi, invece, hanno un alto rischio di sviluppare nistagmo, disabilità intellettive, convulsioni o altri sintomi anche a distanza di anni.

Quando Viene Prescritto?

Toxo Test Prima del Concepimento e Durante la Gravidanza

Idealmente, la sierologia per la toxoplasmosi per la ricerca degli anticorpi IgG e IgM andrebbe eseguita già in fase di programmazione della gravidanza (fase preconcezionale) per conoscere il proprio stato immunitario nei confronti del parassita.

Se la gravidanza fosse già iniziata, è buona norma fare il toxo test il prima possibile (in ogni caso, è consigliabile eseguire la sierologia per la toxoplasmosi entro il primo trimestre).

Toxo test: quanto costa?

La normativa italiana per la tutela della gravidanza prevede che la donna possa eseguire tale esame del sangue già prima dell'inizio di una gravidanza, senza pagamento del ticket.

Cosa permette di sapere il Toxo Test

La donna può risultare:

  • Immune all'infezione: qualora la futura mamma fosse già venuta a contatto con il Toxoplasma gondii prima della gravidanza non risulta suscettibile (poiché le persone che contraggono la malattia risultano generalmente immuni per il resto della vita) e non vi sono rischi per il feto derivanti da infezioni successive. In Italia, si stima che sia protetto nei confronti della toxoplasmosi il 30-40% delle donne in età fertile.
  • Suscettibile (priva di anticorpi anti-Toxoplasma) oppure a rischio di trasmetterla al feto (se la toxoplasmosi è stata contratta proprio durante la gravidanza): nel caso in cui la ricerca degli anticorpi anti-Toxoplasma fornisca un esito negativo (quindi la gestante non risulta protetta nei confronti della toxoplasmosi) è importante seguire alcune precauzioni igieniche per ridurre il rischio di infezione e sottoporsi periodicamente al Toxo test. La diagnosi precoce e il trattamento con antibiotici della madre possono prevenire o ridurre i danni fetali.

Esami correlati

Il toxo test fa parte del complesso TORCH, serie di analisi in grado di rilevare la presenza di agenti patogeni noti per essere la causa di infezioni congenite pericolose. Questi esami sono consigliati a tutte le donne in gravidanza e si effettuano con un semplice prelievo di sangue.

Il complesso TORCH può aiutare a determinare se la futura mamma ha qualche patologia che potrebbe essere trasmessa al bambino.

Più dettagliatamente, la sigla TORCH significa:

  • T = come Toxoplasma gondii, agente causale della toxoplasmosi (infezione);
  • O = Others, cioè "altri" agenti patogeni/malattie infettive (come sifilide, virus varicella-zoster, HIV, Coxsackie virus, Epstein–Barr virus, Parvovirus B19 e virus dell'epatite); raggruppa le analisi che è consigliabile eseguire prima di una gravidanza per rilevare altri tipi di infezione ed evitare conseguenze al bambino;
  • R = come Rosolia;
  • C = come Cytomegalovirus (CMV);
  • H = come Herpes simplex virus (HSV).

La diagnosi precoce ed il trattamento di queste malattie infettive sono fondamentali per prevenire le complicanze nel neonato.

Per approfondire: TORCH Test in Gravidanza

Come Si Interpreta il Risultato

Significato delle IgM Anti-Toxoplasma e delle IgG

Le IgM anti-toxoplasma compaiono nel corso delle prime 2 settimane di malattia acuta, con un picco tra la quarta e l'ottava settimana, prima di diventare indeterminabili (solo in certi casi, si possono riscontrare fino al 18° mese dall'infezione).

Le IgG specifiche, invece, compaiono più lentamente, raggiungono il picco in 1-2 mesi e possono rimanere alte e stabili per mesi o anni.

Le IgG e IgM negative al toxo test (cioè assenti) indicano che la gestante è suscettibile di infezione, pertanto il toxo test andrebbe ripetuto regolarmente durante la gravidanza (ogni 4-5 settimane) e, al contempo, è importante porre attenzione alle norme igienico-comportamentali.

Un toxo test IgG positivo e IgM negativo significa, invece, che la gestante è già immune. Per quanto riguarda le IgG e IgM positive sono necessari esami di approfondimento che servono per accertare l'infezione e cercare di stabilire se sia avvenuta in corso di gravidanza o prima.

Come leggere il risultato del Toxo Test

  • IgG assenti, IgM assenti: indicano che la donna è priva di anticorpi anti-Toxoplasma, quindi non ha mai contratto l'infezione ed è ancora suscettibile ad essa. IgG negative e IgM negative significano che dovrebbe osservare scrupolosamente le norme igieniche finalizzate a prevenire l'infezione (non accarezzare animali selvatici o randagi, evitare la carne cruda e i salumi non cotti, lavare bene frutta e verdura ecc.) e deve ripetere il Toxo test ogni 30-40 giorni, fino ad un mese dopo il parto;
  • IgG assenti, IgM presenti: indicano che la donna non aveva mai contratto la toxoplasmosi in passato, ma nel momento dell'esame l'infezione acuta è in fase iniziale;
  • IgG presenti, IgM presenti: sta ad indicare un'infezione ancora in atto o recente (avvenuta fino a 3-4 mesi prima); circa l'1% delle persone testate presenta un simile risultato (IgG positive e IgM positive) che merita ulteriori approfondimenti;
  • IgM assenti, IgG presenti: significa che l'infezione è avvenuta da tempo e ha conferito protezione. Pertanto, la futura mamma può stare tranquilla per tutti i nove mesi e non è necessario che ripeta il test, in quanto non ci sono rischi per il feto.

