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Calabria outdoor: immergersi nella natura dei tre parchi nazionali

11 minuti di lettura

Sarà l’entroterra a rivelarvi il lato più sorprendente della Calabria: un territorio di montagna capace di offrire tantissime possibilità per vivere avventure a stretto contatto con la natura. Dalle camminate alla mountain bike, dalle passeggiate a cavallo al rafting, mettetevi un paio di comode scarpe da trekking, prendete uno zaino con tutto il necessario e preparatevi a trascorrere le vostre giornate all’aria aperta, accompagnati da panorami eccezionali e da una natura selvaggia che qui riesce ad esprimere tutta la sua bellezza. 

A piedi tra i giganti della Sila © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia
A piedi tra i giganti della Sila © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia
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Parco Nazionale della Sila

L’altopiano più grande d’Europa, divenuto Parco Nazionale, è un ambiente naturale incredibile: foreste enormi, tra le quali si aprono radure e grandi pascoli, laghi immensi e montagne incontaminate che regalano panorami superbi e tante possibilità di vivere esperienze outdoor a stretto contatto con la natura.

Iniziate il vostro viaggio da Sersale, nella Presila catanzarese, a 15 km dal mare, su un bellissimo balcone di roccia che gode di una vista grandiosa sul Golfo degli Aranci, da Capo Colonna fino a Badolato: nei dintorni, immersi nella macchia mediterranea, ci sono tanti sentieri che permettono di scoprire canyon, gole, suggestive cascate dove fare anche il bagno, e di esplorare la Valle del Tacina. A circa 5 km dal paese, il territorio della Riserva Naturale Regionale Valli Cupe offre notevoli spunti dal punto di vista paesaggistico, storico e naturalistico: qui si trovano enormi distese di felce preistorica (Woodwardia Radicans), particolare specie di vegetazione tropicale montagna, che nel Terziario, durante il Mesozoico, ricopriva l’Italia intera. Canyon, gole, forre, cascate e alberi secolari, caratterizzano questa zona che si allunga fino alle ultime propaggini sudorientali della Sila. Le gole, con le loro pareti altissime di colore rossastro, si possono scoprire risalendo la fiumara Fegato (per arrivare fino alle sorgenti ci sono circa 4 ore di cammino) e insinuandosi nel canyon per esplorarne le profondità, oppure scendendo dal Monte Raga per ammirare le gole dall’alto: per visitare le gole è obbligatorio farsi accompagnare dalle guide escursionistiche. 

Proseguite salendo fino ai 1765 metri di altezza del Monte Gariglione, il più alto della Sila Piccola: i suoi versanti sono ricoperti da meravigliosi boschi punteggiati di alberi secolari, soprattutto abeti e pini larici, testimoni della foresta che nel corso dei secoli è stata sfruttata con grande intensità per il suo prezioso legname. Per immergervi in questo santuario naturale, partite dal Rifugio Leone Grandinetti (chiuso), a quota 1611 m, attraversate i pascoli del fondovalle e fiancheggiate la Caserma forestale Gariglione, chalet in stile alpino realizzato all’inizio del secolo scorso per ospitare le maestranze durante i tagli. Da questo punto inizia il Sentiero dei Giganti (facile; 1 h), che attraversa un magnifico bosco di alberi secolari per poi raggiungere la vetta fitta di verde della montagna. 

A testa in su nella Sila © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia
A testa in su nella Sila © Luca Schilirò/Lonely Planet Italia
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Arrivate poi fino a Lorica, sulle sponde del Lago Arvo, secondo lago più grande della Calabria, una delle località più gettonate della Sila: qui troverete strutture ricettive, ristoranti, locali e tante attività per vivere intensamente questo meraviglioso territorio. Dalle camminate facili a quelle più impegnative, dai giri in bicicletta allo sci, dalle passeggiate a cavallo fino alle attività acquatiche, le proposte sono davvero tante: lasciate a casa la pigrizia e tornerete più in forma di prima.

