I TRECENTO MILIARDI DI POGGIOLINI

NAPOLI - La signora Piera Di Maria aveva accolto con sufficienza i carabinieri nella sua villa romana: "Prego, aprite pure la cassaforte, per quanto ne so non dovreste trovare sorprese". E suo marito, il professore di fama internazionale Duilio Poggiolini, fornendone la combinazione, aveva detto loro ventiquattr' ore prima: "Non c' è molto dentro, qualche oggetto di valore, nulla di più". Mentiva il Rockfeller della Sanità, mentiva (o davvero non sapeva) anche sua moglie: la cassaforte nascondeva oro, per una cifra enorme, stimabile per difetto intorno ai 200 miliardi. Vanno aggiunti gli altri 100 scovati in 6 conti correnti del prof miliardario. I carabinieri erano come incantati davanti a quel tesoro luccicante: lingotti, monete antiche, Ecu, medaglie, sterline, rubli, dollari, pesos, fermacarte, accendini, penne, timbri, persino biglietti da visita, tutto esclusivamente d' oro. Oro massiccio. Impallidisce la figura giudiziaria di Francesco De Lorenzo di fronte allo spessore che assume ora quella di Poggiolini, rivelatosi il vero Signore della Sanità italiana. Un' eminenza grigia con tanti misteri. Che potrebbero portare lontano: in Vaticano. Non è un caso che da ieri pomeriggio sia piombato a Napoli Antonio Di Pietro per interrogare Poggiolini assieme ai colleghi napoletani. I primi, nel luglio scorso, a scoprire la pista Vaticana. Un capitolo sinora segreto di Sanitopoli. La cassaforte tutta d' oro. "E chi li aveva mai visti tutti assieme? Io ho una sterlina d' oro e sino ad ora me ne vantavo...". Ci scherza su il pm Alfonso D' Avino mentre i carabinieri compilano 11 pagine di inventario su quanto trovato nella cassaforte di Poggiolini. Un tesoro. Tutto in oro: 6000 sterline di varia epoca; migliaia di monete americane, messicane, sudafricane, ungheresi, russe, polacche, keniote; rarissimi 100 Ecu (coniazione della moneta europea per soli collezionisti); 100 lingotti, 8 da un chilo, 6 da mezzo chilo, gli altri da 400 grammi; introvabili monete dello Zar Nicola II; parecchie monete antiche classificate dell' epoca della gens Flavia e della gens Antonina; molti diamanti da 1,2 carati; e vari accessori. "E pensare che eravamo andati nella villa della signora soltanto per trovare la prova della corruzione del professore - racconta un investigatore - ossia un quadro e un vaso che gli avevano regalato sottoforma di tangenti Zambeletti e Recordati. Il quadro e il vaso li abbiamo trovati ma quella cassaforte...". Quella cassaforte, alta un metro e mezzo, si trovava in un sottoscala della villa romana dei Poggiolini, dentro la parete, nascosta da un pannello in legno. Le banche del professore. Contemporaneamente alla scoperta del tesoro di Poggiolini, gli investigatori hanno trovato 6 conti correnti ed anche qui l' unità di misura sono i miliardi: 13 milioni di franchi svizzeri presso la Ubs di Ginevra; 1 miliardo in due istituti di credito italiani; ancora cifre a nove zeri in un altro conto estinto non appena sono cominciati i guai per il professore; 30 miliardi in due conti italiani intestati alla moglie Piera Di Maria. E la ricerca non finisce qui. Importante, per le indagini, anche l' interrogatorio di Piera Di Maria, sentita come testimone. A spingere i magistrati sulle sue tracce è stato un esposto del sindacato consumatori che segnalava un' incompatibilità tra l' attività della donna consulente di aziende farmaceutiche, e quella del marito, deus ex machina della Sanità. La pista vaticana. Durante il primo lungo interrogatorio di martedì notte, a Napoli, il professore Poggiolini ha parlato della pista vaticana. Lasciando capire di voler approfondire l' argomento davanti al pm Di Pietro. L' argomento non è sconosciuto ai pm Miller, Zeuli, Fragliasso e D' Avino, perchè un altro professore, Gaetano Frajese, componente del Cip, arrestato, come Poggiolini, perchè accusato di far parte della "banda De Lorenzo", aveva detto in estate: "Proposi all' industriale farmaceutico Zambeletti di devolvere la somma contenuta nel pacchetto (circa 50 milioni, ndr) per un congresso internazionale che si sarebbe svolto in Vaticano nel ' 91. Si trattava di un convegno sull' Aids a cui era presente pure il papa. Zambeletti mi lasciò il pacchetto sulla mia scrivania d' accordo che sarebbe stato consegnato a suo nome presso la segreteria organizzativa del congresso, in Vaticano. Consegnai quei soldi in Vaticano. Presumo che a Zambeletti, come è consuetudine, sia stata inviata dalla segreteria del congresso in Vaticano una ricevuta. Il congresso non avrebbe accettato denaro da chiunque ma solo da persone note o da me perchè sono conosciuto come esperto in endocrinologia". Era luglio. Miller e i suoi colleghi informarono Di Pietro, con cui lavorano in continuo collegamento su Sanitopoli. Aggiunsero che anche il professore Francesco Manzoli aveva accennato a contributi per convegni in Vaticano. Di Pietro, dal canto suo, ottenne una ulteriore conferma della pista vaticana in settembre, quando Gianpiero Miglio, della Sandoz, confessò di aver saputo proprio dal professore Frajese che il cardinale Fiorenzo Angelini, era "inviperito" con lui. Miglio ha detto di essersi incontrato con il cardinale, presidente della pontificia commissione per la pastorale degli operatori sanitari. "Monsignore - ha spiegato - si lamentò che la Sandoz non era mai presente ai convegni che organizzava in Vaticano. Io sapevo che i convegni erano sponsorizzati dalle case farmaceutiche ed era chiaro il significato del messaggio di monsignore. Aderii alla sua richiesta per timore di ritorsioni alla Sandoz in caso di rifiuto, dato il rapporto che c' era tra monsignore e Frajese". Negli uffici del cardinale sarebbero arrivati 60 milioni. Circostanze analoghe sono state ricostruite da altri imprenditori farmaceutici, Cavazza della Sigma Tau e Dompè dell' omonima casa. Il cardinale Angelini smentisce la versione di Miglio: "Mi fu presentato dal professore Raffaello Cortesini e mi mandò spontaneamente un contributo di 20 milioni per uno dei congressi mondiali che il mio dicastero organizza in Vaticano; è stato ringraziato con una lettera ufficiale. Una seconda offerta l' ha inviata due anni fa, in occasione della mia nomina a cardinale; ha avuto un' altra lettera con l' indicazione che i 20 milioni erano stati devoluti per la costruzione di un ospedale per i bambini a Mosca". E oggi, a Poggioreale, il faccia a faccia tra Di Pietro e Poggiolini, il Rockfeller della Sanità.

di GIOVANNI MARINO