L'assedio

Film 1999 | Drammatico 93 min.

Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 1999 con David Thewlis, Thandie Newton, Massimo De Rossi, Claudio Santamaria, Paul Osul. Cast completo Genere Drammatico - Italia, Gran Bretagna, 1999, durata 93 minuti. - MYmonetro 3,14 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 29 novembre 2019

Passato dallo status di produzione televisiva a quello di cinema tout court.

Consigliato sì!
3,14/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,28
CONSIGLIATO SÌ
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Shandurai è una giovane africana che vive a Roma studiando medicina e guadagnandosi da vivere facendo la colf a un compositore inglese, Kinsky. La donna ha lasciato nel proprio Paese il marito, che è stato arrestato per motivi politici da un regime dittatoriale. Nel momento in cui il musicista le dichiara il suo amore lei gli rivela la sua situazione e l'uomo si spoglia, progressivamente e di nascosto, dei propri averi per far uscire dal carcere il condannato. Quando Shandurai comprende l'accaduto non può non amare Kinsky. Il mattino dopo suo marito suonerà alla porta. Passato provvidenzialmente dallo status di produzione televisiva a quello di cinema tout court, L'assedio è un piccolo gioiello. Anche se la ricerca formale si fa qualche volta maniera (in particolare nei movimenti di macchina o nelle scelte cromatiche), Bertolucci sfugge alle secche narrative di Io ballo da sola (ispirandosi a un racconto di James Lasdun) per lavorare sui codici non dimenticando mai il plot. Trent'anni dopo Ultimo tango a Parigi unisce nuovamente due solitudini per farle esplodere in un progress di donazione eroica ed erotica che ribalta i termini della questione. Nell'epoca dell'esibizione fine a se stessa, Bertolucci nasconde, depura, mostra con pudore. Intervenendo però sul confronto/amalgama tra le lingue e i linguaggi. Si veda il griot che percorre le strade martoriate del paese africano (non è un caso che il marito di Shandurai sia un insegnante). Si veda l'uso della musica come mezzo di comunicazione 'forte'. Si veda anche la fatica della scrittura dalla quale emergerà un 'I love you' inciso prima nell'intimo. I grandi registi poi si vedono dai dettagli. Osservate il fedele che va alla messa africana e tiene il ritmo come se fosse in discoteca. È un'inquadratura di pochissimi secondi ma tratteggia un personaggio con grande precisione.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 9 maggio 2019
Giuliana

 Film breve,( soprattutto rispetto alla media dei film di Bertolucci,)asciutto ,dotato di un suo linguaggio ellittico e di un montaggio magistrale, capace di dare,attraverso tagli che scorciano qua e là in momenti opportuni la vicenda narrata,contraendola in scene essenziali ,massimo risalto all'incontro-scontro delle culture e delle lingue in gioco,permettendo,al tempo stesso ,allo [...] Vai alla recensione »

giovedì 9 maggio 2019
Giuliana

 Film breve,( soprattutto rispetto alla media dei film di Bertolucci,)asciutto ,dotato di un suo linguaggio ellittico e di un montaggio magistrale, capace di dare,attraverso tagli che scorciano qua e là in momenti opportuni la vicenda narrata,contraendola in scene essenziali ,massimo risalto all'incontro-scontro delle culture e delle lingue in gioco,permettendo,al tempo stesso ,allo [...] Vai alla recensione »

giovedì 26 dicembre 2019
blowup

Dopo aver letto queste po' po' di recensioni, mi apprestavo curioso alla visione. Mi sono ritrovato davanti un film davvero deludente. La prima cosa palesemente scadente è la recitazione. Il pianista è a livelli di recita parrcchiale. Così come abbiamo un Santamaria (forse all'esordio?) per niente credibile, e nel quale è difficile scorgere i segni del talento [...] Vai alla recensione »

lunedì 1 aprile 2019
Gianni

Lo ricordo come un film molto interessante, ma faticoso da seguire per le sequenze senza dialoghi.

venerdì 30 gennaio 2015
Francesco2

E allora perché gli dà tre stelle?

martedì 7 gennaio 2014
wakefield

Ho rivisto con piacere questo film dopo tanti anni. La capacità di Bertolucci di intravedere nell'animo umano riesce ad unire complessità e delicatezza, a districare con le necessarie pazienza e maestria anche i più piccoli ed apparentemente insignificanti risvolti di quel mondo. Come in Ultimo tango a Parigi e ne Il tè nel deserto, Bertolucci continua con la sua non comune sensibilità psicologica [...] Vai alla recensione »

sabato 15 agosto 2009
dario

Storia banale, sviluppo mediocre. Bertolucci si guarda continuamente allo specchio e smarrisce per strada la capacità narrativa (che non ha mai avuto, peraltro, in maniera eccelsa). Lentezza esasperante, recitazione oratoriale, dialoghi demenziali, tanto deja vu, presunzione insopportabile. Bertolucci, insomma, non è Bergman e si vede. Ma gode di buona stampa, come ne godeva Antonioni: che si fa, si [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Lietta Tornabuoni
La Stampa

Molto bello, intenso e denso, con due soli personaggi e pochissime parole, girato in un'unica casa romana con straordinaria maestria, tratto da un racconto dell'inglese James Lasdun, L'assedio di Bernardo Bertolucci che esce in Italia il prossimo venerdì comincia e finisce con due interrogativi senza risposta: all'inizio c’è un foglio di carta da musica col disegno d'un grande punto di domanda; alla [...] Vai alla recensione »

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

O tutto o niente? Non è quasi mai saggio costringere dentro l'angustia di questo dilemma: per quanto poco sia, qualcosa è meglio di niente. C'è tuttavia più d'una eccezione a questo criterio prudenziale. Non c'è emozione, piccola o grande, che s’accontenti d'esser misurata con il metro del qualcosa. E questo vale ancor più per la sua eventuale espressione poetica.

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Vive di strazianti contrasti L’assedio di Bernardo Bertolucci. A partire da quello - il più evidente e dichiarato - tra la giovane africana Shandurai (Thandie Newton) e il suo padrone di casa a Roma, il pianista inglese Kinsky (David Thewlis), follemente invaghito di lei. Ma, sotto la superficie del loro drammatico gioco amoroso, si scorge un ben più tragico conflitto, storico e sociale questa volta, [...] Vai alla recensione »

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