Daniele
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Le guerre puniche sono le guerre che si tennero tra III e II secolo a. C. tra romani e cartaginesi. Vengono chiamate guerre puniche, in quanto i Romani definivano punici il popolo di mare dei Cartaginesi. Uno dei motivi per cui si combatterono le tre guerre puniche era legato all'egemonia del Mar Mediterraneo. Essendo Roma interessata ad avere l'egemonia anche per mare, i Cartaginesi si preoccuparono di questo aspetto, vedendo messa a repentaglio la loro posizione via mare e nell'ambito del commercio.

Le guerre puniche decretarono poi la vittoria di Roma, con la sconfitta dei Cartaginesi.

Indice

Le tre guerre puniche - Versione alternativa 1
Tre guerre puniche, riassunto - Versione alternativa 2
Tre guerre puniche, descrizione - Versione alternativa 3
Tre guerre puniche, sintesi - Versione alternativa 4
Tre guerre puniche, spiegazione - Versione alternativa 5
Tre guerre puniche, storia - Versione alternativa 6

Le tre guerre puniche

La Prima Guerra Punica: (264 a.C. - 241 a.C)Cause: In passato Roma e Cartagine avevano stipulato insieme dei trattati di alleanza. Ma entrambe le due città-stato avevano ambizioni espansionistiche. Roma si interessò del mare e Cartagine si sentiva così minacciata. La guerra iniziò quando i Romani accettarono la richiesta di aiuto fatta dai Marmentini nel 264 a.C. I marmentini erano dei mercenari, dei soldati di guerra di mestiere, cioè venivano pagati per combattere. Erano sotto il servizio di Siracusa, ma quando il re morì furono licenziati senza stipendio.

La guerra: come si articola?: Fu una guerra marittima e nonostante i Romani non avessero esperienza in questo caso, allestirono comunque una flotta, capitanati dal console Caio Duilio riportarono una vittoria a Milazzo (260 a.C.). Poi nel 256 a.C. Roma decise di espandere la guerra anche in Africa, ma l’esito fu molto negativo. Colui che guidava questa missione, Attilio Regolo, fu fatto prigioniero e ucciso facendolo rotolare dentro ad una botte con chiodi. Così Roma, con un grande sforzo finanziario riallestirono un’altra flotta, questa volta capitanata da Quinto Lutazio Catulo, che nel 241 a.C. sconfisse i cartaginesi alle isole egadi. Il comandante cartaginese, Amilcare Barca. Le condizioni di sconfitta erano cedere la Sicilia, liberare i prigionieri senza riscatto e pagare un’ingente di guerra.

Il Dopoguerra: Nel corso delle 3 guerre puniche la Sicilia fu annessa allo Stato Romano come provincia. Roma approfittando di Cartagine debole, appena uscita dalla guerra, si impadronì della Sardegna e della Corsica amministrate anche queste come provincie romane. La guerra creò mal contento nei ceti popolari, perché andando in guerra abbandonarono i loro terreni, e quando tornarono li trovarono incolti o se ne erano appropriati i ricchi. I grandi proprietari si arricchivano sempre di più, e per avere i benifici delle conquiste e dell’indenizzo di guerra di Cartagine bisognava aspettare ancora un po’.

Conflitti con i Galli e con gli Illiri: I Galli approfittando della guerra e istigati anche dai Cartaginesi tornarono a farsi minacciosi contro i Romani. Nel timore di una nuova invasione Roma inviò un esercito alle rive del Po’.
I Galli furono affrontati e sconfitti da Claudio Martello nel 222 a.C. a Casteggio poco più in basso di Pavia, al quale diedero poi nome di Gallia Cisalpina.

Nelle sponde dell’Adriatico invece c’erano gli Illiri un popolo che si arricchiva con la pirateria, con cui poi romani iniziarono a scontrarsi. Li repressero sempre ma non li domarono tant’è che ci furono molti problemi con loro nella storia romana.

La Seconda Guerra Punica: (219 a.C - 201 a.C): Reinizia quando Cartagine sotto la guida di Annibale, figlio di Amilcare Barca conquistò la città di Sagunto, alleata e amica di Roma (219 a.C.) Annibale si alleò con i Galli e sconfissero i Romani a Trebbia e Ticino (218 a.C.). Furono sconfitti poi anche al Lago Trasimeno (217 a.C.)e a Canne (216 a.C.).
Dopo tutte queste sconfitte alcune città sotto Roma iniziarono a ribellarsi tra cui città greche come Taranto e Siracusa. Annibale poi si ritirò a Capua che divenne il suo quartier generale.

Riconquista d'Italia: Dopo le molteplici sconfitte di Roma, il suo obiettivo divenne quello di riconquistare la sua Italia. Nel 211 dopo un assedio durato tre anni riconquistò Capua. Annibale rimase per 12 anni in Italia Meridionale governando come un re, cambiando persino moneta, mentre Publio Cornelio Scipione con una serie di vittorie stava mettendo in difficoltà nuovamente i cartaginesi. Asdrubale, viene annientato al fiume Metauro, mentre cercava di portare rinforzi al fratello Annibale.

