Storia

La vita (e le passioni) di Alexandre Dumas padre

Figlio della rivoluzione, grande amatore e formidabile mangiatore: scopriamo qualche aspetto poco noto di Alexandre Dumas, l'autore classico più tradotto del mondo (che oggi rinfresca la sua fama grazie a Google).

Il 28 agosto del 1844 appariva sul giornale parigino Les Journal des Débats (Il Giornale dei Dibattiti) la prima puntata del romanzo Le Comte de Monte-Cristo ("Il Conte di Monte-Cristo") di Alexandre Dumas, come ci ricorda oggi il doodle di Google.

Lo scrittore francese era figlio della Rivoluzione: Alexandre Dumas era nato infatti il 5 Termidoro dell'anno X dall'abolizione della monarchia e dalla proclamazione della Prima repubblica (in sostanza, il 28 luglio 1802). La madre era la rampolla di una famiglia di albergatori e suo padre era il primo generale repubblicano di pelle nera, frutto dell'amore fra il marchese Davy de la Pailleterie, la cui famiglia aveva ricevuto il titolo niente meno che da Luigi XIV, e una schiava mulatta di Santo Domingo riscattata a peso d'oro.

Circondato! Il piccolo Alexandre Dumas era cresciuto in un castello circondato da un fossato, luogo che doveva aver contribuito non poco ad alimentare la sua fantasia senza pari, dalla quale sarebbero nati 257 volumi fra best seller mondiali, opere teatrali e una lista innumerevole di romanzi minori, biografie, opere storiche, poesie e racconti; una quantità di scritti incredibile che ha generato più di un sospetto sul fatto che Dumas fosse a capo di un esercito di scrittori a contratto che sfornavano a ritmo industriale "prodotti" da pubblicare a suo nome.

L'adolescente Dumas aveva ricevuto un'educazione sommaria, fatta di poche ma solide letture: la Bibbia, I racconti delle mille e una notte, Robinson Crusoe. In compenso aveva sviluppato un talento eccezionale per la calligrafia, tanto da essere ingaggiato come scrivano da un notaio per ripassare gli atti legali in bella scrittura. A diciott'anni proponeva agli impresari drammi che venivano regolarmente rifiutati, ma la stoffa era quella del grande romanziere e lo avrebbe dimostrato presto.

All'inizio, doppia firma. Grande amatore, ebbe molte donne: da due di queste relazioni nacquero altrettanti scrittori, Alexandre Dumas figlio, autore della Signora delle camelie, alla base del melodramma di Giuseppe Verdi La traviata, e Henry Bauër, giornalista e polemista barricadero. Nella prima metà dell'Ottocento in Francia nascevavano due fenomeni editoriali, la stampa a grande tiratura e il romanzo feuilleton, ovvero l'opera popolare pubblicata a puntate sui giornali. Per Alexandre Dumas era giunto il momento di far soldi. In pochi anni, dal 1844 al 1850, pubblicò sul giornale Le Siècle a un ritmo sfrenato tutti i suoi capolavori: I tre moschettieri (ma quanti erano davvero i moschettieri?), Il conte di Monte-Cristo, La regina Margot, Vent'anni dopo, Giuseppe Balsamo, Il visconte di Bragelonne, La collana della regina.

I romanzi inizialmente erano firmati anche da Auguste Maquet, ma dopo un contenzioso giudiziario il collaboratore di Dumas rinunciò alla doppia firma in cambio di un ricco assegno.

Dumas era pagato a riga. Dichiarò una volta: "Buon giorno, cattivo giorno, ho scritto qualcosa come 24mila caratteri nelle 24 ore". Se consideriamo che ogni riga era fatta di 50 caratteri, aveva riempito almeno 480 righe, in pratica l'equivalente di tredici cartelle editoriali. E tutte si trasformarono in volumi di enorme successo: Alexandre Dumas è ancora oggi uno degli scrittori francesi più tradotti di ogni tempo. La sua abilità stava nell'architettare trame ricche di colpi di scena, che gli servivavo per catturare i lettori, in attesa spasmodica della puntata successiva. Le sue avventure raccontavano però gli episodi clou della storia francese, dalla fine dei Valois all'avvento della monarchia assoluta, dalla caduta della monarchia alla Rivoluzione. Non si lamentava della fama di scrittore popolare. Più delle critiche gli importava il denaro, anche se nelle sue memorie notava con rassegnazione di essere "uno degli uomini della nostra epoca al quale sono state contestate più cose".

Sangue nero. Ma ci teneva a sottolineare di non essere un bastardo, accusa che girava a carico suo e del padre. Sul colore della pelle transigeva ancora meno. Un giorno a teatro, un gruppetto di spettatori commentava il suo "sangue nero". Lo scrittore replicò attaccando: "Ma certo signori. Ho sangue di nero: mio padre era un mulatto, mio nonno un negro, e il mio bisnonno una scimmia! Vedete bene che le nostre due famiglie hanno la stessa filiazione, ma in senso inverso".

Il palcoscenico era la sua grande passione: sposò un'attrice e si fece costruire a Parigi il suo Teatro Storico e a pochi chilometri da Versailles una residenza dal gusto assai scenico, il suo Château d'If, ispirato alla prigione di Monte-Cristo. Li perse entrambi a causa della rivoluzione del Quarantotto e dell'ascesa al potere di Napoleone III. Se gli eventi storici gli avevano ispirato i romanzi e dato la fama, l'irrompere della Storia gli fece perdere le sue entrate e lo portò all'esilio in Belgio e quasi alla bancarotta.

Con Garibaldi. Dopo quell'esperienza Alexandre Dumas iniziò una lunga serie di viaggi da cui sarebbero nati libri sulla Russia e sul Caucaso, e la biografia - scritta quasi in diretta - di quello che era l'eroe del momento: Giuseppe Garibaldi.

Dumas, che era un grande ammiratore del generale, fu al suo seguito durante la spedizione dei Mille nel 1860. Lo raggiunse in Sicilia con un battello a vapore dove aveva stivato una delle sue tante amanti e un carico di armi per le Camicie Rosse. Lì assistette alla battaglia di Calatafimi, che raccontò ovviamente a puntate. Dumas entrò a Napoli insieme a Garibaldi, e fu da lui nominato direttore degli scavi di Pompei. Restò in città per oltre tre anni, dirigendo il giornale L'Indipendente, il cui nome era stato suggerito dallo stesso Garibaldi, poi tornò in Francia con una cantante. Proseguì con i suoi viaggi geografici e sentimentali facendosi accompagnare in Germania da un'attrice americana, un proficuo tour che fruttò a Dumas un nuovo libro sulla terra prussiana.

Formidabile mangiatore (come si vede dal ventre sempre più tondo nelle foto che nel corso degli anni gli scattarono Nadar e Le Gray), condivideva con il moschettiere ghiottone Porthos, considerato il suo alter ego letterario, la passione per le cene pantagrueliche: era noto anche per le sue ricette stravaganti, che vedevano fra gli ingredienti il piede di elefante e la coda di canguro. Alla fine della sua vita, costretto dalla salute a limitare i pasti, lo scrittore compensò dedicandosi a compilare il Gran dizionario di cucina.

Morì alla fine del 1870 per i postumi di un attacco ischemico che lo aveva lasciato semi-paralizzato. Le sue spoglie sono state trasferite al Pantheon, a Parigi nel 2002. E la Francia ha espresso la sua perplessità quando, qualche anno dopo, il mulatto Alexandre Dumas è stato portato sugli schermi televisivi dal biondo Gerard Depardieu.

28 agosto 2020 Lidia Di Simone
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