*SaRi*
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Nasce dopo la 1° guerra mondiale in seguito ai tragici eventi accaduti. Essa ha inaugurato le guerre moderne perché fino alla fine dell'800 le guerre erano costituite solamente da battaglie, che avvenivano in campi aperti dove combattevano e morivano solamente i soldati. Ora si combatte con stragi e stermini che colpiscono soprattutto la popolazione civile, non solo i soldati (anche a causa dei nuovi e diversi mezzi impiegati per la guerra).
La prima guerra mondiale è detta anche guerra di posizione: i soldati durante gli scontri diretti con i nemici vivevano nelle trincee in condizioni subumane e malsane ed erano anche mal equipaggiati. Molto spesso erano poveri contadini mandati in guerra dallo Stato e non sapevano neanche perché e contro chi combattevano, eppure non potevano lamentarsi, pena la morte immediata.
Venuti a conoscenza di ciò che accadeva durante la guerra, alcuni intellettuali sono stati indotti a varie riflessioni sull'esistenza e questi temi si diffusero ancora di più dopo la seconda guerra mondiale, visto che a confronto di questa la prima era stata una battaglia di poco conto. Si pone l'attenzione sugli aspetti negativi della condizione umana nel mondo, che l'esperienza delle guerre, con tutti i loro orrori e le loro distruzioni, ha reso ancora più evidenti. I temi fondamentali sui quali si pone l'attenzione sono la nascita, la lotta, il passare del tempo, la morte, ecc.
L'esistenzialismo: oltre ad essere una filosofia, diventa una vera e propria atmosfera, un clima culturale che si diffuse appunto fra le due guerre mondiali e anche nel secondo dopoguerra. Spesso si parla di romanzo, di canzone, ballo esistenzialista e anche di moda e di costume esistenzialistico, proprio di gruppi giovanili riconoscibili dagli abiti, di solito neri, e dal modo di portare i capelli. Si diffuse soprattutto a Parigi, ma anche nelle altre capitali europee.
La formazione dell'esistenzialismo può essere legata sia alla delusione delle guerre, sia alla delusione culturale nei confronti degli ideali e delle correnti di pensiero ottocentesche, cioè l'idealismo e il positivismo. Il primo era la filosofia delle grandi certezze, che credeva in una ragione assoluta. Il secondo dava una fiducia totale nella ragione umana, nella scienza e nella tecnica, che si pensava fossero in grado di risolvere tutti i problemi.
L'esistenzialismo è legato anche alla letteratura. Importanti scrittori che trattarono i temi fondamentali dell'esistenzialismo sono ad esempio Dostoevskij e Kafka. Quest'ultimo ha scritto Il Processo, che racconta di un personaggio che viene incarcerato e accusato di una colpa che non ha commesso. Ma al protagonista non viene assolutamente spiegato come mai si trovi ad essere l'imputato del processo e alla fine viene giustiziato. Ritroviamo il tema trattato da Kierkegaard della presenza di una minaccia inafferrabile e allo stesso certa e inalienabile.
Dopo la seconda guerra mondiale altri importanti esponenti dell'esistenzialismo possono essere considerati il filosofo Sartre e Camus, con il suo Mito di Sisifo nel quale racconta la storia di un eroe mitologico simbolo dell'assurdità dell'esistenza umana che si fonda sull'infinità delle aspirazioni e sulla finitezza delle possibilità e culmina poi nella vanità di tutti gli sforzi.
Spesso viene sottolineata la relazione tra esistenzialismo e decadentismo, sottolineando il comune tema della morte.
In Italia troviamo alcune delle tematiche esistenzialistiche nell'ermetismo. I temi trattati sono la morte, la solitudine, l'illusione del vivere, l'oblio. Ad esempio Ungaretti nella lirica Soldati scrive:
Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie
Che sottolinea la fragilità della vita, essa se ne vola via come le foglie d'autunno ad una folata di vento. Oppure Montale con Ed è subito sera.

L'ESISTENZIALISMO COME FILOSOFIA
L'esistenzialismo è un insieme di filosofie che risultano caratterizzate da alcuni tratti in comune.
1. Il tema centrale delle filosofie cosiddette esistenzialistiche è l'esistenza;
2. L'esistenza viene intesa come modo d'essere proprio dell'uomo;
3. Questo modo d'essere viene descritto come un rapporto (o un insieme di rapporti) con l'essere. Sebbene ogni esistenzialista abbia una sua maniera di concepire questi rapporti:
- Sartre e Abbagnano parlano di un essere esperenziale, che ha un modo specifico di rapportarsi con se stesso, con gli altri e con il mondo;
- Heidegger, per il quale l'essere è realtà ontologica, indaga sul rapporto dell'esistente con l'essere, che è inteso come realtà a se stante.
- Jaspers identifica l'esistente con l'essere, ma questo rapporto è visto come un rapporto divino.
4. Il rapporto esistenziale con l'essere richiede all'uomo una scelta;
5. Gli esistenzialisti ritengono che l'uomo non sia una realtà sostanziale e già data, ma un ente che si trova davanti a diverse possibilità di realizzazione. E da qui si possono creare gli estremi di autenticità o inautenticità a seconda delle scelte fatte;
6. La scelta implica che l'uomo viva come singolo, ossia come ente individuato e concreto;
7. Come rapporto individuato e concreto con l'essere, l'esistenza si trova in una situazione altrettanto individuata e concreta, racchiusa tra i due estremi della nascita e della morte;
8. L'esistenza essendo caratterizzata dalla singolarità, dal possibile, dalla scelta, dalla situazione, ecc., l'esistenza risulta caratterizzata dalla finitudine e dal limite.
L'esistenzialismo fu influenzato dall'ideologia di Kierkegaard. Da quest'ultimo prende i concetti della singolarità, della possibilità, della scelta e dell'angoscia. Alcuni autori, come Heidegger e Sartre, furono influenzati anche dalla fenomenologia, della quale il maggior esponente fu Husserl, sia a livello metodologico (per l'idea di una descrizione obbiettiva delle strutture costitutive dell'esistenza), sia a livello di contenuti (ad esempio per il concetto dell'intenzionalità della coscienza, perché non è mai coscienza assoluta, ma è sempre legata alla realtà. Non esiste un pensiero puro, visto che quando pensiamo, pensiamo sempre a qualcosa di preciso).
Già solo il fatto che gli esistenzialisti si rifacciano alla filosofia di Kierkegaard, sottolinea il loro allontanamento da quelle filosofie ottocentesche che:
1. Identificano l'uomo con l'Assoluto;
2. Mettono in ombra la rilevanza delle situazioni-limite dell'esistenza (la nascita, la morte, ecc.) e degli stati d'animo che l'accompagnano (angoscia, paura, speranza);
3. Negano l'iniziativa e la scelta, ritenendo che nella sua esistenza l'uomo più che agire è agito.