31 Gen 2024

Libia: un paese alla deriva tra corruzione e traffici illeciti

La Libia rimane divisa tra due fazioni rivali, entrambe restie a concordare un nuovo piano elettorale.

A poco più due anni dal rinvio a data da destinarsi delle elezioni del dicembre 2021, la Libia rimane politicamente e territorialmente divisa tra due campi rivali, entrambi restii a concordare un nuovo piano elettorale. Tripoli e il nord-ovest del paese sono sotto l’autorità del Governo di unità nazionale (Gnu) del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, affiancato dall’Alto Consiglio di Stato e dal Consiglio presidenziale; l’est del paese e vaste zone della Libia centrale e meridionale sono nominalmente sotto l’autorità della Camera dei Rappresentanti (eletta nell’ormai lontano 2014) e di un governo parallelo, il Governo di stabilità nazionale, ma di fatto il generale Khalifa Haftar governa questi territori come un regime militare.

La fragile situazione di calma che prevale in gran parte della Libia dal cessate il fuoco dell’ottobre 2020 potrebbe apparire come uno sviluppo positivo; ma lo strapotere delle milizie[1], il dirottamento del processo democratico[2] e il progressivo aumento della corruzione e dei traffici illeciti[3] indicano che i molteplici problemi che affliggono il paese sono destinati a perdurare e potrebbero aggravarsi ulteriormente. Le figure più in vista sulla scena politica hanno un interesse a posticipare le elezioni[4], in quanto sanno di avere scarso sostegno popolare e intendono mantenere gli accordi informali che per il momento rendono possibile la ripartizione degli introiti del petrolio e il consolidamento di reti clientelistiche[5]. Ma rivalità e competizione per potere e fonti di reddito contribuiscono regolarmente a scontri armati che potrebbero destabilizzare l’attuale equilibrio di forze. Nell’est della Libia inoltre Haftar sta sfruttando l’inondazione che ha colpito Derna e altri sviluppi interni e internazionali per consolidare il controllo politico ed economico della Cirenaica attorno ai suoi figli[6]. Tra questi spicca il più giovane, Saddam, comandante della brigata Tareq Bin Zeyad (Tbz), una potente milizia nota per gli abusi dei diritti umani e il coinvolgimento in numerosi traffici illeciti[7].

Quadro interno

Il processo politico che avrebbe dovuto portare a elezioni democratiche è ancora una volta in fase di stallo. Nella prima metà del 2023 i due organi legislativi rivali, la Camera dei Rappresentanti basata a Tobruk e l’Alto Consiglio di Stato a Tripoli, avevano concordato, sotto pressione internazionale, di istituire un cosiddetto “comitato 6+6”, con sei rappresentanti per parte. A giugno il comitato sembrava aver raggiunto un accordo sulla legge elettorale. Diversi membri di entrambe le istituzioni hanno però richiesto una serie di revisioni. Alla fine di settembre il comitato 6+6 ha poi presentato una nuova versione del progetto di legge elettorale. La Camera dei rappresentanti l’ha approvata il 2 ottobre, ma il presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Mohammed Takala, che per il momento sembra essersi alleato con Dbeibah[8], ha in seguito respinto la nuova versione della legge elettorale, adducendo questioni tecniche.

Alla fine di novembre il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Abdoulaye Bathily, ha intrapreso l’ennesima iniziativa per rompere lo stallo, chiamando in causa le cinque istituzioni più influenti del paese: il Governo di unità nazionale, l’Alto Consiglio di Stato e il Consiglio presidenziale per rappresentare l’ovest; e la Camera dei Rappresentanti e l’Esercito nazionale libico di Haftar per rappresentare l’est. Questo nuovo tentativo di mediazione prevede una riunione tra i rappresentanti di queste cinque istituzioni. Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti hanno accolto favorevolmente l’iniziativa, ma la Camera dei Rappresentanti ha protestato per l’esclusione dai negoziati del Governo di stabilità nazionale – l’esecutivo parallelo dell’est della Libia, che l’Onu non riconosce e che di fatto non è che un organo di facciata privo di poteri effettivi. Queste dinamiche sono indicative delle tattiche dilatorie delle istituzioni libiche, già criticate da Bathily nei mesi scorsi[9].

