Politica

Di Battista padre, le minacce a Mattarella e le colpe dei figli

(lapresse)
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Le colpe dei padri non dovrebbero mai ricadere sui figli. Quindi non è colpa del figlio di Alessandro Di Battista se papà tre anni fa voleva distruggere Salvini e oggi – per interposto Di Maio – ci fa il governo insieme. Per usare le parole di Roberto Saviano, non è che paraculus pater, paraculus filius. A maggior ragione, se quel vecchio fascistone del padre di Alessandro, Vittorio, scrive su Facebook che gli italiani dovrebbero assaltare il Quirinale (“Se il popolo dovesse assaltarlo, altro che mattoni”), minaccia Mattarella con consigli da rapinatore di banche (“Fai il tuo dovere ed eviterai seccature”), confonde la Presa della Bastiglia con la Marcia su Roma, vede una lobby ebraica dietro le notizie sul cv di Giuseppe Conte (le “fianate”), caccia palle sulla legge elettorale (con questi voti, nessuna legge elettorale anche decente avrebbe decretato un vincitore, tolto l’orrendo Italicum), dà del poveretto all’uomo che sta cercando di tenere la barra dritta in questo indicibile caos… ecco, se suo padre è fuori come un balcone (a Piazza Venezia) non è colpa di Alessandro Di Battista. Che però dovrebbe almeno togliere al babbo le credenziali di accesso ai social.

Resta un dato, anzi due. Il primo: la manganellata del padre arriva proprio mentre il figlio attacca con toni appena più pacati il Quirinale. Il secondo: l’intemerata dell’augusto genitore è stata subito condivisa esultando da fior di account grillini, quasi che rappresenti il vero pensiero da cui muove la cosiddetta Terza Repubblica. Dibba da sempre sostiene di aver votato a sinistra e di essere un sincero democratico. Ecco, è forse il momento che quel sincero democratico si ponga qualche domanda su cosa avete seminato, e su cosa raccoglierete. A patto che risponda il Di Battista di tre anni fa. Figlio, possibilmente.
 
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