Publio Cornelio Tacito: biografia, pensiero e opere

Vita, pensiero e opere di Publio Cornelio Tacito, storico e oratore romano, esponente della storiografia latina, autore degli Annales e della Historiae
Publio Cornelio Tacito: biografia, pensiero e opere
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1Publio Cornelio Tacito

Statua di Tacito situata davanti al Parlamento di Vienna, Austria
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Non c’è modo migliore di accostarsi a Tacito che leggendo le sue parole nel famoso incipit degli Annales, una delle opere storiografiche più importanti scritte a Roma in cui emerge tutta la visione pessimistica di questo grande autore abituato a confrontarsi con il potere e con i tiranni. Ecco quanto dice:  

inde consilium mihi pauca de Augusto et extrema tradere, mox Tiberii principatum et cetera, sine ira et studio, quorum causas procul habeo.  

[Da ciò è mia decisione riferire poche cose e le più recenti su Augusto, poi il principato di Tiberio e le rimanenti vicende, senza ostilità e partigianeria, i cui motivi ho lontano.] 

Sine ira et studio, Tacito vuole ripercorrere l’ultimo secolo della storia di Roma, senza ostilità o partigianeria, cercando di essere il più oggettivo possibile. Un obiettivo difficile per uno storico, al punto che il paradosso di Tacito è il seguente: la sua oggettività nasce da una totale aderenza alla sua visione tragica della storia dove regnano il caos e l’egoismo: per questo si avvale di uno stile spezzato e asimmetrico, ma di grande fascino, oltre che artisticamente straordinario.

Tacito interpreta i fatti, cerca di coglierne le profonde ragioni e indaga con grande acume psicologico quel che accade. Il risultato non è l’oggettività, ma la comprensione dell’agire umano, appunto, sine ira et studio.

2La vita di Tacito

Plinio il Giovane
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L’incertezza sulle notizie riguardanti Tacito partono dal luogo e dalla data di nascita: le poche notizie ce le offre Plinio il Giovane (nelle sue lettere) e lo stesso autore in alcune sue opere dice qualcosa di sé, ma non abbastanza da dissipare i dubbi. Plinio sostiene che Tacito avesse pressappoco la sua età e la medesima posizione sociale: duos homines aetate dignitate propemodum aequales.

La data di nascita dovrebbe collocarsi intorno al 55 d. C.; in ultimo l’imperatore Marco Claudio Tacito (imperatore tra il 275 e il 276) si vantava di discendere dallo storico romano. Il cognome Tacitus era diffuso nella Gallia Narbonense e forse il nostro autore proveniva da lì, dalla provincia.

Tacito era di famiglia facoltosa e seguì gli studi retorici a Roma dove probabilmente fu allievo di Quintiliano. Nel 77 sposò la figlia di Giulio Agricola, ex console ed generale vittorioso, che aveva conquistato e governato la Britannia.

Il cursus honorum di Tacito cominciò sotto Vespasiano, proseguendo sotto Tito, toccando l’apice sotto il sanguinario Domiziano. Fu questore nell’81-82 e pretore nell’88; poi per qualche anno eccolo lontano da Roma, forse per un incarico in Gallia o in Germania da cui tornò nel 93 alla morte del suocero Agricola. Fu anche tribuno della plebe e membro dell’importante collegio sacerdotale dei Quindecemviri sacris faciundis.

Come Giovenale, riuscì a dedicarsi alla sua carriera letteraria solo dopo la morte dell'ultimo, terribile, esponente Flavio (96 d.C.), che non fece dormire sonni tranquilli a nessuno, compreso al nostro autore. Nel 97, sotto Nerva, fu supplente del console Virginio Rufo e pronunciò per lui un elogio funebre

Negli ultimi anni di vita, insieme a Plinio il Giovane sostenne l’accusa contro il proconsole d’Africa Mario Prisco, ottenendone la condanna. Fu poi proconsole nella provincia d’Asia tra il 112 e il 113. Oltre questa data non abbiamo più notizie sulla sua vita. 