Una delle esperienze da non perdere è la vetta del Monte Botte Donato, che con i suoi 1928 metri di altezza è la montagna più alta della Sila. Potete raggiungere la cima in auto, percorrendo la ‘Strada delle vette’, che da Lorica si inerpica piena di tornanti nei boschi, oppure potete decidere di noleggiare una mountain bike e salire dal Sentiero Italia che prima costeggia il lago e poi si inerpica tra i boschi. O ancora potete salire a piedi, guadagnandovi con il sudore il meraviglioso panorama che spazia dall’Etna al Pollino. E su questi pendii, in inverno, si può anche sciare grazie agli impianti della Lorica Ski Area che partono dal paese.

E le possibilità di vivere il lago non mancano: se volete provare l’emozione di navigare sulle sue acque, potete fare un’escursione con il battello elettrico, noleggiare una bikeboat, divertente bicicletta galleggiante che si affiderà completamente alle vostre gambe per portarvi in giro, o un kayak che, con la forza delle vostre braccia, vi condurrà nelle zone più isolate del bacino e che, volendo, potete usare anche per la pesca sportiva. 

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Calabria

Lasciate le acque placide del Lago Arvo, fate una piccola deviazione a San Giovanni in Fiore, per scoprire i luoghi nei quali dell’abate Gioacchino da Fiore, teologo della Trinità e autore del Liber Figurarum, la più rilevante raccolta di teologia simbolica del Medioevo, e per visitare la splendida di Abbazia di San Giovanni in Fiore. Continuate quindi il vostro itinerario fino a Camigliatello Silano: qui fate una piccola pausa culturale per visitare la Nave della Sila, museo che documenta il movimento migratorio calabrese attraverso foto e video, e la Torre Camigliati, edificio storico ristrutturato di recente che ospita una mostra permanente del fotografo Mimmo Jodice dedicata ai luoghi del Grand Tour in Calabria. E sempre per conoscere meglio la storia della Calabria, accomodatevi sui sedili in legno del Treno della Sila, treno a vapore che, tra fischi, sbuffi e sferragliamenti, copre la tratta ferroviaria a scartamento ridotto Moccone-Camigliatello-San Nicola e vi regalerà l’emozione di un viaggio nel passato. Ritornate quindi nella natura, costeggiate il Lago Cecita e raggiungete i Giganti della Sila, alberi secolari alti come palazzi, pini larici e aceri montani piantati nel XVII secolo dai baroni Mollo e cresciuti fino a superare i 40 m di altezza e i 2 di larghezza: questi giganti sono una vera meraviglia naturale. Passeggiando a testa in su lungo i sentieri delimitati da recinzioni, potrete meravigliarvi ammirando l’imponenza di questi patriarchi, alcuni dei quali all’interno dei loro enormi tronchi scavati hanno dato rifugio a briganti e pastori.

Se volete conoscere da vicino l’ambiente naturale della Sila attraverso sentieri naturalistici, osservatori faunistici, musei, giardini geologici e recinti faunistici, nel Parco trovate il Centro Visita Antonio Garcea e il Centro Visita Cupone. 

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Il Parco Nazionale del Pollino ©MORENO01/Shutterstock
Il Parco Nazionale del Pollino ©MORENO01/Shutterstock

Parco Nazionale del Pollino

Il Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d’Italia, comprende il Massiccio del Pollino e i Monti dell’Orsomarso, geologicamente diversi e, proprio in virtù di questa differente storia naturale, responsabili di una sorprendente varietà e bellezza paesaggistica.