Bathily sostiene che esiste già un quadro istituzionale e legale per le elezioni[10].  Nel suo rapporto di dicembre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il diplomatico senegalese ha usato parole forti, che rivelano la sua frustrazione nei confronti dei leader libici: “Non si deve permettere a un gruppo di funzionari refrattari aggrappati alle loro poltrone di deludere il popolo libico e mettere la regione a rischio di ulteriore caos”[11]. Bathily tuttavia non può forzare la mano ai leader libici, in quanto non ha sufficiente supporto internazionale, anche a causa delle divisioni interne alle Nazioni Unite. Un accordo tra le autorità dell’est e dell’ovest della Libia per l’organizzazione delle elezioni resta dunque improbabile nel breve e medio termine[12].

Va inoltre segnalato che, anche se il cessate il fuoco raggiunto nell’ottobre 2020 tra le forze dell’est e dell’ovest rimane in vigore, all’interno dei due campi si registrano scontri armati e tensioni tra forze rivali. Dopo i violenti combattimenti avvenuti a Tripoli lo scorso agosto tra milizie formalmente allineate con il governo di Dbeibah vale la pena segnalare altri due episodi. Il primo si è verificato in ottobre, quando un ex ministro della Difesa del governo di Tripoli, Mahdi al-Barghati, ha tentato di entrare nel suo quartiere natale a Bengasi senza l’autorizzazione di Haftar. Sono seguiti scontri armati con le forze del feldmaresciallo libico che hanno provocato la morte di decine di uomini appartenenti all’entourage dell’ex ministro, nel contesto di un blackout di tutti i principali mezzi di comunicazione, compreso internet[13]. L’ex ministro al-Barghati è deceduto poco dopo essere stato detenuto in una prigione controllata dalle forze di Haftar, ma le circostanze restano tuttora poco chiare[14]. La missione Onu in Libia ha richiesto un’indagine[15], che si prospetta tuttavia di difficile attuazione, dato il contesto autoritario dell’est della Libia. L’episodio in ogni caso conferma lo strapotere di Haftar e mette in luce i rischi in cui incorrono coloro che osano sfidare il feldmaresciallo.

A fine novembre nell’ovest della Libia le forze militari del Governo di unità nazionale di Dbeibah hanno tentato di prendere possesso di un posto di frontiera lungo il confine con la Tunisia, Ras Jdir, importante punto di snodo per il contrabbando[16]. Il Consiglio supremo degli Amazigh, che controlla gran parte della vicina cittadina di Zuwara insieme a diverse milizie locali, ha però criticato l’operazione, affermando che Dbeibah sta cercando di imporsi con la forza e che il dispiegamento di forze militari vicino a Zuwara rischia di provocare instabilità[17]. In seguito, una coalizione di milizie coinvolte nel contrabbando ha impedito alle forze armate di Tripoli di prendere possesso del posto di frontiera[18]. L’episodio rappresenta una battuta d’arresto per il primo ministro, che in questo contesto è stato oggetto di critiche anche da parte del capo del Consiglio presidenziale Mohamed al-Menfi. Dbeibah rimane comunque la figura più influente della frammentata scena politica dell’ovest della Libia.

Nell’est del paese proseguono le operazioni umanitarie a Derna, la città dell’est della Libia distrutta in seguito al crollo di due dighe durante l’alluvione provocata dalla tempesta Daniel lo scorso settembre. Numerosi rapporti confermano che Haftar sta sfruttando la situazione per consolidare il proprio potere[19]. In questo contesto, il feldmaresciallo ha nominato suo figlio Saddam, 32 anni, a capo delle operazioni di emergenza, nonostante la sua mancanza di esperienza in interventi di soccorso umanitario. Saddam è stato inoltre recentemente promosso dal grado di generale di brigata a generale di divisione (equivalente a generale a due stelle[20]) e ha assunto il controllo di divisioni chiave all’interno dell’Esercito nazionale libico. In questo contesto, la brigata Tareq Bin Zeyad, che è sotto il controllo diretto di Saddam Haftar, sta diventando una delle milizie più influenti del paese, grazie al suo coinvolgimento in numerosi traffici illeciti, tra cui captagon e altri stupefacenti, traffico di migranti e richiedenti asilo, contrabbando di carburante e legami con l’industria petrolifera[21].