Scipione portò la guerra anche in Africa, la quale stava andando molto bene, e così spinse i Cartaginesi a richiamare Annibale a Cartagine. A Zama le due schiere si affrontarono (202 a.C.) e Roma ebbe una vittoria schiacciante. Cartagine dovette consegnare tutte le sue navi da guerra tranne dieci e i suoi elefanti, a rinunciare ai possedimenti in Africa, e a pagare in cinquanta anni un’indennità di guerra. Scipione fu soprannominato l’Africano.

Le guerre macedoni: conflitto con la Macedonia: Filippo V, sovrano della Macedonia, aveva stipulato un’intesa con Annibale, e aveva approfittato di Roma per estendere la sua influenza in Illiria, imponendosi sulle sponde orientali dell’Adriatico, costringendo i Romani a dichiarare guerra.

-> Prima Guerra Macedone (213 a.C. - 211 a.C.)
-> Seconda Guerra Macedone (200 a. C - 197 a.C.)

La Macedonia attacca Atene, alleata con Roma, che anche se parte dei Romani non approvava l’aiuto ad Atene, Catone il Censore decise di entrare comunque in guerra, vedendo possibilità di vantaggi. Vinsero a Tessaglia nel 197 a.C. Nel 196 a.C. Roma restituì la libertà alle poleis ellenistiche (imperialismo) Roma si espande anche sulle coste orientali.

Guerra Siriaca: La libertà dei greci era più formale, e infatti alcune poleis chiesero aiuto alla Siria. Questi intervennero nel 191 a.C. concludendo poi la guerra nel 188 a.C con la vittoria di Roma. La Siria dovette consegnare Annibale ai Romani che erano ospite dai Siriani, il quale poi pur di non passare vivo nelle mani dei nemici, si avvelenò.

Terza Guerra Macedone (171 a.C. - 168 a.C.):

Filippo V attacca di nuovo Roma. Cominciarono nel 171 a.C. e terminarono a Pidna nel 168 a.C. con la vittoria di Roma. La Macedonia fu ripartita in quattro repubbliche indipendenti tra loro, ma sotto Roma. Dopo pochi anni ci fu una ribellione in Macedonia, che però fu repressa subito. Questo portò a riunire tutte le quattro parti della Macedonia in una sola provincia (148 a.C.) Lo stesso toccò alla Grecia che prese il nome di Acaia + Provincia di Asia.

Terza Guerra Punica (149 a.C. - 146 a.C.): Catone, dopo esser stato a Cartagine, rimase veramente meravigliato della bellezza di Cartagine e invidiò la città. Affermò che Cartagine doveva essere distrutta. La guerra fu dichiarata nel 149 a.C. e affidata a Scipione Emiliano, figlio adottivo dell’Africano.
Cartagine cadde dopo una battaglia che durò 8 giorni. Gli abitanti furono ridotti tutti in schiavitù, la città venne incendiata e ci sparsero il sale come segno che non sarebbe mai risorta, e fu dichiarato luogo sacro, consacrato agli dei. Cartagine divenne provincia d’Africa (146 a.C.)

La Spagna e la Gallia:
Dal 197 a.C. le due provincie della Spagna: Spagna Ulteriore e Citeriore, era diventata dominio romano. Poi nel 121 a.C. divenne provincia la Gallia Cisalpina.

Tre guerre puniche, riassunto

Rapporti tra Roma e Cartagine: Fino alla conquista dell’Italia meridionale, i rapporti tra Roma e Cartagine erano amichevoli, dopo la vittoria su Pirro, Roma, diventando una delle prime potenze mediterranee, voleva il monopolio marittimo. Cartagine voleva mantenere la sua rete di commerci marittimi, e la supremazia.
Roma all’inizio delle guerre puniche: Roma all’inizio delle guerre puniche aveva una struttura nuova poiché il sistema delle città stato era entrato in crisi a causa delle conquiste territoriali. Roma adottò due sistemi:

1 Sistema municipale: gli stati conquistati venivano incorporati nella civitas romana con il nome di municipia; assumevano gli obblighi dei cittadini senza acquistarne i diritti.
2 Sistema federale: attraverso dei trattati (foedera) Roma si garantiva la supremazia, lasciando intatta l’indipendenza e le strutture delle altre città; gli abitanti delle città federate (socii) dovevano combattere a fianco di Roma in caso di necessità.
3 I nemici che si arrendevano volontariamente ai romani avevano la peggiore delle libertà: (pessima libertas): pur essendo libero non potevano disporre dei loro beni ne lasciarne e riceverne per testamento.