3Tacito, opere

Busto di Publio Cornelio Tacito. Ilustrazione non datata della scultura
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Dicevamo che Tacito dovette aspettare la morte di Vespasiano per sentirsi libero di scrivere. In precedenza si era dedicato della decadenza dell’eloquenza con il Dialogus de oratoribus, opera forse non sua. 

Sotto Nerva e Traiano, Tacito si dedicò alla storiografia, componendo l’Agricola – biografia elogiativa del suocero, una sorta di lungo panegirico – e una monografia etnografica sulla Germania

A queste seguirono due opere di stampo annalistico: le Historiae dedicate a un periodo che va dal 69 al 96 d. C. e gli Annales dedicati invece ai principi Giulio-Claudi. Entrambe le opere furono composte tra il 100 e il 112 circa, ma la seconda è sicuramente successiva alla prima. 

Ricapitoliamo le sue opere:

  • Dialogus de oratoribus, dell’80 ca. o di poco successivo al 100; d'incerta attribuzione dedicato a Fabio Giusto;
  • De vita et moribus Iulii Agricolae o Agricola dedicato al suocero Giulio Agricola e pubblicato nel 98;
  • De origine et situ Germanorum o Germania, forse pubblicato nello stesso anno;
  • Historiae, composte intorno al 100-112, in 12 o 14 libri di cui però ci sono pervenuti solo i libri I-IV e metà del V;
  • Annales o Ab excessu divi Augusti, sempre del 100-112 (ma successiva alle Historiae), in 16 o 18 libri. L’opera è incompleta: i primi 4 libri, alcuni frammenti del V e del VI che trattano del regno di Tiberio; i libri XI e XII che trattano del regno di Claudio; infine i libri XIII-XVI su Nerone.

4Agricola

È una biografia celebrativa del suocero, generale e uomo di Stato romano. Dal momento che Tacito si trovava lontano da Roma quando ne avvenne la morte, decise tra il 97 e i 98 di scrivere un’opera che fosse omaggio postumo. Morto Domiziano, l’autore può esaltare la felicità dei tempi che Roma sta vivendo sotto Nerva e Traiano che hanno conciliato principato e libertas. Poi naturalmente si ripercorre tutta la vita dell’avo e quando si giunge alla campagna militare in Britannia, Tacito si concede una lunga digressione sulla geografia e sui popoli di quella regione. Ampio spazio è dedicato agli anni in cui Agricola è governatore della Britannia, fino alla battaglia di Graupio.

Busto di Sallustio
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Il grande successo ottenuto da Agricola gli costa le invidie del princeps e quindi l’allontanamento dalla vita politica. Forse anche la morte per avvelenamento.

Si tratta di un’opera composita: è una biografia che prende le mosse da una laudatio funebris, libri che in età imperiale circolavano per celebrare questo o quel nobile o politico spesso costretto al suicidio stoico per essere stato avverso all’imperatore. La caratura politica di molti passi (l’avversione di Tacito per il tiranno Domiziano), infatti, spinge a inquadrare l’opera nell’ottica di un pamphlet politico con in più, addirittura, una digressione geo-etnografica, anch’essa in fondo leggibile politicamente.

Nel complesso emerge la figura di Agricola e in controluce l’ombra della tirannia capace di spezzare chiunque. Tacito sostiene che anche nei tempi inquieti bisogna fare il proprio dovere di cittadini e di servitori dello Stato, opponendosi – con prudenza se possibile – alle angherie dell’imperatore, se quest’ultimo sopprime la libertas. Agricola offre un compromesso tra fedeltà, servizio e libertà individuale.

Per quanto riguarda la digressione etnografica sui Britanni, Tacito – come già avevano fatto Cesare e Sallustiorintraccia nei barbari una purezza ormai perduta da Roma, troppo affamata di potere e di ricchezza. 

Tacito dà spesso voce ai vinti che così possono offrire una prospettiva rovesciata della conquista, dalla parte dei vinti, e i Romani altro non sono che raptores orbi, “predoni del mondo”. 