Haftar e i suoi figli avrebbero inoltre utilizzato fondi nazionali e internazionali destinati a Derna per fini personali[22]. In parte in risposta a queste dinamiche, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha emanato la risoluzione 2702 del 30 ottobre 2023. Oltre a reiterare la necessità di organizzare elezioni democratiche in Libia, la risoluzione sottolinea che “gli aiuti per la ricostruzione devono essere gestiti e distribuiti in modo trasparente, con controlli efficaci e responsabilità nei confronti del popolo libico”[23]. Il Governo di stabilità nazionale del primo ministro Osama Hamad ha in seguito tenuto una conferenza per la ricostruzione di Derna che ha riunito 400 donatori internazionali e del settore privato, senza però invitare funzionari del Governo di unità nazionale di Tripoli. L’esclusione è indicativa dell’accesa competizione che caratterizza le relazioni tra i due governi rivali.

Un nuovo rapporto di Human Rights Watch ha nel frattempo portato alla luce nuovi elementi che rivelano la responsabilità delle istituzioni dell’est della Libia nella catastrofe di Derna: nonostante gli avvertimenti sulla tempesta Daniel emessi dal Centro meteorologico nazionale libico almeno 72 ore prima del crollo della diga, le autorità hanno emesso ordini contrastanti sull’evacuazione della città e hanno persino imposto un coprifuoco che di fatto ha intrappolato migliaia di persone in abitazioni che sono state travolte da torrenti d’acqua dopo il crollo delle due dighe[24]. Il coprifuoco ha indubbiamente contribuito all’alto numero delle vittime. Secondo le stime delle Nazioni Unite, le inondazioni hanno ucciso almeno 4.702 persone[25]. Oltre 8.000 risultano ancora disperse e gli sfollati sono oltre 44.000[26]. Diverse organizzazioni non governative libiche hanno chiesto un’indagine internazionale indipendente, ma dalla conclusione della Fact Finding Mission delle Nazioni Unite in Libia lo scorso marzo il paese non dispone più di alcun meccanismo investigativo internazionale.

Le prospettive economiche della Libia rimangono comunque positive sul breve e medio termine, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi)[27]. Questo è dovuto ai prezzi ancora relativamente alti del petrolio. Ma il Fmi ha anche rilevato diversi problemi in Libia, tra cui la mancanza di una visione economica chiara, l’assenza di diversificazione economica al di là del settore degli idrocarburi e la necessità di instaurare meccanismi più efficaci per contrastare corruzione e riciclaggio di denaro. Un nuovo rapporto dell’istituto di ricerca statunitense The Sentry evidenzia nel frattempo “un aumento della corruzione e della criminalità organizzata tra coloro che si trovano al potere”[28]. Secondo il rapporto, la Banca centrale della Libia sarebbe al centro di importanti reti clientelistiche, in quanto regola il settore bancario e determina la ripartizione dei proventi del petrolio tra le autorità dell’est e dell’ovest della Libia. Il rapporto sottolinea inoltre come nell’est della Libia la famiglia Haftar ha sviluppato una forte influenza sulle istituzioni economiche e finanziarie, che rende possibili prestiti agevolati e nomine a posizioni chiave per persone vicine alla famiglia Haftar, in una dinamica che sta contribuendo alla crescita di traffici illeciti[29].

Relazioni esterne

Le divisioni interne al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l’assenza di iniziativa da parte degli Stati Uniti in Libia continuano a precludere consenso e pressione internazionale per l’organizzazione di elezioni democratiche. Se l’amministrazione Biden sembra avere altre priorità, Russia e Turchia, d’altra parte, mantengono forze militari e mercenari in Libia (nell’est e nell’ovest del paese, rispettivamente) e restano i paesi più influenti.