Prima guerra punica: scoppiò perché i Mamertini (banda impadronitasi di Messina) richiese l’ammissione alla lega italica nel 264 a.C. L’offerta fu accettata dai Romani e i Cartaginesi, considerando questo comportamento un intromissione in questioni di loro competenza. Il primo scontro a Milazzo nel 260 a.C. fu vinto dalla flotta Romana (grazie al “corvo”). Nel 256 a.C. Roma assediò Cartagine con il console Attilio Regolo che dettò condizioni di resa troppo dure. Perciò Cartagine resistette all’assedio distruggendo l’esercito. Furono numerose le vittime (500.000). I romani, imponendo un prestito ai nobili, ricostruirono una flotta che annientò nel 241 a.C. presso le isole Egadi la flotta cartaginese. I cartaginesi chiesero la pace. La Sicilia fu annessa a Roma e fu tolta la libertà politica ai suoi abitanti che erano governati da un magistrato Romano. Roma, minacciando Cartagine di un nuovo assedio, prese la Corsica e la Sardegna. Conquistò, sconfiggendo i Galli nel 222 a.C., l’Italia settentrionale (Cremona Piacenza) e infine anche la Dalmazia.

Seconda guerra punica: A caratgine c’erano due partiti: i proprietari terrieri, contrari a una nuova guerra per paura di perdere le loro terre, e il resto della popolazione favorevole alla ricostruzione dell’impero (famiglia Barca: Amilcare, suo fratello Asdrubale, e suo figlio Annibale). Annibale odiava profondamente Roma e riteneva di poterla sconfiggere inducendo le popolazioni sottomesse in Italia ad allearsi con Cartagine in cambio della libertà(greci, etruschi, galli, sanniti). Nel 219 a.C. trovò un pretesto per dichiarare guerra, attaccando Sagunto, amica di Roma. Mentre i romani decidevano sul da farsi Sagunto venne espugnata in 8 mesi. Roma dichiarò guerra a cartagine mandando in Spagna un esercito comandato da Scipione. Annibale varcò le Alpi, solo sulle rive del Ticino incontrò i Romani, nel 218 a.C., e gli sconfisse. I Galli, sottomessi da poco, si allearono ad Annibale. I cartaginesi si impadronirono dell’Italia settentrionale e, presso il lago Trasimeno, tesero un imboscata all’esercito romano distruggendolo. Roma andò nel panico eleggendo dittatore l’aristocratico Quinto Fabio Massimo (il “Temporeggiatore” poiché si limitava a controllare le mosse di Annibale, evitando uno scontro frontale) e ruppero i ponti sul Tevere. Annibale stabilì in Puglia i suoi quartieri. Roma si convinse che le sconfitte precedenti erano frutto solo di imboscate e mandò così un grande esercito presso il villaggio di Canne (Barletta), il 2 agosto 216 a.C. per uno scontro a campo aperto. Quasi tutto l’esercito (70.000 uomini) cadde in battaglia, compreso Emilio Paolo un console. Liberando senza riscatto i prigionieri italici, Annibale conquistò il favore delle popolazioni italiche. Parve che la lega italica si disgregasse, lucani e sanniti si ribellarono e Capua aprì le porte a Annibale. Annibale stabilì i suoi quartieri a Capua, senza assediare Roma. Roma ricostruì l’esercito (richiamando tutta la popolazione). Molte partecipanti alla lega italica compresero che un dominatore straniero sarebbe stato peggiore dei romani, perciò si schierarono con Roma. Siracusa alleata con Annibale, fu assediata e resistette sino al 212 a.C. (con macchine da guerra di Archimede). Capua venne riconquistata e punita. I romani conquistarono anche la capitale della Spagna cartaginese, Caragena con Scipione nel 210 a.C. Roma inviò in Africa un esercito di volontari con Scipione al comando, i cartaginesi in difficoltà richiamarono Annibale. A Zama furono sconfitti duramente nel 202 a.C. e chiesero la pace: rinunciarono a ogni possesso fuori dall’Africa, consegnarono la flotta, pagarono una forte indennità di guerra, non poterono dichiarare guerra senza il consenso Romano.

La conquista dell’Oriente: per motivi economici, di difesa Roma punta agli stati ellenistici. Quando il regno di Pergamo e di Rodi chiesero aiuto contro la Macedonia e la Siria i romani intervenirono: ci fu un compromesso tra il partito favorevole alla guerra (i ceti imprenditoriali, circolo degli Scipioni, ammiravano la cultura greca) e il partito contrario (Porcio Catone, temeva il danneggiamento dell’agricoltura e pensavano che la cultura greca fosse corrotta e decadente). Nel 200 a.C. infatti venne dichiarata guerra solo contro Filippo V re Macedone, che fu battuto nel 197 a.C. da Q. Flaminino e dalla lega etolica a Cinocefale. Filippo rinunciò a ogni territorio esterno alla Macedonia e riconobbe le città greche libere. Queste città, passate sotto il controllo romano, iniziarono a odiare i nuovi padroni, poiché non avevano ricevuto nessun compenso. Così chiese aiuta ad Antioco III, re di Siria, che conduceva una politica aggressiva. Fu però sconfitto dai romani e dalle città greche alle Termpoli (191) e a Magnesia (190). Nel 188 fu concluso un trattato di pace che faceva passare tutti i territori di Antioco, eccetto la Siria, sotto il controllo di Rodi e Pergamo, e fu chiesto Annibale, che nel 183 si suicidò. La Macedonia di Filippo V divenne il centro dei movimenti antiromani, che coinvolgevano ormai tutte le città greche. Quando salì al potere il figlio Perseo i romani gli dichiararono guerra e lo sconfissero nel 168 a Pindia con il console Lucio Emilio Paolo, e in seguito divisero la Macedonia in 4 regioni assoggettate ai romani. Nel 146 la macedonia e la Grecia (Acia) di nuovo a Pindia divennero province romane.

