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La sagra del porco Prì-Prì

Prì-Prì come Carneade, chi è mai costui? Tutti lo chiedono, tutti lo vogliono. Dall’Italia e anche da fuori, e sono anni ormai che accade, sono tanti che desiderano conoscere la genesi del celebre maialetto simbolo da circa 15 anni della sagra di Montesardo (intitolata al rotondo maialetto e alla pasta fatta a casa dalle donne del paese).

Fonte dalla rete

Anni addietro un giovane sacerdote ebbe l’idea di farne una copia in terracotta: andò letteralmente a ruba, è diventato un cult ricercatissimo: in ogni casa del paese ce n’è uno a mò di portafortuna, sulle mensole e i buffet. I turisti se lo sono portato via come souvenir.

Diciamolo chiaramente: nemmeno il più astuto esperto di pubblicità e marketing territoriale avrebbe potuto inventare un marchio così di rottura e facilmente da ricordare. Peccato non aver depositato il copyright. Di Prì-Prì tutti vogliono sapere perchè si chiama così. E’ un personaggio forte e vincente. Che regge il tempo.

Ma com’è nato? Perché si chiama così? Chi gli ha affibbiato questo nomignolo che ha fatto la sua enorme popolarità? La curiosità è tanta. Qui a Montesardo girano parecchie versioni. Sono in tanti a pretenderne la paternità. Non passa giorno che qualcuno, per telefono, via e-mail, ecc. un abitante del paese di Girolamo Melcarne, i Mazzapinta e il vescovo Belisario Balduino (intervenne al Concilio di Trento, fu lui a istituire i seminari della modernità dove far studiare i preti e a punire la bestemmia pronunciata in pubblico, fu poi vescovo di Larino, Campobasso) non debba rispondere alla domanda: “Ma perché si chiama così?”. Spesso si trova in grande imbarazzo e non sa rispondere, incluso chi sta scrivendo questo articolo costretto a documentarsi in tutta fretta su vita, morte e miracoli del celebre porco per non fare ulteriori magre figure.

La versione più verosimile dovrebbe, diciamo dovrebbe, condizionale, perché ne girano e ne sentirete altre, essere questa: Antonio Tina, amante degli animali, tant’è che lo chiamano “Leone” e Antonio Marzo detto “Morettoebbero l’idea della sagra di Montesardo. Nel parlarono con il sacerdote don Lucio a quel tempo parroco del paese. La prima cosa che venne loro in mente fu di allevare un maialetto da “sacrificare” nei giorni d’agosto della sagra che agli inizi si svolgeva in due giorni nel centro storico.

Il maialetto grufolava nel cortile dove “Leone” teneva altri animali, incluso un cavallo. “Moretto”, “Leone” e il prete andavano spesso a trovarlo e lo vedevano crescere. Il porcellino da svezzare faceva quel verso, “Prì-Prì” e sembrò naturale ai tre chiamarlo così. Il nome piacque e cominciò a girare: “Come sta Prì-Prì?”. “Che fa Prì-Prì?”. In breve il nome divenne popolare. Quando i tre si recavano a vederlo, a sfamarlo, il maialino li accoglieva col verso che era divenuto anche il suo nome. E quando gli gridavavo: “Tutto a posto, Prì-Prì?”, “Tieni, Prì-Prì”, “Scosta, Prì-Prì”, pareva gradire il nome che così gli è rimasto appiccicato addosso per sempre. E si divertiva con i suoi padroni.

“Prì-Prì” è quindi un  suono onomatopeico che traduce il verso del maialetto ancora piccolo, da svezzare. Da allora, ogni anno uno o più maiali sono allevati durante l’anno e sacrificati in occasione della sagra di metà agosto. E tutti hanno lo stesso nome, ormai famoso nel mondo, un’icona forte che regge bene al passare del tempo: Prì-Prì.

Francesco Greco


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