La Russia, in particolare, sta approfittando dell’indecisione della comunità internazionale per stringere rapporti sempre più stretti con Haftar. Alla fine di settembre il feldmaresciallo si è recato a Mosca per incontrare Putin e discutere la possibilità di stabilire un accordo di difesa che potrebbe portare all’installazione di una base navale russa nell’est della Libia[30]. Il viceministro della Difesa russo Yunus-bek Yevkurov ha inoltre visitato la Libia ben tre volte negli ultimi mesi[31]. Insieme al generale Andrei Averyanov dei servizi di intelligence militare (Glavnoye Razvedyvatelnoye Upravlenie, Gru), Yevkurov è ritenuto uno dei principali artefici della riorganizzazione delle relazioni russe con l’Africa nell’era post-Prigozhin. Secondo analisi attendibili, i ruoli ufficiali di importanti rappresentanti dello stato russo quali Yevkurov e Averyanov starebbero a indicare una progressiva formalizzazione dei rapporti tra il Cremlino e diversi leader autocratici in Africa e Medio Oriente: se in passato, il gruppo Wagner aveva portato avanti queste relazioni in modo semi-clandestino, ora esistono canali ufficiali[32]. Va ricordato che la Russia trae vantaggio economico dai rapporti con Haftar, che deve pagare il supporto militare del Cremlino con i proventi del petrolio che gli vengono elargiti dal governo di Tripoli[33]. Il sostegno russo, d’altra parte, rafforza la posizione di Haftar, fungendo da contrappeso alla pressione dei paesi occidentali per l’organizzazione di elezioni democratiche[34].

Anche la Turchia rimane fortemente coinvolta in Libia, in particolare nell’ovest del paese, dove mantiene forze armate e mercenari in diverse basi[35]. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan avrebbe recentemente mediato il rilascio di quattro membri di Hamas detenuti dalle autorità di Tripoli, “in solidarietà” con il movimento armato palestinese, nel contesto della guerra in corso a Gaza[36]. I membri di Hamas detenuti in Libia erano stati arrestati e condannati otto anni fa per traffico d’armi. La Turchia mantiene inoltre una certa influenza anche nell’est della Libia, come dimostra la recente visita del presidente della Camera dei Rappresentanti Aguila Saleh a Istanbul, dove è stato ricevuto dallo stesso Erdoğan[37].

Le autorità europee, d’altra parte, sembrano aver intensificato i rapporti diretti e indiretti con la brigata Tareq Bin Zeyad per bloccare gli sbarchi di migranti e richiedenti asilo sulle coste europee, secondo un’inchiesta congiunta di Al Jazeera, Lighthouse Reports, Syrian Investigative Reporting for Accountability Journalism, Malta Today, Le Monde e Der Spiegel [38]. L’inchiesta avrebbe documentato diversi casi in cui le coordinate Gps rilasciate dall’agenzia europea Frontex hanno consentito alla brigata Tareq Bin Zeyad di riportare in Libia centinaia di migranti e richiedenti asilo da acque europee. I respingimenti effettuati dalla Tareq Bin Zeyad in acque europee sono iniziati lo scorso maggio. Nel mese di agosto un pilota dell’aeronautica militare di Malta avrebbe trasmesso alla Tareq Bin Zeyad le coordinate di un’imbarcazione che si trovava in acque maltesi. “Tareq Bin Zeyad, Tareq Bin Zeyad, ho una posizione per voi”, ha detto il pilota. “Cercavate qualcosa? Vi do la posizione”[39]. Ore dopo, la Tareq Bin Zeyad ha raggiunto l’imbarcazione e ha riportato migranti e richiedenti asilo in Libia.

In un’altra occasione un aereo Frontex avrebbe emesso un allarme radio per segnalare un’imbarcazione in difficoltà. La brigata Tareq Bin Zeyad ha risposto dopo pochi minuti. Frontex ha informato anche Italia, Libia e Malta, ma non sono seguiti interventi da parte delle autorità competenti[40]. Sei ore dopo l’imbarcazione della Tareq Bin Zeyad ha raggiunto i migranti e li ha riportati in Libia. Un’altra rivelazione è che in un documento interno Frontex qualifica la brigata Tareq Bin Zeyad come “guardia costiera libica”, anche se questa milizia basata nell’est della Libia non fa parte della guardia costiera libica, che invece dipende da Tripoli[41].