Terza guerra punica: la preoccupazione dei romani (Catone era favorevole) per la prosperità commerciale recuperata da Cartagine sfociò nella 3 guerra punica, dopo la risposta armata dei cartaginesi (senza permesso dei romani) verso Massinissa (re numidi). Dopo 3 anni nel 146 con Scipione Emiliano espugnarono la città e la cosparsero di sale. Nel 133 Scipione si recò in Spagna contro i celtiberi, facendo diventare la Spagna provincia romana.

Tre guerre puniche, descrizione

Roma e Cartagine: due grandi potenze che si contendono il Mediterraneo, al fine di disporre del totale controllo dei commerci e di espandere il proprio dominio. Questa sarà la reale causa comune delle tre guerre puniche (da poeni, “Cartaginesi”, in latino); come affermò lo storico greco Tucidide, ogni battaglia ha una causa prossima, o casus belli, ovvero una sorta di pretesto per favorire i propri interessi, e una causa remota, ossia il primo fine per cui un dato conflitto si origina. Nell'ambito della prima guerra punica il casus belli fu la rivolta dei Mamertini di Messina, i quali, nel 264 a.C., contro Siracusa e il rispettivo tiranno, Gerone, richiesero sostegno sia a Cartagine, sia a Roma. Quest'ultima, impegnata a conquistare la Pianura Padana, fu riluttante ad intervenire; d'altra parte, Cartagine inviò celermente una flotta navale, di fatto per avere accesso alla Sicilia orientale. Di conseguenza il Senato romano, temendo la vicinanza dei Cartaginesi con le coste del Bruttium (l'odierna Calabria), decise di mandare anch'esso soccorsi. Roma venne meno al patto stipulato nel 279 a.C, che impediva interventi da parte della stessa in Sicilia. Ha inizio la prima grande guerra punica, che finirà solamente nell'anno 241 a.C. La prima battaglia si combattè a Milazzo nel 260 a.C., ove i Romani, sprovvisti di una flotta vera e propria, utilizzarono le triremi servendosi del cosiddetto corvo, un uncino di metallo che abbordava l'imbarcazione nemica. In tal modo essi poterono fronteggiare uno scontro di terra, in cui, per altro, godevano di un' abilità di gran lunga superiore.
I Cartaginesi furono sconfitti anche a Capo Ecnomo nel 256 a.C., battaglia guidata da Marco Attilio Regolo, ma la vittoria decisiva si compì presso le Isole Egadi, nel 241 a.C.
A seguito della devastante sconfitta il generale cartaginese Amilcare Barca e il figlio Annibale, precisamente tra il 237 e il 219 a.C, conquistarono la penisola Iberica. Alla luce dell'accordo stipulato nel 226 a.C. tra Roma e Cartagine, che imponeva di limitare le rispettive mete espansionistiche al fiume Ebro (Spagna nord-orientale), gli abitanti di Sagunto interpellarono Roma, chiedendo soccorsi. Questo fu, nel 219 a.C., il casus belli che scaturì l'inizio della Seconda Guerra Punica. Annibale, giovane generale dalla straordinaria abilità bellica, decise ambiziosamente di attraversare le Alpi assieme alle sue truppe e a un numero considerevole di elefanti. Nonostante le numerose perdite, il generale scelse di scontrarsi con Roma nel 218 a.C., prima presso il fiume Ticino e poi presso il Trebbia, ottenendo ben due vittorie. Nel 217 a.C., con il supporto delle popolazioni galliche abitanti la Pianura Padana, le truppe romane vennero nuovamente sconfitte da Annibale presso il lago Trasimeno. I Romani, dunque, spinti dalla necessità fondamentale di un comandante unico e determinato, nominarono dittatore Quinto Fabio Massimo, detto “Cunctator”, o “temporeggiatore”, in quanto agiva sì attraverso guerriglie e agguati, ma operava in maniera assai lenta e poco efficiente. Quando la dittatura terminò, i due consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone optarono per uno scontro frontale. Nel 216 a.C., a Canne, Roma subì un'ulteriore sconfitta, resa più amara dalle innumerevoli perdite. Annibale, avendo subito anch'egli importanti perdite, decise di sostare a Capua nel 215 a.C: questo lasso di tempo è infatti noto come “Gli ozi di Capua”.
Anche Roma, parallelamente, rimise insieme un potente esercito, al punto di riconquistare Siracusa nel 212 a.C e, l'anno successivo, di assediare Capua, sottomettendo anche Agrigento e Taranto. Nel 210 a.C venne nominato privatus cum imperio Publio Cornelio Scipione,ovvero gli furono assegnati i comandi senza che disponesse di una vera e propria magistratura. Egli uccise Adrubale nel 207 a.C presso il fiume Metauro, per poi recapitare il capo dell'ucciso al fratello stesso. svolgimento delle guerre punicheScipione, detto l'Africano, optò per proseguire il conflitto in Africa, in modo tale che Annibale fosse costretto ad abbandonare definitivamente l'Italia. Scipione sconfisse l'esercito cartaginese prima presso i Campi Magni, nel 204 a.C (anno in cui approdò sulle coste Africane), e in fine a Zama nel 202 a.C, con l'aiuto del re di Numidia Massinissa. Le condizioni di resa furono per Cartagine disastrose: la maestosa flotta fu consegnata ai Romani e fu imposto di distruggere ogni porto e ogni costruzione fino a 5 km dal mare. Fu, inoltre, vietato a Cartagine di condurre guerre senza prima aver ottenuto un legittimo permesso.
Seppure i Cartaginesi avessero grandi limitazioni, l'economia si riprese e la classe dirigente si premurava di mantenere rapporti sia con Roma sia con il regno di Numidia. Tuttavia il Senato Romano, che oramai aveva forti ambizioni espansionistiche, temeva l'insorgenza di Cartagine. Lo stesso Catone, detto “il censore”, eletto ambasciatore a Cartagine e quindi in grado di osservare la situazione economica della città, terminato un discorso, pronunciava la frase “ceterum censeo Carthaginem esse delendam”, ossia “d'altronde ritengo necessario distruggere Cartagine”. Figura imponente all'interno dell'organo politico romano, convinse la maggioranza che l'unico ostacolo per la gloria suprema di Roma fosse, appunto, la stessa città che riuscì a riemergere da una profonda crisi, subita pochissimi anni prima. Il re dei Numidi, Massinissa, opprimeva Cartagine senza alcun giudizio; Cartagine decise di ribellarsi, ma andando contro le condizioni di resa che impedivano la stessa di condurre guerre senza l'autorizzazione del Senato, si presentò il pretesto ideale per Roma, che dichiarò guerra ai Cartaginesi nel 149 a.C. Scipione l'Emiliano, nipote di Scipione l'Africano, assediò Cartagine nel 147 a.C, impedendo alla città di ricevere alcun sostentamento. I 50.000 cartaginesi superstiti divennero schiavi e ogni costruzione fu rasa al suolo nel 146 a.C, determinando così un'altra vittoria a favore dei Romani.