La porta di accesso al Parco si trova sull’altopiano di Campotenese: la Catasta del Pollino è un’avveniristica realizzazione architettonica, con la forma di un’ordinata catasta di legna, ben inserita nel contesto. Qui, grazie a Donato Sabatella, Sergio Senatore, Manuela Laiacona e Giovanni Gagliardi, i soci fondatori e ideatori del progetto dell’hub turistico, e al loro staff, potrete documentarvi con una libreria e video didattici, acquistare il set di mappe escursionistiche del Pollino e pianificare le vostre avventure, ad esempio quelle alla ricerca del pino loricato, simbolo del parco, ma anche rifocillarvi con specialità del territorio, vini locali e birre artigianali, e fare acquisti di prodotti locali. A proposto del pino loricato, il Pollino è l’unica zona d’Italia e una delle poche in Europa dove potrete ammirarli e gli ‘spot’ migliori sono indicati sulle mappe ufficiali con un’icona dedicata. Una curiosità: il termine loricato si riferisce alla particolare foggia della corteccia, che assomiglia alla corazza di un soldato romano (loricum). 

Continuate la vostra esplorazione passando alla Grotta del Romito, grotta carsica Geosito UNESCO, eccezionale scoperta risalente al 1961, quando fu portato alla luce un sito di insediamento e sepoltura di un’antica comunità molto evoluta. I ritrovamenti hanno permesso di fare notevoli passi avanti dal punto di vista della conoscenza storica e della ricerca scientifica. Tra gli altri, i resti di uomo preistorico effetto da nanismo con il DNA perfettamente conservato sono oggetto di studi sull’evoluzione delle malattie genetiche e il calco intatto di un cervello all’interno di un cranio di un bambino ha dimostrato per la prima volta che, da ventimila anni, il cervello umano non si è mai modificato dal punto di vista morfologico. Inoltre, qui ci sono prove che già nel Paleolitico i componenti di tale comunità si aiutassero l’un altro, unico esempio al mondo di Paleo-Welfare, prestando cure ai malati, e soprattutto avessero una sensibilità artistica ben sviluppata. Lo dimostra il graffito del Bos primigenius, un bovide oramai scomparso dalla penisola, con lunghe corna, ritratto su pietra sfruttando le caratteristiche della roccia per creare profondità con una sensibilità artistica che vede fondersi due stili incisori lontanissimi tra loro, uno tipico della fascia mediterranea e l’altra del nord della Francia. Lasciata la grotta, gettatevi nelle acque del Fiume Lao, l’impetuoso torrente che riga il settore nord-orientale del Pollino, nei pressi di Papasidero. È il luogo perfetto per gli sport adrenalinici che si praticano buttandosi giù per i fiumi in gommone, il rafting, o con la muta e il casco, il canyoning. E tutto a pochi chilometri dal relax delle spiagge. Per informazioni e per organizzare la gita, potete rivolgervi alle guide di Pollino da Vivere.

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Un’altra zona del parco particolarmente indicate per le attività outdoor è la Riserva Naturale Orientata Valle del Fiume Argentino, un’area verde e ombrosa, caratterizzata dal costante borbottio del torrente, varie rapide e cascatelle, fra le quali la stretta e alta Cascata Ficara. L’accesso alla valle è libero a piedi, regolamentato e sostanzialmente vietato per le auto. Ci sono varie possibilità escursionistiche con percorsi fra gli 8 e i 25 km di lunghezza. All’imbocco, ai piedi di Orsomarso, si trova un centro escursioni dove raccogliere informazioni, ma anche utilizzare la piccola palestra di roccia, partecipare a corsi di escursionismo, orientamento, birdwatching e mountain bike per bambini e ragazzi.

La fiumara di Amendolea  nel Parco Nazionale dell’Aspromonte ©Karl Allen Lugmayer
La fiumara di Amendolea nel Parco Nazionale dell’Aspromonte ©Karl Allen Lugmayer
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Parco Nazionale dell’Aspromonte

Come un’immensa terrazza circondata dal mare, il più meridionale dei parchi calabresi spicca non solo per la natura straordinaria e le innumerevoli opportunità di attività all’aria aperta in ogni stagione, ma anche per il patrimonio culturale che custodisce nelle sue remote vallate.