5Germania

Più precisamente De origine et situ Germanorum, seconda monografia di Tacito, è un’opera etnografica l’unica della latinità che ci sia giunta integra.   

Perché proprio la Germania? Il confine segnato dal fiume Reno era da tempo sorvegliato poiché i popoli che vivano al di là, a Nord, premevano sul confine. I Romani guardavano sempre con favore alle popolazioni barbare: per loro erano una risorsa umana ed economica di grande rilevanza. I mercanti subodoravano la possibilità di estendere i loro traffici oltre quella zona. Lo stesso imperatore Traiano si trovava in quegli anni a Colonia per organizzare una nuova spedizione militare che giungeva novant’anni (9 d. C.) dopo quella di Varo, massacrato dai Germani nei boschi di Teutoburgo. Da quel momento in poi la Germania era una sorta di zona proibita. Tacito difficilmente poté girare la Germania di persona e dovette quindi affidarsi a fonti letterarie.   

La descrizione dei Germani è ambivalente: da una parte ne viene esaltata la purezza, la forza fisica, la tempra, la moralità; dall’altra ne viene condannata la semplicità, la rozzezza, la primitività.

6Dialogus de oratoribus

La paternità di quest’opera è incerta, ma oggi si tende ad attribuirla al grande storico romano. Dell’esistenza del Dialogus de oratoribus ci parla per primo Niccolò Niccoli: dice di aver saputo da Poggio Bracciolini che un monaco aveva trovato ad Hersfeld un codice “con l’Agricola e la Germania di Tacito e il Dialogus”. Ci sono però alcuni argomenti contrari: per esempio lo stile non tacitiano, il fatto che l’autore dell’opera si dica discepolo di Apro e Secondo (e non di Quintiliano) etc.

Il Dialogus ci propone, secondo la tradizione dei dialoghi ciceroniani, una dissertazione su argomenti filosofici o retorici. Ambientato nel 75 o nel 77, il Dialogus riferisce di una discussione avvenuta a casa di Curiazio Materno fra lui stesso, Marco Apro, Vipstano Messalla e Giulio Secondo. Inizialmente si contrappongono le tesi di Apro e Materno (alter ego di Tacito, probabilmente), in difesa dell'eloquenza e della poesia. Con l'arrivo di Messalla, il discorso si sposta sul topos consolidato della decadenza dell'oratoria, la cui causa è individuata nel deterioramento dell'educazione scolastica e, più di tutto, nel clima pesante che si vive negli anni dell’impero, in cui vige la censura di parola e di pensiero.

7Historiae

A partire dal 100 d.C., Tacito si concentra sulla storiografia di impianto annalistico. Partiamo dall’analisi del titolo: Historiae. Tacito vuole interpretare i fatti e non tanto raccogliere una serie di dati nudi e crudi o offrire una mera raccolta di testimonianze: la parola historia, infatti, significava per i Romani così come per i Greci, “indagine, ricerca”, e quindi sottolinea il desiderio di avvicinarsi alla verità secondo uno studio sistematico.  

Al centro di tutto è il passaggio da Repubblica a Principato. Le Storie – Historiae – vanno dall’anno dei quattro imperatori (69 d. C.) fino alla morte di Domiziano (96). L’opera ci è giunta mutila: solo i primi quattro libri completi e parte del quinto. È un periodo cupo e violento, quello che Tacito vuole analizzare, in cui la successione è spesso messa in crisi dalla violenza e dalla riottosità delle legioni che mettevano sotto scacco il potere centrale. Tacito esamina tutto in modo rigoroso, facendo uso di numerose fonti, senza dimenticare documenti d’archivio e atti del Senato.

Tuttavia, al di là delle problematiche insite nella successione, il principato gli appare l’unica forma di governo possibile, l’unica in grado di garantire pace e stabilità. Anche in quest’opera è presenta un digressione: si tratta degli usi e costumi del popolo ebraico che Tacito disprezza e fraintende. Si tratta di uno dei documenti più antichi dell’antisemitismo.