Test di avidità delle IgG

Nei casi dubbi, occorre accertare la diagnosi quantificando l'avidità delle IgG e, sulla base delle indicazioni del medico, impostare una terapia antibiotica:

  • IgG a bassa avidità: infezione in atto o avvenuta nei tre mesi precedenti;
  • IgG ad alta avidità: probabile riattivazione di una infezione pregressa e latente.

Il riscontro di un'avidità alta, purché nel primo trimestre di gravidanza, consente di escludere che l'infezione sia recente e che esistano rischi di infezione per il feto, anche quando siano appunto presenti le IgM.

Per una certa quota di donne con anticorpi IgG e IgM entrambi positivi, tuttavia, anche i test di approfondimento diagnostico non riescono a risolvere il dubbio.

Deve essere comunque ricordato che, nella donna in gravidanza, l'infezione non implica necessariamente il contagio del feto. È possibile tentare, infatti, di bloccare il passaggio transplacentare del parassita al bambino con un trattamento antibiotico a base di spiramicina o combinazioni di pirimetamina + sulfadiazina + acido folinico (quest'ultimo utilizzato per ridurre gli effetti tossici dei farmaci antagonisti dell'acido folico). Sarà lo specialista a proporre il trattamento più idoneo in base alla datazione dell'infezione materna e al grado di certezza della diagnosi.

Nel caso di probabile e accertata infezione in gravidanza o epoca periconcezionale, il bambino - anche se apparentemente sano - dovrà essere monitorato con accertamenti ambulatoriali, almeno per il primo anno di vita al fine di scongiurare eventuali danni che possono insorgere nel tempo.

Come si accerta la Trasmissione dell’Infezione Materna al Feto?

La probabilità di trasmissione della toxoplasmosi al feto varia in funzione del periodo gestazionale in cui la madre ha contratto l'infezione: il rischio è basso all'inizio della gravidanza ed aumenta con il progredire della gravidanza. Al contrario, la gravità dei danni riportati dal figlio è tanto maggiore, quanto prima si verifica la trasmissione materno-fetale.

In caso di infezione in gravidanza o in epoca periconcezionale, probabile ed accertata dal Toxo test, la gravidanza andrà seguita possibilmente da un'equipe specialistica, che, oltre all'esecuzione di monitoraggio ecografico di secondo livello, per sapere se effettivamente il Toxoplasma gondii ha oltrepassato la barriera placentare ed infettato il bambino, può indicare l'esecuzione di un'amniocentesi. Quest'indagine andrebbe eseguita possibilmente dopo la 18a settimana di gravidanza, mai prima che siano passate almeno 6 settimane dall'infezione materna.

Il campione di liquido amniotico prelevato durante l'indagine e sottoposto a PCR (reazione a catena della polimerasi) permette di confermare l'eventuale presenza del DNA del parassita, quindi diagnosticare il contagio fetale.

Dal monitoraggio ecografico, invece, possono risultare chiari i segni di danno fetale (calcificazioni intracraniche, idrocefalo, epatomegalia, ritardo di accrescimento intrauterino).

Dopo la nascita, il sospetto di toxoplasmosi congenita è confermato essenzialmente da indagini sierologiche e dalla presenza di segni di malattia, i quali possono comparire anche a distanza di anni, soprattutto in assenza di terapia.

Prevenzione in Gravidanza

Cosa fare per prevenire la Toxoplasmosi?

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La prevenzione della toxoplasmosi richiede l'applicazione di semplici misure igieniche:

  • Se c'è un gatto nell'ambito domestico non occorre allontanarlo, ma è sufficiente alimentarlo solo con cibi secchi o ben cotti e pulire la lettiera quotidianamente, in modo da eliminare anche le oocisti eventualmente presenti prima che diventino infettanti (circa 2-3 giorni dopo la deposizione delle feci, a una temperatura ambientale di 24°C e ad alta umidità).
  • Durante questa operazione, indossare sempre i guanti di lattice per non venire in contatto con le feci. Non tutti i gatti sono portatori della toxoplasmosi, ma soltanto quelli che sono stati infettati dal parassita. Occorre, invece, prestare attenzione all'eventuale contatto con gli animali randagi.
  • Per ridurre la possibilità di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza è indicato mangiare solo carne ben cotta, evitare salumi e insaccati crudi, bere latte pastorizzato e sbucciare o lavare abbondantemente con acqua o cuocere frutta e verdura. Il Toxoplasma gondii può essere distrutto in circa 3-4 minuti, da temperature di cottura di 60-67°C. Il parassita può essere ucciso anche mediante la salagione (1-2 settimane), l'affumicamento (12-72 ore) e il congelamento a -12,5 °C (24 ore).
  • Prima del consumo, lavare accuratamente la frutta e la verdura, soprattutto se raccolta in orti nei quali i gatti hanno libero accesso. Indossare un paio di guanti per manipolare carni crude, pollame, pesce, frutta e verdure, fiori, terra (es. giardinaggio) e ogni altro materiale potenzialmente contaminato dalle feci di un gatto. In ogni caso, lavare sempre bene con acqua e sapone le superfici e gli utensili da cucina utilizzati ed evitare di portare alla bocca le mani sporche o dopo aver toccato il gatto.

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  1. Toxoplasmosi
  2. Sintomi Toxoplasmosi
  3. Farmaci per Curare la Toxoplasmosi
  4. Dieta per Prevenire la Toxoplasmosi

Autore

Dott.ssa Giulia Bertelli

Dott.ssa Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici