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L'amore ai tempi del colera (Italian Edition) Paperback – July 23, 2016
- Print length358 pages
- LanguageItalian
- PublisherMondadori
- Publication dateJuly 23, 2016
- Dimensions5.04 x 1.06 x 7.68 inches
- ISBN-108804668245
- ISBN-13978-8804668244
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Product details
- Publisher : Mondadori (July 23, 2016)
- Language : Italian
- Paperback : 358 pages
- ISBN-10 : 8804668245
- ISBN-13 : 978-8804668244
- Item Weight : 10.6 ounces
- Dimensions : 5.04 x 1.06 x 7.68 inches
- Best Sellers Rank: #4,403,592 in Books (See Top 100 in Books)
- #79,876 in Classic Literature & Fiction
- #156,230 in Literary Fiction (Books)
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- Customer Reviews:
About the author
Gabriel García Márquez (1927 – 2014) was born in Colombia and was a Colombian novelist, short-story writer, screenwriter and journalist. His many works include The Autumn of the Patriarch; No One Writes to the Colonel; Love in the Time of Cholera and Memories of My Melancholy Whores; and a memoir, Living to Tell the Tale. He was awarded the Nobel Prize for Literature in 1982.
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Ich bin mit dem Artikel zufrieden.
Márquez sa trasfigurare la morte e, dietro alla prima di queste, apre uno scenario insospettato: l’amore di Jeremiah de Saint-Amour, volutamente tenuto nascosto al mondo, quasi ad accrescerne la complicità e il desiderio; alla seconda morte, invece, affida il compito di spalancare le porte ad un amore remoto, promesso ed agognato, ma rimasto in sospeso per più di mezzo di secolo: quello di Florentino Ariza per Fermina Daza.
Tutto questo si prospetta nella prima delle sei parti in cui è suddiviso il libro, poi, avanti e indietro nel tempo, lentamente e minuziosamente Márquez introduce i vari personaggi; conoscendo i loro sentimenti, ne scruta i pensieri, esaspera i loro comportamenti per poi sdrammatizzare, con una lapidaria battuta o una metafora, anche le situazioni più problematiche. Non nasconde nemmeno le fisiologiche funzioni corporali che, vissute senza imbarazzo sono, anzi,occasione di domestica, serena e amorevole complicità. Sa trovare un lato ridicolo anche nei due casi di suicidio: quello di Jeremiah de Saint-Amour, perché messo in atto per tener fede all’assurdo suo proposito “di togliersi la vita a sessant’anni”; quello dell’adolescente América Vicuna per le conseguenze di un amore infelice per un vecchio di settantasei anni: Florentino Ariza, suo tutore!
Fermina Daza, sposa il dottor Juvenal Urbino più per porre fine a una situazione che le era divenuta insopportabile che per amore. Ma capirà ben presto che non è stata una decisione saggia perché: “sentì sempre di vivere una vita prestatale dal marito: sovrana assoluta di un vasto impero di felicità edificato da lui e solo per lui. Sapeva che egli l’amava più di qualsiasi cosa, più di chiunque altri al mondo, ma solo per sé: al suo santo servizio”.
Per creare questo personaggio, Márquez dice di essersi ispirato alla madre: di Fermina non nasconde il carattere ruvido e puntiglioso, ma lo giustifica come adesione alle sue origini popolaresche, e i comportamenti ‘sconvenienti’ li considera più un giocoso dispetto che una reale necessità. Con lei non è mai sarcastico mentre non si risparmia con gli altri personaggi (protagonisti o figure di secondo piano, uomini o donne) che, pur in modo differente, hanno tutti una doppia vita.
La vita matrimoniale di Fermina Daza e del dottor Juvenal Urbino è per Márquez, ancora una volta, occasione per indulgere in sottili disquisizioni sui rapporti interpersonali e famigliari, e lo fa con il suo inconfondibile stile a tratti ironico e burlesco, a tratti passionale ma sempre con l’innata tendenza all’iperbole.
La diversità di classe sociale, la presenza di una madre troppo austera e ingombrante, i numerosi impegni pubblici sono solo alcune delle cause che hanno reso faticosa la convivenza. La cocciutaggine dispettosa di lei, qualche distrazione amorosa di lui, portano il loro rapporto sull’orlo della rottura. Ma è l’abitudine allo stare insieme che salva quel che resta del loro matrimonio. Leggiamo:“Si erano destreggiati insieme tra le incomprensioni quotidiane, i rancori istantanei, le porcherie reciproche e i favolosi lampi di gloria della complicità coniugale”e così “Nel corso degli anni entrambi arrivarono, seguendo vie diverse, alla conclusione saggia che non era possibile vivere insieme altrimenti, né amarsi altrimenti: nulla a questo mondo era più difficile dell’amore”
A Juvenal Urbino, a dispetto della rispettabilità coltivata per tutta una vita, il destino riserva una morte tragicomica, ma gli permette di dire alla moglie “con l’ultimo respiro: «Solo Dio sa quanto ti ho amata»
Noi, invece, sappiamo quanto Fermina Daza sia stata amata da Florentino Ariza: tra tutti, è forse il personaggio più ridicolizzato, sebbene Márquez riveli di aver rappresentato in lui il padre (che muore nello stesso anno della pubblicazione del romanzo) e in parte anche se stesso.
Come un fantasma, nella sua lunghissima attesa tiene d’occhio la sua “dea incoronata”; non passa giorno che non pensi a lei e ogni suo agire è finalizzato alla realizzazione del suo desiderio. Niente e nessuno riuscirà a fargli cambiare idea, nemmeno gli amorevoli seppur goffi tentativi della madre che lo vede sempre più sofferente e, da imberbe timido e impacciato postino e telegrafista, diventa presidente della più importante compagnia fluviale.
Intanto, poiché la sua filosofia spicciola non prevede la castità, non sarà certo la poca prestanza fisica, i baffi all’insù, l’anacronistica finanziera di velluto, il cappello di feltro e l’ombrello da vampiro nella canicola dei Caraibi ad impedirgli (l’esagerazione di Márquez è proverbiale!)“innumerevoli avventure fugaci” e centinaia di “amori continuativi […] battaglie storiche ma di una segretezza assoluta, che registrò con rigore da notaio […] in circa venticinque quaderni”: il tutto per potersi offrire degnamente alla sua Fermina, una volta “libera dalla sua condanna sacramentale”. Al momento giusto, a lei dirà, convito ma poco convincente “È che mi sono conservato vergine per te”.
Troppo precipitoso nel voler riscuote il ‘premio’, Fermina lo respinge nuovamente, ma, ripensandoci, “solo tre martedì furono sufficienti per accorgersi di quanto le mancassero le visite di Florentino Ariza” ; alla figlia che non approva l’amicizia e tanto meno l’amore a quell’età, Fermina che adesso “era un’altra: era tornata alla vita” anche grazie alle lettere che Florentino le inviava, risponde con durezza e l’allontana, per sempre, dalla sua casa. Ancora una volta emerge l’indole genuina di questa fiera donna “Se noi vedove abbiamo un vantaggio è che non c’è più nessuno a comandarci” e accetta di buon grado il consiglio di Florentino Ariza: partire su un battello. Non è stato necessario dirsi se insieme o no.
Partiranno sul Nueva Fidelidad che era stato a suo tempo battezzato così da Florentino Ariza “con la certezza interiore che prima o poi sarebbe stato il rifugio felice del suo viaggio di nozze con Fermina Daza” Quel che succede nella cabina presidenziale è, per entrambi, una resurrezione. Per raccontarla, Márquez abbandona momentaneamente il sarcasmo e rasenta il poetico. L’incontro delle loro mani “dalle ossa vecchie. Ma (che) nell’istante successivo non lo erano più ”, il ricordo del marito e l’amaro sfogo riguardo alla loro vita matrimoniale con l’angoscia che ne segue, il rimpianto di non aver “saputo riconoscere l’uomo che era sempre stato a portata della sua mano” e anche la speranza che “il giorno dopo Florentino Ariza sapesse da dove cominciare”. Nessuna delusione.
E se qualcosa può sembrare eccessivo e l’agire di Fermina una profanazione, a posteriori Márquez la giustifica, considerando il suo comportamento un ritorno alle origini popolane e una ripulsa al soffocante perbenismo in cui il matrimonio l’aveva costretta. Nel romanzo la assolve con l’immagine di Juvenal che le fa “un cenno di addio col cappello bianco da un altro battello del passato”.
Fermina e Florentino stanno bene insieme, accettano i limiti della loro età, si aiutano vicendevolmente, e sono sereni: “era come se avessero saltato l’arduo calvario della vita coniugale, e fossero andati dritti all’essenza dell’amore […] al di là dell’amore[…] Perché avevano vissuto insieme quanto bastava per accorgersi che l’amore era l’amore in qualsiasi tempo e in qualsiasi parte, ma tanto più denso quanto era più vicino alla morte”
Fin quando durerà il rocambolesco viaggio sul Nueva Fidelidad, non ci è dato sapere. Ma se consideriamo il viaggio come metafora, allora dobbiamo essere concordi con Florentino Ariza: durerà “Tutta la vita”.