Scandali, accuse e faide: la «maledizione» di Glee

La polemica su Lea Michele, che gli ex colleghi accusano di continue mancanze di rispetto e di scenate sul set, non è che l'ennesimo episodio di una maledizione che, dalla morte di Cory Monteith al suicidio di Mark Salling, continua a perseguitare una delle serie più seguite e amate degli anni Duemila
Lea Michele alla première di Sons Of Anarchy
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Chissà se sarà proprio Ryan Murphy a raccontare, sulla falsa riga di Feud, il dietro le quinte di Glee, la sua serie più famosa, quella che gli ha aperto le porte dello star-system hollywoodiano trasformandolo in uno degli showrunner più prolifici della sua generazione, capace di contaminare i generi più diversi, dall'horror al crime, dal biografico al fantastico, con grazia e abilità, non sempre centrando l'obiettivo ma, senza dubbio, avvicinandosi al cuore dei suoi personaggi, mettendosi sempre in discussione. Pensare alla parabola di Glee, di come si sia passati dai bicchieri di granita colorata a un cumulo di scandali e tragedie non meglio quantificabili, è, però, qualcosa di disorientante per tutti coloro che hanno seguito passo passo la serie e che la stanno riguardando in queste ultime settimane su Netflix, dove è disponibile. Non siamo così candidi da pensare che in ogni set i membri del cast vadano d'amore e d'accordo come quando la telecamera è accesa ma, dopotutto, non ci è neanche mai capitato di assistere a una shitstorm di questa portata, che è rimasta sepolta per ben cinque anni prima di venire alla luce.

Glee, i momenti più belli della serie - puntata 100
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La protagonista è Lea Michele, che ha prestato il volto al personaggio di Rachel Berry, aspirante cantante, arrivista, emotivamente disordinata, per tutte e sei le stagioni di Glee: già negli anni di massima popolarità della serie, giravano voci insistenti di una sua certa irritabilità nei confronti dei colleghi, dei classici capricci che fecero cadere nella trappola Shannen Doherty ai tempi di Beverly Hills 90210, quando era una delle attrici più pagate e richieste del momento, ma anche una delle più intrattabili. Una delle prime a pronunciarsi sulla vera faccia di Lea Michele è stata Naya Rivera (Santana), che non ha sempre raccontato di una furente litigata che ha svelato la sua incapacità di gestire il rapporto con l'attrice, a sua detta un po' troppo «diva», esattamente come il personaggio di Rachel che, durante tutto Glee, ripete a sé stessa di essere la migliore e di dover investire le sue energie per arrivare a Broadway e vincere il Tony (spoiler, cosa che poi accadrà). Il fronte comune, però, si costruisce intorno a lei in tutt'altra occasione, in un periodo storico particolarmente delicato della storia americana come la condanna dell'omicidio di George Floyd, l'afroamericano ucciso a Minneapolis che è diventato in poco tempo il simbolo dell'oppressione dei neri negli Stati Uniti, delle piccole e grandi ingiustizie che sono costretti a subire in silenzio giorno dopo giorno.

Lea, come chiunque, si unisce alla solidarietà mostrata alla causa da star come Beyoncé, Billie Eilish e Spike Lee, ma a venirle a rompere le uova nel paniere è l'ex collega Samantha Were (Jane), che su Twitter accusa Lea Michele di non avere l'autorità per parlare di Floyd perché lei, ai tempi di Glee, trattava gli altri attori e il resto delle maestranze alla stregua di scarpe vecchie, trasformando letteralmente l'esperienza sul set in un «inferno» per tutti. Lì per lì sembra uno sfogo come tanti: di liti tra colleghe è piena la storia della tv - pensiamo a Sarah Jessica Parker e Kim Cattrall in Sex and the City, ma anche a Teri Hatcher e Marcia Cross in Desperate Housewives - ma, improvvisamente, qualcosa si risveglia e molti altri ex colleghi iniziano a farsi avanti per rimarcare la condotta discutibile della Michele ai tempi della serie: arrivano, nell'ordine, Alex Newell (Unique), Amber Riley (Mercedes), Melissa Benoist (Marley) e anche Heather Morris (Brittany): la frittata è fatta, Lea Michele è chiamata alla pubblica ammenda, ma la gogna è incontrollabile. «Mi scuso per il mio comportamento e per qualsiasi dolore che ho causato» spiega l'attrice su Instagram mentre, come riferisce Variety, la HelloFresh interrompe immediatamente i rapporti di collaborazione con Michele perché l'azienda «non tollera razzismo e discriminazioni». La vicenda di Lea, al di là della furia dei commenti sui social e della solidarietà agli ex colleghi, non è che l'ennesima scarmigliatura di una creatura, Glee, che sembra avvelenata da una maledizione senza perdono, da un ciclo di sfortune e di risvolti drammatici che danno il via a una combustione eterna, inestinguibile.

Lea Michele e Corey Monteith
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Le ombre iniziano a venire fuori il 13 luglio del 2013, quando Cory Monteith, protagonista maschile di Glee e compagno della stessa Michele, viene ritrovato morto in una stanza del Fairmont Pacific Rim di Vancouver per un'overdose di eroina e alcol: i fan di tutto il mondo sono sconvolti, la notizia scuote le coscienze e porta Murphy e la sua squadra a cambiare la storyline originale e a dedicare alla memoria di Cory un episodio, The Quarterback, che porta i diversi membri del cast a piangere sul serio senza nessuno sforzo di copione. A far tremare ancora una volta la terra sotto i piedi del Glee Club è, però, un altro evento drammatico: la denuncia di violenza sessuale e di possesso di materiale pedo-pornografico nel computer di Mark Salling (Noah Packerman) che, dopo aver avuto il divieto di avvicinarsi a qualsiasi minore di 18 anni, si toglie la vita il 30 gennaio del 2018 all'età di 35 anni. Un altro capitolo oscuro, un'altra storia terribile che stride con le coreografie di Bad Romance e che lascia il pubblico senza parole. La vicenda di Lea Michele affastella un altro tassello di quella «maledizione» di cui parlano diversi media americani, convinti che Glee abbia ancora molte ombre da svelare. Nel dubbio, rivedere gli episodi su Netflix porta con sé l'amarezza per quello che è venuto dopo, ma anche la nostalgia ingenua per un microcosmo che pensavamo di conoscere come le nostre tasche ma del quale, invece, non sapevamo niente.

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