Il parco è solcato da un reticolo di sentieri e tratturi, che per secoli hanno costituito le uniche vie di comunicazione dell’area. Sul sito web ne trovate la descrizione, così come i riferimenti dei centri visita sparsi nel territorio, della sede dell’ente parco e la lista delle guide ufficiali.

Se avete tempo ed energia potrete impegnarvi in itinerari di più giorni come il Sentiero del Brigante o il tratto del Sentiero Italia (www.sentieroitalia.cai.it), mentre per esperienze di canyoning e torrentismo potete rivolgervi ad Aspromonte Wild.

L’opportunità di escursioni è la principale attrattiva del territorio. Gettonatissimi sono il Sentiero dell’Inglese, che ripercorre le orme del viaggiatore ottocentesco Edward Lear, da Pentedattilo a Staiti in sette giorni, e il Cammino Basiliano, che prevede diverse tappe in area grecanica, il Sentiero del Brigante o il tratto del Sentiero Italia che passa da qui. Punto nevralgico della sentieristica è Bova: da qui potrete raggiungere Amendolea (8 km, circa 2 h 30 min, sentiero 152 del Parco dell’Aspromonte), Gallicianò (8 km, 2 h 30 min, sentiero 128 del Parco dell’Aspromonte), Palizzi Superiore (13 km, 4 h 30 min), con percorsi impegnativi ma adatti a tutti, e ben segnalati (ricordatevi di partire con una sufficiente scorta d’acqua). Spettacolare, poi, è raggiungere Roghudi Vecchia da Amendolea camminando sul greto della fiumara Amendolea (13 km, 5 h). Per un bagno nell’acqua ghiacciata, infine, raggiungete U Schicciu di Peristerea: lasciate l’auto al termine della strada e proseguite lungo la fiumara per circa 45 minuti. 

E anche in inverno potete trovare pane per i vostri denti: sul Monte Scirocco c’è un comprensorio che offre 10 km di piste dalle quali nelle giornate terse si vede il mare. In estate le piste diventano bike park, che va ad affiancarsi alla grande rete di sentieri di Santo Stefano in Aspromonte, dal facilissimo Sentiero delle Fate, affrontabile anche con bambini a seguito, al più impervio Sentiero Cacciadiavoli, un anello di 17 km con più di 1000 m di dislivello in salita.

Fate poi una tappa per scoprire il versante orientale dell’Aspromonte, per buona parte nel territorio di San Luca, contrassegnato dalla presenza di curiose formazioni sedimentarie, che sbucano dalle foreste come funghi dal sottobosco. Le forme assunte sono davvero stravaganti, anche a causa dell’azione erosiva dell’acqua. Ecco così Pietra Lunga, Pietra Castello, le Pietre di Febo, ma soprattutto Pietra Cappa. Il monolite simbolo della Valle delle Grandi Pietre, Geosito Unesco, che ricorda un panettone, una cupola, un’astronave o una tazza rovesciata a seconda delle fantasticherie, oltre a essere il più grande d’Europa è il più scenografico dell’area e quello più facilmente raggiungibile. Punto di partenza per l’escursione è normalmente il borgo di Natile Vecchio: da lì seguite le indicazioni, anche se la pietà verso la vostra auto vi indurrà a posteggiare sul ciglio della strada prima di averne raggiunto il termine. In ogni caso, in meno di un’ora di cammino, tra arbusti di erica e lecci, raggiungerete il punto di partenza dell’anello intorno all’enorme masso (calcolate altri 45 min). Da vedere anche le Rocche di San Pietro (troverete l’indicazione qualche centinaio di metri dopo aver lasciato l’auto; il sentiero è di 15 min): si tratta di un insieme di grotte scavate dai monaci e abitate per secoli, che aggiungono un tocco di trascendenza al paesaggio.

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