Tre guerre puniche, sintesi

Nel 264 a.C. in Sicilia scoppiò la prima guerra punica tra romani e Cartaginesi, per un interesse comune riguardo la conquista dell'isola. Dopo un'estenuante guerra di logoramento presso le roccaforti cartaginesi, Roma cambiò tattica, e fu la scelta decisiva che sancì la vittoria di questa. Roma impose dure condizioni di pace a Cartagine, che riuscì comunque presto a riprendersi ed a sferrare un altro attacco. Annibale, valoroso condottiero cartaginese, partì con 70.000 uomini e 37 elefanti verso Roma passando dalla penisola iberica e oltrepassano le Alpi; combattè molte battaglie tra cuo nel 216 a.C. quella di Canne, la più sanguinosa, nella quale Roma venne pesantemente sconfitta. Annibale non colse l'occasione e non marciò direttamente verso Roma, e questo fu uno degli sbagli più grandi della storia perché Roma riuscì a riformare un esercito, più grande e forte del precedente, con il quale sventò la minaccia cartaginese. Per non creare un vuoto di potere nel Nord Africa, Roma non distrusse Cartagine, che fu comunque enormemente penalizzata dai grandi indennizzi di guerra imposti da Roma. Approfittando del fatto che Roma fosse impegnata sul fronte macedone, Cartagine riuscì nuovamente a creare un esercito, ma questa volta non si rese pericolosa come le altre, e dopo l'ennesima sconfitta Cartagine venne definitivamente rasa al suolo, e tutti i cittadini vennero fatti schiavi.

Tre guerre puniche, spiegazione

La Prima guerra punica (264 a.C. - 241 a.C.)
la battaglia di Agrigentum del 261 a.C
In almeno due occasioni 255 a.C. e 253 a.C. intere flotte furono distrutte dal maltempo
Nel 262 a.C. Roma assediò Agrigento
La seconda operazione terrestre fu quella di Marco Attilio Regolo, quando, fra il 256 a.C. e il 255 aC
Cartagine, assunto il mercenario spartano Santippo, riuscì a fermare l'avanzate romana nella battaglia di Tunisi.
La guerra fu decisa nella battaglia navale delle Egadi (10 marzo 241 a.C.)

La Seconda Guerra Punica (219 a.C - 201 a.C)
Reinizia quando Cartagine sotto la guida di Annibale, figlio di Amilcare Barca conquistò la città di Sagunto, alleata e amica di Roma (219 a.C.) Annibale si alleò con i Galli e sconfissero i Romani a Trebbia e Ticino (218 a.C.). Furono sconfitti poi anche al Lago Trasimeno (217 a.C.)e a Canne (216 a.C.).

