Featured Image

The Americans – Stagione 1

2013
Titolo Originale:
The Americans
CAST:
Keri Russell (Elizabeth Jennings)
Matthew Rhys (Phillip Jennings)
Noah Emmerich (Stan Beeman)

Il nostro giudizio

The Americans – Stagione 1 è una serie tv del 2013, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2013, ideata da Joe Weisberg.

Se si pensa che le prime spy series, negli Usa degli anni ‘50, erano intrise di propaganda antisovietica, The Americans di Joe Weisberg è un po’ la chiusura del cerchio. Ambientata negli anni ‘80 reaganiani, nell’escalation improvvisa di una guerra fredda (apparentemente) infinita, racconta la storia di Philip ed Elizabeth Jennings, una coppia che più americana non si potrebbe: due macchine, due figli, una casa a due piani. Tutto falso: Philip ed Elizabeth (Matthew Rhys e Keri Russell) sono spie russe infiltrate su suolo statunitense fin dagli anni ‘60, addestrate a mimetizzarsi e letali nel combattimento. Dall’altra parte della strada – scoprono i due con sgomento – si trasferisce Stan Beeman (Noah Emmerich), agente Fbi del controspionaggio, con moglie e figlio.

È facile capire come The Americans – Stagione 1 (partita sulla rete via cavo Fx) si costruisca su un gioco di rispecchiamenti, stratificando le interpretazioni sui diversi livelli di fiducia, di menzogna, di inganno. Gli autori della serie (tra i quali c’è una vera ex spia del Kgb), per schierare gli spettatori dalla parte (quanto meno emotiva) dei nemici storici, giocano la carta del family drama: i problemi, per Elizabeth e Philip, sorgono quando il loro rapporto muta da mera messa in scena a relazione reale, e la preoccupazione per i figli, del tutto ignari dell’identità dei genitori, si fa tangibile.

C’è, però, in The Americans – Stagione 1, oltre i meccanismi un po’ automatici del dramma sentimentale, il fascino di un’ottima ricostruzione storica (degli anni ’80 non gridati da dettagli colorati ed eccessivi, ma suggeriti da oggetti quotidiani e da una fotografia polverosa) e del versante spy story dal sapore vintage: nessun gadget ipertecnologico, ma grosse microspie, segnali cifrati, cabine telefoniche, scartoffie d’archivio, e tanto machiavellico ingegno.

La costruzione della suspense attraverso l’onniscienza dello spettatore – che vede tutte le parti in gioco, con il senno di poi di una guerra fredda giocata sul filo del rasoio di scelte ed errori individuali – tiene incollati allo schermo, così come l’esplorazione di una gigantesca quantità di zone grigie, che rifugge la facile identificazione in buoni contro cattivi.