Presentata al Biblico “La Bibbia dell’amicizia”

Nell’opera, commenti di rabbini e sacerdoti, biblisti e filosofi. Spreafico (Cei): «Sforzo reciproco di comprensione delle nostre radici e della nostra fede»

L’amore per la Parola di Dio e l’amicizia tra ebrei e cristiani. Nasce da questi presupposti il progetto de “La Bibbia dell’Amicizia. Brani della Torah-Pentateuco commentati da ebrei e cristiani” (Ed. San Paolo), presentato ieri, 18 marzo, al Pontificio Istituto Biblico. Coautori: Marco Cassuto Morselli, presidente della fondazione Amicizia ebraico-cristiana, e padre Giulio Michelini, preside dell’Istituto teologico di Assisi. L’opera, composta da introduzioni di carattere generale e a ognuno dei primi cinque libri della Bibbia (Torah o Pentateuco) e da 35 commenti esegetici di passi scelti, dà voce a diverse tendenze interpretative, sia in ambito ebraico che cristiano, grazie all’apporto di studiosi ebrei di più tradizioni, religiosi e laici, e cristiani di più confessioni religiose.

Si alternano dunque i commenti di rabbini e sacerdoti, biblisti e filosofi, storici e letterati, psicologi e psicoanalisti, ma anche di persone che, pur lavorando in altri ambiti, si dedicano ugualmente con passione allo studio delle Scritture. Un «miracolo della diversità, della ricchezza della differenza», lo ha definito il moderatore dell’incontro padre Etienne Vetö, direttore del  Centro Cardinale Bea per gli studi giudaici della Pontificia Università Gregoriana, organizzatore dell’evento insieme al Pontificio Istituto Biblico. Scopo del progetto è infatti non una lettura unificata della Bibbia che appiani le diversità fino ad annullarle ma una migliore conoscenza delle rispettive letture e interpretazioni, nell’accettazione che esse possano essere diverse.

Pur nella consapevolezza del fatto che l’amicizia tra ebrei e cristiani non può essere data per scontata ma che tanto lavoro ancora c’è da fare, Marco Cassuto Morselli intravede una via nella «lettura dialogica» della Bibbia, «perché stando di fronte si vedono le cose in maniera diversa. È come se per secoli ebrei e cristiani avessero abitato lo stesso grande edificio, si fossero sfiorati nei corridoi, ma senza parlarsi. Questo edificio con molte stanze è la Torah e forse ora siamo arrivati al punto in cui possiamo dirci la nostra esperienza, senza essere messi in crisi dalla diversità».

A firmare la prefazione della Bibbia dell’Amicizia, Papa Francesco, insieme al rabbino Abraham Skorka. Per il Papa, «è di vitale importanza, per i cristiani, scoprire e promuovere la conoscenza della tradizione ebraica – si legge nel testo – per riuscire a comprendere più autenticamente se stessi». Anche per monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, «c’è da fare uno sforzo reciproco di comprensione delle nostre radici e della nostra fede». In questa prospettiva «una riflessione comune sulla Bibbia, come quella che viene ora proposta, potrà avere un impatto non solo sugli esperti del dialogo ebraico-cristiano ma anche sulle nostre rispettive comunità». Un arricchimento della comprensione reciproca «di cui abbiamo estremo bisogno in questo tempo di divisioni, di insorgere di pregiudizi antichi e purtroppo anche di antisemitismo e antigiudaismo, che fanno male non solo alla comunità ebraica ma all’umanità intera».

19 marzo 2019