I racconti della creazione, «tra scienza, arte e fede»

Alla Biblioteca Casanatense l’evento organizzato dall’Ufficio diocesano cultura e università. Il teologo Cucca: «Siamo fatti del liquido amniotico della Parola». Favino (Sapienza): in Galileo il primato della «materialità»

Che sia per entrare in relazione con il Creatore o per cercare risposta ragionata e scientifica ai propri interrogativi, l’uomo è fatto per guardare al cielo. Su questo assunto è stato improntato il dialogo tra esperti che ha avuto luogo ieri sera, 23 aprile, presso il Salone monumentale della Biblioteca Casanatense di via di Sant’Ignazio, a due passi dal Pantheon. Organizzato dall’Ufficio per la cultura e l’università del Vicariato di Roma, l’evento ha avuto l’obiettivo di indagare il tema “Fatti per scrutare il cielo. Il racconto della creazione tra scienza, arte e fede” ed è stata l’occasione – nella Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore – per presentare l’ultima opera di don Andrea Lonardo: “La bellezza originaria. I racconti della Creazione nella Genesi”.

Il testo del sacerdote, direttore dell’Ufficio promotore dell’iniziativa, ha fatto da guida allo sviluppo del dibattito che ha dato voce alla teologia e alla scienza per una lettura comparata, non conflittuale, del primo libro della Bibbia. Mario Cucca, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e docente di Teologia ed Esegesi dell’Antico Testamento presso le Pontificie Università Antonianum e Gregoriana, ha evidenziato come «i racconti della Creazione parlano dell’umano all’umano contemporaneo», sostenendo cioè che «hanno a che fare con un’interrogazione fondamentale sull’esistenza dell’uomo» al quale offrono non «una verità dottrinale ma la sollecitazione a lasciarsi provocare dalla Verità».

Proprio per questo, «la Bibbia non sceglie un linguaggio logico-argomentativo che offra un’unica verità codificata – ha chiosato Cucca – ma il genere del racconto», quello che «apre uno spazio e risveglia alla ricerca di una verità che è sempre in movimento». Ancora, in Genesi «la Parola è performante in quanto determina l’essere»: prima c’è il Logos e poi la vita e le cose. «Siamo fatti del liquido amniotico della Parola – ha concluso Cucca -: Dio si aspetta una risposta solo dall’uomo che è l’unica creatura con la quale può e vuole entrare in relazione».

Vengono prima le cose e, solo dopo, le parole per interpretarle e spiegarle, per Galileo Galilei cui Federica Favino, ricercatrice di Storia della scienza alla Sapienza. ha dedicato il suo intervento. «La materialità della cosa ha il primato, per lui – ha spiegato -, perché essa di pone e si manifesta con evidenza inconfutabile». Analizzando due delle opere fondamentali dello scienziato pisano – “Il Saggiatore” e “Dialogo sopra i massimi sistemi” -, Favino ha chiosato come «scienza e Scrittura non fossero per Galilei in lotta tra loro» ma, semplicemente, «riguardassero due mondi e due modi di leggere il reale completamente differenti». Così, il copernicanesimo sostenuto dal padre del metodo scientifico, e cioè «la teoria eliocentrica come sostitutiva di quella geocentrica», non potevano certo sposarsi «con l’esegesi del testo biblico».  A dire, citando Galilei, che la scienza si occupa «di come vada il Cielo, non di come si vada al Cielo». Lo stesso Galilei, però, quel Cielo lo ha scrutato, lui che nei primi anni del ‘600 inventò il cannocchiale, insegnando ad usarlo ai padri Gesuiti, «che riconobbero la validità delle sue tesi sul piano scientifico».

Da parte sua, don Andrea Lonardo ha concluso i lavori offrendo delle suggestioni artistiche, passando in rassegna alcune opere di pittori che hanno rappresentato la Creazione: da Michelangelo a Maurits Cornelis Escher passando per Marc Chagall. Se negli artisti medievali «Dio, rappresentato spesso con un compasso in mano, crea dando la Legge», in età moderna «il linguaggio si fa più evocativo e poetico». Lonardo ha evidenziato come «l’uomo, mediante l’arte, abbia sempre problematizzato a modo suo il tema dell’origine» perché sarebbe troppo semplice «ridurre in forma lineare il passaggio da Dio al Big Bang alla realtà odierna»: nell’evoluzione della storia «il Creatore sottende e sostiene costantemente la sua opera».

24 aprile 2018