8Annales: trama e significato

Anche gli Annales – e sarebbe strano il contrario – sono di impianto annalistico e si dedicano a un periodo ancora più lontano dal presente dell’autore che vuole analizzare la questione, come abbiamo già detto, sine ira et studio. Nei manoscritti compare il titolo Ab excessu divi Augusti (dalla morte dei divino Augusto), che richiama il più famoso Ab Urbe condita (Dalla fondazione di Roma) di Livio, di cui in fondo è una sorta di prosecuzione. Consta di 16 (o 18) libri dalla morte di Augusto (14 d. C.) a quella di Nerone (68 d. C.), congiungendosi perfettamente alle Historiae.

Anche qui il nostro autore usa un’enorme varietà di fonti, anche documentarie, così da consegnare al lettore un quadro fedele dell’epoca analizzata. Ma la delusione che provava nei confronti del Principato, dovette influenzarlo moltissimo: fortemente negativi sono i ritratti di Tiberio e Claudio, il primo giudicato un tiranno ambiguo e senza scrupoli, incline alla menzogna, l’altro un incapace dominato dalle sue mogli: visioni, queste, che la storiografia moderna è riuscita a correggere.

Nerone
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Quando deve affrontare il discorso di Nerone emerge la consapevolezza che il potere non è per tutti: Nerone era stato un principe molto promettente, per poi cadere tragicamente vittima della paranoia suscitata dal potere stesso: il delirio di onnipotenza lo aveva spinto alla follia e l’arte di Tacito segue alla perfezione tale sinistra metamorfosi da principe illuminato a pazzo sanguinario. 

Nello sfacelo della politica e quindi della società e della moralità romana, emergono singole figure positive, troppo isolate per poter davvero incidere nel cambiamento. È la conferma ennesima del pessimismo tacitiano: etica e politica sono ormai scisse e Roma è incapace di riprendersi e di rifondare se stessa sui suoi antichi costumi e sulle sue tradizioni.

9Lo stile di Tacito

Statua di Quintiliano a Calahorra, città natale dell'oratore romano
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Forse è difficile affermare che Tacito sia stato uno storico obiettivo, ma forse possiamo dire che è stato uno storico dal pensiero profondo, bravo ad analizzare i tempi frenetici del primo secolo di impero con i relativi protagonisti. Il giudizio morale emerge anche perché ci viene descritto un mondo allo sbando, riflesso da un’espressività sintetica e icastica.

Tacito vuole esprimere la tragicità della storia e il suo stile, particolarmente nelle Historiae e negli Annales, si basa su di un ritmo vario e veloce, fatto di brevitas e variatio, con grande uso di frasi nominali, zeugmi, antitesi e ossimori che conferiscono al dettato un’andatura spezzata; ugualmente si serve di infiniti storici, ablativi assoluti e participi congiunti; c’è nella sua lingua una patina arcaizzante e un cospicuo uso delle metafore; c’è poi ovviamente grande uso di condensazioni e sintesi rispetto alle fonti che esaltano ancora di più l’efficacia drammatica.

Lo storico è poi molto bravo nella descrizione delle masse, da cui traspare il timore misto a disprezzo del senatore per le turbolenze dei soldati e della feccia della capitale. Una visione aristocratica della storia.

    Domande & Risposte
  • Chi è stato Tacito?

    Uno storico, oratore, questore e pretore romano del periodo imperiale.

  • A quale genere letterario appartiene Tacito?

    Appartiene al genere storiografico.

  • Quali sono le opere più importanti di Tacito?

    Agricola, Germania, Dialogus de oratoribus, Historiae e Annales.

  • Cosa pensa Tacito del Principato?

    Pensa che sia la migliore forma di governo possibile, l’unica in grado di garantire pace e stabilità; ma pensa anche che il principato può degenerare in tirannia e trattare i cittadini come servi.