Ufficialmente l’Unione europea (UE) non considera la brigata Tareq Bin Zeyad un partner “appropriato”, come ha recentemente dichiarato il portavoce della Commissione europea[42]. Questa milizia, che è sotto il comando di Saddam Haftar ed è nota in Libia anche per i video diffusi online, in cui mette in mostra forze armate ed equipaggiamento militare al ritmo di musica rap[43], mantiene stretti rapporti con la Russia e il gruppo Wagner. La Tareq Bin Zeyad è inoltre coinvolta in numerosi traffici illeciti, tra cui droga, oro, carburante e persone, ed è accusata di detenzioni arbitrarie, violenza sessuale, riduzione in schiavitù, tortura ed esecuzioni sommarie[44]. Secondo rapporti attendibili, la brigata Tariq Bin Zeyad partecipa sia al traffico di migranti e richiedenti asilo sia al controllo delle frontiere marittime, e avrebbe organizzato il viaggio del barcone che è affondato in Grecia lo scorso giugno, provocando la morte di circa 600 persone[45]

Va rilevato inoltre che i respingimenti effettuati dalla Tareq Bin Zeyad sono generalmente violenti: diversi migranti e richiedenti asilo che sono stati intercettati dal gruppo hanno dichiarato in interviste rilasciate ad Al Jazeera e ad altre testate giornalistiche che i miliziani dalla Tareq Bin Zeyad li hanno picchiati e torturati[46]. Un testimone ha dichiarato di aver assistito a un’esecuzione sommaria in alto mare. Altri hanno affermato che la Tareq Bin Zeyad li ha sequestrati e poi costretti a pagare un riscatto per essere rimessi in libertà[47]. Frontex sostiene che il suo scopo è di salvare vite umane e che le convenzioni internazionali obbligano tutte le navi a fornire assistenza a coloro che si trovano in situazioni di pericolo. Va comunque notato che le navi che effettuano missioni di salvataggio come Sea-Watch non ricevono mai coordinate da parte di Frontex. Secondo Nora Markand, esperta di diritto internazionale presso l’Università di Munster, “Frontex conosce Tbz e sa cosa fanno queste milizie… più che di operazioni di salvataggio si tratta di sequestro”[48].

Anche nell’ovest della Libia il giornalismo d’inchiesta ha ampliamente documentato come le milizie libiche sequestrano migranti e richiedenti asilo per richiedere il pagamento di ingenti riscatti[49]. Ylva Johansson, incaricata dell’Ue per la migrazione, ha inoltre riconosciuto nel luglio 2023 che la guardia costiera libica è stata infiltrata da “gruppi criminali”[50]. Amnesty International e Human Rights Watch hanno più volte criticato le politiche dell’Ue in Libia e la Fact Finding Mission delle Nazioni Unite avrebbe chiesto alle autorità europee di “cessare ogni sostegno diretto e indiretto agli attori libici coinvolti in crimini contro l’umanità e gravi violazioni dei diritti umani contro i migranti”[51]. Le istituzioni europee continuano d’altra parte a equipaggiare e addestrare la guardia costiera libica[52].


[1] Si veda R. Abdulrahim e R. Goldman, “Renewed violence in Libya reflects power of militias”, New York Times, 17 agosto 2023; L. Jacinto, “Haftar’s sons rise in Libya’s east, bringing ‘corruption, death, destruction’”, France 24, 20 settembre 2023. T. Eaton, “Security actors in Misrata, Zawiya and Zintan since 2011”, Chatham House, 12 dicembre 2023.

[2] F.M. Firmian, “Libia: recenti sviluppi e prospettive”, Osservatorio di Politica Internazionale, Approfondimento n. 197, dicembre 2022.

[3]Libya’s Kleptocratic Boom”, The Sentry, novembre 2023.

[4] Si veda F.M. Firmian, “Libia: recenti sviluppi e prospettive”, Osservatorio di Politica Internazionale, cit.

[5] H. Saleh, “Libya’s new oil chief promises to lift blockades”, Financial Times, 14 luglio 2022; C. Stephen, “Libyan PM makes alliance with ex-enemy to cement ceasefire”, The Guardian, 18 luglio 2022; T. Wilson, “Libyan state oil chief stresses support across divided country”, Financial Times, 26 marzo 2023.

[6]Khalifa Haftar will use Libya’s floods to deepen his control”, The Economist, 21 settembre 2023.

[7] A. Duchene, “Libya: 10 things you need to know about Saddam Haftar”, The Africa Report, 4 settembre 2023.

