Hollerich (Comece): «I rifugiati, dimenticati dall’Europa»

L’invito alle diocesi: «Cercare accordi per corridoi umanitari». E sulle elezioni: «Senza gli appelli del Papa all’accoglienza il risultato sarebbe stato peggiore»

 «Nessun discernimento è possibile senza guardare i loro volti, ascoltare le loro voci». Parla dei rifugiati, l’arcivescovo di Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea). L’occasione è la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il prossimo 29 settembre. «I rifugiati, in prega alla disperazione, sono dimenticati dall’Europa», afferma il presule. Negli occhi e nel cuore, ancora il ricordo dei rifugiati di Lesbo, recentemente visitati insieme al cardinale Krajewski. Di qui la proposta alle «differenti diocesi d’Europa»: cerare «un accordo con i loro governi per aprire corridoi umanitari che accolgano le perone che sono tate dimenticate per troppo tempo».

In questa prospettiva, per Hollerich quello del Papa è «un documento chiave per la Chiesa in Europa», chiamata «a una conversione, a leggere i segni dei tempi per focalizzare la nostra attenzione non sulle divisioni nella nostra Chiesa ma sulla vita dello Spirito. Ne va del presente e del futuro della Chiesa in Europa. Questo – dichiara – potrebbe essere l’inizio di un discernimento comune, un vero processo sinodale per un’autentica riforma della nostra Chiesa». Quindi un appello affinché «i migranti, ogni persona che vive ai margini dell’Europa, nei campi in Grecia e in Libia, nei vari centri migratori nei paesi membri dell’Unione europea, tutte le persone marginalizzate in Europa» trovino un posto «nel cuore della Chiesa».

Dal presidente della Comece anche una riflessione sui risultati delle elezioni europee, nel confronto con i giornalisti. «Bisognerebbe fare un’analisi molto dettagliata – ammette -. Ma penso che senza gli appelli del Santo Padre all’accoglienza, e anche a quelli di tanti vescovi, parrocchie e comunità in Europa, il risultato sarebbe stato peggiore». Certamente «noi non facciamo politica e non abbiamo un messaggio opportunista – le parole di Hollerich – ma come vescovi dobbiamo proclamare il Vangelo di Cristo, e l’accoglienza degli altri, dei poveri, dei migranti, dei marginalizzati è una parte centrale del Vangelo. Io non posso predicare altro che il Vangelo, quello di Gesù Cristo».

Entrando quindi nel dettaglio dell’analisi elettorale, il presule ammette che «se guardiamo i risultati, è vero che in alcuni Paesi i populisti hanno vinto ma è anche vero che in altri i populisti hanno perso, soprattutto dove hanno avuto responsabilità di governo. La gente ha visto che una cosa sono le parole e un’altra è la realtà». Anche la Chiesa in Europa, riconosce, «non è in una situazione bellissima, perché la maggioranza dei giovani non sono da noi. Abbiamo un certo rinnovamento nella Chiesa, con nuovi movimenti di una spiritualità profonda. Anche nella mia diocesi – riferisce – faccio di tutto per promuovere questi nuovi movimenti ma penso che per dare frutto bisognerebbe coniugare la spiritualità del cuore con la spiritualità della realtà del mondo. E con queste due cose insieme, penso che ci sia una grande possibilità anche per la Chiesa in Europa». Come cristiani, e in particolare come cattolici, «non siamo più la maggioranza in Europa ma abbiamo un messaggio da tanti secoli, un grande messaggio, e dobbiamo proclamarlo. Sono realista – conclude – ma sono sempre ottimista».

28 maggio 2019