I martiri del nostro tempo, «compagni di strada verso la risurrezione dell’umanità»

La preghiera della diocesi per i 40 missionari uccisi nel mondo nel 2018, presieduta dal cardinale De Donatis. La video testimonianza dell'unico scampato al massacro di Tibhirine

I martiri del nostro tempo sono «testimoni della nuova Gerusalemme». Uomini e donne, religiosi e laici, cristiani di tutte le confessioni che, trovando forza solo nella preghiera, aderendo radicalmente alle beatitudini evangeliche, hanno dedicato la propria vita alla carità e al dialogo per la pace diventando «pietre d’inciampo» di chi vuole ferire i più fragili. Così il cardinale vicario Angelo De Donatis in una gremita basilica di San Bartolomeo all’Isola, santuario dei nuovi martiri, dove ieri sera, giovedì 21 marzo, ha guidato “Carità fino al martirio” veglia di preghiera in memoria dei martiri missionari dei nostri tempi. Accanto a lui i vescovi Ruzza, Lojudice e Ricciardi.

Organizzata dalla diocesi attraverso Caritas, dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e Ufficio Migrantes , insieme alla Comunità di Sant’Egidio (rappresentata dal presidente Impagliazzo e dal fondatore Riccardi), la liturgia è stata preceduta da un pellegrinaggio partito dalla basilica di Sant’Anastasia, vicina ai luoghi in cui «le prime generazioni cristiane hanno sofferto». Oltre 300 i fedeli che hanno partecipato alla processione, tra i quali un nutrito gruppo di suore cinesi provenienti dal nord della Cina che vivono a Roma da quattro anni per motivi di studio e svolgono la loro missione in varie parrocchie della Capitale, insieme a rappresentanti delle diverse confessioni cristiane. L’ascolto della Parola di Dio, la lettura di alcune meditazioni e la recita del Rosario missionario hanno accompagnato i pellegrini fino alla basilica sull’isola Tiberina nella quale il parroco di Santa Maria in Trastevere Marco Gnavi e il rettore di San Bartolomeo don Angelo Romano hanno scandito i nomi di quanti in questi ultimi anni hanno offerto la propria vita per il Vangelo in America Latina, in Africa, in Medio Oriente, in Asia, in Oceania e in Europa. Nel 2018 nel mondo sono stati uccisi 40 missionari, 35 dei quali sacerdoti, quasi il doppio rispetto ai 23 del 2017. Le vittime più recenti sono don Clement Rapuluchukwu Ugwu, ucciso in Nigeria, e padre Toussaint Zoumaldé, assassinato in Camerun, i cui corpi sono stati trovati il 20 marzo. Per ogni nome è stata accesa una candela mentre quattro crocifissi sono stati portati in processione all’altare, in rappresentanza dei quattro continenti.

veglia missionari martiri 2019All’inizio della veglia è stata trasmessa la video testimonianza di frère Jean Pierre Schumacher, unico sopravvissuto dei due scampati al sequestro e poi al massacro di Tibhirine, in Algeria, raccolta in Marocco da don Stefano Cascio, parroco di San Bonaventura a Torre Spaccata. La notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 sette monaci trappisti furono sequestrati dal loro monastero e uccisi il 21 maggio seguente. I religiosi, insieme al vescovo Piérre Claverie e ad altri 11 testimoni della fede, sono stati beatificati l’8 dicembre del 2018 ad Algeri. Al centro della testimonianza dell’anziano frate, la decisione, con l’altro confratello scampato padre Amédée, scomparso nel 2008,  di rimanere «sempre insieme, qualsiasi cosa fosse accaduta, determinati a portare avanti la nostra vocazione di presenza con i musulmani, proseguendo con lo stesso spirito di Tibhirine». Una testimonianza «commovente», l’ha definita il cardinale vicario, perché hanno dimostrato «un immenso amore per il popolo, fino ad arrivare ad amare il nemico», come testimonia nel suo testamento padre Christian de Cherge, il priore dell’abbazia.

 

veglia missionari martiri 2019Per il porporato, «abbiamo un debito nei confronti dei testimoni della fede» i quali «nell’umiltà e generosità della loro vita e della loro morte ci richiamano al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo in un tempo lacerato dalle divisioni, ferito da violenze e conflitti». In questa Quaresima il cardinale vicario ha invitato a guardare loro come «maestri, compagni di strada verso la risurrezione dell’umanità che ritrova in loro la somiglianza con Dio. Abbiamo ascoltato la voce dei martiri contemporanei, ripartiamo da qui e il primo segno è la pace che viene da Dio per annunciare al mondo intero che il male può essere vinto dal bene».

22 marzo 2019