[8] In passato, Takala aveva prestato il suo supporto a Fathi Bashagha, un acerrimo rivale dell’attuale primo ministro Abdul Hamid Dbeibah. In seguito all’uscita di scena di Bashagha, Takala sembra essersi alleato con Dbeibah, come ha rilevato anche la nota analista Claudia Gazzini dell’International Crisis Group. Si veda C. Gazzini (@ClaudiaGazzini, X), “Council members claim that Takala is trying to spoil the electoral process… There are allegations that he is actively on Dabaiba’s side now, helping the Tripoli-based PM to stay in power”, 8 ottobre 2023.

[9] Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL),“”, Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), 7 giugno 2023.Statement by United Nations Support Mission in Libya regarding the outcome of the 6+6 committee”, Press release, 7 giugno 2023.

[10]Bathily warns against ‘group of unwilling officials clinging to their seats’ in Libya,” Libya Update, 19 dicembre 2023.

[11] Ibidem.

[12]Libia: fonti Nova, l’iniziative Onu ‘dei cinque elefanti in una stanza’ verso il fallimento”, Agenzia Nova, 14 dicembre 2023.

[13]Clashes reported in Libya’s Benghazi amid communications blackout”, Reuters, 9 ottobre 2023.

[14] A.K. Assad, “Former Libyan Defense Minister Al-Barghathi: dead or alive?”, Libya Observer, 20 dicembre 2023.

[15]UN urges probe into Libya ex-minister’s death in custody of rival government”, Arab News, 22 dicembre 2023.

[16]Libya: December 2023 Monthly Forecast” Security Council Report, 30 novembre 2023.

[17] A. K. Assad, “Amazigh Supreme Council warns of military movements near Zuwara city”, Libya Observer, 19 novembre 2023.

[18] J. Harchaoui (@JMJalel_H, X), “Dabaiba fails at #Ras_Jdir”, 19 novembre 2023.

[19] R. Michaelson, “Libya floods: warlord using disaster response to exert control, say observers”, The Guardian, 17 settembre 2023.

[20]Libia: il generale Haftar promuove tutti i suoi familiari”, Agenzia Nova, 24 ottobre 2023.

[21] A. Duchene, “Libya: 10 things you need to know about Saddam Haftar”, The Africa Report, 4 settembre 2023.

[22] R. Michaelson, “Libya floods: warlord using disaster response to exert control, say observers”, The Guardian, 17 settembre 2023. “For Libya’s Haftar, flood aftermath tests strongman image”, Reuters, 21 settembre 2023; U.N. Tasci, “After Libya’s floods, Russia throws its weight behind Haftar”, The New Arab, 9 ottobre 2023.

[23] Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “Risoluzione 2702 (2023)”, 30 ottobre 2023.

[24] Human Rights Watch, “Libya: Derna flood response costs lives”, 6 dicembre 2023.

[25] Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), “Libya: Flood Response Humanitarian Update (as of 15 December 2023) [EN/AR]”, Situation Report, 15 dicembre 2023.

[26] Ibidem.

[27] Fondo monetario internazionale, “IMF Staff Concludes Visit to Libya”, Press release No. 23/400, 10 novembre 2023.

[28]Libya’s kleptocratic boom”, The Sentry, novembre 2023.

[29] Ibidem.

[30]Putin’s move to secure Libya bases is regional worry for US”, Bloomberg, 5 novembre 2023.

[31] F. Bobin e M. Le Cam, “Africa Corps, le nouveau label de la présence russe au Sahel”, Le Monde, 15 dicembre 2023.

[32] Si veda M. Jégo, “Comment les services de renseignement russes ont repris en main les operations de Wagner en Afrique”, Le Monde, 11 dicembre 2023; S. Seibt, “Notorious Russian general, master spy duo organize in Africa after Prigozhin’s demise”, France 24, 20 settembre 2023.

[33] Si veda l’analisi di Jalel Harchaoui (Royal United Services Institute) in U.N. Tasci, “After Libya’s floods, Russia throws its weight behind Haftar”, The New Arab, 9 ottobre 2023.

[34] Ibidem.

[35]Washington accepts continuing Turkish military presence in Libya”, Africa Intelligence, 20 ottobre 2023.

