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I Simpson 6×25/7×01 – Storia di un doppio episodio che divenne una vera e propria ossessione collettiva

Ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 6×25/7×01 de I Simpson.

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 6×25 e la 7×01 de I Simpson

Qui si è fatta la storia de I Simpson, per certi versi pure delle serie tv in generale. Con un doppio episodio che lasciò un segno profondo nel lunghissimo percorso affrontato dalla famiglia gialla, e un cliffhanger che continua a far discutere e a fare scuola ancora oggi, a distanza di ventotto anni. Seppure spesso l’utilizzo del termine “iconico” sia improprio, stavolta è pienamente centrato in considerazione del valore storico della puntata, monolitica nel ridefinire i canoni espressivi e mediatici di una serie tv che ha capito in quel momento di poter essere davvero immortale. Tutti l’hanno vista almeno una volta, tutti la ricordano benissimo, molti sono addirittura in grado di recitarla a memoria dalla prima all’ultima battuta: “Chi ha sparato al signor Burns?”, doppio episodio che ha chiuso la sesta stagione e aperto la settima de I Simpson tra il 21 maggio e il 17 settembre del 1995, rappresenta uno spartiacque imprescindibile per chiunque sia in qualche modo legato alla serialità televisiva. E porta con sé una storia particolarissima, sfaccettata e a sua modo unica. Oggetto di studi fondamentale per coloro i quali decidano di approcciarsi a un linguaggio che di lì a poco si sarebbe riposizionato nelle vite di ognuno di noi.

Potrebbe sembrare eccessivo riferirsi in questi termini a una produzione del genere, ma non lo è affatto: I Simpson, in quel momento, hanno confermato di essere l’oggetto di una scrittura visionaria, e di una strategia promozionale se possibile ancora più geniale.

Perché il punto, in fondo, è tutto qua: “Chi ha sparato al signor Burns?” è uno dei migliori episodi de I Simpson – su IMDb, per intenderci, ha ottenuto un punteggio medio di 9.1, tra i più alti di sempre – ed è degno quantomeno di stare nella top ten di sempre, ma sarebbe a dir poco complesso definirlo il migliore in assoluto. Specie se lo si contestualizza all’interno della golden age della serie, in quel momento prossima all’esaurimento, florida di intuizioni qualitativamente eccelse e pressoché inarrivabili. Ma allora perché celebrarlo con tale enfasi? Per quello che ha rappresentato globalmente, più che per quello che ha apportato in termini creativi. Ma soprattutto per quello che generò nei mesi di stacco tra la prima e la seconda parte: una vera e propria ossessione collettiva, all’altezza del famigerato dilemma sull’omicidio di Laura Palmer in Twin Peaks o della presunta dipartita di Jon Snow in Game of Thrones. Allora parliamone meglio: si torna al 1995, quando internet esisteva appena e I Simpson anticiparono per l’ennesima volta i tempi.

Iniziamo con una breve sinossi della puntata, plateale omaggio all’altrettanto indimenticabile “Chi ha sparato a J.R?” di Dallas: il signor Burns, accecato da deliri d’onnipotenza che raggiungono in questa circostanza dei limiti fin lì inediti, si rende protagonista di diversi atti deprecabili che lo portano ad attirare le antipatie e l’odio di gran parte della popolazione di Springfield. Prima sottrae un prezioso giacimento di petrolio alla scuola elementare, poi provoca i cittadini, vittime di danni collaterali gravissimi, e arriva addirittura a sottrarli della luce del sole. L’obiettivo? Consolidare il proprio monopolio e arricchirsi sempre di più alle spalle degli altri, mostrando una totale mancanza di empatia che culmina con la volontà di “rubare delle caramelle a un bambino”. Fin qui niente di anomalo: il modus operandi di Burns, seppure estremizzato, è quello abituale, e la dinamica innescata con gli altri cittadini di Springfield è parte di una narrazione consolidata che affonda le radici all’interno di topoi millenari della letteratura. Ma a un certo punto c’è un cambio di passo: la trama si tinge di giallo e si sfiora la tragedia. Il signor Burns, infatti, viene quasi ferito a morte da un soggetto ignoto al termine di una breve colluttazione.

