Tendine di Achille

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Tendine di Achille
Vista posteriore della gamba e del piede che mostra il tendine di Achille.
Il gastrocnemio è tagliato per far vedere il soleo.
Vista laterale della caviglia umana, tra cui il tendine di Achille
Anatomia del Gray(EN) Pagina 483
Identificatori
MeSHAchilles+tendon
A02.880.176
TAA04.7.02.048
FMA51061

Il tendine di Achille, o tendine calcaneale, origina dal muscolo tricipite della sura (formato dai muscoli gemelli e dal soleo) e si inserisce sull'osso calcaneale. Come tutti i tendini è costituito dal punto di vista istologico da fibre elastiche e da foglietti di rivestimento connettivali che prendono il nome di epitenonio, peritenonio ed endotenonio. La sua integrità anatomica può essere valutata col test di Simmonds.

L'origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

La più antica annotazione conosciuta del termine risale al 1693 ed è dovuta all'anatomista fiammingo ed olandese Philip Verheyen. Nel suo testo ampiamente utilizzato Humani Corporis Anatomia (capitolo XV, pagina 328), ha descritto la posizione del tendine e disse che era comunemente chiamato chorda Achillis.

Il nome tendine d'Achille deriva dalla mitologia greca: la nereide Teti, madre di Achille, aveva ricevuto una profezia della morte di suo figlio; allora lo immerse nel fiume Stige per proteggerne il corpo dai pericoli. Tuttavia, lo tenne con la mano per il suo tendine, il che significa che l'acqua non toccò questa parte del suo corpo, il quale rimase quindi vulnerabile. Durante la guerra di Troia, Achille fu colpito su quel tendine da una freccia avvelenata scagliata da Paride, che lo uccise.

Poiché gli eponimi non hanno alcun rapporto con l'oggetto, gli eponimi di parti anatomiche sono sostituiti da termini descrittivi; la terminologia corrente per "tendine di Achille", quindi, è tendine calcaneale.

Anatomia[modifica | modifica wikitesto]

Il tendine calcaneale, il tendine comune al gastrocnemio e soleo, è il più grosso e più forte del corpo. È lungo 15 cm circa, inizia verso la metà della gamba, ma riceve fibre muscolari sulla sua faccia anteriore, quasi alla sua estremità inferiore. Gradualmente si assottiglia verso il basso, è inserito nella parte centrale della faccia posteriore del calcagno, una borsa è interposta tra il tendine e la parte superiore di questa superficie.

Il tendine si allarga un po' alla sua estremità inferiore, in modo che la sua parte più stretta è circa 4 cm al di sopra del suo inserimento. È coperto dalla fascia e dal tegumento, ed è separato dai muscoli profondi e dai vasi da uno spazio notevole riempito di tessuto areolare e adiposo. Lungo il suo fianco laterale, ma superficiale ad esso, c'è la piccola vena safena.

Il tendine può ricevere uno stress di carico di 3,9 volte il peso del corpo mentre si cammina e 7,7 volte il peso del corpo in corsa.[1]

Evoluzione e funzioni[modifica | modifica wikitesto]

Il tendine di Achille è breve o assente nelle grandi scimmie, ma lungo negli esseri umani e nella quasi totalità dei gibboni arboricoli[2]. Esso fornisce una riserva di energia elastica nel salto,[3] nel camminare e nella corsa.[2] I modelli al computer suggeriscono che l'energia accumulata nel tendine aumenta la velocità di marcia di più dell'80% e riduce i costi energetici della corsa di oltre tre quarti.[2] È stato suggerito che la mancanza di un tendine d'Achille ben sviluppato nelle scimmie africane preclude loro la possibilità di correre su lunghe distanze ad alta velocità.[2]

La vibrazione bilaterale del tendine di Achille, in assenza della vista, ha un maggiore impatto nei comportamenti posturali.[4] Si sa che una vibrazione applicata a tale tendine induce in soggetti liberi in piedi uno spostamento indietro del corpo e in un soggetto trattenuto un'illusoria inclinazione in avanti del corpo.[5] Le vibrazioni stimolano fusi neuromuscolari nei muscoli del polpaccio. I fusi neuromuscolari avvisano il cervello che il corpo si muove in avanti; in tal modo il sistema nervoso centrale compensa spostando il corpo all'indietro.