Tre guerre puniche, storia

Prima guerra punica: Ha inizio a causa della situazione che si era venuta a creare in Sicilia: alcuni mercenari campani chiamati Mamertini si erano impadroniti di Messina dove si erano arricchiti imponendo tributi, poi minacciati da Siracusa che voleva cacciarli dall’isola, così i Mamertini chiedono aiuto a Cartagine che si comportava più da occupante che da alleata, allora chiedono aiuto a Roma. I romani inviarono un contingente armato in Sicilia e iniziò la guerra.
Fino ad allora i romani avevano combattuto sempre sulla terraferma, ma per opporsi a una potenza marittima era necessario contrastarla sul mare, così costruirono una flotta da guerra composta da 120 navi e aggiungendo a ciascuna un ponte mobile chiamato corvo, per agganciarsi alle navi nemiche.
I romani riportarono una prima vittoria a Milazzo, e incoraggiati da questo successo, decisero di portare la guerra in Africa, nelle vicinanze di Cartagine, sbarcandovi un corpo di spedizione agli ordini dei due consoli Regolo e Vulsone, ma il senato commise il gravissimo errore di richiamare Vulsone in Sicilia, lasciando in Africa da solo Regolo con forze insufficienti: l’esercito romano fu sconfitto e Regolo fu fatto prigioniero.
I romani proseguirono a combattere per altri 13 anni, così i cartaginesi mandarono a Roma degli ambasciatori a chiedere la pace e come ostaggio portarono Regolo, che conoscendo la debolezza del nemico, convinse il senato a non accettare la proposta e tornò a Cartagine in catene, dove venne ucciso.
I romani fecero l’ultimo sforzo e al comando del console Catulo le navi romane attaccarono a sorpresa la flotta nemica presso le Isole Egadi riportando una vittoria e i Cartaginesi furono costretti a concludere una pace con pesanti condizioni:
-Abbandono della Sicilia e delle isole circostanti
-Divieto di fare guerra agli alleati di Roma
-Restituzione dei prigionieri senza riscatto e pagamento di un forte indennizzo.

Seconda guerra punica: La Sicilia divenne la prima provincia romana e gli abitanti furono privati dei loro diritti e costretti a pagare un tributo, poi divenne provincia anche la Sardegna e la Corsica, poi anche gli Illiri, in quanto da tempo terrorizzavano gli alleati italici esercitando la pirateria nel Mar Adriatico. Dopo la vittoria a Casteggio, i fertili territori della pianura padana formarono la terza provincia romana, la Gallia Cisalpina.
Cartagine voleva riemergere economicamente e riorganizzare il proprio esercito, così assume il controllo della Spagna, regione ricchissima di miniere di argento, rame e altre risorse fondamentali. Insospettiti e preoccupati, i romani conclusero un trattato con i cartaginesi, in cui entrambi si impegnavano a non oltrepassare il fiume Ebro, nel nord della penisola iberica. Però i Cartaginesi erano diventati abbastanza forti per rompere questo accordo e sotto la guida di Annibale assediarono Sagunto, colonia greco-spagnola alleata di Roma, così iniziò una nuova guerra.
Annibale voleva portare la guerra nella penisola italiana via terra, così lasciò il comando in Spagna al fratello Asdrubale e partì per l’Italia attraverso le Alpi con uomini, cavalli e pochi elefanti, tutti in misere condizioni. Riuscì a prendere i romani di sorpresa e a batterli presso i fiumi Ticino e Trebbia. Proseguì poi verso sud sul lago Trasimeno e sconfisse nuovamente l’esercito nemico. Annibale proseguì la marcia verso il Meridione giungendo in Puglia dove sperava di incontrare numerosi alleati.
Il senato affidò il comando al dittatore Quinto Fabio Massimo, che attuò una nuova tecnica di combattimento che consisteva nel tenersi sulle alture controllando le mosse del nemico da lontano disturbandolo con continue azioni di guerriglia. Il dittatore fu criticato dagli avversari politici per il suo modo di combattere scambiato per mancanza di coraggio che lo soprannominò “Temporeggiatore”. Allo scadere della dittatura non gli fu rinominata la nomina. I due nuovi consoli, il patrizio Emilio Paolo e il plebeo Varrone decisero di scendere subito in battaglia e Annibale non aspettava altro così riuscì a aggirare le legioni avversarie con la sua numerosa cavalleria e a distruggerle a Canne (nord della Puglia) nel 216 a.C. Emilio Paolo cadde sul campo e numerosi ufficiali vennero uccisi o fatti prigionieri. Annibale non osò ancora marciare su Roma quindi cercò di sollevare contro Roma il maggior numero possibile di nemici, convincendo Capua e Siracusa e concluse un’alleanza con Filippo 5° di Macedonia.
Annibale decise di richiamare dalla Spagna il fratello Asdrubale che venne affrontato e sconfitto dai romani sul fiume Metauro (Marche), nel 207. I Cartaginesi vennero costretti ad abbandonare la Spagna grazie a Publio Cornelio Scipione, che venne eletto console e si recò in Africa perché era convinto che per allontanare Annibale dall’Italia era costretto ad attaccare Cartagine e non aveva torto perché il governo punico richiamò Annibale e a Zama (Tunisia) vinse Scipione che ebbe il soprannome di “Africano”. Annibale evitò la cattura suicidandosi e venne stipulata una pace a durissime condizioni, Cartagine fu costretta a:
-Rinunciare ai propri possedimenti
-Consegnare al vincitore tutti gli elefanti e le navi tranne 10
-Non intraprendere nessuna guerra senza il permesso di Roma
-Pagare 10.000 talenti d’argento come indennizzo
Dopo la vittoria di Zama, si determina un nuovo indirizzo nella politica estera romana ispirato a un desiderio di conquiste a vasto raggio, una politica di tipo imperialistico e inizia una serie di conquiste realizzate in tempi brevi. Con le guerre macedoniche, Roma sottomette la Macedonia, che nel 148 diventa la prima provincia verso Oriente e poi sottomette pure la Grecia.

