De Donatis: per leggere la società guardare a minoranze e periferie

Nel dialogo con Pignatone alla Corte dei Conti anche l’omaggio ai giovani scesi in piazza per la difesa del clima, «uno stimolo incoraggiante». Il magistrato: spezzare legame tra pubblici poteri e mafia

La chiave migliore «per leggere la società odierna con l’obiettivo di operare per il bene comune è guardare alle minoranze e le periferie, quelle che il Vangelo chiama “le pietre scartate”» poiché sono «l’evidenza di un sistema che deve rivedere le sue priorità ponendo al centro la persona». È questo il cuore della relazione che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha tenuto questa mattina, 21 marzo, Giornata della memoria per le vittime delle mafie, intervenendo all’incontro sul tema “Esigenze di legalità, valori morali ed etica pubblica: fondamenti per costruire il bene comune in una società solidale”, promosso dal Gruppo di presenza cattolica della Corte dei conti. L’evento, che ha visto il porporato in dialogo con il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, si è svolto nell’aula delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, a viale Mazzini, ed è stato presieduto dal presidente Angelo Buscema.

«Nella costruzione del bene comune –  ha detto De Donatis -, il riferimento unico e irrimediabile rimane la persona, immagine e somiglianza di Dio, con la sua dignità» e fondamentale è «il rispetto dei principi di sussidiarietà, partecipazione e solidarietà», laddove «una società solidale è quella in cui ci sono diritti e doveri che, solo se rispettati e garantiti entrambi, impediscono la frammentazione e il disorientamento dei cittadini».

Il cardinale ha individuato nei più giovani e nelle donne «dei protagonisti imprescindibili nella società odierna», applaudendo all’impegno dei primi, «scesi in piazza, la scorsa settimana, per la difesa del clima: sono stati uno stimolo incoraggiante e ci hanno richiamato alle nostre responsabilità di adulti». Ancora, «troppo spesso, oggi, le donne non sono messe nella condizione di contribuire al bene comune apportando alla società civile il loro contributo di creatività, sensibilità e lungimiranza». Citando poi il brano evangelico della lavanda dei piedi, il porporato ha letto nel gesto di Gesù ai propri discepoli durante l’Ultima cena un paradigma: «Etica è anche scendere dai propri scranni e togliersi qualche mantello di troppo – ha affermato – per incontrare l’altro là dove soffre e lavora, anche in quei cittadini di diversa provenienza, cultura e religione, favorendo la riconciliazione».

Anche Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, ha fatto riferimento all’Ultima cena per introdurre la sua riflessione sul tradimento che, «come accadde a Gesù, è spesso opera di chi più ci sta vicino e collabora con noi». In particolare il magistrato ha condannato «quei pubblici funzionari, politici e magistrati che, collaborando con la mafia, tradiscono la società civile» non tanto e non solo «per paura ma primariamente per un calcolo di convenienza personale: è questa la triste verità». Questo legame «va spezzato – ha asserito con forza Pignatone -, dobbiamo prendere atto, ciascuno per il proprio ruolo, delle nostre personali responsabilità e non accettarlo come normale né tanto meno esterno e lontano da noi». Accanto all’impegno dello Stato «c’è quello dell’individuo con le scelte che compie – ha concluso il procuratore della Repubblica di Roma -: come diceva don Pino Puglisi, se ognuno si mettesse in gioco e rifiutasse di essere semplice spettatore, tutto sarebbe diverso».

A margine dell’incontro, il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema ha assicurato l’impegno dell’organo ausiliario del Governo «a garantire la correttezza della gestione delle attività delle amministrazioni, tutelando l’esercizio dei diritti sociali, soprattutto quelli  delle fasce più deboli, pensando alla resa dei servizi di cui hanno davvero bisogno». In particolare, parlando dell’udienza che Papa Francesco ha concesso alla Corte dei conti lo scorso 18 marzo, Buscema ha sottolineato «la richiesta del pontefice a stare vicini a quei cittadini italiani che si sentono soli e vivono questo momento storico con disperazione: ciascuno deve sapere che la Corte c’è e può costituire un punto di riferimento».

A introdurre i lavori era stato Maurizio Meloni, presidente di Sezione della Corte dei conti ed esponente del Gruppo di presenza cattolica dell’istituto. «Questi incontri su tematiche di etica pubblica che dal 1998 proponiamo annualmente – aveva affermato – servono a riflettere sulla necessità della costruzione di una società solidale al servizio dei cittadini, anche alla luce della dottrina sociale della Chiesa e dell’insegnamento di Papa Francesco».

21 marzo 2019