Ruolo nelle malattie[modifica | modifica wikitesto]

I più comuni danni a questo tendine sono la tendinite e la rottura. La tendinite di Achille, l'infiammazione del tendine, induce dolore e rigidità dello stesso. La rottura parziale o totale del tendine è più probabile che accada in sport che richiedono un'estensione improvvisa, come la corsa veloce. Si possono distinguere in lesioni acute e lesioni degenerative. Possiamo quindi considerare:

  • Rotture da traumi diretti
  • Rotture traumatiche indirette
  • Rotture spontanee

Nel trauma acuto, il paziente riferisce di uno schiocco a livello del polpaccio seguito dalla comparsa di dolore; nelle rotture croniche, il paziente riferisce un fastidio costante nel tempo. Una volta lesionato, nella zona del tendine si evidenzia un avvallamento più o meno marcato e una mancanza di continuità del profilo tendineo, il movimento dell'articolazione provoca dolore, il paziente a volte però riesce a camminare da solo.[6]

Maffulli et al. ha suggerito che l'etichetta di tendinopatia dovrebbe essere data alla combinazione di dolore tendineo, gonfiore e prestazione compromessa. Lo xantoma può essere sviluppato a livello del tendine di Achille in pazienti affetti da ipercolesterolemia familiare[7].

Infine, possono verificarsi anche casi di tendinopatia achillea. Attualmente si può fare l'intervento chirurgico che consiste nell'allungare i tendini nei casi di spasticità consultando un ortopedico di fiducia. Di solito lo si fa nei bambini che sono in crescita. L'intervento dura in media 10 minuti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giddings VL, Beaupré GS, Whalen RT, Carter DR. (2000). Calcaneal loading during walking and running. Med Sci Sports Exerc. 32(3):627-34. PMID 10731005
  2. ^ a b c d Sellers WI, Pataky TC, Caravaggi P, Crompton RH. (2010). Evolutionary Robotic Approaches in Primate Gait Analysis. Int J Primatol 31:321–338 DOI10.1007/s10764-010-9396-4
  3. ^ Lichtwark GA, Wilson AM. (2005). In vivo mechanical properties of the human Achilles tendon during one-legged hopping. J Exp Biol. 208(Pt 24):4715-25. DOI10.1242/jeb.01950
  4. ^ (EN) Cynthia Thompson, Marc Bélanger, Joyce Fung, Effects of bilateral Achilles tendon vibration on postural orientation and balance during standing, in Clinical Neurophysiology, vol. 118, n. 11, 2007, pp. 2456-2467, DOI:10.1016/j.clinph.2007.08.013.
  5. ^ Hadrien Ceyte, Corinne Cian, Raphael Zory, Pierre-Alain Barraud, Alain Roux and Michel Guerraz, Effect of Achilles tendon vibration on postural orientation, in Neuroscience Letters, vol. 416, n. 1, 2007, pp. 71-75, DOI:10.1016/j.neulet.2007.01.044.
  6. ^ dott. Stefano Lovati, Lesione del tendine d'achille, su ortopediachirurgica.it. URL consultato il 24 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2013).
  7. ^ T. V. Bartolotta, A. Taibbi, G. Malizia, G. Mamone, C. Barbagallo, M. Midiri and R. Lagalla, Real-time spatial compound sonography of Achilles tendon in patients with heterozygous familial hypercholesterolaemia and normal physical examination, in La Radiologia Medica, vol. 112, n. 4, 2007, pp. 562-571, DOI:10.1007/s11547-007-0162-4/english.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Sono indicati, in ordine casuale, alcuni libri di anatomia in cui approfondire, tra i più usati nei corsi di studio:

  • Anastasi et al., Trattato di anatomia umana vol.1, 2 e 3, Edi Ermes, 2007.
  • S. Standring, Anatomia del Gray. Le basi anatomiche per la pratica clinica, a cura di T. Barni, A. Billi, traduzione di G. Pula, T. Letterio, 40ª ed., Elsevier, 2009, pp. 1696, ISBN 978-88-214-3132-6.
  • Brizzi, Casini, Castorina, Anatomia topografica, Edi Ermes, 1999, ISBN 88-85019-40-4.
  • Vigué Martìn, Grande Atlante di Anatomia Umana - Descrittiva e Funzionale - Nozioni di Istologia e di Patologia, a cura di S. Galli, Piccin, 2006, ISBN 978-88-299-1819-5.
  • Netter, Atlante di anatomia umana, Masson Italia, 2007, ISBN 978-88-214-2976-7.
  • B. Young, J. S. Lewe, A. Stevens, J. W. Heath, Wheater. Istologia e anatomia microscopica, Elsevier, 2007, ISBN 978-88-214-2967-5.

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