Terza guerra punica: Cartagine era riuscita a risollevarsi sfruttando le risorse commerciali e agricole e guidata da Marco Porcio Catone detto il Censore puntava ad annientare l’avversario. I cartaginesi, costretti alla pace nel 202 scatenò la controffensiva romana che inviò in Africa il suo esercito. Le legioni romane al comando di Publio Cornelio Scipione l’Emiliano distrussero totalmente Cartagine nel 146: i cittadini punici furono venduti come schiavi e così nasceva la nuova provincia d’Africa.
Roma riconquistò la Gallia Cisalpina e sottomise Veneti e Liguri, fondò nuove colonie e nuove strade, affrontò e sottomise definitivamente le popolazioni iberiche, la lotta durò quasi 70 anni e si concluse con la presa della città di Numanzia. L’intera penisola fu divisa in due province, Spagna Citeriore e Spagna Ulteriore, i romani occupano i paesi del Rodano, dando origine alla Gallia Narbonense, creano pure la provincia d’Asia dopo che nel 133 Attalo 3° di Pergamo lascia per testamento il suo regno a Roma.
L’espansione di Roma nel Mediterraneo è causa di profonde trasformazioni in ambito sociale, politico ed economico. Il contatto con la cultura greca e con il lusso dei popoli orientali allontana i romani dalla loro antica semplicità, suscitando il desiderio di una vita comoda e raffinata. L’aristocrazia si arricchisce con la spartizione del bottino di guerra e con l’esproprio delle terre conquistate creando immensi latifondi. Con le guerre arrivano anche molti schiavi. I piccoli proprietari, impoveritisi, si trasformano in braccianti e coloni o si trasferiscono in città. Intanto, accanto alla nobiltà tradizionale, si forma una nuova aristocrazia del denaro composta dai cavalieri arricchitisi con le attività commerciali.

Le riforme agrarie dei Gracchi: La legge agraria nasce perché era necessaria una riforma capace di affrontare i più gravi problemi del momento, soprattutto quelli dell’urbanesimo e del latifondismo. I primi a tentare di rimediare furono i due fratelli Tiberio e Gaio Gracco, venivano da una famiglia importante in quanto il padre era stato eletto 2 volte console e la madre era la figlia di Scipione. Tiberio fu eletto tribuno della plebe e presentò un progetto di riforma agraria che sosteneva che:
-Nessuno poteva conservare più di 500 iugeri per sé e più di 250 per ciascuno dei suoi figli maschi, e il tutto non doveva superare 1.000 iugeri.
-Le terre dovevano essere distribuite fra i cittadini poveri in piccole proprietà non cedibili di 30 iugeri ciascuna.
Contro la proposta di Tiberio ci fu il malcontento dei patrizi che si vedevano sottrarre redditi rilevanti e il controllo dei nullatenenti (persone prive di beni e censite solo per la loro presenza fisica), ma la proposta riesce a passare anche se la sua piena attuazione appare subito complicata.
Tiberio propone di utilizzare il tesoro di Attalo 3° per fornire ai piccoli proprietari i capitali necessari alla formazione e al funzionamento di nuove aziende agricole. Tiberio si presenta come tribuno alla scadenza del suo mandato, violando la prassi costituzionale che prevedeva un intervallo di 10 anni tra un’elezione e un’altra della stessa persona. Nascono così disordini e tumulti che portano all’uccisione di Tiberio colto di sorpresa nel corso di un’assemblea dei comizi tributi, insieme a 300 suoi fedeli sostenitori, mentre altri furono costretti all’esilio, il suo corpo venne buttato nel Tevere.
Alla morte di Tiberio, il popolo riuscì a far eleggere tribuno Gaio Gracco che cominciò con il fare approvare una legge frumentaria: ogni cittadino povero residente nella capitale poteva prelevare mensilmente dai pubblici granai un certo quantitativo di frumento a un prezzo politico. Con questa legge mirava a procurarsi quella popolarità di cui aveva bisogno, per conquistare il tribunato e procedere con sicurezza sulla via delle riforme.
Ottenuta la rielezione anche per l’anno successivo, si dedicò subito all’attuazione di un vasto piano di leggi riprendendo la legge agraria del fratello sviluppandolo in 3 direzioni:
-Assicurare allo Stato i mezzi finanziari per affrontare le spese
-Liberare la città dai nullatenenti
-Conquistare l’appoggio dei cavalieri e farne il sostegno delle proprie iniziative.
Con un’altra legge che prevedeva la fondazione di nuove colonie cercò di allontanare i nullatenenti dalla capitale.
Per assicurarsi l’appoggio dei cavalieri, presentò una legge giudiziaria, in base alla quale i tribunali dovevano essere formate da giudici scelti fra i cavalieri e non più fra i rappresentanti eletti dal senato.
All’inizio del 122 Gaio decise di estendere il diritto di cittadinanza a tutta la popolazione italica ma non intendeva dividere con essi né i privilegi politici e civili, né i vantaggi della riforma agraria. Ma l’aristocrazia si allea con la plebe cittadina provocando tumulti così Gaio Gracco fugge sull’Aventino e si fece uccidere da uno schiavo.