[36]4 members of Hamas released after 8 years of detention in Tripoli”, Libya Update, 2 dicembre 2023; “Libya said to free four Hamas members held since 2016”, Times of Israel, 2 dicembre 2023.

[37]President Erdogan receives Libya Parliament Speaker”, Middle East Monitor, 13 dicembre 2023.

[38] F. Marsi, P. Shankar, A. H. Suleiman, A. Safdar, Sanad Verification Agency, M. Jullien, B. Deeb, T. Statius, M. Bassiki e K. van Dijken, “European powers allow shadowy Libyan group to return refugees”, Al Jazeera, 11 December 2023; B. Deeb et al., Frontex and the pirate ship, Lighthouse Reports, 11 dicembre 2023; N. Meilak, M. Bassiki, B. Deeb, M. Jullien e T. Statius, “Malta provided migrant boat location to Libyan militias with human trafficking ties”, Malta Today, 11 dicembre 2023; N. Gasteli, “Comment l’Europe a laissé Malte livrer en mer des migrants à une milice libyenne”, Le Monde, 11 dicembre 2023; M. Al-Najjar et al., “How a brutal militia became Europe’s new henchmen”, Der Spiegel, 14 dicembre 2023.

[39] La registrazione può essere ascoltata sul sito di Malta Today: N. Meilak, M. Bassiki, B. Deeb, M. Jullien e T. Statius, “Malta provided migrant boat location to Libyan militias with human trafficking ties”, cit.

[40] F. Marsi, P. Shankar, A. H. Suleiman, A. Safdar, Sanad Verification Agency, M. Jullien, B. Deeb, T. Statius, M. Bassiki e K. van Dijken, “European powers allow shadowy Libyan group to return refugees”, cit.

[41] Ibidem.

[42] N. Meilak, M. Bassiki, B. Deeb, M. Jullien e T. Statius, “Malta provided migrant boat location to Libyan militias with human trafficking ties”, cit.

[43] Si veda per esempio (@LibyanXIV, X), “TBZ”, 29 novembre 2023.

[44] A. Duchene, “Libya: 10 things you need to know about Saddam Haftar”, The Africa Report, 4 settembre 2023. Amnesty International, “Libya: Hold commanders of Tariq Ben Zeyad armed group accountable for ‘catalogue of horrors’”, 19 dicembre 2022. Libya Crimes Watch, “Harrowing accounts of torture, rape, and ill-treatment inside Al- Kweifya prison”, 19 aprile 2023.

[45] M. al-Najjar S. Creta, M. Kalisch, F. Keßler, S. Lüdke e L. Verschwele, “Khalifa Haftar and His Role in The Deadly Shipwreck Off Greece”, Der Spiegel, 21 luglio 2023; L. Hierro, “Smuggling ring behind Mediterranean migrant shipwreck has close ties to Libyan warlord”, El País, 21 luglio 2023.

[46] F. Marsi, P. Shankar, A. H. Suleiman, A. Safdar, Sanad Verification Agency, M. Jullien, B. Deeb, T. Statius, M. Bassiki e K. van Dijken, “European powers allow shadowy Libyan group to return refugees”, cit.

[47] Ibidem.

[48] Ibidem.

[49] I. Alatrash, “Libyan militias are making a killing off kidnapping refugees for ransom”, Al Jazeera, 10 dicembre 2023.

[50]Migranti: l’Ue fa luce sulle carenze e i problemi dopo il naufragio in Grecia”, Agenzia Nova, 6 luglio 2023.

[51].Global Center for the Responsibility to Protect, “Atrocity Alert No. 340: Libya, North Korea and Ethiopia”, 29 marzo 2023; HUMAN RIGHTS COUNCIL, “Libya: Urgent action needed to remedy deteriorating human rights situation, UN Fact-Finding Mission warns in final report”, 27 March 2023

[52] Si veda per esempio N. Nielsen, “EU to deliver two new patrol boats to Libya despite shootings”, EU Observer, 10 luglio 2023; S. Zaptia, “Libya’s Tripoli-based government receives 3 maritime rescue GAT boats from Italy and the EU”, Libya Herald, 3 agosto 2023; “Strengthening Libya’s border security: a promising partnership between the Ministry of Interior and EUBAM”, EU Border Assistance Mission in Libya, 27 dicembre 2023.

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