PUGLIA - In Puglia (così come nel resto d’Italia) si pagano più pensioni che stipendi. Semplificando al massimo i numeri, in questo momento a ricevere l’assegno previdenziale sono 227mila unità in più rispetto a coloro che stanno percependo una busta paga o sono dei lavoratori autonomi. Complessivamente nel Tacco d’Italia ci sono 1 milione e 493 mila pensionati, contro 1 milione e 267mila lavoratori. Un risultato preoccupante che dimostra con tutta la sua evidenza gli effetti provocati in questi ultimi decenni da due fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità e l’invecchiamento della popolazione.

Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dalla Federazione nazionale pensionati della Cisl Puglia, la popolazione anziana pugliese sta progressivamente aumentando, in particolare la fascia di età che va dai 70 ai 90 anni, e di conseguenza cresce la necessità di assistenza sanitaria e socio sanitaria.

«Esatto. Sosteniamo da sempre che occorre un Piano per ridurre la ospedalizzazione - spiega Filippo Turi, segretario della Fnp-Cisl di Puglia - basato sulla possibilità che si invecchi in maniera attiva (attraverso la prevenzione), e che questo non sia un costo per la comunità, bensì un investimento di prospettiva che riduce, in realtà, i costi della sanità, e contemporaneamente tuteli gli anziani nell’arco della loro vita. La legge nazionale n. 33/2023 sulla non autosufficienza, fortemente voluta dalle organizzazioni sindacali dei pensionati di Cgil-Cisl-Uil, è stata approvata proprio per dare dignità, assistenza e sicurezza agli anziani che vengono considerati, ancora oggi, un peso per la comunità e non invece una risorsa. Il cuore della legge 33, attraverso i fondi del Pnrr, deve servire ad aumentare la percentuale di assistiti non autosufficienti dell’assistenza domiciliare integrata, che attualmente in Puglia non supera il 2%, per arrivare, entro il 2026, al 10% della popolazione residente».

La Puglia è stata una delle prime Regioni a dotarsi di una legge sull’invecchiamento attivo e in buona salute

«È una legge che prevede, tra le altre cose, l’impiego degli anziani in attività sociali, formative, oltreché familiari e di vicinato. Bisogna creare un sistema collegato ad una rete di servizi ed interventi che, in caso di necessità, possano portare soccorso, soprattutto per le persone che vivono sole, con l’utilizzo di dispositivi di allarme».

Anziani e liste d’attesa sanitarie - «Questo triste fenomeno da tempo lo denunciamo. Gli anziani sono coloro che hanno più bisogno di assistenza sanitaria, specialistica e strumentale, pena l’aggravamento delle loro patologie. Nella sanità mancano medici, infermieri, strutture che non consentono di assistere, nei tempi previsti dalla legge, chi ha bisogno di offerta sanitaria. Troppo spesso ci troviamo di fronte alla triste discriminazione tra coloro che possono “comprare” la sanità, e chi invece deve rinunciare a curarsi».

Anziani e sicurezza - l problema della sicurezza degli anziani non riguarda soltanto la sfera degli infortuni casalinghi, ma, soprattutto negli ultimi tempi, il problema delle truffe telefoniche ed informatiche. Si evidenzia la particolare fragilità emotiva e sentimentale degli anziani, che, spesso, vengono aggirati da malviventi che li contattano per chiedere soldi, spacciandosi per amici di figli o nipoti, che, per una ragione che cambia di volta in volta, hanno bisogno del loro intervento per tirarsi fuori da qualche situazione compromettente. La Fnp-Cisl e l’Anteas organizzano da tempo interventi informativi, attraverso brochure, convegni ed altro, che sono diretti a tutti gli iscritti e no, nei quali non solo evidenziano il problema e il tipo di truffa, ma offrono una gamma di comportamenti da mettere in essere, riportando i numeri utili delle forze dell’ordine, per arginare e sostenere l’anziano in un momento così delicato».

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