La Comunità di Sant’Egidio compie 51 anni

A conclusione degli eventi per il 50° anniversario, la Messa solenne a San Giovanni in Laterano, il 9 febraio, presieduta dal cardinale Angelo De Donatis. La storia iniziata il 7 febbraio 1968 a Roma

La Comunità di Sant’Egidio compie 51 anni. Sabato 9 febbraio alle 17.30 il suo “popolo” si ritrova nella basilica di San Giovanni in Laterano per la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis (ingresso a partire dalle 16.30). Al termine della liturgia, si legge in un comunicato diffuso oggi, 7 febbraio, è in programma nel cortile del Vicariato una festa con tutte le componenti di questo “popolo”: gli anziani in difficoltà, ai quali Sant’Egidio è particolarmente vicino, le persone senza fissa dimora – «che quest’inverno hanno particolarmente sofferto», con 12 morti solo a Roma -, le persone con disabilità, molte delle quali inserite in percorsi artistici e lavorativi, gli immigrati che da anni vivono l’esperienza dell’integrazione nel tessuto civile italiano, i tanti che sono arrivati con i corridoi umanitari e alcune donne vittime della tratta accompagnate nel reinserimento sociale.

Un popolo in cui si confonde chi aiuta e chi è aiutato perché tutti possono fare gratuitamente qualcosa per gli altri e che vive oggi, in modo ancora più sentito, la necessità di lavorare per la pace, minacciata in troppe parti del mondo. La storia della Comunità di Sant’Egidio è iniziata il 7 febbraio 1968 con Andrea Riccardi e un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo. Oggi Sant’Egidio è presente in tutti i continenti, con oltre 60mila persone di tutte le età e condizioni sociali. Una realtà che ha celebrato quest’anno il suo cinquantesimo anniversario guardando al futuro e all’impegno che l’attende, in un mondo globalizzato ma sempre più privo di riferimenti.

Papa Francesco, che ha ribattezzato Sant’Egidio «la Comunità delle 3 P» – preghiera, poveri, pace -, nella sua visita del marzo scorso a Santa Maria in Trastevere, proprio in occasione del cinquantesimo, le ha affidato una missione: «È la missione di ritessere pazientemente il tessuto umano delle periferie, che la violenza e l’impoverimento hanno lacerato; di comunicare il Vangelo attraverso l’amicizia personale; di mostrare come una vita diventa davvero umana quando è vissuta accanto ai più poveri; di creare una società in cui nessuno sia più straniero. È la missione di valicare i confini e i muri per riunire».

Con un nome scelto negli anni ’70 dal luogo dove aveva trovato stabilità, vale a dire la chiesa e il monastero di Sant’Egidio, nel cuore di Trastevere, è partita da Roma un’avventura che ha portato la Comunità nelle periferie umane ed esistenziali dei diversi continenti, dall’impegno tra i poveri di ogni condizione (senza dimora, anziani soli, bambini di strada in Africa e in America Latina, minori che crescono alle Scuole della Pace) fino ai programmi per la cura dell’aids e la registrazione anagrafica (con i progetti Dream e Bravo!); dal dialogo interreligioso secondo lo “spirito di Assisi” al lavoro per la pace in vari Paesi del mondo e particolarmente in Africa, dopo quella ottenuta il 4 ottobre 1992 per il Mozambico, fine di una guerra civile che aveva fatto un milione di morti. Oggi continua la grande sfida per la costruzione di un mondo più umano a tanti livelli, come la vicinanza ai senza dimora, per vincere l’isolamento sociale, o i corridoi umanitari per salvare vite umane e favorire l’integrazione, solo per citarne alcuni.

7 febbraio 2019