L'ascesa di Gaio Mario: Dopo le mancate riforme dei Gracchi, il senato restaura il potere aristocratico e nella società romana si acquisisce il contrasto fra i popolari e gli ottimati: gli ottimati venivano da famiglie patrizie e antiche ed erano conservatori, cioè tendono a mantenere le leggi così come sono, i popolari erano progressisti, nonché sostenitori dei Gracchi e di Mario e ascoltavano il popolo e modificavano la costituzione, ma si apre un nuovo periodo di guerre, fra le quali quella contro Giugurta, re della Numidia che doveva porre chiara luce la corruzione e la decadenza morale dell’aristocrazia senatoria. Giugurta si era impossessato con la forza del regno di Numidia dopo aver eliminato i propri cugini che con lui condividevano il governo. Aveva fatto assassinare numerosi mercanti romani e italici residenti in Numidia che si erano schierati dalla parte del cugino. Il senato aveva dichiarato guerra a Giugurta ma il conflitto non portò grandi risultati a causa:
-della disonestà dei comandanti
-della difficoltà delle operazioni belliche.
Nel 107 fu nominato console Gaio Mario, esponente dello schieramento popolare. Proveniva da una famiglia non romana né nobile, una famiglia plebea e ricca, estranea alla gestione del potere politico. Era un abile comandante militare, faceva parte della classe senatoria e nel 119 fu nominato tribuno della plebe. Riformò le basi del reclutamento ammettendo al servizio volontario e retribuito anche i nullatenenti, quindi nell’annullare i requisiti di possesso terriero. Nasce l’esercito di mestiere, che prevedeva l’arruolamento dei volontari e dei nullatenenti, addestrati dai generali e ricevono il soldo come stipendio, erano infatti soldati. Nasce quindi un vero e proprio esercito professionale. Mario vince la guerra contro Giugurta. Nello stesso anno i Cimbri, una tribù germanica, annientano i romani ad Arausio e si uniscono ai Teutoni. Mario, rieletto console per 5 volte consecutive, batte i Teutoni ad Acque Sestie nel 102 e i Cimbri ai Campi Raudi nel 101.

Silla: A Mario, del partito popolare, si contrappone Silla, esponente della nobiltà senatoria, giovane nobile proveniente da famiglia patrizia antica. Tra il 91 e l’88 viene combattuta la guerra sociale, tra soci o alleati, dove gli italici volevano la cittadinanza romana e cercano di costruirsi un esercito. Il senato concede il diritto di cittadinanza. Nell’88 Roma affronta una coalizione di stati asiatici e greci guidata da Mitridate, re del Ponto, che aveva cominciato con l’ordinare lo sterminio in un solo giorno di tutti i romani stanziati nell’Asia Minore e con l’inviare un esercito in Grecia. Il senato gli dichiarò guerra e decretò l’immediato invio in Oriente di un corpo di spedizione agli ordini di Silla. Silla si trovava già a Nola quando ricevette l’ordine di tornare a Roma, ma si ribellò e marciò con l’esercito contro la capitale. Mario fu sconfitto e fu costretto a cercare rifugio in Africa.
Con un atto rivoluzionario Silla metteva l’esercito al servizio dei propri interessi e iniziò una guerra civile: tra Silla e Mario. Silla viene nominato dittatore a vita, e con le liste di proscrizione (elenco dei nemici indicati dal popolo stesso, ai quali venivano tolti i loro beni) elimina tutti gli avversari. Emana poi una costituzione che rafforza il potere del senato per impedire futuri colpi di stato amplia il pomerio (sul rubicone), il territorio sacro dove non si può entrare in armi e nel 79 si ritira a vita privata e l’anno dopo muore.

Autori che hanno contribuito al presente documento: jnd, Trustnt1, ElisaBenassi, Classika, spiderman95, alessiavispo.