ExoMars, ecco perché la sonda Schiaparelli ha fallito

L'Esa ha appena pubblicato il rapporto che chiarisce il motivo per cui la sonda Schiaparelli non è riuscita ad atterrare su Marte

(Foto: ESA/ATG medialab)

Il 16 ottobre scorso iniziò la sua discesa su Marte, con lo scopo di studiare la composizione dell'atmosfera e dei venti marziani. Ma per la sonda della missione ExoMars, Schiaparelli, qualcosa andò storto: fallì l'atterraggio e si schiantò sul pianeta rosso, in seguito allo spegnimento anomalo dei retrorazzi 30 secondi prima del previsto. E finalmente oggi, a distanza di 7 mesi, l'Agenzia spaziale europea (Esa) ha pubblicato ufficialmente il risultato dell'indagine condotta su questo incidente.

L'indagine dell’Esa conferma le ipotesi iniziali, secondo le quali la causa principale dell'impatto sarebbe stato un difetto nelle misurazioni dell'Imu (unità di misura inerziale), ovvero lo strumento che misura l'assetto e l'accelerazione della sonda. Rivelando improvvise rotazioni della sonda, il computer di bordo, saturo di dati, andò in tilt, innescando una serie di procedure sbagliate che portarono a far precipitare da un'altezza di 3,7 chilometri il lander sulla superficie di Marte a una velocità di 540 chilometri all'ora.

Nei giorni successivi, la fotocamera della sonda della Nasa, il Mars Reconnaissance Orbiter, ha fotografato le tracce dello schianto di Schiaparelli.

(Foto: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona)

L'indagine rivela chiaramente che si sarebbe dovuto prestare più attenzione alla preparazione, alla convalida e alla verifica del sistema di entrata e discesa nell'atmosfera e di atterraggio”, spiega David Parker, direttore dei voli umani e dell'esplorazione robotica dell'Esa. “La lezione ci servirà a prepararci al meglio per la prossima missione di ExoMars nel 2020: atterrare su Marte è una sfida complessa, alla quale non possiamo sottrarci se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”.

Nel frattempo, la ExoMars Trace Gas Orbiter (Tgo), la nave madre di Schiaparelli, sta continuando a lavorare in orbita a 400 chilometri dal pianeta rosso, analizzando i gas presenti nell'atmosfera marziana, e in particolar modo il metano, per capire se siano legati all'attività biologica o geologica.