Chi ha sparato al tirannico miliardario? Chiunque se lo domanda da subito e la risposta non è semplice: tutti hanno un movente, tutti avrebbero potuto desiderare la sua morte. Gli indizi ci sono, ma non è semplice individuarli: il caso è aperto, la stagione è finita. L’episodio si chiude. Buio, silenzio: è estate, se ne riparlerà dopo quattro mesi. E in quei quattro mesi, I Simpson, hanno davvero scritto la storia. La Fox, network distributore, apre infatti un concorso per risolvere l’enigma: raccoglierà un’infinità di adesioni salvo poi chiudersi con un mezzo disastro e portare alla vittoria di un’anziana donna che non aveva la minima idea di chi avesse effettivamente tentato di uccidere il signor Burns. Al di là delle falle organizzative, però, l’iniziativa assecondò un fenomeno mediatico che trovò la sua massima espressione nella nascita di un sito web ad hoc che raccolse la bellezza di 500.000 visitatori in pochi mesi. 500.000 nel 1995, quando internet era ancora un mezzo semisconosciuto dalle masse. E non è tutto: intorno allo sbarco sugli schermi dell’attesissima seconda parte della puntata, furono mandati in tv degli approfondimenti speciali e una campagna pubblicitaria maestosa che martellò il pubblico fino al 17 settembre del 1995, quando finalmente si presentarono al mondo i venti minuti più attesi nella storia de I Simpson. Attesi al punto da raccogliere dei numeri da record, del tutto all’altezza di un’operazione tanto raffinata che si protrasse per un tempo davvero importante.

Il resto è storia: come tutti ricordano, i sospetti fondati su Waylon Smithers, Homer Simpson e vari altri caratterizzano un episodio ricco come sempre di parodie intriganti (Twin Peaks, Il Prigioniero e Basic Instinct su tutti), modalità di racconto dai tratti insolitamente drammatici, un vero police procedural a fare da motore della narrazione e un giallo che su dipana attraverso una struttura classica mai banale e intelligentemente sottile nell’impregnare la trama di dettagli decisivi che portano, alla fine, a una sorprendente risoluzione del caso: a colpire il signor Burns, infatti, è Maggie Simpson, la neonata. Una scelta che lasciò qualcuno perplesso e fu fonte di discussioni anche all’interno del team di sceneggiatori: Bill Oakley e Josh Weinstein, brillanti autori del doppio episodio, avevano infatti deciso di optare per la colpevolezza di Barney Gumble, viste le intriganti implicazioni potenzialmente apportabili da una sua esperienza in carcere, ma alla fine ebbe la meglio l’idea di David Mirkin, produttore storico de I Simpson: dare la colpa alla piccola Maggie, visto che l’ideatore della puntata – e della serie – Matt Groening voleva che l’attentatore fosse un membro della famiglia principale. Scelta azzeccata perché rappresenta una soluzione originale, convincente e allo stesso tempo incapace di mutare lo status quo della serie, e perché chiude idealmente il cerchio di un’operazione che di banale non ha avuto davvero niente.

Ma è davvero finita così? Per certi versi, no. Al di là del posto di prestigio occupato nella memoria collettiva di mezzo mondo, “Chi ha sparato al signor Burns?” è diventato nel tempo fonte inesauribile di meme ancora presentissimi nelle nostre vite, ricorrenti inside joke più o meno riusciti all’interno dei Simpson stessi e di un’infinità di teorie e speculazioni che continuano a riempire le pagine di Reddit, dei vari social e dei principali magazine specializzati, sempre pronti a raccogliere nuove curiosità, analisi sulla puntata e, soprattutto, offrire una risposta alternativa alla domanda delle domande: siamo davvero sicuri che sia stata la piccola Maggie a sparare al signor Burns? Oppure è stato qualcun altro? Visti i numerosissimi indizi individuabili in quaranta minuti di visione e le continue conferme da parte di sceneggiatori e addetti ai lavori, il quesito non si dovrebbe nemmeno porre. Ma evidentemente non è così: Bill Oakley, nel 2020, fu addirittura costretto a rispondere su Twitter a una popolare teoria che sosteneva il possibile coinvolgimento di Homer come autore del tentato omicidio, sotto le false vesti di Krusty il Clown. Ma è un gioco, solo un gioco: è sempre stato un gioco, fin dall’inizio. Un gioco fortunatissimo, in grado di coinvolgere ancora gli appassionati dopo trent’anni scarsi. E che siamo sicuri si riproporrà pure in futuro con le teorie più assurde, determinate a porre un accento ironico su quella che fu la frase d’apertura della seconda parte della puntata, scritta da Bart sulla lavagna: “Non protesterò contro la soluzione quando la conoscerò”.

Sì, certo.

Antonio Casu