Sarà per la dolente bellezza della Città Eterna, per la grazia di Audrey Hepburn o per il rombo della Vespa che Vacanze Romane è diventato un cult? Si tratta certamente di un insieme di esordi miracolosi: Hepburn è finora nota, e solo negli States, per l’interpretazione teatrale di Gigi, ma è al film di William Wyler che deve l’impennata della propria carriera cinematografica. Anche la Vespa, brevettata nel 1946, quindi appena sette anni prima del film, è al suo debutto sul grande schermo, e dalla celluloide si trasferisce immediatamente nell’immaginario planetario. E che dire di Roma? Finora quasi esclusivamente ritratta in pellicole storiche, Caput Mundi sfila sullo schermo in tutta la sua sfrontata bellezza. Solo gli interni sono girati a Cinecittà: per il resto, Vacanze Romane è un viaggio vertiginoso tra Piazza di Spagna, il Colosseo, Piazza Venezia, Castel Sant’Angelo, Trinità dei Monti… Anche il Tevere ha il suo ruolo, quando i protagonisti vi si tuffano alla fine di una nottata surreale. La trama è, in un certo senso, una rilettura rovesciata di Cenerentola: Hepburn è la principessa Anna, che decide di concedersi una fuga dai suoi doveri per esplorare la città in incognito. Peck è l’affascinante giornalista americano Joe Bradley che inizialmente vorrebbe trasformare l’incontro fortuito con la royal nello scoop della vita. Il loro incontro e girovagare per le strade di Roma è quindi inizialmente un gioco a nascondino di coppia, in cui entrambi si fingono altri da quelli che sono (la principessa si spaccia per una turista disorientata, il giornalista per un imprenditore) per non compromettere le rispettive identità. Ma c’è un ma: ovviamente i due s’infatuano l’uno dell’altra, complice la notte romana, la Vespa e le rocambolesche avventure che li aspettano. Quando però la principessa scopre che Bradley ha documentato le loro scorribande al fine di vendere il reportage a un giornale, l’idillio rischia di rompersi: è la storia della sua vita, il suo ruolo viene prima di lei. Ma ovviamente il lieto fine è assicurato quando il giornalista le fa capire che non la tradirà e la loro nottata romana resterà il loro segreto.

Il film è ispirato alla vicenda reale (in tutti i sensi) tra la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella di Elisabetta II, e il colonnello Peter Townsend, amore notoriamente avversato e finito per motivi di Stato: appena due anni prima del film, la principessa si era davvero concessa una vacanza a Roma in anonimato.

audrey hepburn eats gelato with gregory peck in a scene from the film 'roman holiday', 1953 photo by paramountgetty imagespinterest
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Come sempre, il cast è il risultato di un rimescolamento: il ruolo della Hepburn era stato proposto a Elisabeth Taylor, mentre per quello di Peck la Paramount aveva pensato a Cary Grant, il quale però aveva rifiutato ritenendosi troppo vecchio per interpretare una vicenda romantica accanto alla Hepburn (che intanto aveva scalzato la Taylor nel ruolo di protagonista con un’audizione leggendaria). Grant e Hepburn si troveranno sullo stesso set dieci anni dopo, nel 1963, per Sciarada. Vacanze romane è un immediato successo di pubblico e di riconoscimenti: costato un milione e mezzo di dollari, ne incassa dodici nel primo anno. Candidato a quasi tutti gli Oscar del 1954, ne vince tre: a Audrey Hepburn come miglior attrice protagonista, a Edith Head per i costumi e a McLellan Hunter per la sceneggiatura. Quest’ultima è in realtà scritta dal mitico sceneggiatore Dalton Trumbo, che ai tempi però è accusato di favoreggiamento al comunismo e quindi impossibilitato a comparire ufficialmente nella produzione: alla serata degli Oscar, Hunter si rifiuta di ritirare la statuetta, che verrà ufficialmente riconosciuta a Trumbo solo nel 1992, sedici anni dopo la sua morte. Oltre all’Oscar, Hepburn incassa anche un BAFTA e un Golden Globe. E la Vespa? Divenuta la nuova icona italiana, si aggiudica il titolo di scooter più venduto del secolo. Chapeau!