«Frutti di riconciliazione» il Papa ha invocato anche per la Terra Santa, «anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi». Allo stesso modo, ha chiesto riconciliazione e pace anche per lo Yemen «e per tutto il Medio Oriente, perché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza». Quindi, disegnando, come tradizione, un affresco a 360 gradi dello scacchiere del mondo, a partire dalla sollecitudine universale della Chiesa, ha ricordato anche Sud Sudan, Ucraina e penisola coreana, tutti fronti caldi di guerra e tensione internazionale, auspicando per tutti «speranza e dignità dove ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati». Quindi ha stigmatizzato ancora una volta la «cultura dello scarto», di cui sono vittime in primo luogo i bambini e gli anziani.

Francesco ha auspicato, in particolare, un futuro di pace per «i bambini che, a causa delle guerre e della fame, crescono senza speranza, privi di futuro e di assistenza sanitaria», e anche per gli anziani «scartati dalla cultura egoistica, che mette da parte chi non è produttivo». Un posto speciale nelle parole del Papa anche per la popolazione venezuelana, che «vive in una specie di terra straniera nel suo stesso Paese». L’augurio è che «possa trovare la via giusta, pacifica e umana per uscire al più presto dalla crisi politica e umanitaria che lo attanaglia, e non manchi accoglienza e assistenza a quanti tra i suoi figli sono costretti ad abbandonare la loro patria».

3 aprile 2018